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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
dany61 Inserito il - 29/07/2014 : 20:06:44
Il proprietario di un negozio di animali stava affiggendo alla vetrina un cartello con scritto VENDITA CUCCIOLI, quando comparve un bambino.
"A quanto li vende i cuccioli?" chiese.
L'uomo rispose al ragazzino che non intendeva lasciarli per meno di 50 dollari l'uno.
Il ragazzo si frugò nelle tasche, estrasse qualche moneta, guardò il proprietario del negozio e disse: "Ho due dollari e trentasette centesimi, posso vederli?".
Il padrone del negozio sorrise e fischiò. Dal canile, una cagnolina di nome Lady arrivò correndo lungo il corridoio, seguita da cinque batuffoli pelosi. Uno dei cuccioli era rimasto indietro.
"Cos'ha che non va quel cagnolino?"
"Il veterinario ci ha detto che ha dei problemi all'articolazione dell'anca", spiegò il negoziante "Zoppicherà sempre così".
"Voglio comprare quello" disse subito il ragazzino.
Il padrone del negozio replicò: "No, quel cane non lo devi comprare, se davvero lo vuoi te lo regalo".
Il bambino si avvicinò al viso dell'uomo e gli disse rabbioso : "Io non voglio che me lo regali, quel cagnolino vale quanto gli altri cuccioli e pagherò il prezzo intero. Adesso le do 2 dollari e 37, e le darò 50 centesimi al mese finchè avro raggiunto tutta la cifra!".
Il proprietario del negozio insistette: "No,no,no. Non puoi volere quel cane. Non sarà mai capace di correre e saltare e giocare come gli altri cani".
Per tutta risposta il bambino sollevò il pantalone sinistro, per mostrare una gamba deforme e sostenuta da due tutori d'acciaio.
"Vede signore", disse "nemmeno io corro molto bene e quel cucciolo ha bisogno...solo... di qualcuno che lo capisca".
200   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
dany61 Inserito il - 21/08/2020 : 06:55:37
Emily Dickinson, La speranza

La Speranza è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –

E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –

Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ho chiesto una briciola – di me.
dany61 Inserito il - 20/08/2020 : 06:23:28
“Tutto passa”
“Tutto passa nella vita” diceva quella tizia.
Passano i pantaloni a zampa di elefante.
Passa la febbre.
Passano i treni, anche due volte, chi ha detto di no?
Passano le amiche, gli amici, i fidanzati.
Anche i mariti; le mogli poi!
Passa la voglia.
Passa il temporale e torna il sereno.
Passa la notte.
Passa il dolore, dopo cent’anni.
Passa il Natale, la Pasqua, …..
Passa la sabbia nella clessidra.
Passa il sangue dentro le vene.
Tutto passa, caro ragazzo.
Ciò che non passerà mai è tuo padre e tua madre.
Quando li amerai e quando li odierai, non passeranno.
Quando li loderai e quando li maledirai, saranno lì.
Due scogli viventi, due salvagenti.
Sbagliati, assurdi, con tanti difetti.
Forse divisi fra loro, lontani, in qualche modo legati da un filo d’acciaio.
Pronti, scattanti, soldati in guardia.
Persiane socchiuse, porte sempre aperte.
Testimoni della tua felicità e della tua infinita tristezza.
Medaglieri nelle tue vittorie e fazzoletti nelle tue sconfitte.
Spesso impotenti, ma mai arresi.
Non c’è moda che detti regole
Non c’è usura che li logori
Non c’è mezzo che li porti via.
Non passeranno, cara ragazza mia.
E se anche fossero dall’altra parte della terra o del cielo
ne sentiresti il profumo:
Profumo d’Amore.
Clara Lorenzini
dany61 Inserito il - 18/08/2020 : 07:10:30
L’Eternità

È ritrovata.
Che cosa? L’Eternità.
È il mare andato via
Col sole.

Anima sentinella,
Mormoriamo la confessione
Della notte così nulla
E del giorno di fuoco.

Dagli umani suffragi,
Dai comuni slanci
Lì tu ti liberi
E voli a seconda.

Poiché soltanto da voi,
Braci di raso,
Il Dovere si esala
Senza dire: finalmente.

Là nessuna speranza,
Nessun orietur.
Scienza con pazienza,
Il supplizio è certo.

È ritrovata.
Che cosa? – l’Eternità
È il mare andato via
Col sole.
Arthur Rimbaud
dany61 Inserito il - 17/08/2020 : 06:32:22
Un amore felice

Un amore felice. È normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;

la luce giunge da nessun luogo –
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano –
sembra un complotto contro l’umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
Wis#322;awa Szymborska
dany61 Inserito il - 16/08/2020 : 14:41:19

A una passante
La via assordante strepitava intorno a me.
Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore
immenso, passò sollevando e agitando
con mano fastosa il pizzo e l'orlo della gonna,

agile e nobile con la sua gamba di statua.
Ed io, proteso come folle, bevevo
la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano.

Un lampo... poi la notte! - Bellezza fuggitiva
dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere,
ti rivedrò solo nell'eternità?

Altrove, assai lontano di qui! Troppo tardi! Forse mai!
Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove vado,
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!
(Charles Baudelaire, trad. Claudio Rendina)
dany61 Inserito il - 15/08/2020 : 08:35:52
Eugenio Montale, Felicità raggiunta

Felicità raggiunta, si cammina
per te su fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
dany61 Inserito il - 14/08/2020 : 07:06:46
Gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
Vincenzo Cardarelli
dany61 Inserito il - 13/08/2020 : 06:23:48
La mano.
Ventisette ossa,
trentacinque muscoli
circa duemila cellule nervose
in ogni polpastrello delle nostre cinque dita.
E’ più che sufficiente
per scrivere Mein Kampf
o Winnie the Pooh.
(Wislawa Szymborska)

Tra adesso e adesso
tra io sono e tu sei
la parola ponte.
(Octavio Paz)

La tua verità?
No, la Verità,
vieni con me a cercarla.
La tua, tienitela.
(Antonio Machado)

Ogni volta che mi guardi
nasco nei tuoi occhi.
(Jorge Riechmann)
dany61 Inserito il - 12/08/2020 : 07:05:19
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore

(Jacques Prévert)
dany61 Inserito il - 11/08/2020 : 08:34:48

Donna in Pisa
Non sempre fosti sola con me, spesso guardavi
lunghe feste appassite nei canali
scorrere sotto i ponti inseguite dal tempo,
tra i pampini, tra i prati languidi e il lume
della sera discendere i fondali
e le spire del fiume.

E talvolta era incerto tra noi chi fosse assente:
spesso vedevi i limpidi tornei
snodarsi nelle vie sotto i soli d'inverno,
tra logge, tra fiori fumidi e il gelo
delle mura sospingere i trofei
nella luce d'Averno.

Donna altrimenti -e niente più simile alla vita-
calda d'impercettibili passioni
velata da un vapore di lagrime ideali
nel vento, sui ponti ultimi al fuoco
delle stelle apparivi dai portali,
dietro i vetri di croco.
(Mario Luzi)
dany61 Inserito il - 10/08/2020 : 06:14:41

Essere noi stessi
Non avere vergogna
di scrivere versi,
non temere i giudizi
sciocchi
degli indifferenti.
Sii te stesso!
Fai parlare il tuo cuore
e semina le tue emozioni
nei campi del mondo!
Troverai sempre
un'anima pura
che si disseterà
alla tua fonte,
che berrà avida
i tuoi sentimenti.
Attorno a noi
non tutto è aridità
Salvatore Armando Santoro)
dany61 Inserito il - 09/08/2020 : 07:03:19
Ogni giorno è un nuovo giorno.
Tutto da inventare, tutto da vivere, tutto da godere.
L’alba lo posa sul palcoscenico della tua vita, e se ne va.
Il nuovo giorno è tuo, t’appartiene, nessuno te lo può portare via.
Puoi farne ciò che vuoi.
Puoi farne un capolavoro o un fiasco.
Perché sei Tu il soggettista…
Perché sei Tu il regista…
Perché sei Tu il protagonista.
La vita è fatta di tanti nuovi giorni: tutti da inventare, tutti da vivere,
tutti da godere.
Alzati dalla poltrona di prima fila!… e sali sul palcoscenico della tua vita!
Omar Falworth.
dany61 Inserito il - 08/08/2020 : 06:55:33
Uomo del mio tempo (dalla raccolta Giorno dopo giorno, 1947)

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Salvatore Quasimodo
dany61 Inserito il - 07/08/2020 : 07:25:49
Elena Oshiro

Credo nel tuo sorriso,
finestra aperta nel tuo essere.
Credo nel tuo sguardo,
specchio della tua onestà.
Credo nella tua mano,
sempre tesa per dare.
Credo nel tuo abbraccio,
accoglienza sincera del tuo cuore.
Credo nella tua parola,
espressione di quel che ami e speri.
Credo in te, amico,
così, semplicemente,
nell’eloquenza del silenzio.
dany61 Inserito il - 06/08/2020 : 07:26:31
Le prime tristezze
Ero un fanciullo, andavo a scuola, e un giorno
dico a me stesso: << Non ci voglio andare >>
e non andai. Mi misi a passeggiare
solo soletto fino a mezzogiorno.

E così spesso. A scuola non andai
che qualche volta da quel triste giorno.
Io passeggiavo fino a mezzogiorno
e l’ore… l’ore non passavan mai.

Così il rimorso teneva il mio cuore
in quella triste libertà perduto,
e qual ansia, mio Dio, d’esser veduto
dal signor Monti, dal signor dottore!

Pensavo alla mia classe, al posto vuoto,
al registro, all’appello (oh il nome, il nome
mio nel silenzio) e mi sentivo come
proteso su l’abisso dell’ignoto.

E mi spingevo fin verso i giardini
od ai viali fuori di città;
e mi chiedevo: << Adesso, chi sarà
interrogato, Poggi o Poggiolini? >>

O fra me ripetevo qualche brano
di storia (Berengario, Carlo Magno,
Rosmunda) ed era la mia voce un lagno
ritmico, un suono quasi non umano.

E quante quante volte domandai
l’ora ad un passante frettoloso ed era
nella richiesta mia tanta preghiera!
Ma l’ore… l’ore non passavan mai.

Chi mi darà, chi mi darà quell’ore
così perdute dell’infanzia mia?
Non tu, non tu che tanta nostalgia
e tanto affanno mi ridesti in cuore,

non tu, non tu che la tua fronte chini
per tacermi una lacrima o il pensiero
ch’è sulla soglia del tuo ciglio nero
e nemmen Poggi e nemmen Poggiolini.
(Marino Moretti)
dany61 Inserito il - 04/08/2020 : 16:08:13
In riva al mare

Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo,
E di tempeste, o grande, a te non cede:
L’anima mia rugge ne’ flutti, e a tondo
Suoi brevi lidi e il picciol cielo fiede.

Tra le sucide schiume anche dal fondo
Stride la rena: e qua e là si vede
Qualche cetaceo stupido ed immondo
Boccheggiar ritto dietro immonde prede.

La ragion de le sue vedette algenti
Contempla e addita e conta ad una ad una
Onde belve ed arene invan furenti:

Come su questa solitaria duna
L’ire tue negre e gli autunnali venti
Inutil lampa illumina la luna.

Giosuè Carducci
dany61 Inserito il - 03/08/2020 : 07:44:41
Lentamente muore

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

(Martha Medeiros, poesia erroneamente attribuita a Pablo Neruda)
dany61 Inserito il - 02/08/2020 : 06:11:51
Elli Michler, Ti auguro Tempo

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non
solo per te stesso,ma anche per donarlo agli altri.
ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.

Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.

Ti auguro tempo anche per perdonare.

Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
dany61 Inserito il - 01/08/2020 : 06:55:14
Chissà se un giorno butteremo le maschere (da Quaderno di quattro anni, 1977)

Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
che egli stesso non sappia il suo privilegio.
Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,
pagò il suo dono con balbuzie o peggio.
Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome
fu sempre impronunciabile per cause
non solo di fonetica. La scienza
ha ben altro da fare o da non fare.

Eugenio Montale
dany61 Inserito il - 31/07/2020 : 17:56:35
Ho le rughe...
Mi sono guardata allo specchio e ho scoperto di avere molte rughe, intorno agli occhi, alla bocca, sulla fronte.
Ho le rughe perché ho avuto amici, e abbiamo riso, abbiamo riso tanto, fino alle lacrime.
E ho conosciuto l'amore, che mi ha fatto strizzare gli occhi di gioia.
Ho le rughe perché ho avuto dei figli, e mi sono preoccupata per loro fin dal concepimento, e ho sorriso a ogni loro nuova scoperta e ho passato notti a cullarli.
E poi ho pianto.
Ho pianto per le persone che ho amato e che sono andate via, per poco tempo o per sempre oppure senza sapere il perché.
Ho vegliato, trascorso ore insonni per progetti andati bene, andati male, mai partiti, per la febbre dei bambini, per leggere un libro o fare l’amore.
Ho visto posti splendidi, nuovi, che mi hanno fatto aprire la bocca stupita, e rivisto i posti vecchi, antichi, che mi hanno fatto commuovere.
Dentro a ogni solco sul mio viso, sul mio corpo, si nasconde la mia storia, le emozioni che ho vissuto, la mia bellezza più intima e se cancellassi questo, cancellerei me stessa.
Ogni ruga è un aneddoto della mia vita, un battito del mio cuore, è l’album fotografico dei miei ricordi più importanti.
~ Marinella Canu ~
dany61 Inserito il - 31/07/2020 : 06:20:35
Il passero solitario (dalla raccolta di poesie Myricae)

Tu nella torre avita,
passero solitario,
tenti la tua tastiera,
come nel santuario
monaca prigioniera,
l’organo, a fior di dita;

che pallida, fugace,
stupì tre note, chiuse
nell’organo, tre sole,
in un istante effuse,
tre come tre parole
ch’ella ha sepolte, in pace.

Da un ermo santuario
che sa di morto incenso
nelle grandi arche vuote,
di tra un silenzio immenso
mandi le tue tre note,
spirito solitario.
Giovanni Pascoli
dany61 Inserito il - 30/07/2020 : 07:06:22

Potessero le mie mani sfogliare
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.

Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.

T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!!
(Federico García Lorca;
traduzione di Claudio Rendina)
dany61 Inserito il - 29/07/2020 : 14:33:11
Nostalgia
Tra le nubi ecco il turchino
cupo ed umido prevale:
sale verso l'Apennino
brontolando il temporale.
Oh se il turbine cortese
sovra l'ala aquilonar
mi volesse al bel paese
di Toscana trasportar!

Non d'amici o di parenti
là m'invita il cuore e il volto:
chi m'arrise a i dì ridenti
ora è savio od è sepolto.
Né di viti né d'ulivi
bel desio mi chiama là:
fuggirei da' lieti clivi
benedetti d'ubertà.

De le mie cittadi i vanti
e le solite canzoni
fuggirei: vecchie ciancianti
a marmorei balconi!
Dove raro ombreggia il bosco
le maligne crete, e al pian
di rei sugheri irto e fosco
i cavalli errando van,

là in Maremma ove fiorio
la mia triste primavera,
là rivola il pensier mio
con i tuoni e la bufera:
là nel ciel nero librarmi
la mia patria a riguardar,
poi co 'l tuon vo' sprofondarmi
tra quei colli ed in quel mar.
(Giosué Carducci)
dany61 Inserito il - 28/07/2020 : 13:05:52
Una sosta
Ero stanco, scelsi quell'angolo che dava sul mare così a caso, spinto dalla necessità di una pausa.
Ricordo che avevo accostato e traversato la strada, con una sensazione di familiarità nel risentire il selciato sotto i miei piedi.
Era molto presto, temevo un'alba instabile, e pure avrei desiderato una pioggia minima, leggera, una nuvola circoscritta ai miei pensieri, al mio corpo, pensavo che mi avrebbe fatto piacere e quasi mi disposi ad aspettare le prime gocce, poi un caffè caldo, il volto di una ragazza pulita, il giornale, sfogliarlo con disinteresse, e per le notizie e per il tempo che sarebbe scivolato via... Poi salutare e riprendere il viaggio, con in gola, a mezz'aria, ancora l'arrivederci a quella terra...
Cominciava a piacermi quel posto, non so quanto tempo rimasi immobile ad ascoltare quelle onde che sospinte da una bava di vento venivano a sussurrare qualcosa, là in fondo, là in basso, dove vedevo gli ultimi cespugli cedere il posto alla linea degli scogli.
Qualche rada luce, forse di lampara, bucava a tratti il buio delle nubi... forse pescatori che tornavano... se così fosse stato, pensai che mi sarebbe piaciuto ascoltare i loro dialetti sommessi sulla superficie del mare... Chissà quali pensieri dettava loro la quiete apparente di quell'andare in cerca sotto costa.
Dico che la presenza alle mie spalle non mi sorprese, mi sentivo aperto in qualche modo ad un incontro, già da tempo.
Era una giovane donna, per la sua giovinezza trovai naturale non aver sentito annunciarsi i suoi passi... Si fermò poco distante da me, sembrava fissare un punto preciso dell'orizzonte: la tranquillità di quel suo arrivo mi portava imrovvisa-mente qualcosa di familiare, qualcosa che si insinuava delicatamente nei miei pensieri, una immagine, un sogno, il desiderio della pioggia sottile, già indovinavo i suoi occhi.
Taceva, tacevo e mi calavo nei dintorni fatti di silenzio, ascoltando...il silenzio, quella donna, di me soprattutto le mani... Ti desideravo, come ora ti sapevo...
Nello spazio precedente all'arrivo di quella donna, ero stato lungamente a rivedere immagini, suoni improvvisi mi giungevano dalla memoria, indagavo il disegno del tuo volto, era così dolce, ero dovuto partire un'altra volta, per quell'impegno improvviso, ora mi ero fermato, forse per una pausa, forse per spezzare la stanchezza o la noia di quel lungo viaggio, almeno così mi ripetevo...
Osservavo discretamente quella donna, mi domandavo cosa volesse e cosa o chi stesse aspettando, in quel posto fuori mano... Cominciavo ad avvertire qualcosa di strano in quel silenzio di due sconosciuti così vicini, eravamo due sconosciuti guardando il mare, probabilmente ognuno con la propria attesa.
Stavo per dimenticare i miei pensieri, volevo cogliere il punto esatto in cui quella donna posava lo sguardo...
Credo che anche lei sapesse l'impossibilità di rivolgerci una sola parola o un cenno.
Ad un tratto scorsi con la coda dell'occhio la scaletta di pietra che portava giù, fino al mare... Pensai alle lampare, alla eventualità di un approdo, forse lei stava aspettando qualcuno, forse avrebbe preferito essere lì da sola...
Non ero sicuro di poter capire, c'era qualcosa di strano, chissà, forse le braccia di quella donna... erano di una immobilità straordinaria, erano come indifferenti alla brezza che giungeva dal mare... ebbi un brivido, volevo capire.
Mi spiazzò l'arrivo delle prime gocce di pioggia, il mio stato d'animo era mutato rapidamente, mi sentivo nervoso... volevo sapere di lei, perché due persone si incontrano a caso e continuano a tacere, anche in uno spazio così ristretto... perché continuare a distare e non entrare invece nella semplicità di un gesto, di una parola sola che riporti ad una
umanità forse meglio disposta al dialogo, alla cordialità, ad un minimo di solidarietà...
Perché quel silenzio dapprima gentile ora si alzava, ci separava, ci faceva diversi, ci parlava in due lingue sconosciute?
Mi sentivo impacciato, irretito, troppo memore o consapevole che solo con te avevo parlato... desiderai che in qualche modo tu venissi a portarmi via...
Per te sarebbe stato tutto così naturale... Dove mi aveva portato quel viaggio?
Ricordavo di aver svoltato, di aver seguito una deviazione non segnata sulla carta, dovevo essere abbastanza lontano dalla statale... Come ero finito laggiù?
Mi stavo lasciando irretire da quella presenza, ma non riuscivo ad allontanarmi: cosa c'era di più naturale, in fondo, per un viaggiatore, che fermarsi un attimo a riposare, guardarsi intorno e poi ripartire?... Io non riuscivo a farlo, non c'ero riuscito fino ad allora.
E quella presenza che si faceva sempre più grande ed estranea...
Pensavo già a cosa avrei potuto raccontarti di questa storia, mi sembrava assurdo, in fondo, il poterti dire, al ritorno, che guardare il mare in silenzio, con una donna accanto, una sconosciuta, aveva potuto innervosirmi fino a tal punto... Ma anche questo ti avrei raccontato, lo sapevo bene; però, almeno per ora, ero lì, incapace di muovermi e di capire...
A questo punto nella mia storia dovrebbe irrompere, o scivolare, qualcosa di assurdo o di troppo quotidiano, probabilmente ciò che voglio dire o ciò che cerco di dimenticare.
Ho bisogno d'essere creduto e di credermi, ho bisogno di averti accanto.
Alzai lo sguardo, lo portai dove cominciavano gli occhi di quella donna, li seguii fino in fondo e già temevo... quegli occhi portavano al mare, quegli occhi erano altri occhi, li perdevo e rinascevano, si inabissavano nel mare e risalivano in superfìcie per ricominciare, cercavano le luci, quelle luci che tiravano al fondo, le lampare si spegnevano ad una ad una ed io ero immobile, io le stavo accanto, lei era ancora lì, quando strinsi i suoi occhi nei miei e ripartii...
So che potresti chiedermi dell'altro, un giorno, quando, mi dicono, sarò riuscito a riaprire gli occhi.
Cataldo Amoruso
dany61 Inserito il - 27/07/2020 : 08:39:27

Bert Kessler
Colpii l'ala dell'uccello,
benché volasse verso il sole al tramonto;
appena echeggiò lo sparo, si levò
sempre più alto tra sprazzi di luce dorata,
finché si rovesciò a capofitto, le penne arruffate,
qualche piuma sospesa nell'aria,
e cadde come piombo sull'erba.
Feci qualche passo, scostando i cespugli,
finché vidi uno schizzo di sangue su un tronco
e la quaglia riversa tra le radici fradice.
Allungai la mano, non c'erano rovi,
ma qualcosa la punse e la trafisse e la gelò.
E poi, in un baleno, scorsi il serpente a sonagli -
le grandi palpebre sugli occhi gialli,
la testa arcuata, affondata nelle spire,
un viluppo schifoso, color cenere,
o di foglie di quercia sbiadite sotto strati di foglie.
Restai impietrito mentre si ritraeva e srotolava
e cominciava a strisciare sotto il tronco,
poi mi afflosciai sull'erba.
(Edgar Lee Masters, trad. Alberto Rossatti)
dany61 Inserito il - 26/07/2020 : 06:34:33

La capra
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
(Umberto Saba)
dany61 Inserito il - 25/07/2020 : 06:34:01
La morte di Clorinda
Ma ecco omai l'ora fatale è giunta
che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s'immerge e 'l sangue avido beve;
e la veste, che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenera e leve,
l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e 'l pi è le manca egro e languente.

Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch'a lei novo un spirto ditta,
spirto di fé, di carità, di speme:
virtù ch'or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.

- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sì; deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. -
In queste voci languide risuona
un so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.

Poco quindi lontan nel sen del monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide, la conobbe, e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!

Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise.
Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: <<S'apre il cielo; io vado in pace>>.

D'un bel pallor ha il bianco volto asperso,
come a' gigli sarian miste viole,
e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e 'l sole;
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero in vece di parole
gli dà pegno di pace: In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.
(Torquato Tasso
dany61 Inserito il - 24/07/2020 : 14:11:18
STANCHEZZA
Fernando Pessoa
Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza
non di questo o di quello
e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé,
stanchezza.
La sottigliezza delle sensazioni inutili,
le violente passioni per nulla,
gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno,
tutte queste cose –
queste e cio’ che manca in esse eternamente –
tutto ciò produce stanchezza,
questa stanchezza,
stanchezza.
C’è senza dubbio chi ama l’infinito,
c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile,
c’è senza dubbio chi non vuole niente –
tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi:
perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere…
E il risultato?
Per loro la vita vissuta o sognata,
per loro il sogno sognato o vissuto,
per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita…
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza,
una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima,
stanchezza..
dany61 Inserito il - 24/07/2020 : 06:52:14
Oh estate
abbondante,
carro
di mele
mature,
bocca
di fragola
in mezzo al verde,
labbra
di susina selvatica,
strade
di morbida polvere
sopra
la polvere.
(Pablo Neruda)
dany61 Inserito il - 23/07/2020 : 06:15:14

Gondola a Santa Lucia
Non più le silenti
acque della Laguna
cullano
il tuo fragile scafo;
ma le onde canore
del mare
di Santa Lucia.
Ti senti spaesata
come un raro gingillo.

Non più gli austeri
palagi antichi
di antichi signori veneziani,
tu vedi riflessi
sotto la tua chiglia;
ma l'alta mole del Vesuvio,
la splendida Riviera
ove perenne echeggia
il canto di Partenope.
(Licia Chiarelli)
dany61 Inserito il - 22/07/2020 : 05:38:57

Ottobre
Nei mattini d'ottobre
quando i sogni
di me fanciullo
cominciavano a empirsi di brezza e di voci
(qualcuno aveva aperto una finestra
e se n'era andato lieve)
il treno che passava a quell'ora
non lontano, con la sua criniera di fumo
e i fischi, mi dava un dolce e muto terrore.
Io gli giacevo sotto senza pensieri
con il fragore nelle orecchie,
finchè era passato tutto
e la mamma correva verso di me
dall'orizzonte, sudata e fresca
in una vestaglia rosa.
Ero sveglio
e un'ape volava
per l'aria radiosa.
Avrei voluto chiamare e stavo zitto.
Attilio Bertolucci
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-
Il tuono
E nella notte nera come il nulla
a un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto;
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s'udì di madre, e il moto d'una culla.
Giovanni Pascoli
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-

Specchio
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.
Salvatore Quasimodo
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-

Il cielo è basso
Il cielo è basso, le nuvole a mezz'aria,
un fiocco di neve vagabondo
fra scavalcare una tettoia o una viottola
non sa decidersi.
Un vento meschino tutto il giorno si lagna
di come qualcuno l'ha trattato;
la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
senza il suo diadema.
Emily Dickinson
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Oh scetticismo tenero del cuore -
Che sa e non sa -
E come flotta d’aromi sussulta
In una tempesta di neve -
Affretta e poi rimanda lo scontro con il vero
affinché non sia la certezza deludente
paragonata all’ansia deliziosa,
desiderio vibrante di paura -
Emily Dickinson
-Poesia consigliata da Carmen-

Fior di neve
Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.
Umberto Saba
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Godiamoci la vita, mia Lesbia, e l’amore,
e dei vecchi che brontolan sempre
non teniamo conto più di un soldo.
Giorno e notte si alternano nel tempo:
ma per l’uomo giunge presto il tramonto
e la notte che viene è per sempre.
Dammi mille e poi cento baci,
di continuo altri mille e poi cento.
Quando poi ne avremo
fatto un gran mucchio
mescoliamoli tutti in gran fretta
perché non si possa contarli
e non sorga a tal conto l’invidia.
Catullo
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-

Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che il suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridiana face
di caritate e giuso, intra mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz'ali.
Dante Alighieri
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-

Le mani della Madre
Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare in te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.
Rainer Maria Rilke
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-

Attesa
Oggi che ti aspettavo
non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s'annuncia e poi s'allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L'amore, sul nascere,
ha di quest'improvvisi pentimenti.
Silenziosamente
ci siamo intesi.

Amore, amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d'insulti.
Vincenzo Cardarelli
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-

Ed amai nuovamente
Ed amai nuovamente;e fu di Lina
dal rosso scialle il più della mia vita.
Quella che cresce accanto a noi, bambina
dagli occhi azzurri, è dal suo grembo uscita.

Trieste è la città, la donna è Lina,
per cui scrissi il mio libro di più ardita
sincerità; nè dalla sua fu fin
ad oggi mai l'anima mia partita.

Ogni altro conobbi umano amore;
ma per Lina torrei di nuovo un'altra
vita, di nuovo vorrei cominciare.

Per le altezze l'amai del suo dolore;
perchè tutto fu al mondo, e non mai scaltra,
e tutto seppe, e non se stessa, amare.
Umberto Saba
-Poesia consigliata da Rosaria d'Amico-

Coloro che mi amano a questo mondo
cercano con ogni mezzo di incatenarmi.
Ma altro è il Tuo amore
che è più grande del loro
e mi lascia libero.
Per paura che io li abbia a dimenticare
non osano mai lasciarmi solo.
Ma i giorni passano e Tu rimani invisibile.
Se non Ti invoco nelle mie preghiere,
se non Ti tengo nel cuore,
il Tuo amore per me
attende ancora il mio amore
Rabindranath Tagore
-Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-

Agosto
Controluce a tramonti
di pesca e zucchero.
E il sole dentro la sera
come il nocciolo nel frutto.
Agosto.
I bambini mangiano
pane nero e luna piena.
Federico Garcia Lorca
-Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-

Maestrale
S'è rifatta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata,nei broli, qualche palma
a pena svetta.

Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.

Lameggia nella chiaria
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.

O mio tronco che additi
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto coi germogli fioriti
sulle tue mani, guarda:

sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
nè sosta mai: perchè tutte le immagini portano scritto
"più in là!"
Eugenio Montale
-Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-

Ora che sale il giorno
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno
tramonta nei canali.
E' così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del Sud a primavera.
Ho lasciato i miei compagni
ho nascosto il cuore entro vecchie mura
per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!
Salvatore Quasimodo
-Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-

L'angelo
Dorme l'angelo
su rose d'aria, candido,
sul fianco;
a bacio del grembo
le belle mani in croce.
La mia voce
lo desta; e mi sorride
sparsa di polline
la guancia, che posava.
Canta: m'assale il cuore.
Salvatore Quasimodo
-Poesia consigliata da Rosaria D'Amico-

Cupido, monello testardo!
Cupido, monello testardo!
M'hai chiesto un riparo per poche ore,
e quanti giorni e notti sei rimasto!
Adesso il padrone in casa mia sei tu!

Sono scacciato dal mio ampio letto;
sto per terra, e di notte mi tormento;
il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,
brucia le scorte d'inverno
e arde me misero.

Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,
io cerco, e sono come cieco e smarrito.
Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula
fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.
Johann Wolfgang Goethe
-Poesia consigliata da Ida Guarracino-

o voce occulta
Oh voce occulta dell'amore oscuro!
oh belato senza lana, oh ferita,
camelia sfiorita, ago di fiele,
flusso senz'acqua, città senza mura!
Oh notte immensa di linea sicura,
monte celeste di protesa angoscia!
Cane nel cuore, oh voce inseguita!
Silenzio senza fine, iris maturo!
Voce ardente di gelo, via da me!
Non farmi perdere nella sterpaglia
dove gemono carne e cielo sterili.
Libera il duro avorio della testa,
pietà di me, spezza il mio dolore!
Perché sono natura, sono amore!
Federico Garcia Lorca
-Poesia consigliata da Ida Guarracino-

La confraternita dei trapassati
Per un istante d'estasi
noi paghiamo una misura esatta
e trepidante
proporzionata all'estasi

Per un momento di gioia
compensi amari d'anni
centesimi strappati con dolore
scrigni pieni di lacrime
Emily Dickinson
-Poesia consigliata da Giuseppe Terracciano-

Notturno teppista
Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi:
Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti
Del tram spaziavano: il fiume mostruoso
Torpido riluceva come un serpente a squame.
Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde
Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente
Più aspro ai cipressi le siepi
Più aspro del fremer dei bussi,
Che dal mio cuore il mio amore,
Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che intonò e cantò:
Amo le vecchie troie
Gonfie lievitate di sperma
Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa
E aspettano e sbuffano ed ansimano
Flaccide come mantici
Dino Campana
-Poesia consigliata da Peter Pepato-

Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte
Eppure tutte queste sono folla
in confronto a quel punto più profondo -
segretezza polare -
che è un'anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.
Emily Dickinson
-Poesia consigliata da Carmen-

Alla Morte
Morire sì,
non essere aggrediti dalla morte.
Morire persuasi
che un siffatto viaggio sia il migliore.
E in quell'ultimo istante essere allegri
come quando si contano i minuti
dell'orologio della stazione
e ognuno vale un secolo.
Poi che la morte è la sposa fedele
che subentra all'amante traditrice,
non vogliamo riceverla da intrusa,
né fuggire con lei.
Troppe volte partimmo
senza commiato!
Sul punto di varcare
in un attimo il tempo,
quando pur la memoria
di noi s'involerà,
lasciaci,o Morte, dire al mondo addio,
concedici ancora un indugio.
L'immane passo non sia
precipitoso.
Al pensier della morte repentina
il sangue mi si gela.
Morte, non mi ghermire
ma da lontano annunciati
e da amica mi prendi
come l'estrema delle mie abitudini.
Vincenzo Cardarelli
-Poesia consigliata da Peter Pepato-

La notte de Pasqua Befania
"Mamma! mamma! - Dormite. - Io nun ho sonno.
Fate dormì chi l’ha, sor demonietto.
Mamma, me voj’arzò. - Giù, stamo a letto.
Nun ce posso stà più; qui me sprofonno.

Io nun ve vesto. - E io mò chiamo nonno.
Ma nun è giorno. - E che m’avevio detto
che ciamancava poco? Ebbè? v’aspetto?
Auffa li meloni e nu’ li vonno!

Mamma, guardat’ un po’ si ce se vede?
Ma te dico ch’è notte. Ajo! - Ch’è stato?
Oh dio mio!, m’ha pijato un granchio a un piede.

Via, statte zitto, mò attizzo er lumino.
Sì, eppoi vedete un po’ che m’ha portato
la befana a la cappa der cammino."
Gioacchino Belli
-Poesia consigliata da Lucius F. Schlinger-


Baccha
Ah, chi mi chiama? Ah,chi m'afferra? Un tirso
io sono un tirso crinito di fronda,
squassato da una forza furibonda.
Mi scapiglio, mi scalzo, mi discingo.

Trascinami alla nube o nell'abisso!
Sii tu dio, sii tu mostro, eccomi pronta.
Centauro son la tua cavalla bionda.
Fammi pregna di te. Sciuma, nitrisco.

Tritone sono la tua femmina azzurra:
salsa com'alga e` la mia lingua;entrambe
le gambe squamma sonora mi serra.

Chi mi chiama? La buccina notturna
il nitrito del Tessalo? il tonante
Pan? Son nuda. Ardo, gelo. Ah. chi m'afferra?
Gabriele D'Annunzio
-Poesia consigliata da Callarà-

Attraversando il fiume

XXIII
Venni più vicino a Te
sebbene io non lo sapessi
quando giunsi a ferirti.
Già ti possedevo come mio Signore
quando lottavo contro di Te
per esserne sconfitto.
Quando Ti derubavo
Non facevo che rendere più gravoso il mio
debito verso di te.
Nel mio orgoglio lottavo contro la Tua corrente
solo per sentire,
tutta la Tua forza nel mio petto.
Ribellandomi spensi la luce,
nella mia casa, e il Tuo cielo
mi sorprese con le sue stelle.
Rebindranath Thakur (Tagore)
-Poesia consigliata da Amore-

Io piansi un tempo, come volle Amore
la tardità delle promesse sue,
e quel che interveniva ambo noi due,
a me del danno, a lui del suo onore.

Or piango come vuole il mio errore,
ché il tempo fugge per non tornare piue,
e veggio esser non può quel che già fue;
or questo è quel ch'ancide e strugge il core.

Tant'è il nuovo dolor maggior che 'l primo,
quanto quello avea pur qualche speranza:
questo non ha se non pentersi invano.

Così il mio error fra me misuro e stimo,
e piango, e questo pianto ogni altro avanza,
la condizion del viver nostro umano.
Lorenzo de' Medici, il Magnifico -Sonetto LXI-
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Poeta
Se faccio una classifica -
Prima metto il poeta -
Poi il sole, poi l'estate -
Poi il cielo di Dio -
E la lista è completa.

Ma ripensando, il primo
Comprende tutto, tanto
Che il resto sembra solo
Un'inutile mostra -
Scrivo "poeta" e basta.

Per lui è sempre estate -
Può permettersi un sole
Che all'Oriente parrebbe
Veramente eccessivo.
E se il cielo ulteriore

È altrettanto bello
Di quello che prepara
Ai suoi adoratori -
È grazia troppo ardua
Per meritare il sogno.
Emily Dickinson
-Poesia consigliata da Fata Morgana-

Viene adagio la sera
Viene adagio la sera, camminando
tra gli alberi lontani nella neve
e silenziosa preme le sue guance
fredde alle finestre, per spiare.

E nelle case cresce il buio.
I vecchi sulle sedie pensano,
le madri sono come regine,
i bambini lasciano da parte i giochi
e le ragazze non filano più.

La sera fuori tende l'orecchio
nella casa, e dentro ascoltano
il silenzio della sera.
Rainer Maria Rilke
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Più miti sono ora le mattine,
le noci si colorano di scuro;
più rotonda è la guancia delle bacche,
la rosa ha lasciato la città.

L’acero sfoggia sciarpe più festose,
ed il prato si veste di scarlatto -
Per paura di essere fuori moda,
voglio mettermi un ciondolo.
Emily Dickinson
-Poesia consigliata da Nino Silenzi-

Pace
ad A.M.C.

Ascolta:
come sono vicine le campane!
Vedi: i pioppi, nel viale, si protendono
per abbracciarne il suono. Ogni rintocco
è una carezza fonda, un vellutato
manto di pace, sceso dalla notte
ad avvolger la casa e la mia vita.
Ogni cosa, d'intorno, è grande e ombrosa
come tutti i ricordi dell'infanzia.
Dammi la mano: so quanto ha doluto,
sotto i miei baci, la tua mano. Dammela.
Questa sera non m'ardono le labbra.
Camminiamo così: la strada è lunga.
Leggo per un gran tratto nel futuro
come sul foglio che mi sta dinnanzi:
poi, la visione cade bruscamente
nel buio dell'ignoto, come questa
pagina bianca, che si rompe, netta,
sul panno scuro della scrivania.
Ma vieni: camminiamo: anche l'ignoto
non mi spaventa, se ti son vicina.
Tu mi fai buona e bianca come un bimbo
che dice le preghiere e s'addormenta.
Antonia Pozzi
-Poesia consigliata da Ida Guarracino-

Altura
La glicine sfiorì
lentamente
su noi.
E l'ultimo battello
attraversava il lago in fondo ai monti
Petali viola
mi raccoglievi in grembo
a sera:
quando batté il cancello
e fu oscura
la via del ritorno.
Antonia Pozzi
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

La vita
Alle soglie d'autunno
in un tramonto
muto
scopri l'onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d'uccelli
cui le ali non reggono più.
Antonia Pozzi
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Notturno
Curva tu suoni
ed il tuo canto è un albero d'argento
nel silenzio oscuro
Limpido nasce dal tuo labbro - il profilo
delle vette - nel buio -
Muoiono le tue note
come gocce assorbite dalla terra
Le nebbie sopra gli abissi
percorse dal vento
sollevano il suono spento
nel cielo.
Antonia Pozzi
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Canto di una fanciulla in attesa delle nozze
lo sono già molle
e mi voglio sposare.
Ho la casa lavata,
una treccia d'agli,
una, cesta di cipolle.
E una zucca piena di sale pestato
Leonardo Sinisgalli
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

La voce del cacciatore
Io aspetto che tu passi
all'incrocio dei vecchi sentieri.
Dormi dietro i sassi
e all'alba vieni a bere.
L'acqua è pura come il cielo
che raccoglie. Sopra le foglie
tu lasci un segno:
su quella striscia devi cadere.
Leonardo Sinisgalli
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

La vigna vecchia
Mi sono seduto per terra
accanto al pagliaio della vigna vecchia.
I fanciulli strappano le noci
dai rami, le schiacciano tra due pietre.
lo mi concio le mani di acido verde,
mi godo l'aria dal fondo degli alberi.
Leonardo Sinisgalli
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Post scriptum
Qualcuno gode nell'orto
la sua ora di delizia,
qualcuno forsennato
scrive versi tra le ceste di noci,
qualcuno raschia il tartaro dalle botti
nei sottani. A mezza età
il poeta sopravvive. La sua fortuna
durò un soffio, un lampo
la sua grazia.
Leonardo Sinisgalli
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

L'arboscello
Oggi il tempo è di pioggia.
Sembra il giorno una sera,
sembra la primavera
un autunno, ed un gran vento devasta
l'arboscello, che sia, e non pare, saldo;
par tra le piante un giovanotto, alto
troppo per la sua troppo verde età.
Tu lo guardi: hai pietà
Forse di tutti quei candidi fiori
che la bora gli toglie e sono frutta,
sono dolci conserve
per l'inverno i suoi fiori, che tra l'erbe
cadono; e se ne duole la tua vasta
maternità.
Umberto Saba
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

La quercia caduta
Dov'era l'ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo:era pur grande!

Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo:era pur buona!

Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria, un pianto… d'una capinera

che cerca il nido che non troverà.
Giovanni Pascoli
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Autunno
Il cielo ride un suo riso turchino
benché senta l' inverno ormai vicino.
Il bosco scherza con le foglie gialle
benché l'inverno senta ormai alle spalle.
Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo,
benché senta nell' onda il primo gelo.
È sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo
un fiore strano, un fiore ad ombrello, un fungo.
Marino Moretti
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Dante sogna Lia e Rachele
Poco parer potea lì del di fori;
ma, per quel poco, vedea io le stelle
di lor solere e più chiare e maggiori.

Sì ruminando e sì mirando in quelle,
mi prese il sonno; il sonno che sovente,
anzi che 'l fatto sia, sa le novelle.

Nell'ora, credo, che dell'oriente
prima raggiò nel monte Citerea,
che di foco d'amor par sempre ardente,

giovane e bella in sogno mi parea
donna vedere andar per una landa
cogliendo fiori; e cantando dicea:

<<Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda.

Per piacermi allo specchio, qui m'adorno;
ma mia suora Rachel mai non si smaga
dal suo miraglio, e siede tutto giorno.

Ell'è de' suoi belli occhi veder vaga
com'io dell'adornarmi con le mani;
lei lo vedere, e me l'ovrare appaga>>.
Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXVII
-Poesia consigliata da Yasuke-

Dante dubita
Ora era onde 'l salir non volea storpio;
ché 'l sole avea il cerchio di meriggi
lasciato al Tauro e la notte allo Scorpio:

per che, come fa l'uom che non s'affigge
ma vassi alla via sua, che che li appaia,
se di bisogno stimolo il trafigge,

così intrammo noi per la callaia,
uno innanzi altro prendendo la scala
che per artezza i salitor dispaia.

E quale il cicognin che leva l'ala
per voglia di volare, e non s'attenta
d'abbandonar lo nido, e giù la cala;

tal era io con voglia accesa e spenta
di dimandar, venendo infino all'atto
che fa colui ch'a dicer s'argomenta.

Non lasciò, per l'andar che fosse ratto,
lo dolce padre mio, ma disse: <<Scocca
l'arco del dir, che 'fino al ferro hai tratto>>.

Allor sicuramente apri' la bocca
e cominciai:<<Come si può far magro
là dove l'uopo di nodrir non tocca?>>
Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXV
-Poesia consigliata da Yasuke-

Bambino O.B.
Rovista lo zainetto, interne masserizie,
detriti di tram, foglietti in sofferenza
ed un fiammifero: tesoro scarso
centrifugo come il suo cuore; e di già arso.
Tiziano Rossi, da Gente di corsa
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Gatto
Il tempo cruciale, il più arduo svanire;
e il gatto malato per dissenteria
(roba maligna) scenderà per dove
dormono i morti senza suffragio.
Perciò ha azzerato qualunque movimento
-risorsa elementare, tecnica pertinente-
il caro, saggio mucchietto di ossa. Tuttavia
cosa vuoi che gli dica, e anche lui del resto…
I suoi baffi non sono più gran che,
il pelo gramo rabbrividisce;
e poi sta ognuno dentro sé recluso:
nocciolo inarrivabile.
Ci si sbalestra da tutti i focolari,
però questa volta niente insegnamenti,
se non la tua felina
signorilità, la poca lagna.
Tiziano Rossi, da Miele e no
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

S'io t'amo? oh donna!
S'io t'amo? oh donna! io nol diria volendo.
Voce esprimer può mai quanta m'inspiri
dolcezza al cor, quando pietosa giri
ver me tue luci, ove altri sensi apprendo?

S'io t'amo? E il chiedi? e nol dich'io tacendo?
e non tel dicon miei lunghi sospiri,
e l'alma afflitta mia, che par che spiri,
mentre dal tuo bel ciglio immobil pendo?

E non tel dice ad ogni istante il pianto,
cui di speranza e di temenza misto,
versare un tempo, e raffrenare io bramo?

Tutto tel dice in me: mia lingua intanto
sola tel tace, perché il cor s'è avvisto,
ch'a quel ch'ei sente, è un nulla il dirti: Io t'amo.
Vittorio Alfieri
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

E tu cantavi la provincia,
le tragedie dei burattini,
il suono dell'Ave Maria;
cantavi le domeniche
piene di sole e di malinconia
e aspettavi di Morire,
Sergio Corazzini!
Io sognavo di cantare
la corsa in un mondo
più vasto; in un ciel più profondo,
dentro a un più profondo mare
la corsa vertiginosa:
volgevo la testa e senza posa
vedevo i tuoi burattini
ballare, gestire, manine, piedini,
al ritmo del tuo cuore stanco...
Poi sei morto. Ed io ti canto,
sepolto tra le rose
del camposanto,
poeta delle piccole cose,
mentre rulla il tamburo...
Domani le piccole cose
saranno per sempre sepolte
e la provincia domenicale
non avrà che il tuo tumulo a guanciale..."
Nino Oxilia, da "Il saluto ai poeti crepuscolari", Gli Orti
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

Conversione di Stazio
Ed elli a lui:<<Tu prima m'inviasti
verso Parnaso a ber nelle sue grotte,
e prima appresso Dio m'alluminasti.

Facesti come quei che va di notte,
che porta il lume dietro e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte,

quando dicesti: "Secol si rinova;
torna giustizia e primo tempo umano,
e progenie scende da ciel nova".>>

Per te poeta fui, per te cristiano:
ma perché veggi mei ciò ch'io disdegno,
a colorar distenderò la mano.

Già era 'l mondo tutto quanto pregno
della vera credenza, seminata
per li messaggi dell'etterno regno;

e la parola tua sopra toccata
si consonava a' nuovi predicanti;
ond'io visitarli presi usata.

Vennero poi parendo tanti santi,
che quando Domizian li perseguette,
sanza mio lagrimar non fur lor pianti;

e mentre che di là per me si stette,
io li sovvenni, e i lor dritti costumi
fer dispregiar a me tutte altre sette.

E pria ch'io conducessi i Greci a 'fiumi
di Tebe poetando, ebb'io battesmo;
ma per paura chiuso cristian fu mi,

lungamente mostrando paganesimo;
e questa tiepidezza il quarto cerchio
cerchiar mi fe' più che 'l quarto centesimo.

Tu dunque che levato hai il coperchio
che m'ascondeva quanto bene io dico,
mentre che del salir avem soverchio,

dimmi dov'è Terenzio nostro antico,
Cecilio e Plauto e Vario, se lo sai:
dimmi se son dannati, ed in qual vico>>.
Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, XXII, vv 64-99
-Poesia consigliata da Yasuke-

Bocca degli Abati
E mentre ch'andavamo inver lo mezzo
al quale ogni gravezza si rauna,
e io tremava nell'etterno rezzo;

se voler fu o destino o fortuna,
non so; ma, passeggiando tra le teste,
forte percossi il piè nel viso ad una.

Piangendo mi sgridò : <<Perché mi peste?
se tu non vieni a crescer la vendetta
di Montaperti, perché mi moleste?>>

E io: <<Maestro mio, or qui m'aspetta,
sì ch'io esca d'un dubbio per costui;
poi mi farai, quantunque vorrai, fretta>>.

Lo duca stette, e io dissi a colui
che bestemmiava duramente ancora:
<<Qual se' tu che così rampogni altrui?>>

<<Or tu chi se' vai per l'Antenora,
percotendo>> rispose <<altrui le gote,
sì che, se fossi vivo, troppo fora?>>

<<Vivo son io, e caro esser ti pote>>
fu mia risposta, <<se dimandi fama,
ch'io metta il nome tuo tra l'altre note>>.

Ed elli a me :<<Del contrario ho io brama;
lévati quinci e non mi dar più lagna,
ché mal sai lusingar per questa lama!>>

Allor lo presi per la cuticagna,
e dissi: <<El converrà che tu ti nomi
o che capel qui su non ti rimagna>>.

Ond'elli a me: <<Perché tu mi dischiomi,
né ti dirò ch'io sia, né mosterrolti,
se mille fiate in sul capo mi tomi>>.

Io avea già i capelli in mano avvolti,
e tratti li n'avea più d'una ciocca,
latrando lui con gli occhi in giù raccolti,

quando un altro gridò: <<Che hai tu, Bocca?
non ti basta sonar con le mascelle,
se tu non latri? Qual diavol ti tocca?>>
Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXXII, vv 73-108
-Poesia consigliata da Yasuke-

Dall'immagine tesa
Dall'immagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza di attesa -
e non aspetto nessuno:
nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.
Clemente Rebora
-Poesia consigliata da Tiziana Cocolo-

La mia vita, il mio canto
L'egual vita diversa urge intorno;
cerco e non trovo e m'avvio
nell'incessante suo moto:
a secondarlo par uso o ventura,
ma dentro fa paura.
Perde, chi scruta,
l'irrevocabil presente;
né i melliflui abbandoni
né l'oblioso incanto
dell'ora il ferreo battito concede.
E quando per cingerti lo balzo
-sirena del tempo -
un morso appéna e una ciocca ho di te:
o non ghermita fuggì, e senza grido
nei pensiero ti uccido
è nell'atto mi annego.
Se a me fusto è l'eterno,
fronda la storia e patria il fiore,
pur vorrei maturar da radice
la mia linfa nel vivido tutto
e con alterno vigore felice
suggere il sole e prodigar il frutto;
vorrei palesasse il mio cuore
nei suo ritmo l'umano destino,
e che voi diveniste - veggente
passione del mondo,
bella gagliarda bontà -
l'aria di chi respira
mentre rinchiuso in sua fatica va.
Qui nasce, qui muore i! mio canto:
e parrà forse vano
accordo solitario;
ma tu che ascolti, recalo
al tuo bene e al tuo male;
e non ti sarà oscuro.
Clemente Rebora
dany61 Inserito il - 21/07/2020 : 07:14:52

Elizabeth Childers
Polvere della mia polvere,
e polvere con la mia polvere,
o bimbo, che moristi mentre entravi nel mondo,
morto della mia morte!
Che non conoscesti il respiro, nonostante gli sforzi,
e il cuore ti batteva quando vivevi con me,
e si fermò quando mi lasciasti per la vita.
E' bene così, bimbo mio. Così non percorresti mai
la lunga, lunga strada che inizia coi giorni di scuola,
quando le piccole dita si fanno sfuocate dietro le lacrime
che cadono sulle lettere sbilenche,
e la prima ferita, quando il tuo piccolo compagno
ti abbandona per un altro;
e la malattia, e il volto della paura accanto al letto;
la morte del padre o della madre;
o la vergogna per causa loro, o la miseria;
poi, cessato il virgineo dolore dei giorni di scuola,
una natura cieca ti fa bere
alla coppa dell'amore, che tu sai avvelenata.
A chi avresti proteso il tuo viso di fiore?
Un botanico, fragile creatura? Quale sangue avrebbe
gridato col tuo?
Puro o contaminato, non importa,
è sangue che chiama il nostro sangue.
E poi i tuoi figli - oh, che sarebbe stato di loro?
E quale il tuo dolore? Figlio! Figlio!
La morte è migliore della vita!
(Edgar Lee Masters; trad. Alberto Rossatti)
dany61 Inserito il - 20/07/2020 : 09:12:45
«Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a un’estate quando mi arrampicai sul ciliegio. Ero sottile come i suoi rami, ma dovevo pur sempre pesare più di loro eppure una volta lanciata la sfida, guai a tirarmi indietro. E gli altri sotto a guardare col naso all’insù, compreso mio fratello. Credo fu quello il giorno in cui mangiammo ciliegie tutta
la banda a casa nostra, con la mamma che fece la panna montata. Siccome andò bene: io sui rami del ciliegio, voglio dire, i miei genitori non l’hanno mai saputo. È stato proprio qualche mese fa che lo raccontavo a mio papà e lui con il sorriso di chi ormai non può farci più niente a dire: se l’avessi saputo… Le avrei prese, lo so. E invece no, non hai saputo nemmeno di quando ci lanciavamo a tutta velocità sul monopattino verde come un ramarro e sgusciavamo dalla curva che sarebbe stato impossibile frenare, per chiunque: noi e chi fosse stato alla guida di un’auto che veniva in senso contrario. Il monopattino, però, destò qualche sospetto e l’anno dopo era sparito. Allora sono rimasta ad annusare l’aria calda che entrava dalla finestra e mi sono detta che forse è perché non c’è scuola. Forse è perché fa caldo e gli adulti fanno meno caso a dove sono i bambini e i piccoli se ne stanno tutto il tempo tra loro. Sarà forse per questo che l’estate è l’unica stagione in cui diventiamo grandi davvero.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 20/07/2020 : 06:16:43
Ode al cane
Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre per i campi e mi domanda
senza parlare
e i suoi occhi
sono due richieste umide, due fiamme
liquide che interrogano
e io non rispondo,
non rispondo perché
non so, non posso dir nulla.
In campo aperto andiamo
uomo e cane.
Brillano le foglie come
se qualcuno le avesse baciate
a una a una,
sorgono dal suolo tutte le arance
a collocare piccoli planetari
su alberi rotondi
come la notte, e verdi,
e noi, uomo e cane, andiamo
a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,
nella campagna cilena,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma,
insegue le api,
salta l’acqua trepida,
ascolta lontanissimi latrati,
orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso,
a me, come un regalo.
È la sua freschezza affettuosa,
la comunicazione del suo affetto,
e proprio lì mi chiese
con i suoi due occhi,
perché è giorno, perché verrà la notte,
perché la primavera
non portò nella sua canestra
nulla
per i cani randagi,
tranne inutili fiori,
fiori, fiori e fiori.
E così m’interroga il cane
e io non rispondo. Andiamo uomo e cane uniti
dal mattino verde,
dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi
esistiamo,
questa unità fra cane con rugiada
e il poeta del bosco,
perché non esiste l’uccello nascosto,
né il fiore segreto, ma solo trilli e profumi
per i due compagni:
un mondo inumidito dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi un gran prato,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che procede,
e l’antica amicizia,
la felicità
d’essere cane e d’essere uomo trasformata
in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe
e una coda
con rugiada.
Pablo Neruda
dany61 Inserito il - 19/07/2020 : 07:07:12
La Ginestra
Qui su l'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. Anco ti vidi
De' tuoi steli abbellir l'erme contrade
Che cingon la cittade
La qual fu donna de' mortali un tempo,
E del perduto impero
Par che col grave e taciturno aspetto
Faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
Lochi e dal mondo abbandonati amante,
E d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
Di ceneri infeconde, e ricoperti
Dell'impietrata lava,
Che sotto i passi al peregrin risona;
Dove s'annida e si contorce al sole
La serpe, e dove al noto
Cavernoso covil torna il coniglio;
Fur liete ville e colti,
E biondeggiàr di spiche, e risonaro
Di muggito d'armenti;
Fur giardini e palagi,
Agli ozi de' potenti
Gradito ospizio; e fur città famose
Che coi torrenti suoi l'altero monte
Dall'ignea bocca fulminando oppresse
Con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
Una ruina involve,
Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo,
Che il deserto consola. A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
È il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive .
Qui mira e qui ti specchia,
Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E procedere il chiami.
Al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
Di cui lor sorte rea padre ti fece,
Vanno adulando, ancora
Ch'a ludibrio talora
T'abbian fra sé. Non io
Con tal vergogna scenderò sotterra;
Ma il disprezzo piuttosto che si serra
Di te nel petto mio,
Mostrato avrò quanto si possa aperto:
Ben ch'io sappia che obblio
Preme chi troppo all'età propria increbbe.
Di questo mal, che teco
Mi fia comune, assai finor mi rido.
Libertà vai sognando, e servo a un tempo
Vuoi di novo il pensiero,
Sol per cui risorgemmo
Della barbarie in parte, e per cui solo
Si cresce in civiltà, che sola in meglio
Guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero
Dell'aspra sorte e del depresso loco
Che natura ci diè. Per questo il tergo
Vigliaccamente rivolgesti al lume
Che il fe' palese: e, fuggitivo, appelli
Vil chi lui segue, e solo
Magnanimo colui
Che sé schernendo o gli altri, astuto o folle,
Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
Uom di povero stato e membra inferme
Che sia dell'alma generoso ed alto,
Non chiama sé né stima
Ricco d'or né gagliardo,
E di splendida vita o di valente
Persona infra la gente
Non fa risibil mostra;
Ma sé di forza e di tesor mendico
Lascia parer senza vergogna, e noma
Parlando, apertamente, e di sue cose
Fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che de' mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.
Sovente in queste rive,
Che, desolate, a bruno
Veste il flutto indurato, e par che ondeggi,
Seggo la notte; e su la mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto seren brillare il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo? E rimembrando
Il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
Il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,
Che te signora e fine
Credi tu data al Tutto, e quante volte
Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
Granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
Per tua cagion, dell'universe cose
Scender gli autori, e conversar sovente
Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi
Sogni rinnovellando, ai saggi insulta
Fin la presente età, che in conoscenza
Ed in civil costume
Sembra tutte avanzar; qual moto allora,
Mortal prole infelice, o qual pensiero
Verso te finalmente il cor m'assale?
Non so se il riso o la pietà prevale.
Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.
Ben mille ed ottocento
Anni varcàr poi che spariro, oppressi
Dall'ignea forza, i popolati seggi,
E il villanello intento
Ai vigneti, che a stento in questi campi
Nutre la morta zolla e incenerita,
Ancor leva lo sguardo
Sospettoso alla vetta
Fatal, che nulla mai fatta più mite
Ancor siede tremenda, ancor minaccia
A lui strage ed ai figli ed agli averi
Lor poverelli. E spesso
Il meschino in sul tetto
Dell'ostel villereccio, alla vagante
Aura giacendo tutta notte insonne,
E balzando più volte, esplora il corso
Del temuto bollor, che si riversa
Dall'inesausto grembo
Su l'arenoso dorso, a cui riluce
Di Capri la marina
E di Napoli il porto e Mergellina.
E se appressar lo vede, o se nel cupo
Del domestico pozzo ode mai l'acqua
Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,
Desta la moglie in fretta, e via, con quanto
Di lor cose rapir posson, fuggendo,
Vede lontan l'usato
Suo nido, e il picciol campo,
Che gli fu dalla fame unico schermo,
Preda al flutto rovente,
Che crepitando giunge, e inesorato
Durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio
Dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
Scheletro, cui di terra
Avarizia o pietà rende all'aperto;
E dal deserto foro
Diritto infra le file
Dei mozzi colonnati il peregrino
Lunge contempla il bipartito giogo
E la cresta fumante,
Che alla sparsa ruina ancor minaccia.
E nell'orror della secreta notte
Per li vacui teatri,
Per li templi deformi e per le rotte
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face
Che per vòti palagi atra s'aggiri,
Corre il baglior della funerea lava,
Che di lontan per l'ombre
Rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
Ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno
Dopo gli avi i nepoti,
Sta natura ognor verde, anzi procede
Per sì lungo cammino
Che sembra star. Caggiono i regni intanto,
Passan genti e linguaggi: ella nol vede:
E l'uom d'eternità s'arroga il vanto.
E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l'avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
Ma più saggia, ma tanto
Meno inferma dell'uom, quanto le frali
Tue stirpi non credesti
O dal fato o da te fatte immortali.
Giacomo Leopardi
dany61 Inserito il - 18/07/2020 : 06:41:23

Il trionfo di Bacco e Arianna
Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Quest'è Bacco e Arianna,
belli, e l'un dell'altro ardenti:
perché 'l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Queste ninfe anche hanno caro
da lor esser ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate:
ora insieme mescolate
suonon, cantan tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Questa soma, che vien drieto
sopra l'asino,è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne e d'anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s'altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi:
di doman nessun si paschi;
oggi siàn, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi;
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia
di doman non c'è certezza

Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Quel c'ha a esser, convien che sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
(Lorenzo il Magnifico)
dany61 Inserito il - 17/07/2020 : 06:43:26


La poesia
Appena se ne va l'urtima stella
e diventa più pallida la luna
c'è un Merlo che me becca una per una
tutte le rose de la finestrella:
s'agguatta fra li rami de la pianta,
sgrulla la guazza, s'arinfresca e canta.

L'antra matina scesi giù dar letto
co' l'idea de vedello da vicino,
e er Merlo furbo che capì el latino
spalancò l'ale e se n'annò sur tetto.
- Scemo! - je dissi - Nun t'acchiappo mica...-
E je buttai du' pezzi de mollica.

- Nun è - rispose er Merlo - che nun ciabbia
fiducia in te, ché invece me ne fido:
lo so che nu m'infili in uno spido,
lo so che nun me chiudi in una gabbia:
ma sei poeta, e la paura mia
è che me schiaffi in una poesia.

è un pezzo che ce scocci co' li trilli!
Per te, l'ucelli, fanno solo questo:
chiucchiù, ciccì, pipì... Te pare onesto
de facce fa la parte d'imbecilli
senza capì nemmanco una parola
de quello che ce sorte da la gola?

Nove vorte su dieci er cinguettio
che te consola e t'arillegra er core
nunè pe' gnente er canto de l'amore
o l'inno ar sole, o la preghiera a Dio:
ma solamente la soddisfazzione
d'avè fatto una bona diggestione.
(Trilussa)
dany61 Inserito il - 16/07/2020 : 06:22:00
Paul Éluard, Libertà

Su i quaderni di scolaro
Su i miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nome

Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome

Su l’assenza che non chiede
Su la nuda solitudine

Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome

Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome

E in virtù d’una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti

Libertà.
dany61 Inserito il - 15/07/2020 : 06:38:52

Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori
Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori,
le piazze, i templi e gli edifizi magni,
le delizie e il tesor, quale accompagni
mille duri pensier, mille dolori.

Un verde praticel pien di be’ fiori,
un rivo che l’erbetta intorno bagni,
un augelletto che d’amor si lagni,
acqueta molto meglio i nostri ardori;

l’ombrose selve, i sassi e gli alti monti,
gli antri oscuri e le fère fuggitive,
qualche leggiadra ninfa paurosa:

quivi vegg’io con pensier vaghi e pronti
le belle luci come fussin vive,
qui me le toglie or una or altra cosa.
(Lorenzo il Magnifico) Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori
Cerchi chi vuol il lusso e gli alti onori,
le piazze, i templi e i palazzi maestosi,
i piaceri e la ricchezza, che si accompagnano a
mille dure preoccupazioni, a mille dolori.

Un verde praticello pieno di bei fiori,
un ruscello che intorno bagni l’erbetta,
un uccellino che si lamenti d’amore,
calmano molto meglio le nostre passioni;

gli ombrosi boschi, le rocce e gli alti monti,
le grotte oscure e le fiere fuggitive,
qualche bella ninfa timida:

in questi posti io vedo con pensieri dolci e pronti
i begli occhi (della mia donna) brillare vividi,
qui (in città) me li tolgono ora una ora un’altra cosa.
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)

Ci sono sere che vorrei guardare
Ci sono sere che vorrei guardare
da tutte le finestre delle strade
per cui passo, essere tutte le rade
ombre che vedo o immagino vegliare

nei loro fiochi santuari. Abbiamo,
sussurro passando, lo stesso sogno,
cancellare fino a domani il sogno
opaco, cruento del giorno, li amo

anch’io i vostri muri pallidamente
fioriti, i vostri sonnolenti acquari
televisivi dove i lampadari
nuotano come polpi, non c’è niente

che mi escluda tranne la serratura
chiusa che esclude voi dalla paura.
(Giovanni Raboni)
dany61 Inserito il - 14/07/2020 : 09:16:52
Chi sono?
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
<<follia>>.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
<<malinconia>>.
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
<<nostalgia>>.
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.
(Aldo Palazzeschi)
dany61 Inserito il - 13/07/2020 : 06:43:09
Marcos Ana, La mia casa e il mio cuore (sogno di libertà)

Se un giorno tornerò alla vita
la mia casa non avrà chiavi:
sempre aperta, come il mare,
il sole e l’aria.

Che entrino la notte e il giorno,
la pioggia azzurra, la sera,
il pane rosso dell’aurora;
la luna, mia dolce amante.

Che l’amicizia non trattenga
il passo sulla soglia,
né la rondine il volo,
né l’amore le labbra. Nessuno.

La mia casa e il mio cuore
mai chiusi: che passino
gli uccelli, gli amici,
e il sole e l’aria.
dany61 Inserito il - 12/07/2020 : 06:18:46
«Questa mattina mi sono svegliata pensando a una frase che ho letto mesi fa sul giornale. Era un’intervista a qualcuno che inventa storie e a cui il creatore delle guerre stellari ha detto di non trascurare la speranza, perché i bambini ne hanno bisogno. E mi è venuta in mente la figlia di una coppia di amici che, durante una discussione sul diventare grandi, ha detto: “Io sono una bambina!”. E siccome ha dodici anni, cioè un’età in cui molti coetanei allungano il passo per anticipare l’entrata dall’altra parte, le ho voluto così bene mentre si tirava indietro dalla soglia che separa i piccoli dagli adulti. E mi è sembrato di capire cosa volesse dire. E mi sono ricordata della frase di un bambino. Avrà avuto quattro anni e si era fatto male, sul balcone, toccando delle creature fino a quel momento a lui estranee. Poi tornò in casa, e poco dopo si stese sul divano a parlare con la nonna che l’aveva chiamato al telefono. Gli piaceva, e si prendeva il tempo necessario. Non so più cosa io stessi fingendo di fare per evitare che lui si accorgesse che ascoltavo tutto, ed ecco, a un certo punto disse: sai nonna, le rose e i cactus sono piante che si difendono. E mi sono detta che devo ricordarmi di difendermi dall’assenza di speranza. Perché i bambini ne hanno bisogno. E, non so voi, ma di certo anche io.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 11/07/2020 : 06:06:04
«Questa mattina mi sono svegliata e mi è venuta in mente una ricerca da cui risulta quanto sarebbe facile per tutti noi stare meglio. Non costa fatica né soldi. Parlare con uno sconosciuto, ad esempio sul treno, fa bene al nostro corpo e migliora l’umore, ma non sempre ce lo ricordiamo. Cerchiamo invece più spesso il sedile isolato oppure di tenerci indaffarati: telefono, computer, un libro, come una specie di cartello con su scritto “non disturbare”. Sottovalutiamo i danni dello starsene per i fatti propri. E chissà poi cosa
produciamo in quell’ora di tragitto, e comunque cosa vuol dire essere produttivi? La scienza dimostra che le persone più felici fanno di più per la comunità: si preoccupano e si occupano degli altri. Sono cittadini attivi, insomma. E ho pensato al tram. Finalmente, dopo la quarantena, posso di nuovo uscire, sedermi da qualche parte e guardare gli altri. E così, posso di nuovo accedere ai piccoli gesti che gli psicologi invitano a fare il più possibile: perché fanno bene a noi e a chi ci sta intorno. E così: una donna teneva in braccio un bambino piccolissimo. Lo cullava, canticchiando sottovoce. Li ho guardati: più belli di qualsiasi Natività dentro i musei. Lei ha alzato gli occhi verso i miei. Ecco: una di quelle contaminazioni che, se praticate con costanza, allungano la vita. Poi ho sorriso, sfidando le nostre mascherine: anche lei mi ha sorriso. E sono scesa dal tram con passo leggero. E ho pensato che l’indice di contagio della gentilezza batte quello di
qualsiasi virus. Il che, se ci pensate, non è per niente poco.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 10/07/2020 : 07:13:41
Addio a Napoli
A molti ho stretto la mano, ieri ed oggi, ora a te
volgo l'ultimo cenno di saluto, o mia Napoli.
- Addio! - felicissima sponda...
Nella luce purpurea, che ad oriente risplende,
sta il mare fremente, e come uno sposo ti abbraccia,
stanno le cupole d'oro
delle tue chiese: addio, o Napoli.
Ed addio anche a voi, Capri ed Ischia, per sempre.
Sui vostri lidi andavo solitario, sognando,
quando la tremula acqua
cullava il riflesso lunare...
Addio, Sorrento! Ecco, sulla tua roccia scintilla
la dimora di Tasso: aleggia sul flutto il suo spirito,
e mormora, simile a un canto,
quando l'onda si eleva e si abbassa.
E ti saluto, o montagna dalla duplice cima,
nel cui grembo di fuoco brucia eterna la lava.
Ahi! io vedo ancora
mentre già tutto scomparve, per l'ultima volta il tuo capo.
Quando il tempo futuro giorni più oscuri mi porti
(presto nell'aere chiaro si formano nere le nuvole),
io, a voi ripensando,
mi rasserenerò nel ricordo.
Come un uomo gioisce, se alla stagione ripensa
del suo primo amore, quando per la prima volta
strinse nelle sue braccia,
tremanti d'amore, l'amata.
(C. A. Mayer)
dany61 Inserito il - 09/07/2020 : 20:28:10
Ce metti una vita intera per piacerti, e poi, arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci. Che te piaci perché sei tu, e perché per piacerti c’hai messo na vita intera: la tua.
Ce metti una vita intera per accorgerti che a chi dovevi piacè, sei piaciuta e a chi no, mejo così. Ce metti na vita per contà i difetti e riderce sopra, perché so belli, perché so i tuoi. Perché senza tutti quei difetti, e chi saresti? Nessuno.
Anna Magnani
dany61 Inserito il - 09/07/2020 : 06:17:37

La fornace
Bambina, nelle sere di novembre
poi che sui monti c'era
la guerra
e la legna costava
assai - come il latte, come il pane -
e la nebbia pesava
gelida sulla terra,
la mamma mi portava
- per scaldarci -
alla fornace.

Riflessi di brace
tingevano l'androne nero:
rossa nel fondo
divampava
la cupola del forno.
Dall'alto un vecchio scagliava
fascine e fascine.
Giù i tegoli in cerchio
sembravano una ruota
immota
a cui fosse mozzo la fiamma.
Si arrossava
la creta al centro:
verde era ancora al margine
dove più lento
arrivava il calore.

Si sgranavano in uno stupore
d'incanto - le pupille bambine.
Il vecchio dall'alto scagliava
fascine e fascine -
Si ritornava
per l'androne nero
con un bruciore di vampa negli occhi.
Fuori, un'immensa fontana
nella nebbia lanciava
il suo getto bianco e faceva
rabbrividire -
La casa pareva
lontana,
la strada sembrava non finire
più. Era notte, era novembre,
sui monti c'era
la guerra -
(Antonia Pozzi)
dany61 Inserito il - 08/07/2020 : 14:02:25
'Non ti chiedo di darmi un bacio" di Frida Kalho
Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato.
Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno,
non ti chiedo di dirmi quanto sono bella, anche se è una bugia,
né di scrivermi niente di bello.
Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com'è andata la giornata,
né di dirmi che ti manco.
Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te,
né che ti preoccupi per me quando i miei animi sono a terra,
e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi
nelle mie decisioni.
Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti.
Non ti chiederò di fare niente,
nemmeno di stare al mio fianco per sempre.
Perché se devo chiedertelo,
non lo voglio più.
dany61 Inserito il - 08/07/2020 : 06:50:30
La partenza del Crociato
Passa un giorno, passa l'altro
mai non torna il prode Anselmo,
perché egli era molto scaltro
andò in guerra e mise l'elmo…

Mise l'elmo sulla testa
per non farsi troppo mal
e partì la lancia in resta
a cavallo d'un caval.

La sua bella che abbracciollo
gli di è un bacio e disse: Và!
e poneagli ad armacollo
la fiaschetta del mistrà.

Poi, donatogli un anello
sacro pegno di sua fè
gli metteva nel fardello
fin le pezze per i pi è.

Fu alle nove del mattino
che l'Anselmo uscì bel bel
per andare in Palestina
a conquidere l'Avel.

Come fu sul bastimento
ben gli venne il mal di mar
ma l'Anselmo in un momento
mise fuori il desinar.

La città di Costantino
nello scorgerlo tremò;
brandir volle il bicchierino
ma il Corano lo vietò.

Pipe, sciabole, tappeti,
mezze lune, jatagan,
odalische, minareti,
già imballati avea il sultan.

Quando presso i Salamini
sete ardente incominciò
e l'Anselmo coi più fini
prese l'elmo e a bere andò.

Ma nell'elmo, il crederete?
c'era in fondo un forellin
e in tre dì morì di sete
senza accorgersi il tapin.
Giovanni Visconti-Venosta
dany61 Inserito il - 07/07/2020 : 06:43:48
Il ricordo di un amore
(Sashia)
In ogni istante
di questo viaggio
l'unica verità è
quello che resta,
il nostro amore,
un solo respiro,
la nostra passione.
In silenzio fino alla fine
mi seguirai e quando
nei miei occhi leggerai
il mio domani,
ti accorgerai
come il tempo lenisce
per poi guarire.
In questa vita non c'è ferita
che non descriva
attimi, battiti e ritratti definiti.
Finisce il giorno per una notte
profumata di note,
scorre il fiume per lavare
dalla mente le lacrime
che ormai non fanno
più male.
Un sogno che mi fa vivere.
Volo per un istante
per l'eternità.
dany61 Inserito il - 06/07/2020 : 06:47:44


Campane a sera
Le campane di Oria
Ad occidente il sol si discolora,
vien l’ora — de le tenebre.
Da gli spiriti mali
Signor, guarda i mortali!
Oriamo.
Le campane di Òsteno
Pur noi, pur noi su l’onde
moviam da queste solitarie sponde
voci profonde.
Da gli spiriti mali
Signor, guarda i mortali!
Le campane di Pùria
Pur noi remote ed alte
tra le buie montagne
odi, Signore.
Da gli spiriti mali
guarda i mortali!
Echi delle valli
Oriamo.
Tutte le campane
Il lume nasce e muore;
che riman dei tramonti e de le aurore?
Tutto, Signore,
tranne l’eterno, al mondo
è vano.
Echi delle valli
è vano.
(Antonio Fogazzaro)
dany61 Inserito il - 05/07/2020 : 06:18:15

Però, se appena appena
Però, se appena appena
m'avessi tu concesso
io t'avrei spesso
condotta a cena.

Si stava assai benino
un tempo a la regina:
buona cucina,
ottimo vino.

Là si potea cercare
il più riposto canto,
seduti accanto
gozzovigliare.

Quale a mensa il marito
suol far con bella sposa,
io d'ogni cosa
t'avrei servito.

T'avrei del fritto scelti
i più dolci pezzetti,
e per te i petti
al pollo svelti.

All'arrosto spiccato
avrei la miglior carne,
per dilettarne
il tuo palato;

con saggio accorgimento
l'insalata condita,
e a te le dita
ungervi e il mento.

Né pensar che pertanto
non t'empissi il bicchiere,
com'è dovere,
spesso, frattanto;

che a volte il mangiar troppo
non mi ti faccia nodo;
or bevi,è il modo
di tor l'intoppo.

Anco alla gioia, induce.
Già tutti sanno, cose
miracolose
il vin produce!

Che cicaleccio gaio
non m'avresti tu fatto!
Ed io che matto,
che parolaio!

Che chiasso senza fine,
e che risate! a mensa
non ci si pensa
a merli o trine.
(Vittorio Betteloni)
dany61 Inserito il - 04/07/2020 : 06:27:27

Davanti San Guido
I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.

Mi riconobbero, e - Ben torni omai -
Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino -
Perché non scendi? perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh si èditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d'una volta: oh, non facean già male!

Nidi portiamo ancor di rusignoli:
Deh perché fuggi rapido così?
Le passere la sera intreccian voli
A noi d'intorno ancora. Oh resta qui!-

- Bei cipressetti, cipressetti miei,
Fedeli amici d'un tempo migliore,
Oh di che cuor con voi mi resterei -
Guardando io rispondeva - oh di che cuore!

Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire:
Or non è più quel tempo e quell'età.
Se voi sapeste!... via, non fo per dire,
Ma oggi sono una celebrità.

E so legger di greco e di latino,
E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù;
Non son più, cipressetti, un birichino,
E sassi in specie non ne tiro più.

E massime a le piante. - Un mormorio
Pe' dubitanti vertici ondeggiò,
E il dì cadente con un ghigno pio
Tra i verdi cupi roseo brillò.

Intesi allora che i cipressi e il sole
Una gentil pietade avean di me,
E presto il mormorio si fe' parole:
- Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se'.

Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
Che rapisce de gli uomini i sospir,
Come dentro al tuo petto eterne risse
Ardon che tu né sai né puoi lenir.

A le querce ed a noi qui puoi contare
L'umana tua tristezza e il vostro duol;
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
Come ridente a lui discende il sol!

E come questo occaso è pien di voli,
Com'è allegro de' passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;

I rei fantasmi che da' fondi neri
De i cuor vostri battuti dal pensier
Guizzan come da i vostri cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.

Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
Che de le grandi querce a l'ombra stan
Ammusando i cavalli e intorno intorno
Tutto è silenzio ne l'ardente pian,

Ti canteremo noi cipressi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
Te ventilando co 'l lor bianco velo;

E Pan l'eterno che su l'erme alture
A quell'ora e ne i pian solingo va
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la diva armonia sommergerà. -

Ed io - Lontano, oltre Appennin, m'aspetta
La Tittì - rispondea -; lasciatem'ire.
è la Tittì come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.

E mangia altro che bacche di cipresso;
Né io sono per anche un manzoniano
Che tiri quattro paghe per il lesso.
Addio, cipressi! addio, dolce mio piano! -

- Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la nonna tua sepolta sta? -
E fuggìano, e pareano un corteo nero
Che brontolando in fretta in fretta va.

Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giù de' cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia:

La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l'ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch'è sì sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,

Canora discendea, co 'l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Piena di forza e di soavità.

O nonna, o nonna! deh com'era bella
Quand'ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest'uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!

- Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. -

Deh come bella, o nonna, e come vera
è la novella ancor! Proprio così.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano,è forse qui,

Sotto questi cipressi, ove non spero,
Ove non penso di posarmi più:
Forse, nonna,è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.

Ansimando fuggìa la vaporiera
Mentr'io così piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.

Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo
E a brucar serio e lento seguitò.
(Giosuè Carducci)
dany61 Inserito il - 04/07/2020 : 06:08:03
«Questa mattina mi sono svegliata con la voglia di arrendermi. Sfilare i guantoni, slacciare le scarpe, sedermi e arrendermi. Restare a perdere tempo e guardare nel vuoto, piangere anche o chiudere gli occhi e riposare. Stare ferma, provare a non pensare a niente, ascoltare il mio respiro, rilassare le spalle, stendere le gambe. Oppure piegare le ginocchia e abbracciarmi. Di questi tempi si sente sempre dire quanto è tosta quella che non si arrende mai. E quanto è forte quell’altro che ogni volta si rialza. Li ammiro anche io e provo a essere come loro. Poi cado, di nuovo. A volte fa molto male, a volte meno. Cado, mi faccio male e mi rialzo. Altre volte impiego molto di più a rialzarmi e mi domando se davvero devo farlo. Se ti stendono una, due, dieci, cinquanta volte forse hanno ragione loro. Nessuno scrive mai l’elogio di chi si arrende perché a nessuno piace perdere eppure succede a ognuno di noi, almeno una volta, o almeno credo e in finale succede a tutti. Arriva l’ultimo atto e ci tocca arrenderci per forza. Ecco, questa mattina ho avuto voglia di restare lì. Stesa, arresa, distesa. A trovare la grazia di dire: sì, ho perso, e allora?»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 03/07/2020 : 06:23:24

Il volto nuovo
Che un giorno io avessi
un riso
di primavera -è certo;
e non soltanto lo vedevi tu, lo specchiavi
nella tua gioia:
anch'io, senza vederlo, sentivo
quel riso mio
come un lume caldo
sul volto.

Poi fu la notte
e mi toccò esser fuori
nella bufera:
il lume del mio riso
morì.

Mi trovò l'alba
come una lampada spenta:
stupirono le cose
scoprendo
in mezzo a loro
il mio volto freddato.

Mi vollero donare
un volto nuovo.

Come davanti a un quadro di chiesa
che è stato mutato
nessuna vecchia più vuole
inginocchiarsi a pregare
perché non ravvisa le care
sembianze della Madonna
e questa le pare
quasi una donna
perduta -

così oggi il mio cuore
davanti alla mia maschera
sconosciuta.
(Antonia Pozzi)
dany61 Inserito il - 02/07/2020 : 07:15:44

Le bestie e er crumiro
Una volta un Cavallo strucchione
c'ogni tanto cascava pe' strada
scioperò pe' costringe er Padrone
a passaje più fieno e più biada:
ma er Padrone s'accorse der tiro
e pensò de pijasse un crumiro.

Chiamò er Mulo, ma er Mulo rispose:
- Me dispiace, ma propio nun posso:
se Dio guardi je faccio 'ste cose
li cavalli me sarteno addosso...-
Er Padrone, pe' mette un riparo,
fu costretto a ricorre ar Somaro.

- Nun pò sta' che tradisca un compagno -
dice er Ciuccio - So' amico der Mulo
e pur'io, come lui, se nun magno
tiro carci, m'impunto e rinculo...
Come vòi che nun sia solidale
si ciavemo l'istesso ideale?

Chiama l'Omo, e sta' certo che quello
fa er crumiro co' vera passione
Per un sòrdo se venne er fratello,
Pe' du' sòrdi va dietro ar padrone,
finché un giorno tradisce e rinnega
er fratello, er padrone e la Lega.
Trilussa
Consigliata da Renato Bellin


Vicolo
Mi chiama talvolta la tua voce
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:

una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch'erano a sera
un dondolio di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.

Altro tempo: un telaio batteva nel cortile
e s'udiva nella notte un pianto
di cuccioli e bambini.

Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch'è paura
di restare sole nel buio.
Salvatore Quasimodo
consigliata da Anileda Xeka

L'incontro de li sovrani
Bandiere e banderole,
penne e pennacchi ar vento,
un luccichìo d'argento
de bajonette ar sole,
e in mezzo a le fanfare
spara er cannone e pare
che t'arimbombi dentro.

Ched'è? chi se festeggia?
è un Re che, in mezzo ar mare,
su la fregata reggia
riceve un antro Re.
Ecco che se l'abbraccica,
ecco che lo sbaciucchia;
zitto, ché adesso parleno...
-Stai bene? - Grazzie. E te?
e la Reggina? - Allatta.
- E er Principino? - Succhia.
- E er popolo? - Se gratta.
- E er resto? - Va da sé...
- Benissimo! - Benone!
La Patria sta stranquilla;
annamo a colazzione... -

E er popolo lontano,
rimasto su la riva,
magna le nocchie e strilla:
- Evviva, evviva, evviva... -
E guarda la fregata
sur mare che sfavilla.
Trilussa
Consigliata da Fernanda Battagliese


Carità cristiana
Er chirichetto de 'na sacrestia
sfasciò l'ombrello sulla schina a 'n gatto,
pe castigallo d'una porcheria.

-Che fai?!- je strillò er prete ner vedello,
-Ce vò un coraccio nero com'er tuo,
pe menaje a 'sto modo, poverello!-

-Che…?- Fece er chirichetto,- er gatto è suo?-
Rispose er prete: - No. Ma è mio l'ombrello!-
Trilussa
Consigliata da Renato Bellin


La verità
'Na gavetta de granci giornalisti,
che rajeno carote a chi li paga;
'na voja de fregasse che s'allaga;
ingiustizie e spettacoli mai visti,

deputati magnoni e pagnottisti,
fregnacce d'agguantasse co' la draga,
ministri frammassoni e camorristi
che nun fan'altro che ingrossà la piaga.

Conocchie, preti, gente che s'addanna,
strozzini, tasse, giudici vennuti…
e in fonno er vaticano che comanna.

Er merito che more su la paja
e la grolia che ghigna a li cornuti:
ecco le condizioni de l'Itaja.
Giggi Zanazzo (30 marzo 1893)
Consigliata da Renato Bellin


Insinuarsi...

Forse la vita migliore
sul tempo e sulla gravità è
passare senza lasciare tracce,
passare senza lasciare un'ombra

sulle pareti...
Forse prendere con
la rinuncia? Cancellarsi dagli specchi?
Così, come Lermontov nel Caucaso,
insinuarsi senza inquietare le rocce.

Forse il migliore diletto
è, col dito di Sebastian Bach,
non sfiorare l'eco dell'organo?
Sfaldarsi senza lasciare le ceneri

per l'urna...
Forse prendere con
l'inganno? Farsi cancellare dalle latitudini?
Così, insinuarsi nel Tempo come
nell'oceano, senza inquietare le acque...
(Marina Ivanovna Cvetaeva)
consigliata da Carmen



Il Giuramento di Pontida
L'han giurato li ho visti in Pontida
convenuti dal monte e dal piano.
L'han giurato e si strinser la mano
cittadini di venti città
Oh spettacol di gioia! I Lombardi
son concordi, serrati a una Lega.
Lo straniero al pennon ch'ella spiega
col suo sangue la tinta darà.
Più sul cener dell'arso abituro
la lombarda scorata non siede.
Ella è sorta. Una patria ella chiede
ai fratelli, al marito guerrier.
L'han giurato. Voi donne frugali,
rispettate, contente agli sposi,
voi che i figli non guardan dubbiosi,
voi ne' forti spiraste il voler.
Perchè ignoti che qui non han padri
qui staran come in proprio retaggio?
Una terra, un costume, un linguaggio
Dio lor anco non diede a fruir?
La sua patria a ciascun fu divisa.
E' tal dono che basta per lui.
Maledetto chi usurpa l'altrui,
chi il suo dono si lascia rapir.
Sù Lombardi! Ogni vostro Comune
ha una torre, ogni torre una squilla:
suoni a stormo. Chi ha un feudo una villa
co' suoi venga al Comun ch'ei giurò
Ora il dado è gettato. Se alcuno
di dubbiezze ancora parla prudente,
se in suo cor la vittoria non sente,
in suo cuore a tradirvi pensò.
Federigo? Egli è un uom come voi.
Come il vostro è di ferro il suo brando.
Questi scesi con esso predando,
come voi veston carne mortal.
- Ma son mille più mila - Che monta?
Forse madri qui tante non sono?
Forse il braccio onde ai figli fer dono,
quanto il braccio di questi non val?
Su! Nell'irto increscioso allemanno,
su, lombardi, puntate la spada:
fare vostra la vostra contrada
questa bella che il cel vi sortì.
Vaghe figlie del fervido amore,
chi nell'ora dei rischi è codardo,
più da voi non isperi uno sguardo,
senza nozze consumi i suoi dì.
Presto, all'armi! Chi ha un ferro l'affili;
chi un sopruso patì sel ricordi.
Via da noi questo branco d'ingordi!
Giù l'orgoglio del fulvo lor sir
Libertà non fallisce ai volenti,
ma il sentier de' perigli ell'addita;
ma promessa a chi ponvi la vita
non èpremio d'inerte desir.
Giusti anch'ei la sventura, e sospiri
l'allemanno i paterni suoi fuochi;
ma sia invan che il ritorno egli invochi,
ma qui sconti dolor per dolor.
Questa terra ch'ei calca insolente,
questa terra ei morda caduto;
a lei volga l'estremo saluto,
e sia il lagno dell'uomo che muor.
Giovanni Berchet
Consigliata da Salvatore Armando Santoro



[Quando il mio caro fratello]

Quando il mio caro fratello

passava l’ultimo olmo (degli addii,

disposti in filari), le lacrime

erano più grandi degli occhi.



Quando il mio caro amico

doppiava l’ultimo promontorio

(dei sospiri della mente: ritorna!),

gli addii erano più grandi delle mani.



Quasi le braccia lasciassero le spalle

e le labbra restassero indietro a supplicare!

La favella aveva perso i suoni,

il metacarpo aveva perso le dita.



Quando il mio caro ospite…

- Signore, guardaci! -

le lacrime erano più grandi

degli occhi umani e delle stelle

atlantiche…

(Marina Ivanovna Cvetaeva, 26 marzo 1923)

- Consigliata da Carmen -


Cyrano
Venite pure avanti, voi con il naso corto,
signori imbellettati, io più non vi sopporto!
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
perché con questa spada
vi uccido quando voglio.
Venite pure avanti poeti sgangherati,
inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza
avrete soldi e gloria ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finché dura
ché il pubblico è ammaestrato
e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse
col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Facciamola finita, venite tutti avanti
nuovi protagonisti, politici rampanti;
venite portaborse, ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto
del qualunquismo un arte;
coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
in questo benedetto assurdo bel paese.
Non me ne frega niente
se anch'io sono sbagliato,
spiacere è il mio piacere,
io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti
da sempre mi balocco
e al fin della licenza
io non perdono e tocco.
Ma quando sono solo
con questo naso al piede
che almeno di mezz'ora
da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia
e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d'essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo ma sono triste
perché Rossana è bella, siamo così diversi;
a parlarle non riesco, le parlerò coi versi.
Venite gente vuota, facciamola finita:
voi preti che vendete a tutti un'altra vita;
se c'è come voi dite un Dio nell'infinito
guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso
che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali,
tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
e al fin della licenza io non perdono e tocco.
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
ma in questa vita oggi non trovo più la strada,
non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo;
dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole;
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché ormai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo Cirano...
Francesco Guccini.
Consigliata da Sandra Greggio


Sables mouvants
Démons et merveilles
Vents et marées
Au loin déjà la mer s'est retirée
Et toi
Comme une algue doucement caressée par le vent
Dans les sables du lit tu remues en rêvant
Démons et merveilles
Vents et marées
Au loin déjà la mer s'est retirée
Mais dans tes yeux entrouverts
Deux petites vagues sont restées
Démons et merveilles
Vents et marées
Deux petites vagues pour me noyer.
Jacques Prévert

Sabbie mobili
Démoni e meraviglie
venti e maree
già al largo il mare si ritirò
e tu
come alga dolcemente accarezzata dal vento
nelle sabbie del letto ti agiti fantasticando.
Démoni e meraviglie
venti e maree
già al largo il mare si ritirò
ma nei tuoi occhi socchiusi
due piccole onde sono rimaste.
Démoni e meraviglie
venti e mare.
Due piccole onde per annegare.
Consigliata da Piero Colonna Romano


Giochi ogni giorno
Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno.
A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra ghirlande gialle.
Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ti ricordi com'eri allora, quando ancora non esistevi.
Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire tutti i venti, tutti.
La pioggia si denuda.
Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.
Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ultimo grido.
Raggomìtolati al mio fianco come se avessi paura
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.
Ora, anche ora, piccola, mi rechi caprifogli,
ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.
Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi
e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.
Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri,copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi
Pablo Neruda
Consigliata da Sandra Greggio


Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.



Quando l'amico vi confida il suo pensiero,
non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa
nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero
non èamore,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.



E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea,
fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose
il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

Kahlil Gibran (Tratto da "Il Profeta" )

A ricordo di una giornata speciale con degli amici speciali a cui dedico questi pensieri.
Sandra
Consigliata da Sandra Greggio



L’amore dei vecchi
In una gloria di sole occidentale
vaneggi, mente stanca:
inseguito prodigio non s’adempie
nell’aldiquà del fiore che s’imbianca

Ma tu, distanza, torna a ricolmarti
tu a farti terra in questa ferma fuga
mare di nuda promessa
ai nostri balbettanti passi tardi

E tu, voce, rimani
persuàdici – un poco, un poco ancora
nostro non più domani,
usignolo dell’aurora
Giovanni Giudici
Consigliata da Carmen



Il verme conquistatore
Guardate!è una serata di gala
in questi ultimi anni desolati!
Uno stuolo d'angeli alati!
Tra i veli e sommersi dal pianto,
a teatro siede a vedere
un dramma di speranze e timori,
l'orchestra emette a tratti in sordina
la musica delle sfere.

Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
sottovoce borbottano, sussurrano
e si gettano qua e là. Marionette
soltanto che vengono e vanno
al cenno di cose immense informi
e spostano gli scenari avanti e indietro
scuotendo dalle loro ali di Condor
l'invisibile Affanno!

Un dramma così variegato, non temete,
non sarà scordato!
Col suo Fantasma per sempre inseguito
da una folla che mai non l'afferra,
in un cerchio che sempre ritorna
nello stesso identico punto,
e molta Pazzia, e ancor più Peccato,
e Orrore animano la trama.

Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
s'insinua una forma strisciante!
Una cosa rosso sangue si snoda
sbucando dalla scena deserta!
Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
suo cibo diventano i mimi,
singhiozzano i serafini ai denti del mostro
di sangue rappreso imbevuti.

Spente, spente le luci, tutte spente!
E sopra ogni forma fremente,
funebre sudario il sipario
vien giù con fragor di tempesta,
e gli angeli pallidi esangui,
levandosi, svelandosi, dicono
che quella è la tragedia
"L'Uomo",
è il Verme Conquistatore, l'eroe.
Edgar Allan Poe
Consigliata da Piero Colonna Romano




Se mi ami non piangere
Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto. Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!
Sant’Agostino
Consigliata da Carmen




Tre fiammiferi accesi

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

Jacques Prévert

Consigliata da Carmen


Sulla riva
I pontili deserti scavalcano le ondate,
anche il lupo di mare si fa cupo.
Che fai? Aggiungo olio alla lucerna,
tengo desta la stanza in cui mi trovo
all'oscuro di te e dei tuoi cari.

La brigata dispersa si raccoglie,
si conta dopo queste mareggiate.
Tu dove sei? ti spero in qualche porto...
L'uomo del faro esce con la barca,
scruta, perlustra, va verso l'aperto.
Il tempo e il mare hanno di queste pause.
Mario Luzi
Consigliata da Carmen


'A livella
Ogn'anno, il due novembre, c'è l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fa' chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.

Ogn'anno puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado, e con i fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza

St'anno m'è capitata 'n'avventura...
dopo di aver compiuto il triste omaggio
(Madonna), si ce penzo, che paura!
ma po' facette un'anema 'e curaggio.

'O fatto è chisto, statemi a sentire:
s'avvicinava ll'ora d' 'a chiusura:
io, tomo tomo, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

"QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE
SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO
ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE
MORTO L'11 MAGGIO DEL '31."

'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
... sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
nce steva n'ata tomba piccerella
abbandunata, senza manco un fiore;
pe' segno, solamente 'na crucella.

E ncoppa 'a croce appena si liggeva:
"ESPOSITO GENNARO NETTURBINO".
Guardannola, che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! 'Ncapo a me penzavo...
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
ca pure all'atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s'era ggià fatta quase mezanotte,
e i' rummanette 'chiuso priggiuniero,
muorto 'e paura... nnanze 'e cannelotte.

Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
Penzaje; stu fatto a me mme pare strano...
Stongo scetato ... dormo, o è fantasia?

Ate che' fantasia; era 'o Marchese:
c' 'o tubbo, 'a caramella e c' 'o pastrano;
chill'ato appriesso' a isso un brutto arnese:
tutto fetente e cu 'na scopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro...
'o muorto puveriello... 'o scupatore.
'Int' a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
so' muorte e se retireno a chest'ora?

Putevano stà 'a me quase 'nu palmo,
quando 'o Marchese se fermaje 'e botto,
s'avota e, tomo tomo... calmo calmo,
dicette a don Gennaro: "Giovanotto!

Da voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono un blasonato?!

La casta e casta e va, si, rispettata,
ma voi perdeste il senso e la misura;
la vostra salma andava, si, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente".

"Signor Marchese, nunè colpa mia,
i' nun v'avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie b stata a ffa' sta fessaria,
i' che putevo fa' si ero muorto'?

Si fosse vivo ve farrie ****ento,
pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse,
e proprio mo, obbj'... 'nd'a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n'ata fossa."

"E cosa aspetti, oh turpe macreato,
che 1'ira mia raggiunga 1'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei gih dato piglio alla violenza!"

"Famne vedé... piglia sta violenza...
'A verità, Marché', mme so' scucciato
'e te senti; e si perdo 'a pacienza,
mme scordo ca so' muorto e so' mazzate!...

Ma chi te cride d'essere... nu ddio?
Ccà dinto, 'o vvuò capì, ca simmo eguale?...
... Morto si' tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'n'ato è tale e qquale."

"Lurido porco!... Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?"

"Tu qua' Natale ... Pasca e Ppifania!!
f T' 'o vvuo' mettere 'ncapo... 'int' 'a cervella
che staje malato ancora 'e fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched'e".... e una livella.

'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt' 'o punto
c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme
tu nun t'he fatto ancora chistu ****o?

Percio, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo,
suppuorteme vicino - che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie... appartenimmo â morte!"
Antonio De Curtis -Totò-
Consigliata da Piero Colonna Romano


Indizi
Come spostando pietre:
geme ogni giuntura! Riconosco
l’amore dal dolore
lungo tutto il corpo.

Come un immenso campo aperto
alle bufere. Riconosco
l’amore dal lontano
di chi mi è accanto

Come se mi avessero scavato
dentro fino al midollo. Riconosco
l’amore dal pianto delle vene
lungo tutto il corpo.

Vandalo in un’aureola
di vento! Riconosco
l’amore dallo strappo
delle più fedeli corde
vocali: ruggine, crudo sale
nella strettoia della gola.

Riconosco l’amore dal boato
- dal trillo beato -
lungo tutto il corpo!
Marina Ivanovna Cvetaeva
Consigliata da Carmen


Kimi de ite buji de ite – Sii te stesso –
“Rimani te stesso, rimani al sicuro
Preoccupato, il mondo è preoccupato per te
Alla ricerca del tuo nome
Con te, il mondo intero è con te
Prossimo a conoscere la tua vita
Il tuo cuore e il tuo corpo intatti
Finché non ti potremo abbracciare e vederti
Rimani te stesso, rimani al sicuro”
Yoko Kanno

14 marzo 2011
Per le vittime del disastro in Giappone, la cantante Yoko Kanno ha inciso questa canzone,
della sola durata di tre minuti, ma sufficienti per lanciare un appello accorato,
che vuole essere un invito al coraggio e alla solidarietà di tutto il mondo. Lo speriamo.
Consigliata da Sandra Greggio


Italia
da L'Allegria - Il porto sepolto
_______________________

Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni

Sono un frutto
d'innumerevoli contrasti d'innesti
maturato in una serra

Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia

E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre

Locvizza, l'1 ottobre 1916
Giuseppe Ungaretti
Consigliata da Sandra Greggio


Uomo sii attento!
Che dice la mezzanotte profonda?
Io dormivo, dormivo-,
da un sonno profondo mi sono risvegliata:-
profondo è il mondo,
E più profondo che nei pensieri del giorno.
Profondo è il suo dolore-,
Piacere -più profondo ancora di sofferenza:
Dice il dolore:perisci!
Ma ogni piacere vuole eternità-,
-vuole profonda profonda eternità”.
F.Nietzsche, Cosi parlò Zarathustra
Consigliata da Arcangela Cammalleri


(da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi)
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo,
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso smorto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Cesare Pavese 22 marzo 1950
Consigliata da Piero Colonna Romano


La notte nell'isola
Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
- pane, vino, amore e collera -
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l'oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.
Pablo Neruda
Consigliata da Piero Colonna Romano


Le sue Rimas furono una svolta nella poesia spagnola. Poeti che ne hanno seguito quello stile sono Alberti, Lorca, Machado, Unamuno, Jmenez, Cernuda ed altri. Gustiamo la dolcezza di questi versi.

Qué es poesía?
¿Qué es poesía?, dices mientras clavas
en mi pupila tu pupila azul.
¡Que es poesía!, Y tú me lo preguntas?
Poesía... eres tú.
Che cos'è la poesia?
"Che cos'è la poesia?", dici mentre fissi
la mia pupilla con la tua pupilla blu.
"Che cos'è la poesia? E tu me lo domandi?
Poesia... sei tu!"

Los suspiros
Los suspiros son aire y van al aire.
Las lágrimas son agua y van al mar.
Dime, mujer, cuando el amor se olvida,
¿sabes tù adónde va?

I sospiri
I sospiri sono aria, e vanno verso l'aria.
Le lacrime son acqua, e vanno al mare.
Dimmi donna: quando l'amore si dimentica
sai tu dove va?

Gustavo Adolfo Bécquer
(Gustavo Adolfo Domínguez Bastida - Siviglia 1836 - Madrid 1870)
Consigliata da da Piero Colonna Romano


Come d'amore si parlava
circa 2500 anni fa

Io sono la sposa:
Baciami con i baci della tua bocca
inebriandola con le carezze
del tuo vino.
E' bello penetrare
nel profumo del tuo nome
respirando l'unguento
che rende sacre le vergini
di te innamorate.
………………………….
Il forte desiderio
della mia pelle scura
evapora su tende beduine,
irrompe con delizia
nei padiglioni sauditi.
…………………………
Ardo per te, anima della mia anima
ardo per i luoghi
dove tu pascoli e riposi,
ardo per il mio errare velata
dietro greggi preclusi
al tuo splendore.


Io sono lo sposo:
……………………………..
O bellissima tra le donne,
tu sarai la mia compagna,
sarai per me
come la morbida puledra
di un cocchio faraonico
lanciata in quel galoppo
che voglio assecondare.
Corro con te
sul filo delle tue perle,
trascoloro sulle tue guance
tessendo riccioli d'oro
con bisbigli d'argento.


Io sono la sposa:
Banchetta tra i miei seni
il mio amato,
sembra un contenitore di mirra
chiamato a pernottare:
il fiore ombelicato di Engaddi
è cresciuto nel recinto
come grappolo di vigna
turgido del mio diletto.


Io sono lo sposo:
Preso e smarrito
nell'incanto del loto
che schiude i tuoi occhi
al volo delle colombe.


Io sono la sposa:
Che reca calore al nostro letto,
prato d'erba eretto a dimora
su fondali di cedro e di pini.
Ecco io sono la sposa:
per me lui è stelo di giglio
espanso a sanguigno virgulto
di vene.


Io sono lo sposo:
Ecco io sono lo sposo:
per me lei è rosa di carne
che danza sul ventre
degli asfodeli.


Io sono la sposa:
Io sono la sposa immacolata
e lui per me è come
melo edenico
tra rudi alberi
di boscaglia,
per me che sono spoglia
della sua ombra animica
al sussulto del piacere
in giacitura.
E lui che violento
fiore d'alcova
si rende dolce alla mia bocca
come frutto d'amore
frutto per cui mi trovo
a languire
e così che invoco
di essere rinvigorita
con uva mandorlata
incorniciata in un cesto
gonfio di mele.

Avvinghiata nel corpo
dalla sua destra rapace
mentre perdutamente mi abbandono
aspetto che la mia anima
sia stretta dalla tua sinistra
là dove il capo orante
estasiato si posa.


Io sono lo sposo:
……………………
lasciate che l'anima goda
finchè c'è mistico delirio.


Io sono la sposa:
una voce cui è delirio
la voce dell'amato.
Eccolo, lo sento:
eccolo che viene
saltellando tra i monti
e caracollando sulle colline.
Simile a una gazzella
e a un cucciolo di cervo
erompe dritto appresso al muro,
preme sulla grata
modulando un canto
a squarci d'inferriata
e poi scoppia
in un ditirambo di parole.


Io sono lo sposo:
……………………………
Alzati e vieni via,
mia incantevole amica!
Tu che sei colomba dei dirupi,
verità e vita
di un mito segreto
nidificato nella roccia,
fammi eco con la tua voce
fammi grazia del tuo viso.
………………………………..


Io sono la sposa:
il mio viso non è più velato,
e come se fosse reso nudo
al mistero di un giglio
che bruca le rose.
Al cader delle ombre
e al morir del giorno
egli, il mio sposo, sarà lassù
sui monti profumati:
cervo e gazzella
del mio paradiso.
……………………………
……………………………


Io sono lo sposo:
Quanto sei bella
mia oasi sprangata,
tappeto di preghiera
per la carne in erezione!
Un nastro di porpora
sigilla le tue labbra,
cavità piena di grazia
è la tua bocca
e la tua guancia
si spacca sotto il velo
come una melograna.
E come torre di David
è il tuo collo
addobbato ad arsenale
di erotiche delizie:
incompiuta sinfonia
eroica e pastorale
di scudi araldici
in riposo d'armeria.
……………………..
Sei tu
tutta bella
e senza macchia
il canto verginale
della mia mistica
sinuosa!
Sei tu la mia sposa
che mi ha rapito
come aquila
il cuore:
……………………..
sei tu la sorella,
mia sposa,
che ha carezze
più soavi del vino:
afrore di pianta
e bevanda
di vita!
Le tue labbra
stillano miele,
o sposa,
stillano sulla lingua
un effluvio di parole:
fermenta mosto il Libano
al cospetto delle tue libagioni!

…………………………………
………………………………
Glorifico in te tutti gli alberi
di mirra, incenso ed alo è.
Fonte e canale del seme,
i ruscelli spagisperma del Libano
polluscono vene turgide
al mio mistico giardino
vivo e sorgivo.


Io sono la sposa:
I venti Austro ed Aquilone
entrano sibilando
nel profondo
della mia gola di sposa:
si fa roca la mia voce
al soffiar dei venti
sul mio giardino.
E si sprigionano sapori acuti
dalla mia alcova:
da me si mangiano
frutti succosi.


Io sono lo sposo:
Sono lo sposo che entra
nel suo giardino,
o sorella, mia sposa!
……………………………..


Io sono la sposa:
Col cuore desto
sono io a sentire
il mio amato bussare,
tocca a me ascoltare
la sua voce sommessa
che dice: aprimi!
Rorida di rugiada
è la mia testa
a goccia a goccia
stilla dai miei riccioli
un rosario di perle
in tuo nome.
………………………..
Mi sono levata la tunica
perché è notte:
come indossarla di nuovo ?
………………………………….
La porta è come vagina
dove il mio amato
può introdurre
la sua mano
e fremono le mie viscere
a quel contatto.
Mi sono concessa
al mio amato
per vivere il dramma
del canto nuziale:
poi lui è sparito,
tra veglia e sonno.
La mia anima vien meno
al mancar delle sue parole
perché l'ho chiamato
e non ho avuto risposta:
l'ho cercato
e non l'ho trovato.


Sono la voce del coro:
che ha sentito il tuo scongiuro
come tu sei
bella tra le più belle
lui è diletto
tra i diletti.


Io sono la sposa:
che torna al suo diletto,
al ritratto dello sposo:
rosso a stecca
e bianco distillato,
virilizzato al meglio
tra mille e sopra il migliaio.
Neri come il corvo delle erme
i suoi capelli palmati
si inanellano a grappolo
su un corpo fuso
nello stampo dell'oro.
…………………………….
……………………………
La sua bocca assurta
ad asse del mondo
è un centro di delizie.


Io sono la voce del cono
di luce della sposa:
sono il garofano
di colui che mi consola
ha lui il giglio
che mi può trastullare.
E' lui che caracolla
nel giardino
camporellando garofani
insiepati ai gigli.


Io sono lo sposo:
Come sei bella !
Te ne vai a vele spiegate
Offuscando lo splendore
Di Tirsa e Gerusalemme,
ti schieri a parata
terribile e leggiadra.
E sei troppo festosa
troppo solenne
per gli occhi miei:
salvami dall'assedio
del tuo fascino,
liberami dalla magia
del tuo sguardo.
Annego nella tua chioma
ondulata dal vento
…………………………….
Fertili come il melograno
le tue labbra si aprono
a spicchio nella danza
ombrata di veli
…………………………..
Si apre come coppa di carne
al vino succoso
il tuo ombelico,
si fascina a covone di grano
erpicato da gigli
il ventre della tua cupola
di cielo.
Vedo i tuoi seni
come fossero cuccioli gemelli
di una gazzella.
……………………………….
Coglierò sui rami della palma
frutti maturi come seni,
stringerò grappoli d'uva
nel verbo del respiro,
colerò nuove parole
sulle sue labbra assopite.
E così che il biondo profumo
delle mele
scivola tra le lenzuola
per gioire.
…………………………
………………………………

Fa che l'amore
sia più forte della morte,
fa che l'estasi della passione
trionfi sul panico della Geenna.
Divampa come fiamma
il nostro amore:
………………………………..

Sintesi del "Cantico dei Cantici" : IV secolo a.c. Dove l'estasi mistica (l'intero cantico è pervaso dalla presenza di dio) si sposa alla poesia erotica.
Proposto da Piero Colonna Romano.

Questo amore
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore cosí bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E' tuo
E' mio
E' stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l'estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l'ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me e per tutti gli altri
Che non conosco
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
Jacques Prévert
Consigliata da Piero Colonna Romano

Romolo e Remo
Secondo er fatto storico Romano
come ce ricontava la maestra
Romolo e Remo drento na canestra
vennero giù pe'r fiume da lontano
er vento poi li spinse su'n ripiano
in mezzo quattro piante de ginestra
e lì successe er salvataggio extra
rimasto pe li secoli un arcano
na lupa li sarvò così li pupi
succhiorno er latte suo come a na balia
e crebbero co l'indole de lupi
de fatti da li tempi ormai lontani
li discennenti succhiano l'Italia
e quer ch'è buffo
è che nun sò Romani.
Trilussa
da "Aldo Fabrizi recita Trilussa"
Consigliata da Renato Bellin

n. 1535.
Quella vita che fu tenuta a freno
troppo stretta e si libera,
poi correrà per sempre, con un cauto
sguardo indietro, e paura delle briglie.
Il cavallo che fiuta l'erba viva,
e a cui sorride il pascolo,
sarà ripreso solo a fucilate,
se si potrà riprenderlo.
Emily Dickinson
- consigliata da Carmen -

Finis (bronzo su marmo)
Muoiono i poeti
e se ne vanno così come sono vissuti,
il sangue ancora vivo per ore, forse per settimane,
ci lasciano come bambini
che si tappano le orecchie con le mani
per il troppo
rumore;
ed il vuoto lo vediamo nei nostri occhi
e ci tocca di riempirlo con ogni bontà possibile,
energici, vitali, mai rassegnati,
anche se spaliamo il sale delle nostre anime
con una pietra al collo e un groppo in gola.
Angelo Curcio
(dal libro "Con una pietra al collo e un groppo in gola")
Consigliata da donatella de bartolomeis

Inno all'amore
"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'amore,
sarei come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l'amore,
sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l'amore,
niente mi gioverebbe.
L'amore è paziente,
è benigno l'amore;
non è invidioso l'amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L'amore non avrà mai fine.
S. Paolo
(tratto dalla prima lettera ai Corinti)
Consigliata da Piero Colonna Romano

Balada para los poetas andaluces de oy
¿Qué cantan los poetas andaluces de ahora?
¿Qué miran los poetas andaluces de ahora?
¿Qué sienten los poetas andaluces de ahora?

Cantan con voz de hombre, ¿pero dónde están los hombres?
con ojos de hombre miran, ¿pero dónde los hombres?
con pecho de hombre sienten, ¿pero dónde los hombres?

Cantan, y cuando cantan parece que están solos.
Miran, y cuando miran parece que están solos.
Sienten, y cuando sienten parecen que están solos.

¿Es que ya Andalucía se ha quedado sin nadie?
¿Es que acaso en los montes andaluces no hay nadie?
¿Que en los mares y campos andaluces no hay nadie?

¿No habrá ya quien responda a la voz del poeta?
¿Quién mire al corazón sin muros del poeta?
¿Tantas cosas han muerto que no hay más que el poeta?

Cantad alto. Oiréis que oyen otros oídos.
Mirad alto. Veréis que miran otros ojos.
Latid alto. Sabréis que palpita otra sangre.

No es más hondo el poeta en su oscuro subsuelo.
encerrado. Su canto asciende a más profundo
cuando, abierto en el aire, ya es de todos los hombres.
Rafael Alberti
(una toccante canzone contro la guerra, successivamente musicata, splendidamente, dagli Agua Viva)
Consigliata da Piero Colonna Romano

Ascolta il passo breve delle cose
Ascolta il passo breve delle cose
-assai più breve delle tue finestre-
quel respiro che esce dal tuo sguardo
chiama un nome immediato: la tua donna.
E' fatta di ombra e ciclamini,
ti chiede il tuo mistero
e tu non lo sai dare.
Con le tue mani
sfiori profili di una lunga serie di segni
che si chiamano rime.
Sotto, credi,
c'è presenza vera di foglie,
un incredibile cammino
che diventa una meta di coraggio.
Alda Merini, Da "La volpe e il sipario"
Consigliata da Piero Colonna Romano

Paris at night
Trois allumettes un à un allumè dans la nuit
La premi ère pour voir ton visage tout enti èr
La seconde pour voir tes yeux
La derni ère pour voir ta bouche
Et l'obscurité tout enti ère pour me rappeler tout cela
En te serrant dans me bras
Jacques Prévert
Consigliata da Piero Colonna Romano

La Mosca 'nvidiosa
La Mosca era gelosa Dio sa come
d'una Farfalla piena de colori.
Tu – je diceva – te sei fatta un nome
perché te la svolazzi tra li fiori:
ma ogni vorta che vedo l'ali tue
co' tutto quer velluto e quer ricamo
nun me posso scordà quann'eravamo
poveri verminetti tutt'e due...
Già – disse la Farfalla – ma bisogna
che t'aricordi pure un'artra cosa:
io nacqui tra le foje d'una rosa
e tu su 'na carogna.
Trilussa
Consiliata da Giuliano da Rocca del Santo

Dev’esserci…
Dev’esserci un colore da scoprire
un recondito accordo di parole,
dev’esserci una chiave per aprire
nel muro smisurato questa porta.

Dev’esserci un’isola più a sud,
una corda più tesa e più vibrante
un altro mar che nuota in altro blu,
un’altra intonazione più cantante.

Poesia tardiva che non riesci
a dire la metà di quel che sai:
non taci, quanto puoi, e non sconfessi
questo corpo casuale e inadeguato.
José Saramago (traduzione di F. Toriello)
consigliata da Carmen

All'ombra
Mentre me leggo er solito giornale
spaparacchiato all'ombra d'un pajaro
vedo un porco e je dico :- Addio, maiale!-
vedo un ciuccio e je dico :- Addio, somaro!-
Forse 'ste bestie nun me capiranno,
ma armeno provo la soddisfazzione
de potè di' le cose come stanno
senza paura de finì in priggione.
Trilussa (Carlo Alberto Salustri)
Consigliata da Renato Bellin


Campanilismo
Nu Milanese fa na cosa? embè
tutta Milano: - Evviva 'o Milanese!
è rrobba lloro e l'hann' 'a sustenè,
e 'o stesso 'o Turinese e 'o Genovese.

Roma? : - Chisto è Rumano e si è Rumano,
naturalmente vene primma 'e te.
Roma è la Capitale! E si è Tuscano,
Firenze ne fa subbito nu rre.

Si fa na cosa bona nu Pugliese?
Bari, cu tutte 'e Puglie, 'o ffa sapè.
Si è d' 'a Basilicata o Calavrese,
na gara a chi cchiù meglio 'o po' tenè.

è nu Palermitano o Catanese?
tutt''a Sicilia: - Chisto è figlio a mme!
Si è n'Umbro, Sardo, Veneto, Abruzzese,
'a terra soia s''o vanta comme a cche.

Le fanno 'e ffeste, aizano 'o pavese:
senza suttilizzà si è o nunè.
Nun c'è nu Parmigiano o Bolognese
ca 'e suoie nun s' 'o difendono; e pecchè

si è nu Napulitano, 'a città soia,
'o ricunosce e nun ce 'o ddà a parè?
S''o vasa 'nsuonno e nun le dà sta gioia.
E 'e trombe 'e llate squillano: " Tetèee! "

Qualunque cosa fa, siente: - " E ched'è? "
" 'O ssaccio fà pur'io. " " Senza pretese. "
E chesto simme nuie. Dopo di che,
Nun se fa niente 'e buono a stu paese?

E tu, Napule mia, permiette chesto?
Strignece 'mpietto a te, figlie e figliaste.
Arapencelle 'e braccia e fallo priesto:
avimm' 'a stà a " guaglione " e simmo maste.

T'avante 'e vermicielle, 'e pummarole:
mmescace pure a nuie si 'o mmeretammo.
Che vvuò ca, cu stu cielo e chistu sole,
te dammo nu saluto e ce ne jammo?

Campanilismo bello, addò sì ghiuto?
facimmolo nuie pure comme a ll'ate.
si no p' 'a gente 'e Napule è fernuto,
e nun sarrammo maie cunsiderate.

Talento ne tenimmo, avimmo ingegno:
nu poco sulo ca ce sustenimmo,
cunquistarrammo chillu posto degno
ca, pè mullezza nosta, nun tenimmo.

Quanno na cosa è bbona e è nata ccà,
nu milione 'e gente l'ha da dì.
E vedarraie po' Napule addò va,
cu tutto ca è 'o paese d' 'o ddurmì.
Raffaele Viviani
Consigliata da Ida Guarracino



Funeral blues
Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message He Is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever: I was wrong.

The stars are not wanted now: put out every one;
Pack up the moon and dismantle the sun;
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.
W. H. Auden
- Consigliata da Kati -

Blues in memoria
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui è Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.

Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.

Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.
(Traduzione di Gilberto Forti)
CANTO POESIA PAROLA
Se anche cantassi come gli angeli,
ma non amassi il canto,
non faresti altro che rendere sordi gli uomini
alle voci del giorno e alle voci della notte.

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Parole sussurrate
La mente soppesa e misura,
ma è lo spirito che giunge al cuore della vita
e ne abbraccia il segreto;
e il seme dello spirito è immortale.
Il vento può soffiare e placarsi,
e il mare fluire e rifluire:
ma il cuore della vita
è sfera immobile e serena,
e in quel punto rifulge
una stella che è fissa in eterno.
Kahlil Gibran "Il profeta"
- consigliata da Carmen -
La vetta
Ho scalato la montagna della vita
con le sue impervie pareti,
le ricadute rovinose
i dolori sanguinanti del cuore,
il freddo degli addii e i tormenti
dell'anima inquieta.
Le mani ferite e dolenti
a stringere i sogni da inseguire
che poi sfuggivano alla presa.
Ho scalato la montagna dei miei pensieri
in compagnia dei silenzi
e con loro dormivo
Ho scalato la montagna dei rimpianti
senza guadare in basso
nei baratri del passato
la paura della malinconia
e dei fantasmi da evitare
come una vertigine mortale.
Ho scalato la montagna del tempo
con i venti a sferzare il mio volto
a cambiarlo, a non riconoscerlo
negli specchi di laghi gelati
delle stagioni dell'uomo.
Domandarmi se quello ero io
o il ricordo di me stesso
Ho scalato la montagna dei dubbi
cercando nell' eco la voce di Dio.
Ho scalato la montagna dell'amore
rimanendo immobile e senza respiro
ad ogni primo bacio, ad ogni sì.
Sulla vetta, ristretto spazio dove
posto non c'è per amori, dolori
rimpianti, ambizioni, speranze
dove illusioni non esistono più
dove mentire a se stessi non serve
per continuare a vivere perché limpido
intorno e sopra me è il cielo delle verità…
aspetto un angelo o un demone.
Claudio Pompi
dany61 Inserito il - 01/07/2020 : 06:19:57
Elogio dell’infanzia

Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente

e questa pozzanghera il mare.
Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.
Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.
Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?
Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.
Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.
Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.
Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.
Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.
Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.

Peter Handke
dany61 Inserito il - 29/06/2020 : 05:42:47
Innamorato
Vorrei essere un pesce,
così vispo e guizzante;
venissi tu a pescare,
io mi lascerei prendere.
Vorrei essere un pesce,
così vispo e guizzante.

Oh se fossi un cavallo,
ti sarei caro allora!
Oppure una vettura,
per portarti a tuo agio.
Oh se fossi un cavallo,
ti sarei caro allora!

Vorrei essere oro,
e sempre al tuo servizio;
se tu facessi spese,
io tornerei correndo.
Vorrei essere oro,
e sempre al tuo servizio.

Vorrei esser fedele,
la mia bella sempre diversa;
a lei vorrei promettermi,
né vorrei mai andarmene.
Vorrei esser fedele,
e lei sempre mutare.

Vorrei essere vecchio,
tutto rugoso e freddo;
se tu mi rifiutassi,
non potrei certo affliggermi.
Vorrei essere vecchio,
tutto rugoso e freddo.

Se io fossi una scimmia
pronta agli scherzi buffi,
e tu fossi imbronciata,
ti farei delle burle.
Se io fossi una scimmia
pronta agli scherzi buffi.

Fossi mite come una pecora,
ardito come un leone,
avessi l’occhio di lince
e un’astuzia di volpe.
Fossi mite come una pecora,
ardito come un leone.

Tutto quello che io fossi,
te lo concederei;
con i beni di un principe,
tutto ti apparterrei!
Tutto quello che io fossi,
te lo concederei!

Ma sono come sono,
e accettami così!
Se ne vuoi di migliori,
fatteli su misura.
Io sono come sono;
così dovrai accettarmi!
(Johann Wolfgang Goethe)
dany61 Inserito il - 28/06/2020 : 06:05:36
«Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a ieri sera. Quando non c’è stata più la luce del sole, ho acceso una candela. L’avevo comperata nel pomeriggio. E poi una piccola luce in cucina. Bassa. Discreta. Avevo appena finito di lavare i piatti e mi stavo preparando a fare un’ultima cosa prima di mettermi a dormire quando l’ho sentito. C’era silenzio e perciò l’ho sentito forte e chiaro: il vento tra le fronde dei grandi alberi che ho davanti a casa. Sono rimasta con la testa bassa, senza guardare. Volutamente. Volevo
concentrarmi sul suono. Un vento delicato, quasi una di quelle carezze che non siamo ancora riusciti a fare agli amici e che aspettiamo di poter fare. Quel suono dolce tra le foglie e i rami mi calmava. Poi ho girato la testa e li ho guardati e mi sono commossa. Ho pensato a quando andrò via di qua. Al trasloco che mi aspetta. Sono giorni che ci penso. Al trasloco, e al fatto che dovrò abbandonare questi alberi. Niente più vento tra le fronde. Niente più cinguettio al mattino presto. Niente più apprensione quando piove forte e chissà se il nido con i piccoli di cornacchia resiste. E sono stata grata di averli avuti in questi anni con me. Sono stata grata di averli in questi giorni con me e per i giorni a venire, finché sarà. Sono stata grata. E la forza della gratitudine ha ricacciato indietro tutto il resto che stava venendo su come una pianta in gola.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 27/06/2020 : 13:35:15
"E se solo potessi rivederti
solo per il tempo di una parola
ti direi solo “grazie”
solo uno, un grazie per tutto.
E anche se questo piccolo tempo
non ce lo darà mai nessuno,
il mio grazie lo grido lo stesso:
sono sicuro che tu, lo sentirai.
Sì, lo sentirai... come io oggi
sento ciò che vivrà ancora."
Green Eyed Vincent
dany61 Inserito il - 27/06/2020 : 06:16:46

Al padre
Dove sull'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da tre giorni,è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele disseccate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.

La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.

Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso sul tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d'Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo - difficile affinità
di pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del Biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
<<Baciamu li mani>>. Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.
(Salvatore Quasimodo)
dany61 Inserito il - 26/06/2020 : 06:10:46

Elogio di una rosa
Rosa della grammatica latina
che forse odori ancor nel mio pensiero
tu sei come l’immagine del vero
alterata dal vetro che s’incrina.

Fosti la prima tu che al mio furtivo
tempo insegnasti la tua lingua morta
e mi fioristi gracile e contorta
per un dativo od un accusativo.

Eri un principio tu: ma che ti valse
lungo il cammino il tuo mesto richiamo?
Or ti rivedo e ti ricordo e t’amo
perché hai la grazia delle cose false.

Anche un fior falso odora, anche il bel fiore
di seta o cera o di carta velina,
rosa della grammatica latina:
odora d’ombra, di fede, d’amore.

Tu sei più vecchia e sei più falsa, e odori
d’adolescenza e sembri viva e fresca,
tanto che dotta e quasi pedantesca
sai perché t’amo e non mi sprezzi o fori.

Passaron gli anni: un tempo di mia vita.
Avvizzirono i fior del mio giardino.
Ma tu, sempre fedele al tuo latino,
tu sola, o rosa, non sei più sfiorita.

Nel libro la tua pagina è strappata,
strappato il libro e chiusa la mia scuola,
ma tu rivivi nella mia parola
come nel giorno in cui t’ho “declinata”.

E vedo e ascolto: il precettore in posa,
la vecchia Europa appesa alla parete
e la mia stessa voce che ripete
sul desiderio di non so che cosa:

Rosa, la rosa
Rosae, della rosa…
(Marino Moretti)
dany61 Inserito il - 25/06/2020 : 05:29:44
Però, se appena appena
Però, se appena appena
m'avessi tu concesso
io t'avrei spesso
condotta a cena.

Si stava assai benino
un tempo a la regina:
buona cucina,
ottimo vino.

Là si potea cercare
il più riposto canto,
seduti accanto
gozzovigliare.

Quale a mensa il marito
suol far con bella sposa,
io d'ogni cosa
t'avrei servito.

T'avrei del fritto scelti
i più dolci pezzetti,
e per te i petti
al pollo svelti.

All'arrosto spiccato
avrei la miglior carne,
per dilettarne
il tuo palato;

con saggio accorgimento
l'insalata condita,
e a te le dita
ungervi e il mento.

Né pensar che pertanto
non t'empissi il bicchiere,
com'è dovere,
spesso, frattanto;

che a volte il mangiar troppo
non mi ti faccia nodo;
or bevi,è il modo
di tor l'intoppo.

Anco alla gioia, induce.
Già tutti sanno, cose
miracolose
il vin produce!

Che cicaleccio gaio
non m'avresti tu fatto!
Ed io che matto,
che parolaio!

Che chiasso senza fine,
e che risate! a mensa
non ci si pensa
a merli o trine.
(Vittorio Betteloni)
dany61 Inserito il - 24/06/2020 : 08:45:06

Nostalgia
Alto su rupe,
battuto dai venti,
un cimitero frondeggia:
cristiana oasi nel tartaro etrusco.
Là sotto è la fanciulla
bellissima dei Velcha,
che vive ancora nella tomba dell’Orco.
E’ il giaciglio gentile
della Pulzella
poco discosto.
Legioni di morti calarono
in quell’antica terra ove sperai
dormire un giorno e rimetter radici.
Oh poter seppellire
nella città silente
insiem con me la favola
di mia vita!
non esser più che una pietra corrosa,
un nome cancellato,
e riposar senza memoria in grembo
alla terra natia come se mai
me ne fossi scostato.
Ma nel sospiro estremo
sarò forse deluso.
Io morrò dove e quando
il fato vorrà.
Meglio forse al randagio
che lasciò il patrio asilo
cader per via conviene, esser disperso.
E resti all’ossa inappagate il fremito,
il desio del ritorno.
(Vincenzo Cardarelli)
dany61 Inserito il - 23/06/2020 : 06:59:32
Incontro in circolare
Alta, bruna, fiancuta,
sotto un soprabito disadorno,
la bella ragazza confusa
nella misera folla
d’una vettura circolare interna,
pareva sorda a ogni affanno.
Ferma sul corridoio, un po’ appartata,
le sue gambe di statua
sostenevano gli urti
come solido ponte un fiume in piena.
Non gloria in lei spirava,
non frenesia di vita o giovinezza,
ma una decisa e forte indifferenza
luceva nei suoi occhi assorti e aguzzi.
Era di quelle
romane bellezze
che son rare anche a Roma,
dove mai non s’incontrano
senza un muto stupore.
Era un grande segreto
della vita di Roma
che m’appariva in luogo men propizio,
nella forma più degna.
Donde veniva, ove andava
la bella romana chiomata
di lucidi e ricci capelli?
Quale mestiere o cura attribuirle?
Spostandosi verso l’uscio
trovò qualcuno con cui discorrere
famigliarmente.
E mi volgeva le spalle
alte com’ali tese.
Al Colosseo discese leggermente,
scomparendo ai miei occhi, oimé, per sempre.
(Vincenzo Cardarelli)
dany61 Inserito il - 22/06/2020 : 06:06:36

Sardegna
Sul languido cielo s'incidono,
Sardegna, i tuoi monti di ferro.
Cielo velato
come da un polline
malsano, che a guardarlo ci si strugge.
Malinconica Circe,
è con questo richiamo
che trattieni il partente,
presso il Limbara nostalgico.
Ed è così che il sardo
mai tradirà la sua terra fedele.

Quando il cisto più odora
e per le vie marine,
messaggio della vita misteriosa
che in te si cela,
s'avvicina fidente la pernice,
io percorsi, o Sardegna, le tue strade
saline di Gallura,
la terra d'Orosei, bianca, africana,
la Barbagia granitica e selvosa,
l'Ogliastra rossa,
ed oltre il campidano, le cui donne
hanno seni di pietra,
mi spinsi a Teulada
ove il daino saltellava
sui gradini della casa ospitale.
Sostai fra gli ombrosi
aranceti di Milis. Risalii
l'altipiano ventoso, verso Mandas,
in compagnia d'un canto di soldato,
unica medicina
a tanta malinconia.
E sul corso d'un fiume assiduo e lieto
mi ritrovai fra la tua fiera gente
barbaricina,
che giù dal Gennargentu,
dove fra il bianco granito frondeggiano
le querce e l'elce nera,
calava un tempo
alla pianura fertile e fangosa.
Così dal monte al piano
m'avventurai, per folti paradisi
di selvaggina
e terre così sole che a percorrerle
qualunque cavalcante è paladino.
Ti conobbi dovunque,
isola ardente e varia,
coi tuoi costumi, i tuoi canti ieratici.
E già l'estate lungo gli arsi greti
sbiancava l'oleandro,
persistendo sui monti
un colore indicibile
di primavera isolana.
E sul tuo suolo vergine affioravano
qua e là, sollecite,
le prime, rudi reliquie dell'uomo
che ti fan grave e cupa in tanta luce.
Favoloso viaggio
ch'io rifeci in un attimo,
allontanandomi nella sera,
mentre ormai più non eri
che un cielo sognante
all'orlo d'una montagna.
Terra di vini forti,
patria di antichi pastori
e di donne calde,
fior del Mediterraneo,
fiorito al tempo che tutto era chiuso
nel nostro mare,
tu porti in te il profumo
d'un secolo cortese e venturoso.
Lo sentii nella grazia
del tuo linguaggio,
nei venti che respiri.
E vidi Pisa,
là dove a un tratto sull'alpestre cima
due vecchie mura castellane, orrende,
rammentano il conte Ugolino.
Ma dimmi tu qual nome, se non Roma,
fa lampeggiare l'occhio
del tuo pastore.
(Vincenzo Cardarelli)
dany61 Inserito il - 21/06/2020 : 06:26:05
*Franco Battiato*
E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza
Questo sentimento popolare
Nasce da meccaniche divine
Un rapimento mistico e sensuale
Mi imprigiona a te
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
Fare come un eremita
Che rinuncia a sé
E ti vengo a cercare
Con la scusa di doverti parlare
Perché mi piace ciò che pensi e che dici
Perché in te vedo le mie radici
Questo secolo oramai alla fine
Saturo di parassiti senza dignità
Mi spinge solo ad essere migliore
Con più volontà
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
Cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
Essere un'immagine divina
Di questa realtà
E ti vengo a cercare
Perché sto bene con te
Perché ho bisogno della tua presenza
dany61 Inserito il - 20/06/2020 : 06:06:29
«Questa mattina mi sono svegliata pensando a un ragazzino che ho incrociato sul tram. Avrà avuto undici o dodici anni e la prima cosa che mi ha colpito è stata la sua proprietà di linguaggio. Parlava un gran bell’italiano, con parole pertinenti e ponderate. Aveva l’aria di essere una persona riflessiva e allo stesso tempo appassionata a ciò di cui parlava. La questione era come trascorrere il prossimo mese di agosto. Credo fosse la mamma, quella con cui si confidava, per via della somiglianza dei tratti del viso. La donna lo ascoltava con un sorriso pacato, come se nemmeno lei potesse farci un granché. La decisione, contro il parere forse di entrambi, sembrava ormai presa: limitare a una sola settimana la vacanza con l’amico del cuore, a vantaggio dell’attività sportiva amatoriale. E a un certo punto lui se n’è uscito dicendo: “Ho provato a dire a papà che le relazioni, per me, sono più importanti dello sport”. E allora mi ha lasciata proprio secca. E ho pensato a quando sei piccolo, o non ancora abbastanza grande da avere il diritto di decidere per te, e non riesci a far passare il tuo punto di vista. E ho voluto bene a quel ragazzino, con lo stesso slancio con cui poi ho sceso poi i gradini del tram.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 19/06/2020 : 05:56:24

Il rondone
Il rondone raccolto sul marciapiede
aveva le ali ingrommate di catrame,
non poteva volare.
Gina che lo curò sciolse quei grumi
con batuffoli d’olio e di profumi,
gli pettinò le penne, lo nascose
in un cestino appena sufficiente
a farlo respirare.
Lui la guardava quasi riconoscente
da un occhio solo. L’altro non si apriva.
Poi gradì mezza foglia di lattuga
e due chicchi di riso. Dormì a lungo.
Il giorno dopo riprese il volo
senza salutare.
Lo vide la cameriera del piano di sopra.
Che fretta aveva fu il commento. E dire
che l’abbiamo salvato dai gatti. Ma ora forse
potrà cavarsela.
(Eugenio Montale)



dany61 Inserito il - 18/06/2020 : 05:58:08
Santi del mio paese
Ce ne sono di chiese e di chiesuole,
al mio paese, quante se ne vuole!
E santi che dai loro tabernacoli
son sempre fuori a compiere miracoli.
Santi alla buona, santi famigliari,
non stanno inoperosi sugli altari.
E chi ha cara la subbia, chi la pialla,
chi guarda il focolare e chi la stalla,
chi col maltempo, di prima mattina,
comanda ai venti, alla pioggia, alla brina,
chi, fra cotanti e così vari stati,
ha cura dei mariti disgraziati.
Io non so se di me qualcuno ha cura,
che nacqui all'ombra delle antiche mura.
Vien San Martino che piove e c'è il sole,
vedi le vecchie che fanno all'amore.
Rustico è San Martin, prospero, antico,
e dell'invidia natural nemico.
Caccia di dosso il malocchio al bambino,
dà salute e abbondanza San Martino.
Sol che si nomini porta fortuna
e fa che abbiamo sempre buona luna.
Invocalo, se vuoi vita beata,
in ogni ora della tua giornata.
Vien Sant'Antonio, ammazzano il maiale.
Col solicello è entrato carnevale.
L'uomo è nel sacco, il sorcio al pignattino,
corron gli asini il palio e brilla il vino.
Viene, dopo il gran porcaro,
San Giuseppe frittellaro,
San Pancrazio suppliziato,
San Giovanni Decollato.
E San Marco a venire non si sforza,
che fece nascer le ciliege a forza.
E San Francesco, giullare di Dio,
è pure un santo del paese mio.
Ce ne sono di santi al mio paese
per cui si fanno feste, onori e spese!
Hanno tutti un lumino e ognuno ha un giorno
di gloria, con il popolino intorno.
(Vincenzo Cardarelli)
dany61 Inserito il - 17/06/2020 : 05:57:28
Il poeta e la sua città
Se dai ponti di Parma il bel mattino
scopre campagne azzurre e colli lievi
nel mistero delle case distanti,
se un giorno d'ombre lunghe e di tremanti
pioppi promette il quieto fuoriporta,

anche tu che da una giornata morta
mi chiami del tuo secolo, deluso,
accompagna i miei passi nella lieta
vacanza, malinconico poeta
della città che chiude la mia vita.

Così chiuse la tua nella sopita
dolcezza degli intonachi dorati,
sotto le altane aperte alle nevose
invernate, al brio di nuvolose
sere d'autunno ormai rosse di fuochi.

è questa la pianura poi che i rochi
venditori si sono affievoliti
alle spalle nei borghi suburbani
in cadenze e richiami più lontani
sempre e perduti,
e questa la stradetta

dove la primavera già ci aspetta.
Qui a una svolta di magre gaggìe
un ponticello offre il suo corroso
muretto, il suo riposo
alla prima spossatezza dell'anno.

Qui dove non dura gioia o affanno
al silenzio delle acque e delle foglie
stormenti di continuo sulla via,
ombre tenere che si porta via
il meriggio arrivato all'improvviso

sulla città sospesa nel sorriso
del tempo e della gente incamminata.
Felice gente di oggi e di ieri
che ti porti col passo dove speri
di godere più a lungo il fresco sole,

gente ignara di mie e sue parole.
(Attilio Bertolucci)
dany61 Inserito il - 16/06/2020 : 06:47:04

Homo sum
Io pago tutto.
Non c'è peccato
ch'io non abbia finora
debitamente scontato.
Ho un organismo vitale
che vuole, contrariamente
al Diavolo di Goethe,
vuole il Bene e fa il Male.
Pensate quale puntualità
e che liste di conti da saldare.
Ai messi del Signore
l'uscio della mia casa è sempre aperto.
E spesso delle loro intimazioni,
prevenendole,
io stesso senz'attenderli
mi faccio esecutore.
Sì che quand'essi giungono
ritto sull'uscio li fermo
e li rimando dicendo:
Amici, sono anch'io
cursore e complice di Dio.
Che dunque venite a fare
se il debito è già pagato?
Forse è perciò che una donna cattiva
suole dire celiando
ch'io sono un santo e innanzi di morire
farò miracoli.
talvolta infatti io mi vedo come uno
di quei poveri santi
che sulle tele delle sacrestie
stanno in adorazione della Vergine,
inutilmente aspettando
un suo sguardo.
Ma vi dico, in verità,
che volentieri darei, se pur l'avessi,
una tanto gloriosa vocazione
per un poco d'allegra umanità.
(Vincenzo Cardarelli)
dany61 Inserito il - 15/06/2020 : 05:38:01

La pioggia nel pineto
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
(Gabriele D’Annunzio)
dany61 Inserito il - 14/06/2020 : 06:22:10
Credo
Credo in questa vita
Che guardandola in faccia
Mi sorride dolcemente,
mi versa lacrime struggenti,
mi parla con affetto.
Scrutando gli occhi
posso vedere in lei
un barlume di luce…
è la vita che si fa sentire…
vuole avere il suo posto…
sa dove andare……
Mi allontano e lei è sempre lì
Davanti ai miei occhi,
non scappa…aspetta di essere
presa e portata via…

Osservando
Quanta bellezza si nasconde
dentro un cuore,
nel profondo dell’anima,
nei gesti del corpo,
nei pensieri della mente,
nei colori della natura,
nel profumo di un fiore,
in una goccia del mare,
in una lontana stella,
in un semplice sorriso,
in un indimenticabile ricordo,
in una toccante melodia,
sono visioni reali
che possono sfumare
dietro fragili apparenze
Sara Favaretto
dany61 Inserito il - 13/06/2020 : 05:54:51

Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.
(Pier Paolo Pasolini)
dany61 Inserito il - 12/06/2020 : 06:57:07

La fornace
Bambina, nelle sere di novembre
poi che sui monti c'era
la guerra
e la legna costava
assai - come il latte, come il pane -
e la nebbia pesava
gelida sulla terra,
la mamma mi portava
- per scaldarci -
alla fornace.

Riflessi di brace
tingevano l'androne nero:
rossa nel fondo
divampava
la cupola del forno.
Dall'alto un vecchio scagliava
fascine e fascine.
Giù i tegoli in cerchio
sembravano una ruota
immota
a cui fosse mozzo la fiamma.
Si arrossava
la creta al centro:
verde era ancora al margine
dove più lento
arrivava il calore.

Si sgranavano in uno stupore
d'incanto - le pupille bambine.
Il vecchio dall'alto scagliava
fascine e fascine -
Si ritornava
per l'androne nero
con un bruciore di vampa negli occhi.
Fuori, un'immensa fontana
nella nebbia lanciava
il suo getto bianco e faceva
rabbrividire -
La casa pareva
lontana,
la strada sembrava non finire
più. Era notte, era novembre,
sui monti c'era
la guerra -
(Antonia Pozzi)
dany61 Inserito il - 11/06/2020 : 06:36:18

Nostalgia
Alto su rupe,
battuto dai venti,
un cimitero frondeggia:
cristiana oasi nel tartaro etrusco.
Là sotto è la fanciulla
bellissima dei Velcha,
che vive ancora nella tomba dell’Orco.
E’ il giaciglio gentile
della Pulzella
poco discosto.
Legioni di morti calarono
in quell’antica terra ove sperai
dormire un giorno e rimetter radici.
Oh poter seppellire
nella città silente
insiem con me la favola
di mia vita!
non esser più che una pietra corrosa,
un nome cancellato,
e riposar senza memoria in grembo
alla terra natia come se mai
me ne fossi scostato.
Ma nel sospiro estremo
sarò forse deluso.
Io morrò dove e quando
il fato vorrà.
Meglio forse al randagio
che lasciò il patrio asilo
cader per via conviene, esser disperso.
E resti all’ossa inappagate il fremito,
il desio del ritorno.
(Vincenzo Cardarelli)
dany61 Inserito il - 10/06/2020 : 06:26:51

Elogio di una rosa
Rosa della grammatica latina
che forse odori ancor nel mio pensiero
tu sei come l’immagine del vero
alterata dal vetro che s’incrina.

Fosti la prima tu che al mio furtivo
tempo insegnasti la tua lingua morta
e mi fioristi gracile e contorta
per un dativo od un accusativo.

Eri un principio tu: ma che ti valse
lungo il cammino il tuo mesto richiamo?
Or ti rivedo e ti ricordo e t’amo
perché hai la grazia delle cose false.

Anche un fior falso odora, anche il bel fiore
di seta o cera o di carta velina,
rosa della grammatica latina:
odora d’ombra, di fede, d’amore.

Tu sei più vecchia e sei più falsa, e odori
d’adolescenza e sembri viva e fresca,
tanto che dotta e quasi pedantesca
sai perché t’amo e non mi sprezzi o fori.

Passaron gli anni: un tempo di mia vita.
Avvizzirono i fior del mio giardino.
Ma tu, sempre fedele al tuo latino,
tu sola, o rosa, non sei più sfiorita.

Nel libro la tua pagina è strappata,
strappato il libro e chiusa la mia scuola,
ma tu rivivi nella mia parola
come nel giorno in cui t’ho “declinata”.

E vedo e ascolto: il precettore in posa,
la vecchia Europa appesa alla parete
e la mia stessa voce che ripete
sul desiderio di non so che cosa:

Rosa, la rosa
Rosae, della rosa…
(Marino Moretti)
dany61 Inserito il - 09/06/2020 : 06:41:26
La Casa Dei Doganieri (dalla raccolta Le occasioni, 1929)

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
nè qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende… ).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
Eugenio Montale
dany61 Inserito il - 08/06/2020 : 05:47:06

Poesia in rima
Eterna contraddizione
tra disperazione
e perdizione,
ed era passione.
Mesta processione
mi attende la crocifissione
nessuna consolazione
nessuna considerazione
dopotutto sono in punizione.
Eterno dissapore
tra cuore
e amore,
fa tanto scalpore
e tu dici che non senti rumore.
Che ti fulmini una folgore
fingi di non avere fragore
mentre ti porgo calore.
Adesso scendi per favore
accendo il motore
vado via da questo traditore.
È tardi per tornare indietro
io che gli ho dato il davanti e il dietro.
Retroscena di un destino
dare tutto prestino.
Eterna appartenenza
senza più trasparenza
accetto tutto con pazienza
in silenzio anche la coscienza.
Scendo quel gradino
con la paura di un bambino,
ho capito il destino
mi attraversa un nero gattino.
Domani sarà migliore
cogli dal giardino un fiore
espressione di candore,
domani tra le spine le more.
Niente mi da forza
nessuna corazza,
non serve la tua finta dolcezza
e nell'attimo la carezza,
c'è solo una certezza
in questa tristezza
posso dirtela con finezza
o usare la durezza.
È finita la rima
lascio tutto come prima.
Gianna Spiaggia
dany61 Inserito il - 07/06/2020 : 06:07:18
Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a come è cambiato il mio modo di passeggiare, rispetto a prima. Prima, mi piaceva soprattutto perdermi nei miei pensieri, al ritmo dei miei passi. E mi guardavo intorno, certo, e una faccia e una parola e una vetrina; un fiore, una finestra colorata, una bicicletta che mi sfrecciava accanto; una nuvola, un bambino mi riportavano alla realtà. E c’era un tramonto rosa e lilla capace di farmi sorridere per un minuto buono. Di rimanere lì, sul marciapiede, ferma, a guardare il tramonto e a sorridere per un minuto buono. E magari ero stanca, ma quelle nuvole che spostavano il rosa e il lilla di qua e di là spostavano anche la mia stanchezza di qua e di là e un pezzetto di fatica finiva per cascare fuori da me. Adesso è diverso. Adesso, dopo mesi costretta dentro casa: a rimanere; adesso, non mi perdo nulla di ciò e di chi incontro passeggiando. Senza pensare a cinque minuti prima, all’altro ieri sera, a domani pomeriggio, alla primavera prossima. Senza pensare a niente che non siano il momento e il luogo in cui mi trovo. Il che, se ci pensate, non è poco.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 06/06/2020 : 14:19:52
Quanti uomini ho sentito dire che desiderano una donna intelligente nella loro vita!..
Io li incoraggierei a pensarci bene.
Le donne intelligenti
Prendono decisioni da sole, hanno desideri propri e mettono limiti.
Tu non sarai mai il centro della sua vita perché questa gira intorno a se stessa.
Una donna intelligente non si lascerà manipolare né ricattare, lei non ingoia colpa, si assume responsabilità.
Le donne intelligenti
mettono in discussione, analizzano, litigano,
non si accontentano, avanzano.
Quelle donne hanno avuto una vita prima di te e sanno che continueranno ad averla una volta che te ne sarai andato.
Lei sta per avvisare, non per chiedere il permesso.
Queste donne non cercano nella coppia un leader da seguire,
a un papà che risolva la vita, né un figlio da salvare.
Loro non vogliono seguirti né segnare la strada a nessuno,
Vogliono camminare accanto a te.
Lei sa che la vita senza violenza è un diritto,
non un lusso né un privilegio.
Loro esprimono rabbia, tristezza,
gioia e paura allo stesso modo,
Perché sanno che la paura
non le rende deboli nello stesso modo in cui la rabbia non le rende "maschili".
Queste due emozioni e le altre, tutte insieme, la rendono umana e basta!
Una donna intelligente è libera perché ha lottato per la sua libertà.
Ma non è una vittima, è sopravvissuto.
Non cercare di incatenarla
perché lei saprà come scappare.
Ricorda che l'ha già fatto prima.
La donna intelligente sa che il suo valore non risiede nell'aspetto del suo corpo
Né in quello che faccio con lui.
Pensaci due volte prima di giudicarla per età, altezza, volume o comportamento sessuale,
perché questa è violenza emotiva e lei lo sa.
Quindi... prima di aprire la bocca per dire che desideri
a una donna "intelligente" nella tua vita, chiediti se sei davvero fatto per inserirti alla sua.
Gabriel Garcia Marquez
dany61 Inserito il - 06/06/2020 : 05:13:47




Davanti San Guido
I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.

Mi riconobbero, e - Ben torni omai -
Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino -
Perché non scendi? perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh si èditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d'una volta: oh, non facean già male!

Nidi portiamo ancor di rusignoli:
Deh perché fuggi rapido così?
Le passere la sera intreccian voli
A noi d'intorno ancora. Oh resta qui!-

- Bei cipressetti, cipressetti miei,
Fedeli amici d'un tempo migliore,
Oh di che cuor con voi mi resterei -
Guardando io rispondeva - oh di che cuore!

Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire:
Or non è più quel tempo e quell'età.
Se voi sapeste!... via, non fo per dire,
Ma oggi sono una celebrità.

E so legger di greco e di latino,
E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù;
Non son più, cipressetti, un birichino,
E sassi in specie non ne tiro più.

E massime a le piante. - Un mormorio
Pe' dubitanti vertici ondeggiò,
E il dì cadente con un ghigno pio
Tra i verdi cupi roseo brillò.

Intesi allora che i cipressi e il sole
Una gentil pietade avean di me,
E presto il mormorio si fe' parole:
- Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se'.

Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
Che rapisce de gli uomini i sospir,
Come dentro al tuo petto eterne risse
Ardon che tu né sai né puoi lenir.

A le querce ed a noi qui puoi contare
L'umana tua tristezza e il vostro duol;
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
Come ridente a lui discende il sol!

E come questo occaso è pien di voli,
Com'è allegro de' passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;

I rei fantasmi che da' fondi neri
De i cuor vostri battuti dal pensier
Guizzan come da i vostri cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.

Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
Che de le grandi querce a l'ombra stan
Ammusando i cavalli e intorno intorno
Tutto è silenzio ne l'ardente pian,

Ti canteremo noi cipressi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
Te ventilando co 'l lor bianco velo;

E Pan l'eterno che su l'erme alture
A quell'ora e ne i pian solingo va
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la diva armonia sommergerà. -

Ed io - Lontano, oltre Appennin, m'aspetta
La Tittì - rispondea -; lasciatem'ire.
è la Tittì come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.

E mangia altro che bacche di cipresso;
Né io sono per anche un manzoniano
Che tiri quattro paghe per il lesso.
Addio, cipressi! addio, dolce mio piano! -

- Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la nonna tua sepolta sta? -
E fuggìano, e pareano un corteo nero
Che brontolando in fretta in fretta va.

Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giù de' cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia:

La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l'ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch'è sì sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,

Canora discendea, co 'l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Piena di forza e di soavità.

O nonna, o nonna! deh com'era bella
Quand'ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest'uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!

- Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. -

Deh come bella, o nonna, e come vera
è la novella ancor! Proprio così.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano,è forse qui,

Sotto questi cipressi, ove non spero,
Ove non penso di posarmi più:
Forse, nonna,è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.

Ansimando fuggìa la vaporiera
Mentr'io così piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.

Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo
E a brucar serio e lento seguitò.
(Giosuè Carducci)
dany61 Inserito il - 05/06/2020 : 05:23:25
Goccie di memoria
Sono gocce di memoria, queste lacrime nuove
Siamo anime in una storia incancellabile
Le infinite volte che mi verrai a cercare
Nelle mie stanze vuote
Inestimabile, è inafferrabile
La tua assenza che mi appartiene (che mi appartiene)
Siamo indivisibili, siamo uguali e fragili
E siamo già così lontani (lontani)
Con il gelo nella mente sto correndo verso te
Siamo nella stessa sorte che tagliente ci cambierà
Aspettiamo solo un segno, un destino, un'eternità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso
Per raggiungere te
Siamo gocce di un passato che non può più tornare
Questo tempo ci ha tradito, è inafferrabile
Racconterò di te, inventerò per te
Quello che non abbiamo
Le promesse sono infrante come pioggia su di noi
Le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai
Aspettiamo un altro viaggio, un destino, una verità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso
Per raggiungere te
*Giorgia*
dany61 Inserito il - 04/06/2020 : 06:06:47


Danzerà il vento
Danzerà il vento
sulle note del mio amore
e gioia trasporterà
in ogni infranto cuore.
Ogni lacrima asciugherà,
antiche angosce e sogni riposti ,
malinconico mondo
dai suoni nascosti.
Le stelle inseguirà
oltre il divino mistero,
muterà la silente terra
al risveglio del pensiero.
Fragile mortale
sull'anima tua pur soffierà
e allo spuntar dell'aurora
l'eterno spirito aleggerà.
Danzerà il vento
nell'irradiante bellezza
ed al suon d'arpa e violini ……
innalzerà la tua grandezza.
Gioisco nel silenzio
Gioisco nel silenzio
quando l'universo tace
ed il pensiero riposa
sulle quieti acque della pace.
Dimora il silenzio
nella mia interiorità,
nuova arte di vivere
in un'altra realtà.
Respiro nel silenzio
l'eleganza della notte
e la grazia della luna
sorgiva…. oltre le vette.
Trasforma il silenzio
l'abisso profondo
che l'ego imprigiona
e schiavizza questo mondo.
Ristora il silenzio
alla foce del tramonto
….immersa è l'anima mia
come un giglio appena colto.
Antonella Frison
dany61 Inserito il - 03/06/2020 : 06:40:20
Un amore felice
"Un amore felice. È normale?
E' serio? E' utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi venuti fra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano -
sembra un complotto alle spalle dell'umanità!
È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile:
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire."
Wislawa Szymborska
dany61 Inserito il - 02/06/2020 : 07:49:53

Potessero le mie mani sfogliare
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.

Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.

T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!!
(Federico García Lorca;
traduzione di Claudio Rendina)

dany61 Inserito il - 01/06/2020 : 06:24:18
Il volto nuovo
Che un giorno io avessi
un riso
di primavera -è certo;
e non soltanto lo vedevi tu, lo specchiavi
nella tua gioia:
anch'io, senza vederlo, sentivo
quel riso mio
come un lume caldo
sul volto.

Poi fu la notte
e mi toccò esser fuori
nella bufera:
il lume del mio riso
morì.

Mi trovò l'alba
come una lampada spenta:
stupirono le cose
scoprendo
in mezzo a loro
il mio volto freddato.

Mi vollero donare
un volto nuovo.

Come davanti a un quadro di chiesa
che è stato mutato
nessuna vecchia più vuole
inginocchiarsi a pregare
perché non ravvisa le care
sembianze della Madonna
e questa le pare
quasi una donna
perduta -

così oggi il mio cuore
davanti alla mia maschera
sconosciuta.
(Antonia Pozzi)
dany61 Inserito il - 31/05/2020 : 06:20:11
«Questa mattina mi sono svegliata con la voglia di andare sul balcone e annusare i fiori di gelsomino. Ce ne sono tantissimi, quest’anno, e il loro profumo mi tiene compagnia durante le ore di lettura sul tavolo della cucina. Ci ho pensato spesso, nelle scorse settimane: a quanto questo mese di maggio sia stato generoso, con le creature del mio balcone, in confronto a un anno fa. E ho cercato di memorizzarlo. Maggio 2020: pandemia mondiale, crisi economica che fa paura a tutti; sul mio balcone il gelsomino e i gerani sono addirittura lussureggianti. L’anno scorso, a maggio, era soprattutto piovuto e ricordo che portavo ancora il cappotto e, per le strade, mi rammaricavo che stessimo perdendo il mese forse più dolce dell’anno, dalle nostre parti. Da giorni, invece, giro ormai a piedi nudi, per casa, e con le magliette a maniche corte e di sera uso sempre meno le coperte. E ho cercato di memorizzarlo. Maggio 2020: divieto di uscire dalla Regione, cinema chiusi; si dorme con le finestre aperte per apprezzare l’aria mite. E allora mi sono ricordata del primo risultato che viene garantito agli studenti iscritti a un corso universitario, molto popolare, sulla felicità. È la gratitudine. Il che, se ci pensate, non è mai abbastanza, per stare meglio in equilibrio.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 30/05/2020 : 06:35:47
Due
Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
Saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.
(Erri De Luca)
dany61 Inserito il - 29/05/2020 : 06:33:47
Dove sei
[Neffa]
Non riesco a non pensare a te
Anche quando non vorrei
Una via d'uscita anche se c'è
Sembra sia introvabile
Ai miei amici che continuano a dirmi che non fai per me
Rispondo che non voglio più star male perché non sei tu
Ma la notte tardi vieni qui
E mi prendi le mani
Il tuo sguardo si fa serio e poi mi parli, e dici
Questa volta io ritorno per restare, per sempre
Ma finisce che era un sogno
Al mio risveglio io ti cerco e non so dove sei
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei?
Mentre io continuo a dire
Il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
I tuoi occhi non li scorderò
Finchè avrò da vivere
Stai sicura che li troverei fra altri mille intorno a me
La tua voce nella testa suona dolce musica però
Quando ti sento e metto giù mi dico di non farlo più
E a che serve stare su WhatsApp per dirci, le stesse
Vecchie cose che sappiamo già
Per ore e ore
Tanto ormai lo so che i baci che tu chiedi
Non nono i miei
Il rumore dei tuoi passi è già lontano
Io ti sto chiamando dove sei?
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei?
Mentre io continuo a dire
Il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
Hey, ricordo come mi sentivo sai
Già dalla prima e vai
Volevo sempre averti da stringere
Sempre vicina a me
Tutte quelle cose che a dirsele
Sembrava inutile
Invece adesso riempiono le pagine
Di questo libro di ricordi che
Continuo a scrivere
Fino a che mi resta un po' da vivere
Se ti avessi qui davanti forse ti direi
Gli sbagli che io ho fatto non li rifarei
Le cose che poi ti hanno delusa
Una porta è chiusa
Io non so decidere
Ma non si cancella anche se vuoi
Quello che è stato fra di noi
I sogni mordono la polvere
Lasciando il posto alle domande a cui nessuno sa rispondere
Dimmi, dimmi
Dove sei?
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei
Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei
Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
dany61 Inserito il - 28/05/2020 : 06:26:26
Stanotte …
Stanotte ho bisogno
di credere
che con il mio "zippo"
non dovrò riscaldarmi
il cuore.

Stanotte ho bisogno
di sperare
che il tuo fuoco l'avevo
acceso ancor prima
di avere uno "zippo".

Stanotte ho bisogno
di sapere
che tu dormi
avvinghiato tra le sole
braccia di Morfeo

Stanotte ho bisogno
di un falò
non basta uno "zippo",
ad illuminare
i miei pensieri bui.

Stanotte, stanotte
quanto scivola
lenta e nera
sui miei pensieri
impauriti.
Arcangela Contessa
dany61 Inserito il - 27/05/2020 : 06:05:41
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che é importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone. Però non trattenerti mai!
Madre Teresa Di Calcutta
dany61 Inserito il - 26/05/2020 : 06:18:20
Aspettando i barbari
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.
Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari.
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?
Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri)
Perché rapidamente e strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.
Konstantinos Kavafis
dany61 Inserito il - 25/05/2020 : 06:14:55
Il gelsomino notturno (dalla raccolta di poesie Canti di Castelvecchio)
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
Giovanni Pascoli
dany61 Inserito il - 24/05/2020 : 05:46:50
Anche tu sei l’amore
*Cesare Pavese*
Anche tu sei l’amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole – cammini
in attesa. L’amore
è il tuo sangue – non altro.
dany61 Inserito il - 23/05/2020 : 06:23:00
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Konstantinos Kavafis
dany61 Inserito il - 22/05/2020 : 06:28:09

Un plenilunio accende il cielo
stalattiti di stelle rigano lo spazio
la notte si fa solitaria
al suono dell'ultimo grillo
si inceppa il canto
tra labbra sottili
il volto sbiancato
da un colore di cera…
Illusione di frescura
Hai paura del giorno
che la sera ammanta
con l'illusione della frescura
un dialogo aperto con le creature notturne
vivono al buio
per non vedere il giorno
peregrine in un mondo nascosto
che percepisci ma non vedi
ti alletta il verso del grillo
si oppone alla cicala
col suo monotono canto
sveglia le lucciole
e desta dal nido la quaglia…
Tiglio amico
profumo spandi
dall'alba al tramonto
i grappoli festosi
dei tuoi fiori gialli
rallegrano il verde
nel folto delle foglie
i rami celati nell'ombra
richiamano i passeri
in attesa di frescura
un balzo nel passato
di antiche foreste
quando non eri solo
a verdeggiare intorno…
Antonietta Ursitti
dany61 Inserito il - 21/05/2020 : 06:39:00

Potessero le mie mani sfogliare
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.

Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.

T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!!
(Federico García Lorca;
traduzione di Claudio Rendina)
dany61 Inserito il - 20/05/2020 : 05:58:03
Placare le onde
L’orchidea così perfetta
vorrei donarti
con i colori incantati
vorrei abbagliarti
inebriarti di essenze orientali
dondolandoti nei pensieri
più dolci

vorrei accarezzare l’anima
con pulviscolo dorato
vorrei scaldarti
in un sogno
racchiuso tra le mani
in una stella inebriante di luce

vorrei nuotare insieme a te
donandoti la spiaggia
incantata, sconosciuta, remota
dove placare le onde
infrangendo il tempo
Maristella Angeli
dany61 Inserito il - 19/05/2020 : 05:00:12
Questa triste realtà
Che sapore ha una delusione
quando non trovi una valida ragione
a quella magia che si frantuma a piccoli pezzi;
ci pensi su, ma senza parole resti.
L'immagine di una foglia in autunno inoltrato…
Il sole, questo mondo, sembra aver dimenticato.
Eppure sorge, ma non splende,
all'ammasso di nuvole si arrende.
Questo cielo è grigio e pesante,
ma non perdi di vista ciò che è importante.
I tuoi principi vengono traditi,
dalla gente non sono capiti.
Resti con la libertà di pensiero,
ma ti accorgi che questo mondo non è vero.
Non è come lo immaginavi da bambino,
con la sorpresa di un fiore nuovo in giardino…
Non è come lo avresti voluto
e con gli anni sei cresciuto,
ma ancora non hai smesso di imparare,
e quel fiore ogni giorno vai ad annaffiare.
Ma basta una grandinata per farlo morire;
ti chiedi il perché, ma non lo riesci a capire.
Mondo crudele, mondo cattivo!
Cosa importa se sei ancora vivo?
Il senso che hai dato ai tuoi giorni
Viene calpestato dai non ritorni,
dai feedback positivi che aspettavi…
ogni giorno, per averli, lottavi.
Ma stamattina ti sei svegliato
E ti sei reso conto che non è servito
credere negli ideali che hai sempre avuto…
In questo cielo grigio, il sole si è perduto.
Cosa importa adesso, della profondità?
Questo mondo vive di superficialità!
Di ritorni di interesse e di falsità…
Quanto mi fa schifo questa realtà!
Vorrei tornare ad essere come un bambino che
per ogni semplice cosa chiede perché…
Ma per alcune cose non c'è risposta,
in ogni favola, una bugia a fin di bene è nascosta.
Ma arrivi ad una certa età
Che inciampi su questa realtà.
Nel giardino della tua vita
nessuna rosa è resistita…
e dove non batte più il sole,
non hai motivo di credere nell'amore
che mettevi nelle cose che hai detto o fatto,
e mentre invidi l'equilibrio innato di un gatto,
tu sei rimasto appeso ad un muro crollato,
ripensando a cosa hai ottenuto dal passato…
Solo la forza per tirarti su,
ed il coraggio di guardar giù…
Ricominci a camminare su un filo instabile,
e senti che sei diventato un po' più invulnerabile…
Un po' più stronzo e indifferente,
con l'orgoglio di essere cosciente
che è solo uno scudo per non essere vinto…
Dei tuoi principi e dei tuoi pensieri resti convinto.
Ma li nascondi a questo mondo che
non capisce e non conosce nulla di te!
Non si ricorda di quel bambino
che in una favola immedesimava il suo destino…
Quel bambino un po' cresciuto
che niente dalla vita ha ottenuto,
o quel poco che basta per continuare a sperare…
E un'altra volta da zero devi ricominciare,
rialzandoti più forte,
chiudendo o aprendo le porte
che danno accesso ad un'anima che sai di avere…
E il resto del mondo deve solo tacere!
Perché è così pieno di tristi realtà…
Lasci che quel bambino perda l'ingenuità…
Crescendo deluso da questa vita che ti toglie tutto,
ma conservando i pezzi del tuo sogno distrutto!
Alessandra Visco
dany61 Inserito il - 18/05/2020 : 06:12:53
Il bambino di gomma
Melampo era un bambino
di gomma e cancellava
i passi che segnava
mettendosi in cammino.

Era di gomma rossa,
tondo come una palla,
e stava sempre a galla
nel bagno, e senza ossa

dolce, tenero, buono,
scendeva dalle scale
senza mai farsi male
saltando dal balcone.

A scuola era bocciato,
sempre il quaderno bianco!
Eppure era il più franco
a scrivere il dettato.

Scriveva e poi cassava
con la mano di gomma,
i numeri, la somma,
le lettere, e tornava

a scrivere, a cassare.
E sempre zitto rosso
con tutti gli occhi addosso
senza poter parlare.

O povero Melampo!
Un giorno, detto fatto,
saltò su di scatto
e si bucò la pancia.

Fischiò come un pallone
sgonfiato d’ogni affanno
e visse senza danno
tappando col bottone

il buco della pancia.

Visse nel tempo antico
Melampo - ve l’ ho detto? -
Fischiò col suo fischietto
premendosi a soffietto
il disco all’ombelico.
(Alfonso Gatto)
dany61 Inserito il - 17/05/2020 : 06:25:32
"Libero come un uccello"
E... lasciarsi andare
nell'immaginario,
spaziare con la mente
tra inutili pensieri
e inconcludenti
in un vertiginoso andare
senza sapere dove e
senza una sicura meta.
E... lasciarsi trasportare
nel vuoto delle nuvole
e liberarsi dal peso
che sopporta il mio corpo.
E... finalmente volare
libero come un uccello
volare nelle nuvole
del mondo.
"Pagano Luigi"
dany61 Inserito il - 16/05/2020 : 06:21:13

Però, se appena appena
Però, se appena appena
m'avessi tu concesso
io t'avrei spesso
condotta a cena.

Si stava assai benino
un tempo a la regina:
buona cucina,
ottimo vino.

Là si potea cercare
il più riposto canto,
seduti accanto
gozzovigliare.

Quale a mensa il marito
suol far con bella sposa,
io d'ogni cosa
t'avrei servito.

T'avrei del fritto scelti
i più dolci pezzetti,
e per te i petti
al pollo svelti.

All'arrosto spiccato
avrei la miglior carne,
per dilettarne
il tuo palato;

con saggio accorgimento
l'insalata condita,
e a te le dita
ungervi e il mento.

Né pensar che pertanto
non t'empissi il bicchiere,
com'è dovere,
spesso, frattanto;

che a volte il mangiar troppo
non mi ti faccia nodo;
or bevi,è il modo
di tor l'intoppo.

Anco alla gioia, induce.
Già tutti sanno, cose
miracolose
il vin produce!

Che cicaleccio gaio
non m'avresti tu fatto!
Ed io che matto,
che parolaio!

Che chiasso senza fine,
e che risate! a mensa
non ci si pensa
a merli o trine.
(Vittorio Betteloni)
dany61 Inserito il - 15/05/2020 : 06:02:38
A te poeta
A te poeta, che sai cantare
con dolci melodie
sentimenti intensi, emozioni e desideri.
Sai entrare nel cuore
con parole dolci, che penetrano
fin nel profondo dell'altrui sentire,
sai suscitare emozioni e riflessioni,
sai essere tenero e virile
uomo e fanciullo,
di certo è
che tutto provi e senti,
immagini e pensi
e intorno a te
la vita esalti e ravvivi,
in te tutto gioisce e vive
anche nel tuo cuore
il soffrire è intenso e vivo.
A te questo pensiero vola
come una dolce melodia
e in cuore un tenero sentire
affiora nel mesto di gioia e malinconia.
(Dedicata ad Armando Santoro)
Rosa Maria Armentano
dany61 Inserito il - 14/05/2020 : 06:16:36
Piangete, donne, e con voi pianga Amore,
Piangete, donne, e con voi pianga Amore,
poi che non piange lui, che m'ha ferita
sì, che l'alma farà tosto partita
da questo corpo tormentato fuore.

E, se mai da pietoso e gentil core
l'estrema voce altrui fu essaudita,
dapoi ch'io sarò morta e sepelita,
scrivete la cagion del mio dolore:

- Per amar molto ed esser poco amata
visse e morì infelice, ed or qui giace
la più fidel amante che sia stata.

Pregale, viator, riposo e pace,
ed impara da lei, sì mal trattata,
a non seguir un cor crudo e fugace -.
(Gaspara Stampa)
dany61 Inserito il - 13/05/2020 : 06:33:35
Croce di sentieri
Sfuma l'acqua precipite i pendii,
più le siepi non ronzano e le more
si coprono di bruma. Tu devii
dalla tua ombra, a poco a poco è sera.

Vaghe, più vaghe errano dietro un velo
di polvere le vespe, i cani ansanti
e le viottole: l'aria intorno al melo
s'annebbia, un breve spirito trascorre.

I ruscelli profumano di miele
e di menta svanita sotto i ponti
minuscoli ove passi insieme al sole
ed ai lenti colori della vita.

Dietro i tuoi quieti passi che mi lasciano
qua seduto sull'argine nel bianco
splendore della polvere, che fugge,
che si stacca per sempre dal mio fianco?

La voce dei pastori nelle gole
dei monti si raggela, dalla selva
esce fumo e si tinge di viola,
le mie vesti si velano di brina.
(Mario Luzi)

dany61 Inserito il - 12/05/2020 : 06:11:46
Miei cari Colli
Miei cari Colli,
Sui cui pendii tanto giocai, lessi e dipinsi;
Tanto mi immersi, corsi e vagai…
Miei cari Colli,
Che rappresentaste la più spensierata e dolce
Mia adolescenza e infanzia…
La verde bandiera
A cui volger lo sguardo
Nei momenti più difficili e bui…
Il dolce lenimento
Che tanta cura si prese
Delle mie più audaci
Abrasioni e ferite…
Ferite incise a fuoco caldo
Su sensibile, calpestata,
Fragile anima
Di farfalla e bimba…
Miei cari Colli,
Quante volte
Le vostre farfalle,
I vostri fiori,
La vostra preziosa,
Coraggiosa e paziente anima,
Si fece dipinto
Nel mio talvolta malinconico e triste canto
… In un pensiero e cuore rotto …
In un incedere lento
E
Spesso inciampo…
Rendendolo meno truce
Rendendolo meno incredulo,
Meno sparuto,
Meno assurdo e grigio...
Miei cari Colli,
Quante volte i vostri silenzi
S’involarono su quell’animo
sempre più, ahimè, solitario ed etereo…
Lui
Ritrovato e sperso,
Nella sua costante ricerca
Di un quid diverso…
Miei cari Colli,
Che vi faceste mia prima veste,
Mia prima scuola,
Mia prima musica e arte…
Che mi infondeste l’abc della dolcezza,
Della sensibilità,
Della più pura e candida meraviglia…
Miei cari Colli,
Com’è invero assai ardua e dura
La vita
Quaggiù
Tra gli uomini!
dany61 Inserito il - 11/05/2020 : 07:14:38
Ancora la rima
Ho la rima nel sangue.
Con la rima divengo un purosangue.
Ringiovanisco, sono come prima.
Perché siete anche voi contro la rima?
E’ lei che mi sostiene,
è lei che mi mantiene,
è a lei che voglio bene
è da lei che s’attende arguzia e stima.
Perché siete anche voi contro la rima?
E’ così intelligente,
è così intraprendente
è così sorprendente
è così divertente… e non è niente.
Perché siete anche voi contro la rima?
(Lo so, lo so da prima,
ch’io non merito allori né percosse:
la rima è la mia tosse.)
Letto stanotte, insonne,
un canto di pastor ch’erra nell’Asia
dopo il Sabato e il Passero,
dopo Consalvo e Aspasia,
riapprodando a care
recanatesi sponde.
E nel silenzio era tutto un cantare.
Ma ciò che in me cantava, e ancora canta,
era la rima in ale,
era fatale, cale, frale, male,
immortale, mortale
nel ritmo d’una notte quasi santa.
In fin di strofe, ale, ale,
è funesto a chi nasce il dì natale.

La rima è la mia tosse? E si ribella!
Ché se un perfetto gioco di parole
che s’immalinconiscono nel sole
oggi non ha per sé che disistima,
poeta senza rima
non è poeta vero, a volte, o spesso,
la rima è tutto come per me… adesso.
(Marino Moretti)
dany61 Inserito il - 10/05/2020 : 06:31:56

La corte del Leone
El Leone, ch'è Re de la Foresta,
disse un giorno a la moje: - Come mai,
tu che sei tanto onesta,
hai fatto entrà 'na Vacca ne la Corte?
Belle scorte d'onore che te fai! -
- Lo so, nun c'è decoro:
- je fece la Lionessa -
ma nun so' mica io che ce l'ho messa;
quela Vacca è la moje de quer Toro
ch'hai chiamato a guardà l'affari tui:
sopporto lei per un riguardo a lui;
ma si sapessi er danno
che ce fanno 'ste bestie, che ce fanno!
- Hai raggione, hai raggione, nun ce torna -
j'arispose er Leone; e er giorno istesso
fece 'na legge e proibbì l'ingresso
a tutti l'animali co' le corna.
Così per esse certo
d'avè 'na corte onesta,
er Re de la Foresta
lo sai che diventò? Re der Deserto.
(Trilussa)
dany61 Inserito il - 09/05/2020 : 05:37:52

Han sradicato un albero
Han sradicato un albero. Ancora stamani
il vento, il sole, gli uccelli
l’accarezzavano benignamente. Era
felice e giovane, candido ed eretto,
con una chiara vocazione di cielo
e un alto futuro di stelle.
Stasera giace come un bimbo
esiliato dalla sua culla, spezzate
le tenere gambe, affondato
il capo, sparso per terra e triste,
disfatto di foglie
e in pianto ancora verde, in pianto.
Questa notte uscirò - quando nessuno
potrà vedere, quando sarò solo -
a chiudergli gli occhi ed a cantargli
quella canzone che stamani il vento
passando sussurrava.
(Rafael Alberti)
dany61 Inserito il - 08/05/2020 : 05:07:48
" Le persone "
E sono strane le persone quando sbagliano, spariscono per non chiederti scusa, non si fanno più vedere, non si fanno più sentire, e tu ci devi rinunciare anche se per te sono importanti, anche se le hai nel cuore, ma non perché non le ami più, semplicemente perché capisci che così importante tu per loro, non sei stato mai !!
E non è sempre vero che le persone ti restituiscono sempre quel che meriti, quasi sempre alle persone, tu fai del bene, e ti restituisco cattiverie.
E sono strane le persone che non sanno riconoscere le tue azioni che nel frattempo dicono chi sei, mentre loro non capiscono, ed insistono nelle loro percezioni, convinzioni, di voler credere chi sei.
Poi nel frattempo capisci, impari e ti rendi conto che le persone vivono lo stesso tranquille, serene, in pace con sé stesse e la loro coscienza, in quanto a loro basta credere ad una sola versione, quella loro, quella che raccontano in giro ed a sé stessi/e....... quella più comoda per loro !!!
Mentre intanto tu, continui ad essere chi sei, mostrando di essere grande, rimanendo in silenzio, in quanto per brillare non hai bisogno di spegnere la luce altrui, brillando di luce propria, e mai di quella riflessa come loro !!!
dany61 Inserito il - 07/05/2020 : 06:26:00
Filastrocca
Trotta il cavallo con in groppa il fantino
strillano i grilli sul muro vicino
trama la strega vicino al camino
e,abra cadabra,dal suo pastrano
appare un guerriero e ha una sciabola in mano.
Freme di ombre la camera brilla
si accende e si spegne come una scintilla
di luci e rumori, e se alzo la testa
tuon di cannoni e mare in tempesta.
Scosse spintoni e ,che strano miraggio;
un pirata che grida "All'arrembaggio".
Bende sugli occhi più di unoè trafitto
mamma che scontri lì sul soffitto.
Spari, battaglie,lacrime e cori
ciurme feroci che cercan tesori.
Un colpo fulmineo mi arriva vicino
un altro per poco sfiora il mio cuscino.
Scroscia la pioggia e ulula il vento
io chiudo gli occhi dallo spavento.
Poi all'improvviso la camera tace
apro gli occhi e la luce riporta la pace.
Il bagliore sorride sui morti parati
e dove sono le onde, le nave e i pirati?
Ma ad un tratto una mano cala sul lettino...
è la mamma che piano culla il suo bambino.

Ilaria Azzurro
dany61 Inserito il - 06/05/2020 : 06:10:10
Come potresti andar......
Come potresti andar per i sentieri
senza calzari atti a camminare
senza pane sufficiente per sfamare
il corpo stanco da quel lungo andare.

Come potresti navigare il mare
con un legno d'ulivo senza vela
che non dia, al tuo sguardo, prora
e salda poppa, dietro la tua schiena.

Come potresti rimirare il cielo
con gli assopiti occhi dell'oscurità
se non avessi le rosate aurore
ed i tramonti teneri o arroganti.

Come potresti vivere il tuo sogno
senza il mistero della tua paura
pavido Atlante d'ogni desiderio
converso nelle spire del dormire.

E dunque come puoi, solo, pensare
di partire impavido dal mondo
per raggiungere il nastro d'orizzonte
alla ricerca dell'arcobaleno.

Apri il tuo sguardo sopra il tuo terreno,
tocca la terra ed alza braccia al cielo,
ascolta il vento delle tue emozioni
e scopri, con la gioia, il tuo vangelo.

Dopo, potrai seguire il tuo sentiero
nell'avventura tua di quel cercare
un altro mondo, o te stesso intero,
che potresti, alla fine, non trovare.
(Stefano Cona)
dany61 Inserito il - 05/05/2020 : 07:54:03
L'agonia della Poesia
Quando l’animo è cupo,
pervaso da rancore,
quando non c’è più amore,
invano cerchi di comporre un verso.
Mancano le parole,
la fantasia ha perso ogni colore!
La tua mente balbetta,
stenta a comporre
qualcosa di decente.
Lo sguardo vaga pensoso,
si sperde tra le nebbie
che nascondono i monti
e cancellano i laghi
ed i torrenti.
I pensieri si rincorrono
come i passeggeri in corsa
in una metropolitana affollata,
dove il rumore
affoga ogni pensiero
ed annega la voce della gente.
Avverti l’inutilità della tua vita:
e sogni un mare di tranquillità
ed isole assolate e sperse
tra l’onde d’un Egeo turchino.
E rivedi i tuoi padri, addormentati
all’ombra d’un contorto fico
o di acacie fiorite e profumate,
tornati a ristorar le stanche membra
dopo che il fato via li sospinse
dall’Eubea ventosa per lidi sconosciuti
a soffrire in cuor di nostalgia.
(Salvatore Armando Santoro)
dany61 Inserito il - 04/05/2020 : 06:21:12
Notte insonne
ripenso la mia vita
l'infanzia
i conti ormai chiusi
avvio un percorso ostacolato
Il paesaggio dall'alto
in volo
procede ininterrotto
attraverso linee e volumi
sconosciuti
in nero
infinite tonalità
colori nel nero
un occhio si apre come falco
capta
fluorescenze
evidenziano i contorni,
movimenti interni
minuscole strie rosse
si trasformano
è immenso il paesaggio
movimentato
non umano
l'uomo compone
monoliti ingombranti
il nero
pronto per la luce
desidera individuare
le sue forme
dany61 Inserito il - 03/05/2020 : 07:03:25
"Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare nécomandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tuttinoi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della
felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è
posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice
e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori,
fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose piùabiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. Lamacchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici,l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che
macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senzaqueste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto. L’aviazione e la radio
hanno avvicinato la gente, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà
dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità. Persino ora lamia voce raggiunge milioni di persone. Milioni di uomini, donne, bambini
disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di segregare, umiliare etorturare gente innocente. A coloro che ci odiano io dico: non disperate! Perchél’avidità che ci comanda è soltanto un male passeggero, come la pochezza di
uomini che temono le meraviglie del progresso umano. L’odio degli uominiscompare insieme ai dittatori. Il potere che hanno tolto al popolo, al popolotornerà. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Noncedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano,
uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che viirregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a
questa gente senza un’anima! Uomini macchine con macchine al posto delcervello e del cuore. Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Sieteuomini! Voi portate l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro cheodiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati, non difendete laschiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno diDio è nel cuore dell’Uomo». Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli
uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e lafelicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera. Voi chepotete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome dellademocrazia, uniamo queste forze. Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un
mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi laserenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono
andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lofaranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perchérendono schiavo il popolo. Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per
abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Unmondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini ilbenessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!"
Charlie Chaplin, Discorso all'umanità, pronunciato da Chaplin nel finale del film Il Grande Dittatore (1940)
dany61 Inserito il - 03/05/2020 : 06:53:24
ACCETTARE IL DIVERSO, ADESSO E', AMARE, AMICI, AMICIZIA, AMORE, AMORI, ANDARE OLTRE, ANIMA, CAMBIAMENTO, CAMBIARE, CAMMINO, CAMMINO DI LUCE, CAPIRSI, CIELO GRIGIO, CONDIVISIONE, CONFRONTO, CONSAPEVOLEZZA DI SE, CORAGGIO, DA SOLI, DESIDERI, DESTINO, DOMANDE, DOMANI, FORZA NUOVA, FRAMMENTI DI CIELO, FRAMMENTI DI VITA, FUORI TEMA, I COLORI DELLA NOSTRA ANIMA, IL BAULE DEI RICORDI, IL BENE PIU GRANDE, IL CIELO DI STELLA, INCOMPRENSIONI, INCONTRI, INCONTRO, INNAMORARSI ANCORA, INSICUREZZE, NOTTE, POESIA, POESIE, SORRISI DEL CUORE, SORRISO DI LUCE, STELLA, STELLA SOLITARIA, STELLASOLITARIA
dany61 Inserito il - 02/05/2020 : 06:35:52
«Questa mattina mi sono svegliata con in testa un articolo che racconta di come raggiungere la felicità attraverso una formula quasi matematica. All’inizio mi ero chiesta: come, proprio adesso che c’è l’emergenza sanitaria? L’autore dell’articolo sostiene che, sì, anche adesso che c’è la pandemia, e lui lo insegna in una di quelle università straniere in cui si imparano l’economia e la finanza che fanno girare le cose grandi del mondo e messa così, mi sono detta, la felicità ci sta, eccome, e ho continuato a leggere. E insomma viene fuori che: felicità= genetica + circostanze + abitudini. E che: abitudini= famiglia + lavoro + amici + ciò in cui credete. E per sapere quanto pesa ciascuna voce si fa: quel che avete, diviso per quel che vorreste avere. E il segreto per far tornare i conti è saper gestire i desideri. Allora mi è venuto in mente un bambino che durante la quarantena ha fatto la conoscenza del gatto con gli stivali e prima era tutto un lamentarsi che non si va più al parco e adesso è tutto un girare gioioso per casa con indosso gli stivali da pioggia e persino mangiare e dormire senza toglierli mai sennò l’incantesimo finisce. E ho pensato a quella canzone in cui si dice che non puoi sempre avere ciò che vuoi, ma potresti avere ciò di cui hai bisogno. E mi sono ricordata di quanto tempo ho impiegato per capirla. E per essere d’accordo.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 01/05/2020 : 06:15:16
L' ALCOOL DELLA VITA
ho avuto la mia notte
posseduto lamiamata
e dal suo dolce petto
bevvi l'alcool della vita
cha sciolte le due lingue
ed ha unito i nostri corpi
ha dato fuocalfuoco
aprendo quelle porte
che sembravano bloccate
dal senso del pudore
c'ha fatto fare cose
coltrepassano l'amore
il costumedilbuonsenso
malodore della carne
era cosintenso
cho smesso dipensare
a ciò che c'era poi
sapendo che l'arrivo
non è mai dove lo vuoi
ma si sposta comunape
che va di fiorinfiore
e alla fine della siepe
troverà nuovavventure.
LORENZO KRUGER
dany61 Inserito il - 30/04/2020 : 06:39:43
Arciere impaurito
Ti ho cullato
per le vie di Roma
Protetto
In morbide vesti
Mentre pioggia
cadeva asciutta
Su lenzuola stese
Al sole di Maggio
Pensiero svanito
Freccia scoccata
Da arciere impaurito
Lasci:
Lacrime che bagnano
Bianche camicie
E una promessa… da mantenere!
Roberta Musumeci
dany61 Inserito il - 29/04/2020 : 06:30:42
La notte del Pesach
“pedem referens, omnis evaserat casus”
(Virgilio, Bucoliche)
Era la notte del Pesach,
nell’oscura sera segnata già di luce
sedevamo, attenti all’alba di là da venire
e pure quasi venuta tanto
forte, in noi, la sapienza del risorgere,
già rivolgendo indietro il passo
credemmo superato ogni Occaso.
Ma ecco le cime nere dei pini marini
convogliavano insieme in un sol punto
al centro del sentiero,
le dita nere dei neri rami
la polvere rodevano
delle zolle divelte, nel sentiero
così corrotto il cammino diviene
caduta libera
fino al centro della terra.
Io, pupa trasparente,
imitazione della vita che fui
contenitore vano,
scivolai al fondo scuro
delle forme e con me le cose tutte
al fondo del non-senso al tempo eterno
della morte all’atto
del tramontare.
E tu non puoi parlarmi più.
Eppure
il canto meridiano della cicale,
certe memori macchie di luce a lampi
tra i rami scuri, tante albe già
risorte, e noi sapevamo pure il ciclo certo
del sole che fermo sempre sorge e cade e sorge
e il tempo nelle ore correnti che sempre rinnova il giorno;
sedevamo, intenti all’alba di là da venire.
Laura Marino
dany61 Inserito il - 28/04/2020 : 08:39:26
Guerra
(Barbara Imparata)

Scende lieta la sera
Sulla mia casa.
La tavola imbandita di ogni
Cosa.
La famiglia riunita
Le dolci risa di mia madre.
Lo sguardo severo di mio padre
Sui miei fratelli che giocano con il pane.
Mi volgo verso il camino
E vedo le lingue di fuoco che salgono in alto.
Qualcuno mi chiama.
Apro gli occhi.
Dove sono?
Macerie sono la mia casa
Il mio stomaco brontola
Volgo il mio sguardo verso destra
Il mio amico e' ferito
La sua gamba e' sempre più gonfia.
Penso:
allora era tutto un sogno.
dany61 Inserito il - 27/04/2020 : 09:00:39
LA VERGINE CUCCIA
Qual anima è volgar la sua pietate
Serbi per l’uomo: e facile ribrezzo
Dèstino in lei del suo simile i danni
O i bisogni o le piaghe. Il cor di questo
Sdegna comune affetto; e i dolci moti
A più lontano limite sospigne.
"Pera colui che prima osò la mano
Armata alzar su l’innocente agnella
E sul placido bue: nè il truculento
Cor gli piegàro i teneri belati,
Nè i pietosi mugiti, nè le molli
Lingue lambenti tortuosamente
La man che il loro fato aimè stringea".
Tal ei parla o signor: ma sorge in tanto
A quel pietoso favellar da gli occhi
De la tua dama dolce lagrimetta
Pari a le stille tremule brillanti,
Che a la nova stagion gemendo vanno
Da i palmiti di Bacco entro commossi
Al tiepido spirar de le prim’aure
Fecondatrici. Or le sovvien del giorno,
Ahi fero giorno! allor che la sua bella
Vergine cuccia de le Grazie alunna,
Giovanilmente vezzeggiando, il piede
Villan del servo con gli eburnei denti
Segnò di lieve nota: e questi audace
Col sacrilego piè lanciolla: ed ella
Tre volte rotolò; tre volte scosse
Lo scompigliato pelo, e da le vaghe
Nari soffiò la polvere rodente:
Indi i gemiti alzando, aita aita
Parea dicesse; e da le aurate volte
A lei la impietosita eco rispose;
E dall’infime chiostre i mesti servi
Asceser tutti; e da le somme stanze
Le damigelle pallide tremanti
Precipitàro. Accorse ognuno: il volto
Fu d’essenze spruzzato a la tua dama:
Ella rinvenne al fine. Ira e dolore
L’agitavano ancor: fulminei sguardi
Gettò sul servo; e con languida voce
Chiamò tre volte la sua cuccia: e questa
Al sen le corse; in suo tenor vendetta
Chieder sembrolle: e tu vendetta avesti
Vergine cuccia de le Grazie alunna.
L'empio servo tremò; con gli occhi al suolo
Udì la sua condanna. A lui non valse
Merito quadrilustre: a lui non valse
Zelo d’arcani ufici. Ei nudo andonne
De le assise spogliato onde pur dianzi
Era insigne a la plebe: e in van novello
Signor sperò; chè le pietose dame
Inorridiro; e del misfatto atroce
Odiàr l’autore. Il perfido si giacque
Con la squallida prole e con la nuda
Consorte a lato su la via spargendo
Al passeggero inutili lamenti:
E tu vergine cuccia idol placato
Da le vittime umane isti superba.
GIUSEPPE PARINI
celeste Inserito il - 26/04/2020 : 15:03:37
Si è un po' denso ma si legge dai! Quindi non leggerai mai I miserabili?
Il mio libro preferito in assoluto è Il maestro e Margherita di Bulgakov (ne ho 2 copie!!)
Ciao buona giornata.
dany61 Inserito il - 26/04/2020 : 07:00:42
Sovraliminale
Finirà presto la stagione dei naufragi
com’è finita da tempo
quella degli attentatori islamici.
Le parate per i gay
fanno sempre arcobaleno
ma al giorno d’oggi il colore
che ci preme più di tutti è il nero.
Salvo saldi d’ideologia,
s’indossano solo pensieri
all’ultimo grido, sfilando.
Lei la chiama glossolalia.
Nell’aria deliziosamente danza
un avvelenamento lento
senza bagliore di esplosioni,
senza rilascio di gas venefici.
Günther Anders ha detto
che quando i morti sono troppi
la coscienza è incapace di rimorderti.
Così con la coscienza a posto
la sera mettiamo la testa a riposo,
le mani negate ai questuanti
gettano materiali plastici.
Francesca Del Moro
ciao Maura non sono mai riuscito a leggere libri di quel livello,
celeste Inserito il - 25/04/2020 : 10:05:18
Sto leggendo La peste di Albert Camus - siamo in parallelo...
dany61 Inserito il - 25/04/2020 : 06:11:58
considerate se questo eÌ un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un siÌ o per un no.
Considerate se questa eÌ una donna,
senza capelli e senza nome
senza piuÌ forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno.
Meditate che questo eÌ stato: vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore stando in casa
andando per via,
coricandovi
alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
dany61 Inserito il - 24/04/2020 : 06:12:58
«Ho paura» stridette Fortunata.
«Ma vuoi volare, vero?» miagolò Zorba.
Dal campanile di San Michele si vedeva tutta la città. La pioggia avvolgeva la torre della televisione, e al porto le gru sembravano animali in riposo.
«Guarda si vede il bazar di Harry. I nostri amici sono laggiù» miagolò Zorba.
«Ho paura! Mamma!” stridette Fortunata.
Zorba saltò sulla balaustra che girava attorno al campanile. In basso le auto sembravano insetti dagli occhi brillanti. L’umano prese la gabbiana tra le mani.
«No! Ho paura! Zorba! Zorba!» stridette Fortunata beccando le mani dell'umano.
Aspetta. Posala sulla balaustra» miagolò Zorba.
«Non avevo intenzione di buttarla giù» disse l'umano.
«Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. E' acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali» miagolò Zorba.
La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L'umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi.
«La Pioggia. L'acqua. Mi piace!» stridette.
«Ora volerai» miagolò Zorba.
«Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono» stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra.
«Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo» miagolò Zorba.
«Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti» stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra, perché come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibrasti.
«Vola!» miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena.
Fortunata scomparve alla vista, e l'umano e il gatto temettero il peggio. Era caduta gi» come un sasso. Col fiato sospeso si affacciarono alla balaustra, e allora la videro che batteva le ali sorvolando il parcheggio, e poi seguirono il suo volo in alto, molto pi» in alto della banderuola dorata che corona la singolare bellezza di San Michele.
Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa.
«Volo! Zorba! So volare!» strideva euforica dal vasto cielo grigio.
L'umano accarezzò il dorso del gatto.
«Bene, gatto. Ci siamo riusciti» disse, sospirando.
«Si, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante» miagolò Zorba.
«Ah si? E cosa ha capito?» chiese l'umano.
«Che vola solo chi osa farlo» miagolò Zorba.
«Immagino che adesso tu preferisca rimanere solo. Ti aspetto giù» lo salutò l'umano.
Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto.
Luis Sepúlveda - Storia di gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
dany61 Inserito il - 23/04/2020 : 08:53:50
L'aria è piena di grida
Pensi davvero che basti non avere colpe per non essere puniti,
ma tu hai colpe.
L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie
Le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici.
Cosa ci rende tanto crudeli gli uni con gli altri?
Cosa rende alcuni più crudeli di altri?
Le crudeltà subite e poi inghiottite fino a formare una guaina
con aculei sul corpo ferito?
O semplicemente siamo predestinati al male,
e la vita è solo fatta di tregue dove sostiamo
per non odiare e non colpire?
Antonella Anedda
dany61 Inserito il - 22/04/2020 : 10:06:12
Intenso Paul Eluard (1895-1952) che in Nessuno può conoscermi (traduzione di Franco Fortini)
si sofferma sul fatto che le persone che si amano si conoscono intimamente, come nessun altro:
Nessuno può conoscermi
meglio di come tu mi conosci
Gli occhi tuoi dove dormiamo
tutti e due
alle mie luci d’uomo han dato la sorte
migliore che alle notti della terra
Gli occhi tuoi dove io viaggio
han dato ai gesti delle strade un senso
separato dal mondo
Negli occhi tuoi coloro che ci svelano
la nostra solitudine infinita
non sono più quel che credevan d’essere
Nessuno può conoscerti
come io ti conosco
dany61 Inserito il - 21/04/2020 : 06:17:12
Come vedi il tempo passa in noi,
ci attraversa.
È ciò che deve fare
e lo fa malgrado noi
Noi siamo solo più…
scegli tu cosa…
Più belli, più vecchi, più stanchi…
o forse abbiamo solo più dubbi
Io lo sento bene il tempo
mentre mi attraversa
ma ho rinunciato all’attesa.
Ho smesso di aspettare
e non vengo a cercarti.
Ti penso spesso però
e lo faccio con la stessa emozione
con cui si guarda il tramonto.
Il rosso del cielo era nostro,
come pure ci apparteneva la penombra
e le sue lunghe ombre bramose di tenebre,
bramose di stelle e silenzio:
le nostre stelle lontane.
Ma non aspetto più
perché il tramonto porta la notte
e servono occhi diversi
per ritrovare la nostra stella.
Sono occhi trasparenti
dove non abita il dubbio
perché se dubiti dimentichi la strada
e le stelle sono tante
e nei loro meandri ti perdi
finché non ti stanchi e ti fermi su una,
quella che scalda
o quella che brilla di più.
Forse è meglio così,
forse è meglio la certezza
di una tiepida luce
al rischio ardente del fuoco,
perché era questo che eravamo noi
fervide e indomite fiamme
da indossare sulla vita.
Proprio quelle rare,
quelle che fanno paura.
Giulia Torelli
dany61 Inserito il - 20/04/2020 : 06:29:49
La più bella storia d'amore
L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.
Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante scrissi
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio,
non si finisce mai
d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta
facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella cadente,
seppi che la mia opera era scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi
Luis Sepúlveda.
dany61 Inserito il - 19/04/2020 : 06:27:34
Mi sembra così strano
Che abbiamo tanto tempo per odiare
Quando la vita è solo una goccia
Tra questo momento e l'altro.
È tristemente incomprensibile
Che non raccogliamo i fiori
Che non amiamo,
Noi, che così in fretta ce ne andiamo.
Mi sembra così strano
Che abbiamo così tanto tempo per l'odio,
Quando la vita è solo una goccia
Tra questo momento e l'altro
Ed è incomprensibile
Che non guardiamo il cielo più spesso
Che non raccogliamo fiori, che non amiamo
Noi che così in fretta moriamo
Jean Cocteau
dany61 Inserito il - 18/04/2020 : 06:15:49
«Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a una donna che ha mandato una fotografia a un mio amico per mostrargli un tulipano spuntato dai bulbi che le ha regalato lui, qualche anno fa. “Me ne sono accorta solo ieri”, gli ha scritto, e chissà che non fosse lì già da giorni. Poi ho pensato a una mia amica che mi ha augurato buona Pasqua con l’immagine dei fiori nel suo giardino che sono spuntati in anticipo rispetto agli altri anni. Li aveva piantati tanto tempo fa con suo nonno e dice che da allora rinascono continuamente e che secondo lei è di buon auspicio. Allora mi sono venuti in mente i fiori che punteggiano di bianco uno dei vasi che ho sul balcone. Assomigliano un po’ a quelli dell’aglio selvatico, ma sono più sottili e più piccoli e non ricordo cosa potrebbero essere. E mi sono detta che dovremmo stare attenti alle parole che usiamo perché quelle che teniamo nella nostra testa sono la terra dei nostri pensieri e se vogliamo pensieri utili e forti, come certe verdure, o belli e che diano sollievo, come certi fiori, è importante scegliere la terra giusta. E mi sono detta che non è vero che siamo in guerra e che anzi ho l’impressione che non ci sia mai stata una tale unione della forza di noi umani contro il lato oscuro. Mi sembra che non ci siamo mai affidati, in così tanti e per così tanto tempo, alle parole di chi ha strappato un pezzo di conoscenza al buio in cui veniamo al mondo e che, perciò, sa guidarci meglio di altri, sebbene non sia facile per nessuno.»

Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 17/04/2020 : 05:49:11
Un giorno, all’improvviso
mentre ti starai pettinando, in silenzio
o mentre ti infilerai una calza
ti verrà in mente un mio gesto
e ti ritroverai a sorridere pensandomi
Un giorno, all’improvviso
pedalando veloce sotto le prime gocce
di una calda pioggia di settembre
sentirai un odore arrivarti al naso
e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami
e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo
Un giorno, all’improvviso
farai qualcosa che facevo anch’io
proprio allo stesso modo in cui la facevo io
e te ne meraviglierai moltissimo
perché non avresti mai pensato
di potermi somigliare così tanto
E ti mancherò da fare male
Ma sarò con te in ogni gesto
o nel muoversi delle foglie
nel frusciare di un gatto nel giardino
o nelle orme di un pettirosso sulla neve
come solo l’eterna presenza di una madre
lo può.
C. Turroni
dany61 Inserito il - 16/04/2020 : 06:37:07
Canto di chi rimane a casa
Restare a casa è un ordine
che non si discute,
ma da adesso in poi dovremmo essere
un poco più attenti a quelli che muoiono sul lavoro.
lo so che ora il problema è non infettare gli altri,
lo so che non è una banale influenza
quella che ci sta attraversando,
ma se dobbiamo temere la malattia
dobbiamo temerla sempre,
dobbiamo mettere pochi pesticidi nelle terre
e le industrie pochi veleni nel cibo e nell'aria.
e chi non è più amato
non può più uccidere la sua amante,
e si può essere ricchi
solo se non ci sono poveri.
Non voglio affiancarmi agli stupidi
per ogni volta che dici qualcosa
ti rispondo che il problema è un altro,
dobbiamo chiedere che dal prossimo autunno,
ogni governo, di destra o di sinistra,
si ponga il problema che vendere sigarette è vendere tumori
e vendere alcolici è vendere cirrosi.
Ora più che mai è un dovere di tutti stare bene
ma nel futuro deve essere anche un diritto:
se un futuro governo, come quelli passati,
toglierà soldi agli ospedali
per destinarli alle spese militari
sarà un governo di criminali.
Franco Arminio
dany61 Inserito il - 15/04/2020 : 08:20:20
LA GRANDE SETE
Si...qualche volta ci riprovo ancora
a edificare sogni sul confine
la materia si plasma come allora
quando inventavo mondi senza fine.
Prima dell'alba il bimbo si destava
cercava la salita e la montagna
tempo di funghi...pochi soldi dava
scarpe e vestiti...caramelle al miele.
La calda estate asciugava le fonti
la sete dopo ore tormentava
e nei pascoli alti faggi e abeti
diventavan stregati ed opprimenti.
Poi...finalmente!, l'ultima sorgente
che ancora qualche goccia
trasudava...fredda come l'inverno!
rischiarava la mente!.
Foglie di faggio...un misero bicchiere
lunghi minuti a placare l'arsura
il sudore tornava sulla fronte
e sui sensi appannati si spargeva.
Chi ha provato la sete
non potrà mai dar nulla per scontato,
e il vecchio...da un ricordo ritrovato
trova la forza per un'altra estate!
Bevo in silenzio...fingo di aver sete
trattenendo le gocce sul palato
mi nutro del silenzio delle cose
che non ho mai distrutto o abbandonato.
Quanta stanca bellezza!...
chiuse le porte a un mondo deludente
rivivo il mito della giovinezza
che è come l'acqua di quella sorgente!.
Da "La Cultura Dell'Alba" inedita Diritti Riservati.
dany61 Inserito il - 14/04/2020 : 06:48:32
L' ALCOOL DELLA VITA
ho avuto la mia notte
posseduto lamiamata
e dal suo dolce petto
bevvi l'alcool della vita
cha sciolte le due lingue
ed ha unito i nostri corpi
ha dato fuocalfuoco
aprendo quelle porte
che sembravano bloccate
dal senso del pudore
c'ha fatto fare cose
coltrepassano l'amore
il costumedilbuonsenso
malodore della carne
era cosintenso
cho smesso dipensare
a ciò che c'era poi
sapendo che l'arrivo
non è mai dove lo vuoi
ma si sposta comunape
che va di fiorinfiore
e alla fine della siepe
troverà nuovavventure.
LORENZO KRUGER
dany61 Inserito il - 13/04/2020 : 06:00:05
La parola capitombolo, per esempio. La parola capitombolo mi ha sempre fatto ridere, come anche ruzzolone. Non ridevo quando capitombolavo o ruzzolavo giù per le scale – a volte ridevo, a dire la verità, quando riuscivo a vedere la comicità della scena dall'esterno senza venire sopraffatto dal dolore – e adesso sono più attento o più stabile e mi capita meno spesso, di cadere o di ruzzolare – e in realtà la parola capitombolo, scopro adesso, vuole dire anche capriola, una caduta in cui si finisce in piedi, senza farsi male.
Non so se ci avete mai fatto caso. Quando un bambino piccolo cade per terra non inizia immediatamente a piangere, in genere; prima si volta a guardare la reazione dei genitori. Non piange per il dolore, piange per lo spavento che legge nei loro occhi, per la loro apprensione. Se i genitori sorridono, o fanno finta di niente, il bambino non piange, si rialza, sorride anche lui.
E allora forse il trucco è questo. Siamo grandi, io e te, e siamo un po’ il bambino e un po’ i suoi genitori, e forse all’inizio non riusciamo a evitare di allargare lo sguardo e le pupille, di arrotondare la bocca, di lanciare un piccolo grido, ma possiamo sempre ricordare questo espediente e sorriderci, invece, sapendo che, in un modo o nell’altro, cadremo in piedi.
Pensa ad esempio alla parola "capitombolo". La parola capitombolo fa ridere, è una parola buffa, una parola che sembra una smorfia, quando viene pronunciata, una parola cicciotta come le piegoline dei gomiti dei neonati o certi animaletti molto pelosi. Una parola che te la immagini cosparsa di zucchero a velo come una ciambella, una parola che fa ricordare quelle scene dei film muti dove a un calcio nel culo segue una capriola.
dany61 Inserito il - 12/04/2020 : 06:23:52
Questo post mi ha commosso...
Non è la mia nonna, era un'ospite di una casa di riposo a Bergamo. Lei stava seduta sulla sua sedia, in disparte, e mi osservava alle prese con un'intervista.
Ricordo tutta la tenerezza del suo sguardo, tutta la bellezza di un volto antico, quasi secolare.
"Mi scusi signora - le avevo sussurrato - ma lei è talmente bella... posso farle scattare una foto dal fotografo del giornale?"
Colta di sorpresa si era sciolta in un sorriso. Un sorriso silenzioso, pudico, così gentile da smuovermi l'anima. E poi aveva acconsentito.
Prima dello scatto ricordo che si era sistemata lo scialle e la collanina d'oro. Gesti di una grazia assoluta.
Quando dite: "E allora? Muoiono solo i vecchi" state parlando di persone come lei, con occhi sapienti colmi di tenerezza e morbidi capelli bianchi. State parlando di un luogo sicuro per i nipoti che non vedono l'ora di sentirsi stretti tra le braccia dei nonni. State parlando di una memoria che è una biblioteca senza eguali.
Questo abbiamo perso qui a Bergamo: migliaia di nonni in un solo mese.
E se li chiamate "vecchi" come fossero un avanzo, permettetemi, non avete capito nulla.
Da noi, a Bergamo, si chiamano radici.
Wedding Reporter Heidi Busetti
dany61 Inserito il - 11/04/2020 : 06:19:37
Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato a un uomo che è in ospedale da qualche giorno. È indebolito, e i medici dicono che è normale che si senta così dopo quello che ha passato. Sua moglie si è spaventata tantissimo e non ha potuto stargli vicino, in ospedale, per le cautele dovute alla pandemia. Quest’uomo non soffre della malattia che sta unendo il mondo. È invece malato da tempo e ha avuto una brutta crisi a causa dei farmaci che deve prendere. Di sicuro non gli ha fatto bene la preoccupazione di questi mesi, perché i suoi due figli vivono lontano e si sono trovati entrambi in due città molto colpite dall’emergenza sanitaria. Poi ho pensato alle parole della dottoressa che lo sta seguendo: dice che è molto importante che il suo umore stia bene. È importante quanto i valori del sangue. E ho pensato che lui ha chiesto ai figli di non chiamarlo, durante i giorni di degenza, in parte perché non vuole disturbare gli altri pazienti e in parte perché gli verrebbe da piangere. Ha chiesto solo di avere un messaggio vocale dal nipotino che dica “bua via”. E ho pensato che è importante per ciascuno di noi che il nostro umore stia bene. E che per questo dobbiamo tutti praticare la pazienza e infondere speranza, come ha detto l’uomo che si veste di bianco, una settimana fa, in una grande piazza nel cuore di Roma, che pareva vuota ma era forse più piena di tante altre volte.»
dany61 Inserito il - 10/04/2020 : 06:19:08
Rinchiusi
Dentro dimore
abitate ad ore
incatenati
Ci ritrovammo
Disperati.

Vetri appannati
da sguardi
rassegnati
Fecero delle mura
Una stia di paura.

Seduti a pensare
Quanto bello
Era amare
Restammo mesi
con i cuori tesi.

Una rondine garriva
Un mandorlo
Applaudiva
Tutto all'interno
Era un inferno.

Si doveva
Pazientare
Meditare
e ancor più
Pregare.

Era questa
La forza umana
Il ferro
e il suono
Di una campana.
Bernardo Panzeca
dany61 Inserito il - 09/04/2020 : 07:11:49
La nostra generazione è troppo superficiale per il matrimonio. Ci si sposa come si va al McDonald’s. Poi, si fa zapping. Come vorreste che si restasse tutta la vita con la stessa persona nella società dello zapping generalizzato? In tempi in cui le star, gli uomini politici, le arti, i sessi, le religioni sono più intercambiabili che mai, perché il sentimento amoroso dovrebbe fare eccezione alla schizofrenia generale?
E poi prima di tutto da dove ci viene questa strana ossessione di ingeniarci ad ogni costo per essere felici con una sola persona?
Su 558 tipi di società umane solo il 24% è monogama, la maggior parte della specie animale è poligama.
Il matrimonio è caviale a ogni pasto: un’indigestione di ciò che adorate, fino alla nausea. “Su, prendetene ancora un po’… Come? Non ne potete più? Ma se lo trovavate delizioso poco fa, che vi succede, si può sapere?”.
La potenza dell’amore, il suo incredibile potere, doveva terrorizzare la società occidentale a tal punto da farle creare questo sistema mirato a disgustarvi di ciò che amate.
Un ricercatore americano ha recentemente dimostrato che l’infedeltà’ è biologica. L’infedeltà’ secondo questo celebre scienziato è una strategia genetica atta a favorire la sopravvivenza della specie.
Immaginatevi la scena. “Amore, non ti ho tradito per un mio piacere personale, l’ho fatto per la sopravvivenza della specie. Tu puoi anche fregartene ma qualcuno deve pur farsi carico di questa sopravvivenza della specie, se credi che io mi diverta..”
Non sono mai soddisfatto, quando una ragazza mi piace voglio innamorarmene, quando ne sono innamorato voglio baciarla, quando l’ho baciata voglio andarci a letto e quando ci sono andato a letto voglio vivere con lei in un appartamento ammobiliato, quando vivo con lei in un appartamento ammobiliato voglio sposarla, quando l’ho sposata incontro un’altra ragazza che mi piace.
L’uomo è un animale insoddisfatto, esitante tra diverse frustrazioni, se le donne volessero giocare d’astuzia li negherebbero per farsi correre dietro tutta la vita. L’unica domanda in amore è: A partire da quando si comincia a mentire? Siete sempre così felici di rientrare a casa e trovare la stessa persona che vi aspetta? Quando dite ti amo lo pensate sempre? Ci sara’ per forza è fatale un momento in cui per voi sarà uno sforzo, in cui i vostri ti amo non avranno più lo stesso sapore. Per me lo scatto è stata la rasatura, mi rasavo tutte le sere per non pungere Annie baciandola di notte e poi una sera lei dormiva già, ero uscito senza di lei fino all'alba , tipico genere di comportamento ignobile che ci si permette con la scusa del matrimonio, non mi sono rasato, pensavo che non fosse grave perché lei non se ne sarebbe accorta, invece significava semplicemente che non l’amavo più.
(Frédéric Beigbeder, L'Amore dura tre anni)
dany61 Inserito il - 08/04/2020 : 06:17:26
La vergine
*Alda Merini*
Non avete veduto le farfalle
con che leggera grazia
sfiorano le corolle in primavera?
Con pari leggerezza
limpido aleggia sulle cose tutte
lo sguardo della vergine sorella.
Non avete veduto quand’è notte
le vergognose stelle
avanzare la luce e ritirarla?…
Così, timidamente, la parola
varca la soglia
del suo labbro al silenzio costumato.
Non ha forma la veste ch’essa porta,
la luce che ne filtra
ne disperde i contorni. Il suo bel volto
non si sa ove cominci, il suo sorriso
ha la potenza di un abbraccio immenso.
dany61 Inserito il - 07/04/2020 : 09:13:29
Quando i lillà fiorivano, l'ultima volta, nel prato davanti alla casa, | E il grande astro nel cielo d'occidente calava presto la sera, | Io ero in lutto, e sempre lo sarò, ogni volta che torni primavera. | | Primavera che sempre ritorni, sempre mi porterai questa triade, | I lillà perennemente in fiore, l'astro che tramonta ad occidente, | Ed il pensiero di colui che amo. | | Oh possente astro d'occidente tramontato! | Oh notte piena d'ombre - notte cupa e lacrimosa! | Oh grande astro scomparso - nera-tenebra, che lo nascondi! | Oh mani crudeli che mi trattengono impotente - anima mia smarrita! | Oh nube gelida che mi circonda e paralizza la mia anima! | | Nel recinto davanti ad una vecchia casa di campagna, presso la staccionata dipinta di bianco, | Cresce una pianta di lillà, alta, con le foglie a forma di cuore d'un verde intenso, | E molti grappoli di fiori, delicati, dal profumo acuto che amo, | Ogni foglia un miracolo - e là in quel prato davanti a quella casa, | Da quella pianta dai fiori dal colore delicato, con le foglie a forma di cuore d'un verde intenso, | Stacco un rametto fiorito.


Walt Whitman
dany61 Inserito il - 06/04/2020 : 06:24:30
Che la meraviglia abbia pietà
Una coltre di tramonti rossi
mi tempera la vista
nella mezz’ora precedente
alla tua scomparsa.

L’avvento del crepuscolo,
come una ciminiera di pensieri,
un affanno di catrame,
è contemporaneo alla tua assenza.

T’ho presunta da un certo
atteggiamento obliquo del naso,
da un’incertezza meridiana
della fronte scoscesa.

T’ho persa di vista
e la sera è certo vasta,
immensa tra le spoglie
della luce
per sperare di trovarti
a occhi chiusi
e mani cadute.
Ivan Talarico
dany61 Inserito il - 05/04/2020 : 06:47:26
Mia nonna diceva che quando una donna si sentirà triste, quello che potrà fare è intrecciare i suoi capelli: così il dolore rimarrà intrappolato tra i suoi capelli e non potrà raggiungere il resto del corpo.
Bisognerà stare attente che, la tristezza, non raggiunga gli occhi, perché li farà piangere e sarà bene non lasciarla posare sulle nostre labbra, perché ci farà dire cose non vere; che non entri nelle tue mani – mi diceva – perché tosterà di più il caffè o lascerà cruda la pasta: alla tristezza piace il sapore amaro.
Quando ti sentirai triste, bambina, intreccia i capelli: intrappola il dolore nella matassa e lascialo scappare quando il vento del nord soffia con forza.
I nostri capelli sono una rete in grado di catturare tutto: sono forti come le radici del vecchio cipresso e dolce come la schiuma della farina di mais.
Non farti trovare impreparata dalla malinconia, bambina, anche se hai il cuore spezzato o le ossa fredde per ogni assenza. Non lasciarla in te, con i capelli sciolti, perché fluirà come una cascata per i canali che la luna ha tracciato nel tuo corpo.
Intreccia la tua tristezza – mi disse - intreccia sempre la tua tristezza.
E, domani, quando ti sveglierai con il canto del passero, la troverai pallida e sbiadita tra il telaio dei tuoi capelli.
Paola Klug, Intreccerò la mia tristezza.
dany61 Inserito il - 04/04/2020 : 06:40:59
OUVERTURE DI SETTEMBRE

Se un segnale di vita mi giunge
da un altrove, nella mente mi esplode
un’ouverture di settembre.
Girandole festose,
negli occhi colmi d’ombra,
recano ebbrezze di accesi colori.
Ritrovo ( per inaspettato incantesimo )
il dialogo interrotto, spento
come spalti svuotati , a partita conclusa.
Se un segnale di vita mi giunge
dai tuoi luoghi,
distanze siderali percorrono
i quadrifogli, aspirando abbracci di pagine
mentre illimpidisce l’azzurro
al confronto del biancore dei cirri.
Mari di girasoli invadono le stanze
e una brezza giocoliera solletica
l’addormentata stagione;
ad infrangere il silenzio delle ore
provvede il tuo verbo flautato.
Se un segnale di vita mi giunge
da altri luoghi,
ultimi dei dissetano l’arsura
in tini effervescenti di malvasia;
e alate creature sorvolano
gli spazi disertati dai vacanzieri.
Il Giudizio Universale si compie
anche per noi mortali.
Se tendi la tua mano puoi toccarmi,
nell’attesa resurezione di altri giorni,
quando sarà possibile distinguere
del vivere e del morire la linea del discrimine.
dany61 Inserito il - 03/04/2020 : 06:07:33
È stata la notte -
Ho sospeso i sogni
fino al prossimo ricamo
del giorno che scivola via
sulle mie incertezze
E so che mi lascerai
senza dire una parola
io resterò nascosto
per non disturbare il buio
Ho temuto la luce
perché poteva rivelare
i segreti della mia ombra
ma è stata la notte
A condannare i silenzi
e il tremore della mano
le mie deboli foglie
spazzate dal vento scuro
Nell'infinito suo lamento.
Stefano Drakul Canepa
dany61 Inserito il - 02/04/2020 : 06:41:52
C’erano nell'ordine una città, un ponte bianco e una sera piovosa. Da un lato del ponte avanzava un uomo con ombrello e cappotto. Dall'altro una donna con cappotto e ombrello. Esattamente al centro del ponte, là dove due leoni di pietra si guardavano in faccia da centocinquant'anni, l’uomo e la donna si fermarono, guardandosi a loro volta. Poi l’uomo parlò:
- Gentile signorina, pur non conoscendola, mi permetto di rivolgerle la parola per segnalarle una strana coincidenza, e cioè che questo mese, se non sbaglio, è la quindicesima volta che ci incontriamo esattamente in questo punto.
- Non sbaglia, cortese signore. Oggi è la quindicesima volta.
- Mi consenta inoltre di farle presente che ogni volta abbiamo sottobraccio un libro dello stesso autore.
- Si, me ne sono resa conto: è il mio autore preferito, e anche il suo, presumo.
- Proprio così. Inoltre, se mi permette, ogni volta che lei mi incontra, arrossisce violentemente, e per qualche strana coincidenza, la stessa cosa succede anche a me.
- Avevo notato anch'io questa bizzarria. Potrei aggiungere che lei accenna un lieve sorriso e sorprendentemente, anch'io faccio lo stesso.
-È davvero incredibile: in più, ogni volta ho l’impressione che il mio cuore batta più in fretta.
- È davvero singolare, signore, è così anche per me, e inoltre mi tremano le mani.
- È una serie di coincidenze davvero fuori dal comune. Aggiungerò che, dopo averla incontrata, io provo per alcune ore una sensazione strana e piacevole…
- Forse la sensazione di non aver peso, di camminare su una nuvola e di vedere le cose di un colore più vivido?
- Lei ha esattamente descritto il mio stato d’animo. E in questo stato d’animo, io mi metto a fantasticare…
- Un’altra coincidenza! Anch'io sogno che lei è a un passo da me, proprio in questo punto del ponte, e prende le mie mani tra le sue…
- Esattamente. In quel preciso momento dal fiume si sente suonare la sirena di quel battello che chiamano «il battello dell’amore».
- La sua fantasia è incredibilmente uguale alla mia! Nella mia, dopo quel suono un po’ melanconico, non so perché, io poso la testa sulla sua spalla.
- E io le accarezzo i capelli. Nel fare questo, mi cade l’ombrello. Mi chino a raccoglierlo, lei pure e…
- E trovandoci improvvisamente viso contro viso ci scambiamo un lungo bacio appassionato, e intanto passa un uomo in bicicletta e dice…
- … Beati voi, beati voi…
Tacquero. Gli occhi del signore brillavano, lo stesso fecero quelli della signorina. In lontananza, si udiva la melanconica sirena di un battello che si avvicinava.
Poi lui disse:
- Io credo, signorina, che una serie così impressionante di coincidenze non sia casuale.
- Non lo credo neanch'io, signore.
- Voglio dire, qua non si tratta di un particolare, ma di una lunghissima sequenza di particolari. La ragione può essere una sola.
- Certo, non possono essercene altre.
- La ragione è - disse l’uomo sospirando, - che ci sono nella vita sequenze bizzarre, misteriose consonanze, segni rivelatori di cui sfioriamo il significato, ma di cui purtroppo non possediamo la chiave.
- Proprio così - sospirò la signorina, - bisognerebbe essere medium, o indovini, o forse cultori di qualche disciplina esoterica per riuscire a spiegare gli strani avvenimenti del destino che quotidianamente echeggiano nella nostra vita.
- In tutti i casi ciò che è accaduto è davvero singolare.
- Una serie di impressionanti coincidenze, impossibile negarlo.
- Forse un giorno ci sarà una scienza in grado di decifrare tutto questo. Intanto le chiedo scusa del disturbo.
- Nessun disturbo, anzi, è stato un piacere.
- La saluto, gentile signorina.
- La saluto, cortese signore.
E se ne andarono di buon passo, ognuno per la sua strada.
Stefano Benni - L'ultima Lacrima
dany61 Inserito il - 01/04/2020 : 06:20:45
Il tempo insegna che il senso della vita è viverla al meglio delle nostre possibilità. Certo, non è sempre facile, non è facile sorridere quando le persone ci deludono, quando gli ostacoli ci sembrano troppo grandi, quando la vita va nel verso opposto a quello che noi avevamo programmato o sognato.
È difficile questa lotta continua nella ricerca dell’amore per noi stessi, nella ricerca della “felicità“.
La cerchiamo di continuo nelle cose materiali, nel lavoro, nelle altre persone. Ma la verità è che la felicità non una ha forma e non ha un colore.
Ad oggi mi guardo attorno e vedo che le persone hanno perso i valori, hanno perso i sentimenti e la voglia di voler bene o amare. Le persone hanno perso il senso delle “piccole cose” e dei “ piccoli momenti”, le persone hanno perso la fiducia nel prossimo e questo rende il mondo un posto più difficile in cui vivere per chi invece crede ancora in tante cose.
Io non so se il Natale sia stato creato apposta per riunirci tutti insieme e ricordarci il valore della famiglia, dello stare insieme, del volersi bene, perché ogni tanto ci farebbe bene tornare al tempo in cui i guerrieri si riunivano intorno a un falò per raccontare le loro storie.
dany61 Inserito il - 31/03/2020 : 06:48:33
Il tempo insegna che il senso della vita è viverla al meglio delle nostre possibilità. Certo, non è sempre facile, non è facile sorridere quando le persone ci deludono, quando gli ostacoli ci sembrano troppo grandi, quando la vita va nel verso opposto a quello che noi avevamo programmato o sognato.
È difficile questa lotta continua nella ricerca dell’amore per noi stessi, nella ricerca della “felicità“.
La cerchiamo di continuo nelle cose materiali, nel lavoro, nelle altre persone. Ma la verità è che la felicità non una ha forma e non ha un colore.
Ad oggi mi guardo attorno e vedo che le persone hanno perso i valori, hanno perso i sentimenti e la voglia di voler bene o amare. Le persone hanno perso il senso delle “piccole cose” e dei “ piccoli momenti”, le persone hanno perso la fiducia nel prossimo e questo rende il mondo un posto più difficile in cui vivere per chi invece crede ancora in tante cose.
Io non so se il Natale sia stato creato apposta per riunirci tutti insieme e ricordarci il valore della famiglia, dello stare insieme, del volersi bene, perché ogni tanto ci farebbe bene tornare al tempo in cui i guerrieri si riunivano intorno a un falò per raccontare le loro storie.
dany61 Inserito il - 30/03/2020 : 07:01:59
Anno 2030...Nonno raccontami quando l’Italia divenne una nazione così bella !
E il nonno cominciò: ....era il 2020, dieci anni fa. All’improvviso una epidemia investi tutto il mondo, proveniva dalla Cina ...ma era stata portata da altri, forse da militari americani...ma non si seppe mail la verità ! L’Italia fu colpita prima di tutti in Europa, tanti morti, tutti chiusi in casa....paura, diffidenza, gli ospedali erano pieni di gente. Durò alcune settimane....fu dura...tanto! il governo dopo un primo momento di incertezza reagì bene, con forza e coraggio. Tutti gli Italiani dettero prova di grande esempio e spirito di sacrificio. Le persone riscoprirono il valore dell’aiutarsi a vicenda.
Purtroppo la chiusura delle fabbriche e di tantissimi negozi fu il vero problema che dovemmo affrontare. Una crisi spaventosa, alla quale non eravamo preparati. Chiedemmo aiuto all’Europa, all’epoca avevamo una Comunità...così si chiamava Comunità Europea. Doveva servire per fare un grande Nazione, come gli Stati Uniti. Ma altre Nazioni, come la Germania e l’Olanda....dissero che dovevamo fare da soli. Oppure dargli le nostre aziende, gli aereoporti, le autostrade, l’oro della Banca d’Italia...i nostri risparmi...ma come...dopo quello che avevano combinato, proprio loro!
E allora nonno cosa accadde.....?
Accadde che ci rendemmo conto che dovevamo fare da soli: il Presidente della Repubblica chiamò tutte le aziende e la Banca d’Italia emise un prestito solo per gli Italiani di 100 miliardi.... si chiamava SALVA ITALIA e doveva servire per risollevare le sorti del Paese. Successe l’incredibile... i politici rinunciarono ai loro stipendi per 6 mesi; tutti i dirigenti d’azienda fecero allora la stessa cosa......ed anche tutti coloro che potevano .....investirono la metà dei loro risparmi.....quindi le aziende sane comprarono così tanti titoli che lo Stato Italiano raccolse 300 miliardi in poche settimane. A quel punto chiamarono un grande banchiere...un certo Draghi!
Con quei soldi, non solo superò la crisi del momento, ma ricomprò anche una parte del debito estero che avevamo. Diminuì le tasse per consentire di produrre a costi più bassi....Dopo 4 mesi appena, eravamo la Nazione più in forma del momento, mentre le altre ci stavano a guardare sperando che non c’è la facessimo. Alcune aziende che avevano spostato le loro produzioni all’estero, come la Fiat, tornarono in Italia. A quel punto per far lavorare tutti diminuirono l’orario di lavoro così da non perdere il tempo da passare assieme alla famiglia. Il maggior fatturato consenti di ricomprare ancora i debiti che avevamo fatto negli anni passati.
Eravamo così orgogliosi di essere Italiani, furono anni di grande intensità emotiva e riscoprimmo di essere un grande popolo, fortunato....perché vivevamo nel paese più bello del mondo !
Grazie Nonno......domani me la ripeti ? È una storia così bella !!!!!
dany61 Inserito il - 29/03/2020 : 07:01:22
Buona Domenica
Fa'del tuo tempo un tempo per vivere
Un tempo per essere
E non per avere
Un tempo per sentire
E non per subire
Un tempo per far sorridere
Il cuore
E non per renderlo triste
Fa' del tuo tempo un tempo
per amare
E non per odiare
Per ricordare i momenti belli
Senza dimenticare quelli tristi
Fa' del tuo tempo un tempo tuo
E lo scandire delle ore
Sarà placebo per le ferite
dell'anima
Sarà la cura per la tua malattia
Sarà il perdono per il tuo rancore
Sarà l'oblio per i percorsi della mente
che fanno male
Sarà il tutto e non il niente
Sarà un tempo
che ti riporta in un luogo
dell'anima
Dove il sorriso la fa da padrone
E le lacrime sono lacrime di gioia
Fa' del tuo tempo
un tempo per progettare
Un tempo per amare
Un tempo per raccogliere i frammenti
del tuo dolore
E farne un tempio
Per venerare
La tua voglia di vivere
Per scoprire finalmente
Percorsi che ti portano verso
la serenità della mente
E la gioia nel cuore
(Ilaria Zoe)
dany61 Inserito il - 28/03/2020 : 06:18:03
I virus possono essere geni evasi da "colonie" simili a noi. I virus consistono di Dan puro (o di una molecola simile che si autoreplica) circondato da un rivestimento proteico e sono tutti parassiti. L'idea è che si siano evoluti da geni "ribelli" che sono fuggiti e che ora viaggiano da un corpo all'altro direttamente attraverso l'aria, invece che per mezzo di veicoli più convenzionali
come gli spermatozoi o le cellule uovo. Se questo è vero, potremmo considerare anche noi stessi come colonie di virus!
Richard Dawkins
dany61 Inserito il - 27/03/2020 : 06:16:43

PABLO NERUDA - Ode alla speranza

Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia ,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all'acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.

Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.
dany61 Inserito il - 26/03/2020 : 06:46:57
Dopo l'epidemia torneremo ad essere di nuovo umani
Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente.
La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità.
A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile.
A capire che il tempo - e non il denaro - è la risorsa più preziosa.
Uomini e donne si chiederanno - per poco, probabilmente, ma ci faranno un pensierino - perché sprecano l'esistenza in relazioni che provocano loro amarezza.
Ci sarà anche chi rivedrà le proprio opinioni politiche, basate su ansie o valori che si disintegreranno nel corso dell'epidemia.
Ci sarà chi dubiterà delle ragioni che spingono un popolo a lottare contro un nemico per generazioni, a credere che la guerra sia inevitabile.
Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso.
Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner.
Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli. Di fare coming out.
Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui.
Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi.
Sugli amori che non ha osato amare.
Sulla vita che non ha osato vivere.
David Grossman
dany61 Inserito il - 25/03/2020 : 06:45:09
Non riesco a non pensare a te
Anche quando non vorrei
Una via d'uscita anche se c'è
Sembra sia introvabile
Ai miei amici che continuano a dirmi che non fai per me
Rispondo che non voglio più star male perché non sei tu
Ma la notte tardi vieni qui
E mi prendi le mani
Il tuo sguardo si fa serio e poi mi parli, e dici
Questa volta io ritorno per restare, per sempre
Ma finisce che era un sogno
Al mio risveglio io ti cerco e non so dove sei
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei?
Mentre io continuo a dire
Il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
I tuoi occhi non li scorderò
Finchè avrò da vivere
Stai sicura che li troverei fra altri mille intorno a me
La tua voce nella testa suona dolce musica però
Quando ti sento e metto giù mi dico di non farlo più
E a che serve stare su WhatsApp per dirci, le stesse
Vecchie cose che sappiamo già
Per ore e ore
Tanto ormai lo so che i baci che tu chiedi
Non nono i miei
Il rumore dei tuoi passi è già lontano
Io ti sto chiamando dove sei?
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei?
Mentre io continuo a dire
Il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
Hey, ricordo come mi sentivo sai
Già dalla prima e vai
Volevo sempre averti da stringere
Sempre vicina a me
Tutte quelle cose che a dirsele
Sembrava inutile
Invece adesso riempiono le pagine
Di questo libro di ricordi che
Continuo a scrivere
Fino a che mi resta un po' da vivere
Se ti avessi qui davanti forse ti direi
Gli sbagli che io ho fatto non li rifarei
Le cose che poi ti hanno delusa
Una porta è chiusa
Io non so decidere
Ma non si cancella anche se vuoi
Quello che è stato fra di noi
I sogni mordono la polvere
Lasciando il posto alle domande a cui nessuno sa rispondere
Dimmi, dimmi
Dove sei?
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei
Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
Tu adesso dove sei
Mentre io continuo a dire il nome di chi ormai non c'è
Mi chiedo dove sei
Mentre vedo le mie mani muoversi nel buio su di lei
Mentre ballo con il tuo fantasma dimmi dove sei
Neffa
dany61 Inserito il - 24/03/2020 : 06:55:07
Osservando col realismo dell'antropologo - fra i vari "si sono assembrati, si sono accalcati, si sono scagliati, hanno scagliato, hanno tirato, hanno lanciato, hanno sbalzato, hanno scaraventato, si sono scaraventati, si sono schiantati, hanno giustiziato, sono stati giustiziati, hanno causato la morte di, si sono nuovamente radunati, avventati, precipitati, squagliati..." - le espressioni e i gesti dei branchi di zombi in ogni paese, ormai alti due metri, quando fra videogiochi e telefilm con occhi attoniti e spenti e bocche automaticamente ruminanti si puntano contro le grosse dita come armi laser, facendo i tscht-tscht-tscht-tscht-tscht dell'uccisione rapida con i denti pieni di gomma e nessun concetto oltre "top" e "flop"... Forse già durante il concepimento i loro genitori (di corporatura meno nutrita e più piccola) contemplavano soltanto i rambi e i blade runner e i serial killer e i top gun e divoravano il trash? Forse bisogna risalire ai nonni (da ragazzini) per ritrovare invece l'italiano espressivo dai lineamenti mobilissimi, con gli occhi e i sensi svegli e guizzanti come gli animali più intelligenti. Con un sistema di percezioni istintive molto più pronto e rapido del ragionamento. Italiani, già a vent'anni tradizionalmente abilissimi in tutto. Adesso, dopo la dose oraria di violenza e scemenza, con quanta innocenza allibita gli zombi e i cloni applaudono in massa passiva il cantante rap e il calciatore d'attualità e il Dalai Lama e il Papa e tutti i giri di ogni circuito automobilistico e ogni nuovo taglio di capelli a crestine o a ciuffetti o a zero. Quando eravamo sentimentali e soft, di fronte alle grandi masse inconsce e amorfe si diceva volentieri: un gregge di pecorelle eterodirette. La nostra speranza. I giovani. E mo'?
Alberto Arbasino
dany61 Inserito il - 23/03/2020 : 06:15:53
Poi ci sono giorni come oggi.
Giorni di cielo mesto e silenzio.
Come in un giorno di neve
bianca solitudine
in un candore di quiete.
Invece è primavera
quando il ritorno alla vita è una certezza
quando la luce è una promessa di speranza.
Non senti anche tu gli strilli gioiosi dei fiori?
Quella frenesia quella voglia di vivere ovunque?
Oggi non nevica
ma fioccano speranze
e placano quel pianto nascosto
e quel silenzio
che sgretola l'anima.
C"è un immenso bisogno
di fiorire.
Ignazia Atzori
dany61 Inserito il - 22/03/2020 : 06:05:43
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. | Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. | Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, | la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. | Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. | | Considero valore tutte le ferite. | Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. | | Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. | Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. | | Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. | Molti di questi valori non ho conosciuto.



Erri De Luca
dany61 Inserito il - 21/03/2020 : 06:16:37
“Di quei tempi ero fatto per sprofondare, ad ogni parola che mi fosse detta, o mosca che vedessi volare,
in abissi di riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro e bucheravano giù per torto e su per traverso lo spirito,
come una tana di talpa; senza che di fuori ne paresse nulla.”
Luigi Pirandello
dany61 Inserito il - 20/03/2020 : 06:29:41
Quando si trova qualcuno e il tuo cuore smette di funzionare per alcuni secondi, fai attenzione. Potrebbe essere la persona più importante nella tua vita. | | Se gli sguardi si incrociano e si specchiano l'uno nell'altro, stai all'erta: potrebbe essere la persona che stai aspettando da quando sei nato. | | Se il tocco delle labbra è intenso, se il bacio è appassionato e in quel momento gli occhi diventano umidi, c'è qualcosa di magico tra di voi. | | Se l'ultimo e il primo pensiero della giornata è per quella persona, se la volontà di stare assieme e unire il tuo cuore con il suo è forte, Dio ti ha inviato un dono: l'amore. | | Se un giorno vi chiederete scusa a vicenda, per un qualunque motivo, un abbraccio, un sorriso, una carezza sui capelli saranno più importanti di mille parole: siete fatti l'uno per l'altra. | | Se per qualche motivo sei triste, l'altro soffrirà le tue sofferenze, piangerà le tue lacrime. Che cosa meravigliosa. Tu potrai contare su di lui in tutti i momenti della tua vita. | | Se riesci a pensare il suo odore, come se fosse al tuo fianco, se trovi bellissima la sua persona anche se sta dentro un vecchio pigiama, con vecchie ciabatte e capelli arruffati... | | Se per tutto il giorno non riesci a lavorare in attesa dell'incontro che ci sarà la notte, se non riesci ad immaginare un futuro senza avere quella persona al tuo fianco... | | Se immaginerai quella persona già vecchia e sarai sicuro di essere ancora pazzo di lei, se preferirai morire prima di vederla andar via... è l'amore che è entrato nella tua vita. | | Molte persone si innamorano molte volte nella vita, ma poche incontrano il vero amore. O magari l'incontrano, ma non prestano attenzione a questi segnali e lasciano che l'amore vada via, senza che accada nulla. | | E' il libero arbitrio. Per questo si deve stare attenti ai segnali, a non lasciare che il giorno per giorno ti faccia diventare cieco e non ti faccia vedere la cosa più bella nella vita: l'amore.



Carlos Drummond de Andrade
dany61 Inserito il - 19/03/2020 : 06:21:00
Alla vita
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio come fa lo scoiattolo,
ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio ma sul serio a tal punto
che messo contro il muro,
ad esempio, le mani legate o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli altri uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo che nulla è più bello,
più povero della vita.
Prendila sul serio ma sul serio a tal punto
che a settantanni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli ma perché non crederai
alla morte, pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.
Nazim Hikmet
dany61 Inserito il - 18/03/2020 : 06:23:29
Giaccio da solo nella casa silenziosa,
la lampada è spenta,
e stendo pian piano le mie mani
per afferrare le tue,
e lentamente spingo la mia fervente bocca
verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi
- e all'improvviso son sveglio,
ed intorno a me la fredda notte tace,
luccica nella finestra una limpida stella -
o tu, dove sono i tuoi capelli biondi,
dov'è la tua dolce bocca?
Ora bevo in ogni piacere la sofferenza
e veleno in ogni vino;
mai avrei immaginato che fosse tanto amaro
essere solo
essere solo e senza di te!
Federico Garcia Lorca
dany61 Inserito il - 17/03/2020 : 07:19:45
Ti auguro di vivere | senza lasciarti comprare dal denaro. |
Ti auguro di vivere | senza marca, senza etichetta, |
senza distinzione, | senza altro nome | che quello di uomo.
Ti auguro di vivere | senza rendere nessuno tua vittima.
Ti auguro di vivere | senza sospettare o condannare | nemmeno a fior di labbra.
Ti auguro di vivere in un mondo | dove ognuno abbia il diritto
di diventare tuo fratello | e farsi tuo prossimo.



Jean Debruynne
dany61 Inserito il - 16/03/2020 : 06:12:56
Eternamente
Dove
La mia anima
Si fonde col suo essere
Ci sei tu.
Sei la linea che inscindibilmente
Conia
In uno solo
I miracoli del giorno e della notte
Eternamente
Il mio cuore
Ti appartiene.

Cristina Pinochi
dany61 Inserito il - 15/03/2020 : 06:26:44
Nove marzo duemilaventi
Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.
Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.
E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere –
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.
Adesso siamo a casa.
È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.
C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno.
È potente la terra. Viva per davvero.
Io la sento pensante d’un pensiero
che noi non conosciamo.
E quello che succede? Consideriamo
se non sia lei che muove.
Se la legge che tiene ben guidato
l’universo intero, se quanto accade mi chiedo
non sia piena espressione di quella legge
che governa anche noi – proprio come
ogni stella – ogni particella di cosmo.
Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.
Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.
Mariangela Gualtieri
dany61 Inserito il - 14/03/2020 : 06:09:13
«Questa mattina mi sono svegliata pensando a un mio amico. Eravamo al telefono, e forse stavamo proprio dicendo qualcosa sulla fortuna che abbiamo a potere usare il telefono, e lui, dopo qualche secondo di silenzio, all’improvviso, ha detto che gli era arrivata una fotografia del suo nipotino, mentre parlava con me, e che forse era meglio se ci sentivamo dopo perché gli stava venendo da piangere. Io non sapevo cosa dire e non ho detto niente. Lo ascoltavo mentre lui diceva che il bambino sembrava diventato tanto più grande dall’ultima volta in cui l’ha visto, a Natale. I suoi genitori l’avevano fotografato mentre dormiva e a lui pareva di vedere un volto che non riconosceva, sotto le palpebre chiuse e il ciuffo biondissimo Dopo qualche minuto si è calmato, e allora io gli ho suggerito di fare una videochiamata, quel pomeriggio, per vedere il piccolo e farsi vedere. E mi è venuto in mente un film in cui per la prima volta c’era una telefonata in cui ci si può vedere. È un film di tanti anni fa che parlava di un mondo che adesso c’è, ma che allora non c’era. E non sono stata mai così grata a questa invenzione che ci permette di fare una cosa che, di questi tempi, non è per niente poco.»
Natascha Lusenti
dany61 Inserito il - 13/03/2020 : 05:42:14
«Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più. Ma la primavera non sapeva nulla. Ed i fiori continuavano a sbocciare Ed il sole a splendere E tornavano le rondini. E il cielo si colorava di rosa e di blu. La mattina si impastava il pane e si infornavano i ciambelloni. Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse. Era l’11 marzo 2020 i ragazzi studiavano connessi a Gsuite. E nel pomeriggio immancabile l’appuntamento a tressette. Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa . Dopo poco chiusero tutto. Anche gli uffici. L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini. Perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali. E la gente si ammalava. Ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire. Era l’11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria. I nonni le famiglie e anche i giovani. Allora la paura diventò reale. E le giornate sembravano tutte uguali. Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire. Si riscoprì il piacere di mangiare tutti insieme. Di scrivere lasciando libera l’immaginazione . Di leggere volando con la fantasia. Ci fu chi imparò una nuova lingua. Chi si mise a studiare e chi riprese l’ultimo esame che mancava alla tesi. Chi capì di amare davvero separato dalla vita. Chi smise di scendere a patti con l’ignoranza. Chi chiuse l’ufficio e aprì un’osteria con solo otto coperti. Chi lasciò la fidanzata per urlare al mondo l’amore per il suo migliore amico. Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno. Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri. L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi. E l’economia andare a picco. Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti. E poi arrivò il giorno della liberazione. Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita. E che il virus aveva perso. Che gli italiani tutti insieme avevano vinto. E allora uscimmo per strada. Con le lacrime agli occhi. Senza mascherine e guanti. Abbracciando il nostro vicino. Come fosse nostro fratello. E fu allora che arrivò l’estate. Perché la primavera non lo sapeva. Ed aveva continuato ad esserci. Nonostante tutto. Nonostante il virus. Nonostante la paura. Nonostante la morte. Perché la primavera non lo sapeva.. Ed insegnò a tutti. La forza della vita».
dany61 Inserito il - 12/03/2020 : 05:53:39
“Le cicatrici sono segno di sofferenza ma anche di guarigione”. State a casa gente, state a casa. Fatelo per voi, fatelo per i vostri cari. Fatelo per gli sconosciuti, fatelo per i più deboli. Fatelo per noi. La mia vita e quella dei professionisti che lavorano con me si è catapultata in un mondo parallelo da inizio settimana.. ci facciamo forza a vicenda e ci mettiamo un sorriso sotto quelle mascherine che ci lasciano dei solchi che arrivano fino all’anima. Vogliamo aiutare chi ha bisogno di noi, dobbiamo aiutarli, possiamo aiutarli. Aiutateci a farlo, dovete solo seguire le raccomandazioni. Ve lo chiediamo per favore.
dany61 Inserito il - 11/03/2020 : 05:57:43
Una preghiera; trattate bene le persone che lavorano nei supermercati e negli ipermercati, non saranno come medici e infermieri ma sono in prima linea esattamente come loro, esattamente come loro vanno al lavoro per dare un servizio a tutti ed esattamente come loro hanno il diritto di rientrare a casa esattamente come sono usciti per andare al lavoro. Oggi siamo andato alla Coop di Corsico per la spesa dei prossimi giorni e ho visto che tutto ciò che serviva e che doveva essere fatto è stato fatto. Distanziatori segnati a terra davanti ai banchi serviti, distanziatori mobili davanti alle casse per garantire il metro tra un cliente e l’altro, personale con mascherina ( facoltativa per chi la vuole indossare)...tutto predisposto per consentire a chi lavora e a chi fa la spesa di fare le cose tranquillamente. Poi però ci sono le persone. Quelle che non si tranquillizzano nemmeno se gli dici che la merce arriva regolarmente tutti i giorni, quelli che arrivano come cavallette uni addosso all’altro fregandosene delle distanze, quelli che si accalcano in cassa uno addosso all’altro, tutte scene che purtroppo abbiamo già visto nei giorni scorsi. Ecco facciamo in modo che quelle scene non si ripetano più, trattiamo con rispetto le persone che lavorano nella grande distribuzione come tratteremmo con rispetto un infermiere o un medico, perché anche loro ci garantiscono servizi essenziali. Abbiatene rispetto la prossima volta che fate la spesa, quelli che vi stanno servendo al banco dei salumi o della carne sono figli di qualcuno e padri o madri di altre persone, chi vi aspetta in cassa ha una famiglia e degli affetti che l’aspettavo a casa. Chi vi sta portando la spesa a domicilio prende tutte le dovute precauzioni e si aspetta che voi facciate altrettanto.Non siate incivili, ragionate prima di farvi prendere dal panico solo perché pensate che non mangerete mai più nulla da qui all’eternità.
I supermercati continueranno a essere riforniti normalmente e gli addetti e le cassiere continueranno a fare il loro lavoro essenziale per tutti.
MA VOI ABBIATENE RISPETTO...
dany61 Inserito il - 10/03/2020 : 07:19:17
"Si segnala ovunque un improvviso recupero di serietà, che per adesso viaggia ancora sulle ali dell’ansia, ma presto (speriamo) potrebbe andare avanti da solo"
Il Caffè di Massimo Gramellini
dany61 Inserito il - 09/03/2020 : 06:17:01
“Viaggio d’esplorazione dell’africano Lukanga-Mukara nella Germania Interna” è un libro eccezionale, che fa sorridere e fa riflettere, …anzi fa molto riflettere, è un testo senza tempo, perché se pur scritto nel 1912 risulta perfettamente attuale ai tempi nostri. Lukanga Mukara è l’inviato dell’illuminato Re di Kitara, mandato in Europa (Germania) per studiare gli usi e i costumi dei popoli che stavano colonizzando l’Africa. Tra le righe di un modo di scrivere al limite dell’ingenuità, si cela una critica spietata al modo sbagliato di vivere “all’occidentale”, alla vita frenetica, all’inseguimento esasperato del profitto, alle bugie del potere, alla necessità di una crescita infinita che divora la natura, l’acqua e l’aria, che avvelena e distrugge. Una critica all’inseguimento della felicità attraverso bisogni indotti e superflui che in realtà ci rendono sempre più infelici… ed ognuno di noi potrà riconoscersi nelle critiche di Lukanga Mukara e dolersi del nostro insensato modo di vivere.
dany61 Inserito il - 08/03/2020 : 06:11:43
Corpo di donna, Pablo Neruda
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.
dany61 Inserito il - 07/03/2020 : 05:51:56
"Vietato abbracciarsi.
Toccarsi.
Baciarsi.
Stringersi.
Sono vietate tutte le forme di affetto
fino a data da destinarsi.
Quel metro di distanza
è uno spazio siderale dove non cresce niente.
Questo virus ci sta uccidendo
nel modo più atroce che esista: Lasciandoci soli.
Bisogna trovare un modo, qualunque esso sia
per restare uniti: i virus non sopportano le persone felici.
Bisogna reagire pensando che non sarà sempre così.
Contrastando la paura con dosi spietate di bellezza.
Difendendo la dolcezza che possiamo ancora regalare
leggendo poesie a chi ci sta vicino.
Mandando carezze con gli occhi.
Facendo capire a chi ci vuole bene che ci siamo.
Usando la testa e non la rabbia per difenderci.
Torneremo alla nostra vita un giorno
rendendoci conto
di quanto sia incredibilmente bella e preziosa.
E forse, smetteremo per sempre di sprecarla.
E forse questa volta, la vivremo istante dopo istante.
Senza più aver paura di sbagliare.
Forse inizieremo a vivere davvero
senza avere più paura di sognare."
#128149;
Andrew Faber
dany61 Inserito il - 06/03/2020 : 05:59:21
La casa dei doganieri

*Eugenio Montale*

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
nè qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende…).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.


dany61 Inserito il - 05/03/2020 : 05:11:27
Piove
In un pomeriggio di marzo
se n'è andato il mio miglior amico,
una parte di me con lui è partita
e mai più farà ritorno,
quella parte allegra è festante
ormai è solo un lontano ricordo.
Cade una goccia sul mio cuore
poi diventano dieci cento mille,
non esiste nessun riparo alla tristezza
che nel cuore nidifica e fa dimora,
solo per un momento, quando il tuo ricordo
nel cuore germoglia e mi ritorna in mente
il tempo passato insieme,
sento il dolce caldo della gioia
ma breve è l'attimo
perché presto le nubi della tristezza
sulla mia anima si addensano
perché ormai senza di te amico mio
nel mio cuore piove oggi
e pioverà per sempre
e io di come è fatto il sole
non ho più ricordo.
Roberto TESTA
dany61 Inserito il - 04/03/2020 : 05:12:28
•Essere una persona sensibile vuol dire percepire un tono di voce distante durante una telefonata, riconoscere l'ansia, la paura e la tristezza nella faccia degli altri. Essere sensibile vuol dire fare caso a tutto, e con “tutto” intendo veramente qualsiasi cosa: un fiore sconfitto dal vento, un cane solo, un colore diverso del cielo, un sorriso più sentito, una parola colorata in mezzo a tante parole anonime. Essere sensibili vuol dire vivere dieci, cento, mille volte ogni giorno. Quando sei sensibile non puoi fregartene, farti gli affari tuoi, lasciar perdere. Chi è sensibile, se sa di aver ferito qualcuno si tortura per ore ed ore pensando alla sensazione che gli ha fatto provare. Chi è sensibile dura una fatica immensa. Si dovrebbe aver cura di chi è sensibile. Potrebbe morire per una carezza in meno..
S. Casciani
dany61 Inserito il - 03/03/2020 : 06:38:33
"Il tuo nome"
Il tuo nome è per me,
Una gloria ascoltandolo,
Perché solo sentirlo,
"Non riesco a smettere di pensarci".
Pensarci in ogni momento,
Perché tu ci sei,
Chiudendo gli occhi,
"Riflessa sul vetro".
Il cristallo dei miei occhi,
Dove sei sempre,
Vivendo nel mio cuore,
"padrona della mia mente".
Una mente che sente,
Che è sempre assente,
Pensando sempre a te,
"anche se non sei presente".
Se non sei presente,
Anche se è di persona,
Ma se il tuo spirito,
"presente come te".
Perché tu con me,
Sei una dolce caramella,
Che addolcisci la mia vita,
"Grazie per averlo fatto".
Fare quello che fai tu,
Con tanto affetto,
Ora sono felice,
"tanto quanto un bambino".
Un bambino beato,
Dell'amore della sua mamma,
Un amore malato,
"come quello che provo per te".
E io provo per te,
Un sentimento così speciale,
Anche se succedono mille cose,
"né niente e nessuno può cambiarlo".
Perché nessuno può,
Fare nulla per separarmi,
Siamo uno stesso cuore,
"con lo stesso desiderio di amarci".
Amarci con tutta l'intensità,
Che hanno bisogno dei nostri sentimenti,
Da sentire il tuo nome,
"pronunciandolo in ogni momento".
In ogni momento,
Ripeto e ripeto,
Perché solo il tuo nome,
"mi calma in ogni momento".
Mi calma l'ansia,
Di essere al tuo fianco,
Scappando dalla solitudine,
"che mi hanno bloccato".
Essere bloccato dal desiderio,
Di essere al tuo fianco,
Assaporando le labbra,
"che mi hanno imbambolato".
Imbambolato da te,
Per il tuo bel sorriso,
Che illumina la mia faccia,
"come una dolce brezza".
Una brezza che rinfresca,
Con ogni sospiro,
Il sospiro di me,
"Ogni volta che respiro".
Ogni volta che respiro,
È il tuo respiro,
Che nutre il mio respiro,
"in ogni momento".
Ogni momento che respiro,
Nutri la mia anima,
E con ogni carezza,
"accarezzi la mia anima".
Perché la mia anima,
È solo tua,
Un'anima consegnata,
"a condividere la vita con la tua".
Condividere la vita con me,
È l'unico sogno,
Che desidero diventare,
"nel tuo unico padrone".
"Ascoltando il tuo nome mi fa sentire per te le farfalle che non ho mai provato".
Michele della macchia
(poeta e scrittore)
dany61 Inserito il - 02/03/2020 : 06:26:33
Vita

Confusione, angoscia, felicità
parole nuove, sensazioni nuove
come assaporare lentamente il tuo indice
in un bar pieno di gente.
Sono confuso, mi guardo dentro
e non mi riconosco;
ma sono davvero io quello li?
È così che scopro
di aver sequestrato me stesso fino ieri.
Confusione, angoscia, felicità
chi non possiede nulla
non rischia di perdere nulla,
un equilibrio perfetto al riparo dal dolore.
Sono felice.
Ho vissuto una vita felice
finché ieri non ho provato l’angoscia.
L’angoscia di dover ritornare al vecchio equilibrio.
È così che per la prima volta
mi accorgo di essere davvero felice.
Confusione, angoscia, felicità
stereotipi, parole vomitate dal caso,
semplici giustificazioni
o i mille volti di un vero vivere
ora sono davvero vivo!
Brezza25/10/2018
dany61 Inserito il - 01/03/2020 : 06:05:39
Vivo per i Ti amo improvvisi e per i gesti impercettibili che mi fanno sentire importante: una mano che mi sposta i capelli dagli occhi, un braccio che mi ferma perché ad attraversare la strada non sono mai prudente, due occhi che mi guardano anche in mezzo alla gente, in mezzo agli amici.
Due occhi che mi scelgono continuamente…
(Susanna Casciani)
dany61 Inserito il - 29/02/2020 : 06:16:10
"Vorrei portarti in un posto speciale, uno di quelli che ti fanno sentire il rumore del mare anche se il mare non c’è, uno di quei posti che quando ci vai, il cuore, te lo senti in gola, ti batte forte, soprattutto perché quando ci porti qualcuno, non è mai una persona a caso, ma è la tua persona, quella speciale, quella che ti cambia la vita, quella che ti rende geloso e un po’ insicuro, quella che quando la baci chiudi gli occhi e si accende tutto l’universo, quella che senti la magia sulle labbra, al gusto di menta e salsedine, ecco, vorrei portarti in un posto solo nostro, un posto che ha a che fare con la tua felicità, che ha a che fare con le nostre mani, le nostre mani che si cercano, si sfiorano, si trovano. Per non perdersi mai più… Vorrei portarti lì!"
Roberto Emanuelli
dany61 Inserito il - 28/02/2020 : 06:09:03
Un giorno, all’improvviso
mentre ti starai pettinando, in silenzio
o mentre ti infilerai una calza
ti verrà in mente un mio gesto
e ti ritroverai a sorridere pensandomi
Un giorno, all’improvviso
pedalando veloce sotto le prime gocce
di una calda pioggia di settembre
sentirai un odore arrivarti al naso
e risvegliare un ricordo di mestoli e tegami
e mi vedrai davanti al fuoco, per un attimo
Un giorno, all’improvviso
farai qualcosa che facevo anch’io
proprio allo stesso modo in cui la facevo io
e te ne meraviglierai moltissimo
perché non avresti mai pensato
di potermi somigliare così tanto
E ti mancherò da fare male
Ma sarò con te in ogni gesto
o nel muoversi delle foglie
nel frusciare di un gatto nel giardino
o nelle orme di un pettirosso sulla neve
come solo l’eterna presenza di una madre
lo può.
C. Turroni
dany61 Inserito il - 27/02/2020 : 06:03:13
"I ragazzi che si amano" di Jacques Prévert
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.
dany61 Inserito il - 26/02/2020 : 13:50:44
Secondo un'antica Profezia Andina, giungerà il giorno il cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione dalla civiltà attuale e dare infine origine a una società di pace, armonia e fratellanza

- Mamani
dany61 Inserito il - 26/02/2020 : 05:38:44
Il mio paese è l'Italia
*Salvatore Quasimodo*
Più i giorni s'allontanano dispersi
e più ritornano nel cuore dei poeti.
Là i campi di Polonia, la piana dì Kutno
con le colline di cadaveri che bruciano
in nuvole di nafta, là i reticolati
per la quarantena d'Israele,
il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido,
le catene di poveri già morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
là Buchenwald, la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti; là Stalingrado,
e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili,
dei vinti, dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge, ma i morti non si vendono.
Il mio paese è l'Italia, o nemico più straniero,
e io canto il suo popolo, e anche il pianto
coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri, canto la sua vita.
dany61 Inserito il - 25/02/2020 : 07:44:06
“Il genio”
Per te
sarò un ebreo del ghetto
e ballerò
e indosserò calze bianche
sulle mie gambe storte
e fiumi di veleno
attraverseranno la città
Per te
sarò un giudeo apostata
e dirò al prete spagnolo
del voto di sangue
nel Talmud
e dove sono nascoste
le ossa dei bambini
Per te
sarò un ebreo bancario
e porterò alla rovina
un vecchio orgoglioso re cacciatore
e terminerò la sua stirpe
Per te
sarò un ebreo di Broadway
e piangerò nei teatri
per mia madre
e venderò oggetti da mercato
sottobanco
Per te
sarò un medico ebreo
e cercherò prepuzi
nei bidoni della spazzatura
per ricucirli di nuovo
Per te
sarò un ebreo Dachau
e giacerò sul cemento
con gambe storte
gonfio di dolore
e nessuno capirà.
Leonard Cohen
dany61 Inserito il - 24/02/2020 : 05:30:32
5 h ·
La mia bohème
* Arthur Rimbaud*
«Quanti amori assurdi ho strasognato!»
Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
anche il mio cappotto diventava ideale;
andavo sotto il cielo, Musa!, ed ero il tuo leale;
oh! quanti amori assurdi ho strasognato!
Nei miei unici calzoni avevo un largo squarcio.
– Pollicino sognatore, in corsa sgranavo
rime. Il mio castello era l’Orsa Maggiore.
– Le mie stelle in cielo facevano un dolce fru-fru.
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
nelle calme sere di settembre in cui sentivo
sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore.
dany61 Inserito il - 23/02/2020 : 06:36:35
Inverno egoista
Tremava come una foglia secca, sottile e scricchiolante al solo tocco dell'ombra di un piede.
Rinsecchita da chi con ostinazione non accetta che lei potrebbe essere primavera in un altro prato, arricchire un altro ramo, essere parte di un altro bosco.
Tremava lei...
E nelle paure finse di esser forte
Di non temere l'ombra di chi instabilmente non accettava il tempo che cambiava le stagioni e i sentimenti.
E li prigioniera fra le foglie secche.
Si mescolò fra esse provando il freddo rigido di un inverno egoista.
Cetty Cannatella
dany61 Inserito il - 22/02/2020 : 05:54:12
"In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche il proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde l’idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro”
(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap., XXXI)
dany61 Inserito il - 21/02/2020 : 06:42:52
Eterna presenza
di Pedro Salinas
Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo,
prima ti guardavo,
ti cercavo tutta,
ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell’anima lontana,
eterna presenza.
dany61 Inserito il - 20/02/2020 : 20:35:43
QUESTA LETTERA MI HA FATTO VENIRE LE LACRIME AGLI OCCHI LEGGETE !
Ciao, mi chiamo Italia, sono un piccolo Paese nel Mediterraneo, considerato da molti, uno dei Paesi più belli del pianeta.
Per molto tempo sono stato il punto di riferimento della storia, della civiltà, della moda, del design, del lusso, del cibo, della bella vita e chissà quante altre cose di cui, lentamente, mi sono dimenticato.
Posso farvi una domanda? Da Paese a cittadini, in totale confidenza, siate sinceri però, almeno con voi stessi. "Ma non siete stanchi? Non siete stufi?".
Quante parole buttate al vento, quante promesse mai mantenute, quanto fiato sprecato e quanta frustrazione.
Io sono vecchio, quello che dovevo dimostrare l'ho dimostrato.
Vi ho fornito i mari più belli, le montagne, le Alpi più invidiate, vi ho dato un terreno fertile, da cui sono nati grandi vini, fonti di acque vendute in tutto il pianeta, verdure e frutta che avete esportato in ogni dove, senza calcolare i paesaggi e gli scorci che pochi altri Paesi nel mondo possono vantare.
Ma non siete stanchi? Non siete stufi?
E come se non bastasse, ho ospitato per svariati millenni, monumenti, artisti, poeti e filosofi che, ancora oggi, vengono citati nei libri di storia in tutte le lingue del pianeta.
Insomma ... credo che come Paese, vi ho dato tanto, forse, anche troppo.
Già ... mi sa che vi ho viziato, perché ultimamente non mi sento molto amato.
Come cazzo avete fatto a portarmi fino a questo punto?
Siamo passati dell'impero romano da Michelangelo a Favij, da Pirandello a Vendola, ma fosse solo questo il problema ... vi siete fatti intortare così bene da un gruppo di vecchietti millantatori che, ormai, non avete neanche più il potere di decidere chi vi rappresenta.
Fanno tutto loro, senza chiedervi nemmeno il permesso.
Siete diventati schiavi dei vostri stessi dipendenti.
Loro rubano e va tutto bene, tu sopravvivi e loro ti puniscono, perché, ormai, se osi cercare una vita dignitosa, se solo credi di meritarti un lavoro, una casa o, addirittura, una macchina nuova, loro ti chiedono di giustificare tutto, altrimenti te la portano via e tu non puoi farci un beato cazzo.
Scusami se uso parole forti, ma è il Tuo Paese che ti parla ed esigo più rispetto per me, ma soprattutto, per Te.
Si, perché, sei Tu il mio vero padrone, non questi cialtroni da quattro lire.
Non dirmi che ti fanno paura? Quattro vecchi, gran parte ignoranti, ti fanno paura?
Ricordati che Io mi chiamo Italia e Tu sei Italiano.
Questa terra l'ha creata Tuo nonno, magari perdendo la vita.
Io sono di Tua proprietà e hai tutto il diritto di riprenderne il possesso.
Te lo chiedo con la mano sul cuore.
Aiutami a splendere di nuovo, non lasciare che questa gentaglia mi riduca ad un piccolo Paese svenduto agli stranieri, maltrattato da chiunque lo venga a visitare, denigrato e schifato da tutti, per colpa di pagliacci che non ci rappresentano.
Riprendi il controllo, riprendi a vivere, riprenditi il Tuo Paese ... il Tuo Paese.
Firmato L'Italia.
dany61 Inserito il - 20/02/2020 : 06:24:11
Per diverse ragioni
*Domenico Brancale*
Un treno partì in orario.
La destinazione non era mai stata nostra.
Scegliemmo il tragitto più lungo.
La distanza nella distanza.
Nessuna fermata nel raggio dello sguardo.
Partimmo per restare nell’altro.
La partenza nella partenza.
Arrivare non è più importante.
Il luogo da raggiungere è dovunque qui.
Qui dove tutto è rimasto identico
i profumi i rumori sono gli stessi. Chi li percorre?
Li percorriamo al contrario
senza memoria ciechi senza risposta.
No. Non riuscimmo a fermarlo il vento.
Entrò nel passato.
Spazzò le foglie dal paesaggio. Spazzò i volti.
Entrò per restare un’ombra
dany61 Inserito il - 19/02/2020 : 06:35:36
«Quando attraversando dalla natura alla esistenza,
le pareti sono piuttosto scortesi,
muri bagnati dalle urine di talenti,
da eunuchi in rivolta contro lo spirito, le pareti si innalzano
anche se non possono ancora nascere,
ed ancora pareti già circondano il frutto del grembo ... in progresso»
(Vladimír Holan,Una notte con Amleto)
dany61 Inserito il - 18/02/2020 : 08:41:24
LA BUONA MADRE E' QUELLA CHE DIVENTA INUTILE

"La buona madre è quella che diventa inutile col passare del tempo.
È giunto il momento di reprimere l'impulso naturale materno di voler mettere il piccione sotto l'ala, protetto da tutti gli errori, tristezze e pericoli. È una battaglia difficile, lo confesso. Quando comincio a indebolirmi nella lotta per controllare la super-madre che tutte abbiamo dentro, mi ricordo la frase del titolo. " La buona madre è quella che diventa inutile..."
Se ho fatto il mio dovere di madre correttamente, devo diventare inutile. E prima che una madre mi accusi di disamore, spiego cosa significa. Essere "inutile" è non lasciare che l'amore incondizionato di madre, che esisterà sempre, provochi vizio e dipendenza nei figli, come se fosse una droga, a tal punto, che loro non siano in grado di poter essere autonomi, fiduciosi e Indipendenti. Devono essere pronti a tracciare la loro rotta, a fare le loro scelte, a superare le loro frustrazioni e a commettere i propri errori anche con ogni fase della vita, una nuova perdita è un nuovo traguardo; per entrambe le parti: madre e figlio.
L'amore è un processo di liberazione permanente, e quel legame continua a trasformarsi nel corso della vita. Fino al giorno in cui i figli diventano adulti, costituiscono la loro famiglia e ricominciano il ciclo. Quello che hanno bisogno è di avere la certezza che saremo con loro, fermi, nell'accordo o nella divergenza, nel trionfo o nel fallimento, pronte e presenti, l'abbraccio stretto, e il conforto nei momenti difficili. I genitori e le madri, in sostanza, allevano i loro figli affinché siano liberi e non schiavi delle nostre paure. Questa è la più grande sfida e la missione principale.
Quando impariamo ad essere "inutili", ci trasformiamo in un porto sicuro dove possono attraccare.

A Chi Ami Dai:
- Ali per volare.
- Radici per tornare.
- Motivi per restare.

Facciamo figli indipendenti e sicuri di se stessi per vivere una vita piena e onesta. "Quando una madre ama davvero educa i suoi figli per imparare a volare".

Annalisa Pintus
dany61 Inserito il - 18/02/2020 : 06:35:53
A domani di Mario Benedetti
Sto per chiudere gli occhi a bassa voce
sto per entrare a tentoni nel sonno.
In questo istante l’odio non lavora
per la morte sua povera padrona
la volontà sospende il suo battito
e io mi sento distante, così piccolo
che invoco Dio, ma non gli chiedo
niente, a patto di condividere appena
questo universo che abbiamo conseguito
con le cattive e a volte con le buone.
dany61 Inserito il - 17/02/2020 : 06:25:48
È venuto fuori un po’ più lungo del previsto, ma credo che valga la pena di leggere questo nuovo articolo nel quale parlo della legge di compensazione. Una legge che di per sé non è né buona né cattiva, svolge la sua funzione livellante e di compensazione, una sorta di giustizia divina. Non siate egoisti, quindi, non trattenete tutto quello che ricevete fra le vostre mani, tanto si corromperà velocemente e diventerà cibo per vermi. Diventate astuti, quello che ricevete, sotto altre forme, rendetelo alla Vita, rapidamente, in qualche modo, per poter ricevere ancora.
Buona lettura,
Tragicomico
dany61 Inserito il - 16/02/2020 : 06:32:57
Noi tutti abbiam un compleanno ogni anno
Ed uno solo all’anno, ahimè, ce n’è
Ah, ma ci son trecensessantaquattro non compleanni
E quelli preferiamo festeggiar
Ma allora oggi è anche il mio non compleanno!
Davvero?! Com’è piccolo il mondo!
In tal caso… Un buon non compleanno A me? A te!
Un buon non compleanno A me? A te!
Or spegni le candele e rallegrati perché…
… un buon non compleanno aaaaaaaaaaaaa te!!!
(Alice nel paese delle meraviglie)
dany61 Inserito il - 15/02/2020 : 06:37:24
Giovan Battista Marino - Poesie varie (1913)

LA CANZONE DEI BACI

O baci avventurosi,
ristoro de’ miei mali,
che di nettare al cor cibo porgete;
spiriti rugiadosi,
sensi d’amor vitali,
che ’n breve giro il viver mio chiudete;
in voi le piú secrete
dolcezze e piú profonde
provo, talor che con sommessi accenti
interrotti lamenti,
lascivetti desiri,
languidetti sospiri
tra rubino e rubino Amor confonde,
e piú d’un’alma in una bocca asconde!
Una bocca omicida,
dolce d’Amor guerrera,
cui natura di gemme arma ed inostra,
dolcemente mi sfida,
e schiva e lusinghiera,
ed amante e nemica a me si mostra.
Entran scherzando in giostra
le lingue innamorate;
[p. 22 modifica]
baci le trombe son, baci l’offese,
baci son le contese;
quelle labra, ch’io stringo,
son l’agone e l’arringo;
vezzi son l’onte, e son le piaghe amate,
quanto profonde piú, tanto piú grate.
Tranquilla guerra e cara,
ove l’ira è dolcezza,
amor lo sdegno, e ne le risse è pace;
ove ’l morir s’impara,
l’esser prigion s’apprezza,
né men che la vittoria il perder piace!
Quel corallo mordace,
che m’offende, mi giova;
quel dente, che mi fère ad ora ad ora,
quel mi risana ancora;
quel bacio, che mi priva
di vita, mi raviva;
ond’io, c’ho nel morir vita ognor nova,
per ferito esser piú, ferisco a prova.
Or tepid’aura e leve,
or accento or sorriso,
pon freno al bacio, a pien non anco impresso.
Spesso un sol bacio beve
sospir, parola e riso;
spesso il bacio vien doppio, e ’l bacio spesso
tronco è dal bacio stesso.
Né sazio avien che lasce
pur d’aver sete il desir troppo ingordo:
suggo, mordo, rimordo,
un bacio fugge, un riede,
un ne more, un succede;
de la morte di quel questo si pasce,
e, pria che mora l’un, l’altro rinasce.
L’asciutto è caro al core,
il molle è piú soave,
[p. 23 modifica]
men dolce è quel che mormorando fugge.
Ma quel, che stampa Amore
d’ambrosia umido e grave,
i vaghi spirti dolcemente sugge.
Lasso! ma chi mi strugge
ritrosa il mi contende
in atto sí gentil, che ’nvita e nega,
ricusa insieme e prega.
Pur amata ed amante,
e baciata e baciante,
alfin col bacio il cor mi porge e prende,
e la vita col cor mi fura e rende.
Miro, rimiro ed ardo,
bacio, ribacio e godo,
e mirando e baciando mi disfaccio.
Amor tra ’l bacio e ’l guardo
scherza e vaneggia in modo,
ch’ebro di tanta gloria i’ tremo e taccio;
ond’ella che m’ha in braccio,
lascivamente onesta,
gli occhi mi bacia, e fra le perle elette
frange due parolette:
— Cor mio! — dicendo, e poi,
baciando i baci suoi,
di bacio in bacio a quel piacer mi desta,
che l’alme insieme allaccia e i corpi innesta.
Vinta allor dal diletto
con un sospir se ’n viene
l’anima al varco, e ’l proprio albergo oblia;
ma con pietoso affetto
la ’ncontra ivi e ritiene
l’anima amica, che s’oppon tra via;
e ’n lei, ch’arde e desia
già languida e smarrita,
d’un vasel di rubin tal pioggia versa
di gioia, che sommersa
[p. 24 modifica]
in quel piacer gentile,
cui presso ogni altro è vile,
baciando l’altra, ch’a baciar la ’nvita,
alfin ne more, e quel morire è vita.
Deh taci, o lingua sciocca;
senti la dolce bocca,
che t’appella e ti dice: — Or godi, e taci! —
e, per farti tacer, raddoppia i baci.







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