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lampaDINA e lampaDario
Utente Master



Regione: Lazio
Città: Roma


85205 Messaggi

Inserito il - 03/02/2015 : 16:22:05  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di lampaDINA e lampaDario Invia a lampaDINA e lampaDario un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
MImi Rogers
(MC)


Mimi Rogers, nome d'arte di Miriam Spickler
Nata a Coral Gables, Florida, Stati Uniti 27 gennaio 1956,
è un'attrice del cinema e televisione, produttrice
ebrea statunitense.

È stata sposata con Jim Rogers dal 1977 al 1980,
ed anche al termine di questo rapporto ha deciso di continuare
ad adottare il cognome dell'ex coniuge.

Nei primi anni ottanta ha incominciato a crearsi un piccolo
posto ad Hollywood apparendo in serie tv o in film tv.
Il suo matrimonio con Tom Cruise,
già attore, le servì come vero e proprio trampolino di lancio
nel mondo del cinema permettendole di recitare accanto
a grandi star come, ad esempio, Anthony Hopkins.

Il 9 maggio 1987 si è quindi sposata con Tom Cruise,
dal quale ha divorziato il 4 febbraio 1990.

Nel corso degli anni novanta, fece ritorno in televisione
interpretando il ruolo di Diana Fowley in X-Files.
Attualmente si dedica sia alla tv che al cinema oltre che alla
sua attività umanitaria contro la fame nel mondo.

Dal 20 marzo 2003 è sposata con Chris Ciaffa dal quale
ha avuto Lucy Julia Rogers-Ciaffa (nata il 20 novembre 1995)
e Charlie Rogers-Ciaffa (nato il 30 luglio 2001).

Dina & Dario
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Enza
Utente Master


Regione: Veneto
Prov.: Treviso
Città: c.franco vto


116310 Messaggi

Inserito il - 03/02/2015 : 17:31:18  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Enza Invia a Enza un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
McGovern Elizabeth

Elizabeth McGovern (Evanston, 18 luglio 1961) è un'attrice statunitense, nominata all'Oscar come miglior attrice non protagonista nel 1982 per il film Ragtime.

Nata nell'Illinois, figlia di un'insegnante e di un professore universitario, con la famiglia si trasferisce a Los Angeles dove il padre accetta un cattedra alla UCLA. Inizia ad interessarsi di recitazione durante gli studi. In quel periodo un agente rimane colpito dalla sua performance in La famiglia Antrobus di Thornton Wilder e inizia seriamente a studiare recitazione, prima presso l'American Conservatory Theater di San Francisco, ed in seguito alla Juilliard School a New York.

La prima parte importante arriva nel 1980 nel quattro volte premio Oscar Gente comune di Robert Redford.

L'anno seguente viene nominata all'Oscar come miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione dell'attrice Evelyn Nesbit nel film di Milos Forman Ragtime. Altro ruolo che l'ha resa celebre è quello di Deborah, amore segreto del gangster David "Noodles" Aaronson (interpretato da Robert De Niro), in C'era una volta in America di Sergio Leone.

Negli anni seguenti è apparsa in vari film di minor rilievo, come In gara con la luna, La finestra della camera da letto, Johnny il bello e A letto con l'amico.

Nel 1997 recita ne Le ali dell'amore di Iain Softley e nella commedia Le disavventure di Margaret, mentre nel 2001 ha lavorato in Buffalo Soldiers di Gregor Jordan.

Dal 2010 interpreta Cora Crawley, contessa di Grantham nella serie televisiva anglo-americana in costume Downton Abbey.

Nel 1984 si fidanza con l'attore Sean Penn, sua co-star in In gara con la luna. Nel 1992 sposa il regista Simon Curtis, da cui ha due figlie. La famiglia vive a Chiswick, Londra.




JE

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dany61
Utente Master


Regione: Emilia Romagna
Prov.: Modena


49694 Messaggi

Inserito il - 03/02/2015 : 20:42:13  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
JEsper ALeksander Mathisen (Kristiansand, 17 marzo 1987) è un calciatore norvegese, difensore dello Start
È il figlio di Svein Mathisen, ex calciatore dello Start
Viene schierato al centro della retroguardia.[2] Dotato di un piede sinistro molto sensibile, imposta spesso l'azione offensiva ed è in grado di fornire palloni precisi ai suoi compagni di squadra.[2] Forte nel gioco aereo, nonostante l'altezza è anche piuttosto veloce.[2] Inoltre, è bravo nell'uno contro uno.[2]

Originariamente era impiegato da attaccante, ma ha mantenuto un'attitudine offensiva che fa valere sui calci piazzati in zona d'attacco

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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china46
Utente Master

Città: Lugano- Svizzera


27562 Messaggi

Inserito il - 03/02/2015 : 22:59:05  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di china46 Invia a china46 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
ALina Somova (nato il 22 ottobre 1985) è un ballerina russa originaria di San Pietroburgo. A partire dal 2008, è stata una ballerina con il Balletto Mariinskij di San Pietroburgo .

Autentica bellezza russa, Alina Somova in palcoscenico ha il fascino delle ballerine imperiali, fuori dalla scena è una ragazza di venticinque anni sorridente e disinvolta. Prima ballerina del leggendario Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, per sei eccezionali recite - le prime quattro dirette da Daniel Barenboim - è ospite del Teatro alla Scala, interprete del ruolo di Odette-Odile nel balletto Il lago dei cigni. "E' la prima volta che eseguo integralmente questa versione, firmata da Rudolf Nureyev: è molto interessante, in qualche modo eccezionale, proprio come era lui, ma devo ammettere che è davvero complessa, anche perché completamente diversa da quella che danzo al Teatro Mariinsky, con la quale sono cresciuta".



SO

notte
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dany61
Utente Master


Regione: Emilia Romagna
Prov.: Modena


49694 Messaggi

Inserito il - 04/02/2015 : 07:22:04  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
SOlange Piaget Knowles, conosciuta come Solange (Houston, 24 giugno 1986), è una cantante, attrice e modella statunitense.
Nata a Houston, nel Texas, è la figlia di Mathew e Tina Knowles ed è sorella di Beyoncé. Suo padre è afroamericano mentre sua madre ha origini creole (discendenze afroamericane, native americane tedesche e francesi).

Sulle orme della più celebre sorella, Solange partecipa in veste di ballerina a numerosi tour delle Destiny's Child, di cui fa parte anche sua cugina Kelly Rowland. Subito dopo il World Tour del 2002, Matthew Knowles annuncia l'idea di voler far diventare Solange il quarto membro del gruppo: Beyoncè smentisce tale affermazione e Solange pubblica il suo album di debutto, Solo Star, nel gennaio 2003.

Nel 2002 canta la canzone "True Love" insieme al giovane Lil' Romeo.

Solange è coautrice di tutti e 15 i brani (già l'anno prima aveva scritto 4 brani) per l'album di debutto della Rowland, Simply Deep. Si avvale inoltre della collaborazione di Timbaland, The Neptunes, Linda Perry e Jermaine Dupri. Il primo singolo Feelin' You (Part II) non riesce ad entrare nella Billboard Hot 100; l'album vende circa centomila copie.

Nel 2008 pubblica il suo secondo album Sol-Angel and the Hadley St. Dreams.

Dopo aver pubblicato diversi singoli, nel 2012 ottiene un buon successo con Losing You, brano diffuso anche in Italia. Il suo terzo singolo Lovers in the Parking Lot avrà anche un discreto successo, mentre il video del singolo uscirà solo dopo qualche mese.

Nel 2014 collabora con i Chromeo nel brano Lost on The Way Home presente nel quarto album della band, White Woman.

WA

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
Utente Master


Regione: Veneto
Prov.: Treviso
Città: c.franco vto


116310 Messaggi

Inserito il - 04/02/2015 : 11:27:57  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Enza Invia a Enza un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
WAlter Benjamin

Walter Bendix Schönflies Benjamin nasce a Berlino, nel quartiere di Charlottenburg, il 15 luglio 1892. La sua è una famiglia di origine ebraiche: il padre Emil è un antiquario e mercante d'arte, mentre la madre Paula Schönflies, proveniva da una famiglia dell'alta borghesia di commercianti.

Fratelli minori di Walter saranno Dora, la quale morirà a Zurigo nel 1946, e Georg, futuro dirigente del Partito Comunista Tedesco, il quale morirà nel campo di concentramento di Mauthausen nel 1942.

Dei suoi primi anni rimane il visionario scritto autobiografico degli anni '30 "Infanzia berlinese intorno al millenovecento". Dal 1905 per due anni si reca al "Landerziehungsheim" in Turingia, dove fa esperienza del nuovo modello educativo impartito da Gustav Wyneken, il teorico della Jugendbewegung, il movimento giovanile di cui Walter Benjamin farà parte fino alla scoppio della Prima guerra mondiale.

Torna a Berlino nel 1907 dove conclude gli studi secondari cinque anni più tardi. Proprio nel 1912 inizia a scrivere per la rivista "Der Anfang", influenzata dalle idee di Wyneken. Dall'università di Berlino si trasferisce a quella di Friburgo: qui segue le lezioni di Rickert e stringe un forte sodalizio con il poeta Fritz Heinle, che morirà suicida due anni dopo.

Benjamin viene risparmiato dall'arruolamento dopo l'inizio della guerra e rompe con Wyneken, che aveva aderito con entusiasmo al conflitto. Si trasferisce quindi a Monaco, dove nel 1915 segue i corsi del fenomenologo Moritz Geiger; qui conosce tra gli altri Gerschom Scholem, con cui instaura una profonda amicizia che durerà fino alla morte.

Nel 1916 conosce Dora Kellner che l'anno seguente diventerà sua moglie. Dalla coppia nasce Stefan Benjamin nel 1918, quando la coppia si è ormai trasferita a Berna. Nella città della Svizzera tedesca, Walter Benjamin è conosciuto come autore di importanti saggi, e qui consegue una laurea in filosofia con Herbertz, discutendo una tesi sul "Concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco". La sua tesi viene tirata in un migliaio di copie restando però invenduta, finendo in cenere nell'incendio di un magazzino.

Conosce poi Ernst Bloch, con il quale avrà fino alla fine un rapporto controverso, tra entusiasmi e insofferenza.

Torna in Germania, a Berlino, nel 1920 dove progetta senza successo la rivista "Angelus Novus"; scrive "Per la critica della violenza" e traduce Baudelaire. Nel 1923 conosce il giovane Theodor W. Adorno. Il matrimonio di Benjamin entra in crisi e nel 1924, durante un lungo soggiorno a Capri, conosce e s'innamora di un'altra donna, Asja Lacis, una rivoluzionaria russa che lo induce ad avvicinarsi al marxismo.

Benjamin pubblica un saggio su "Le affinità elettive" per la rivista di Hugo von Hoffmanstahl. L'università di Francoforte respinge nel 1925 la sua domanda di abilitazione all'insegnamento accademico, accompagnata dallo scritto sull'"Origine del dramma barocco tedesco", pubblicato tre anni dopo, insieme agli aforismi di "Strada a senso unico".

In questi anni Benjamin riesce a mantenersi economicamente grazie alla sua attività di critico e recensore per la "Literarische Welt". E' inoltre traduttore di Proust (assieme a Franz Hessel); viaggia tra Parigi e Mosca, cominciando a maturare il progetto - destinato tuttavia a rimanere incompiuto - di un'opera sulla Parigi del XIX secolo (il cosiddetto Passagenwerk).

Nel 1929 stringe un profondo rapporto con Brecht, che negli anni Trenta, dopo l'avvento del Terzo Reich, lo ospita a più riprese nella sua casa in Danimarca. Il 1933 è l'anno che segna la definitiva separazione di Benjamin dalla Germania. Esule a Parigi, trascorre comunque lunghi periodi tra Ibiza, Sanremo e Svendborg. Nonostante riesca a far pubblicare un suo saggio su Franz Kafka, le sue condizioni economiche si fanno sempre più precarie.

Tra il 1938 e il 1939 lavora ancora sui testi di Baudelaire, ma lo scoppio della Seconda guerra mondiale lo induce a scrivere di getto il suo ultimo testo, le tesi "Sul concetto di storia". Benjamin viene internato nel campo di prigionia di Nevers in quanto cittadino tedesco: sarà rilasciato tre mesi dopo. Abbandona tardivamente Parigi e cerca di ottenere un visto per gli Stati Uniti. Nel 1940 viene bloccato alla frontiera spagnola, a Portbou, dalla polizia e nella notte tra il 26 e il 27 settembre si toglie la vita con una overdose di morfina. Ai suoi compagni di viaggio verrà concesso di passare il confine il giorno seguente.

Le tasche di Benjamin vengono svuotate e il suo corpo calato in una fossa. Dopo cinque anni verrà buttato in una fossa comune. Quando la filosofa Hannah Arendt va a cercare le spoglie dell'amico, trova solo le posizioni imbarazzate da parte degli spagnoli. Oggi la città di Portbou ha dedicato a a Walter Benjamin un monumento straordinario, con una serie di scalini scavati a picco sul mare (dall'artista israeliano Dani Karavan), con un'epigrafe tratta da "Das Passagen-Werk" (Passaggi) di Benjamin: "E' più arduo onorare la memoria dei senzanome che non delle grandi personalità. La costruzione storica è devota a dar memoria ai senzanome".




FR



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dany61
Utente Master


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Inserito il - 04/02/2015 : 14:09:50  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
FRanca Porciani (Montecatini Terme, 9 settembre 1949) è una giornalista italiana.
Dopo la laurea in medicina all'Università degli studi di Firenze e alcuni anni di lavoro come medico, si dedica al giornalismo. Professionista dal 1987, fa parte della redazione del quotidiano Corriere Medico dal 1986 al 1990, per poi entrare al Corriere della Sera, come redattrice prima e dal 2005 come vice caposervizio del supplemento settimanale Corriere Salute; dalla fine del 2011 scrive per il settimanale Sette.

È stata membro e vicepresidente del Comitato per l'etica di fine vita presso la Fondazione Floriani di Milano, ha realizzato inchieste sul traffico d'organi e proposto la "Carta di Firenze",[1] documento sui diritti dei pazienti elaborato nel 2004 da un gruppo di esperti guidato da Gianfranco Gensini, preside della facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Firenze.[2]

Tratta temi medico-scientifici e di costume e società.

Nel 2006 ha ricevuto il Premio Voltolino,[3], consegnatole da Rita Levi Montalcini al Circolo della stampa di Milano.[4] Nel 2010 ha ricevuto il premio giornalistico dalla Società Italiana di Diabetologia per «il contributo ad una comunicazione corretta e competente sulle problematiche del diabete».

RE

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lampaDINA e lampaDario
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Inserito il - 04/02/2015 : 15:52:30  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di lampaDINA e lampaDario Invia a lampaDINA e lampaDario un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
dany61 ha scritto:

SOlange Piaget Knowles, conosciuta come Solange (Houston, 24 giugno 1986), è una cantante, attrice e modella statunitense.
Nata a Houston, nel Texas, è la figlia di Mathew e Tina Knowles ed è sorella di Beyoncé. Suo padre è afroamericano mentre sua madre ha origini creole (discendenze afroamericane, native americane tedesche e francesi).

Sulle orme della più celebre sorella, Solange partecipa in veste di ballerina a numerosi tour delle Destiny's Child, di cui fa parte anche sua cugina Kelly Rowland. Subito dopo il World Tour del 2002, Matthew Knowles annuncia l'idea di voler far diventare Solange il quarto membro del gruppo: Beyoncè smentisce tale affermazione e Solange pubblica il suo album di debutto, Solo Star, nel gennaio 2003.

Nel 2002 canta la canzone "True Love" insieme al giovane Lil' Romeo.

Solange è coautrice di tutti e 15 i brani (già l'anno prima aveva scritto 4 brani) per l'album di debutto della Rowland, Simply Deep. Si avvale inoltre della collaborazione di Timbaland, The Neptunes, Linda Perry e Jermaine Dupri. Il primo singolo Feelin' You (Part II) non riesce ad entrare nella Billboard Hot 100; l'album vende circa centomila copie.

Nel 2008 pubblica il suo secondo album Sol-Angel and the Hadley St. Dreams.

Dopo aver pubblicato diversi singoli, nel 2012 ottiene un buon successo con Losing You, brano diffuso anche in Italia. Il suo terzo singolo Lovers in the Parking Lot avrà anche un discreto successo, mentre il video del singolo uscirà solo dopo qualche mese.

Nel 2014 collabora con i Chromeo nel brano Lost on The Way Home presente nel quarto album della band, White Woman.

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Dina & Dario
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lampaDINA e lampaDario
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Inserito il - 04/02/2015 : 15:59:16  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di lampaDINA e lampaDario Invia a lampaDINA e lampaDario un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
lampaDINA e lampaDario ha scritto:

dany61 ha scritto:

SOlange Piaget Knowles, conosciuta come Solange (Houston, 24 giugno 1986), è una cantante, attrice e modella statunitense.
Nata a Houston, nel Texas, è la figlia di Mathew e Tina Knowles ed è sorella di Beyoncé. Suo padre è afroamericano mentre sua madre ha origini creole (discendenze afroamericane, native americane tedesche e francesi).

Sulle orme della più celebre sorella, Solange partecipa in veste di ballerina a numerosi tour delle Destiny's Child, di cui fa parte anche sua cugina Kelly Rowland. Subito dopo il World Tour del 2002, Matthew Knowles annuncia l'idea di voler far diventare Solange il quarto membro del gruppo: Beyoncè smentisce tale affermazione e Solange pubblica il suo album di debutto, Solo Star, nel gennaio 2003.

Nel 2002 canta la canzone "True Love" insieme al giovane Lil' Romeo.

Solange è coautrice di tutti e 15 i brani (già l'anno prima aveva scritto 4 brani) per l'album di debutto della Rowland, Simply Deep. Si avvale inoltre della collaborazione di Timbaland, The Neptunes, Linda Perry e Jermaine Dupri. Il primo singolo Feelin' You (Part II) non riesce ad entrare nella Billboard Hot 100; l'album vende circa centomila copie.

Nel 2008 pubblica il suo secondo album Sol-Angel and the Hadley St. Dreams.

Dopo aver pubblicato diversi singoli, nel 2012 ottiene un buon successo con Losing You, brano diffuso anche in Italia. Il suo terzo singolo Lovers in the Parking Lot avrà anche un discreto successo, mentre il video del singolo uscirà solo dopo qualche mese.

Nel 2014 collabora con i Chromeo nel brano Lost on The Way Home presente nel quarto album della band, White Woman.

WA





SOlomons Estella
(RE)



Estella Solomons Francis (1882-1968) è stata una delle principali
artisti irlandesi della sua generazione.

Nata in una famiglia ebrea di Dublino, la figlia di un ottico
Maurice Solomons (1832-1922).
La sua famiglia, le Salomone, che sono venuti a Dublino
dall'Inghilterra nel 1824, è una delle più antiche linee
continue di ebrei in Italia .
Sua nonna Rosa Jacobs Solomons (1833-1926) è nata a Hull in Inghilterra.
Suo fratello Bethel Solomons, un noto medico,
prof. della Rotunda Hospital
e giocatore irlandese di rugby internazionale,
è menzionato in Finnegans Wake .
Il fratello Edwin (1879-1964) è stato un agente di cambio
e membro di spicco della comunità ebraica di Dublino.
La sorella più giovane Sophie era una cantante d'opera qualificata.

Nel 1898, all'età di 16 anni, entrò nel Dublin Metropolitan School of Art .
Ha continuato a studiare a Londra e Parigi,
e al suo ritorno in Irlanda trascorso qualche tempo a dipingere in Contea di Kerry.

Ha studiato sotto due dei maggiori artisti irlandesi,
Walter Osborne e William Orpen ,
e fu uno dei primi membri della scuola impressionista irlandese.
Ha esposto nel Leinster Hall, Molesworth St.,
con contemporanei come Beatrice Elvery , Eva Hamilton e Grazia Gifford.

Nel 1918 è stata attiva in politica,
prima e durante la Guerra d'indipendenza irlandese.
Ha preso la parte repubblicana nella guerra civile e il suo
studio è stato utilizzato come una casa sicura da volontari repubblicani.
Ha sposato il poeta ed editore Seamus O'Sullivan (1879-1958)
(vero nome James Sullivan Starkey) ,
anche se i suoi genitori si oppose alla relazione
per il motivo che O'Sullivan non era di fede ebraica.
Si sono sposati nel 1929 dopo che erano morti i suoi genitori.
Ha collaborato con il marito in The Dublin Magazine (1923-1958),
la rinomata rivista letteraria e l'arte,
di cui O'Sullivan è stato redattore per 35 anni…



Dina & Dario
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Enza
Utente Master


Regione: Veneto
Prov.: Treviso
Città: c.franco vto


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Inserito il - 04/02/2015 : 17:50:58  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Enza Invia a Enza un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
metto lei xchè mancata oggi

Monica Scattini

Monica Scattini (Roma, 1º febbraio 1956 – Roma, 4 febbraio 2015) è stata un'attrice italiana, figlia del regista Luigi Scattini. Nei suoi svariati ruoli ha spesso interpretato lo stereotipo della toscana benestante.

Numerose le pellicole da lei interpretate, tra cui ricordiamo: Fatti di gente perbene (1974), di Mauro Bolognini; Lontano da dove (1983), per la regia di Stefania Casini e Francesca Marciano, che le vale il Nastro d'Argento alla migliore attrice non protagonista; La famiglia (1987), di Ettore Scola; Tolgo il disturbo (1990), di Dino Risi; Parenti serpenti (1992), di Mario Monicelli; Un'altra vita (1992), di Carlo Mazzacurati; Maniaci sentimentali (1994), di Simona Izzo, con cui vince il David di Donatello per la migliore attrice non protagonista. Dagli anni novanta al cinema lavora prevalentemente in commedie, dirette, tra gli altri, da Carlo Vanzina (Selvaggi; 1995), Cristian De Sica (Simpatici e antipatici; 1998), Alessandro Haber (Scacco pazzo; 2003) e partecipa a varie fiction televisive, tra cui Lo zio d'America (Rai Uno; dal 2002); Elisa di Rivombrosa e Un ciclone in famiglia (entrambe in onda su Canale 5; dal 2005).

Nel corso della sua carriera ha preso parte, con dei piccoli ruoli, a grandi produzioni internazionali: nel 1982 è diretta da Francis Ford Coppola nel film Un sogno lungo un giorno e nel 2009 è nel musical di Rob Marshall Nine, nel quale recitano, tra gli altri, Daniel Day Lewis, Nicole Kidman e Penélope Cruz. Nel 2010 interpreta il ruolo di Ilaria in Due vite per caso, e quello di Silvia Teodorani in Tutto l'amore del mondo. Nel 2012 invece, lavora nella produzione francese Cloclo, un film ispirato sulla vita del cantautore Claude François.

Per sedici anni è stata la compagna del collega Roberto Brunetti, ma la loro storia si è conclusa nel 2011.


CINEMA

Fatti di gente perbene, regia di Mauro Bolognini (1974)
Blue Nude, regia di Luigi Scattini (1977)
Affare Concorde, regia di Ruggero Deodato (1979)
Un sogno lungo un giorno, regia di Francis Ford Coppola (1982)
Dancing Paradise, regia di Pupi Avati (1982)
Malamore, regia di Eriprando Visconti (1982)
Lontano da dove, regia di Stefania Casini e Francesca Marciano (1983)
Ballando ballando, regia di Ettore Scola (1983)
Un ragazzo e una ragazza, regia di Marco Risi (1984)
Il mistero del panino assassino, regia di Giancarlo Soldi (1987)
La famiglia, regia di Ettore Scola (1987)
Rimini Rimini, regia di Sergio Corbucci (1987)
Incidente di percorso, regia di Donatello Alunni Pierucci (1988)
Love Dream, regia di Charles Finch (1988)
Provvisorio quasi d'amore, episodio Blue Valentine, regia di Roberta Mazzoni (1989)
La bocca, regia di Luca Verdone (1990)
Tolgo il disturbo, regia di Dino Risi (1990)
Parenti serpenti, regia di Mario Monicelli (1992)
Il richiamo della notte, regia di Carlo Mazzacurati (1992)
Un'altra vita, regia di Carlo Mazzacurati (1992)
La vera vita di Antonio H., regia di Enzo Monteleone (1994)
Anime fiammeggianti, regia di Davide Ferrario (1994)
Maniaci sentimentali, regia di Simona Izzo (1994)
Il cielo è sempre più blu, regia di Antonello Grimaldi (1995)
Selvaggi, regia di Carlo Vanzina (1995)
Uomini uomini uomini, regia di Christian De Sica (1995)
Un paradiso di bugie, regia di Stefania Casini (1996)
Bruno aspetta in macchina, regia di Duccio Camerini (1996)
Stressati, regia di Mauro Cappelloni (1997)
Simpatici e antipatici, regia di Christian De Sica (1998)
In principio erano le mutande, regia di Anna Negri (1999)
Vacanze di Natale 2000, regia di Carlo Vanzina (1999)
Nora, regia di Pat Murphy (2000)
Film, regia di Laura Belli (2000)
Come si fa un Martini, regia di Kiko Stella (2001)
Scacco pazzo, regia di Alessandro Haber (2003)
Lezioni di cioccolato, regia di Claudio Cupellini (2007)
Nine, regia di Rob Marshall (2009)
Feisbum! Il film, episodio L'arte di arrangiarsi, regia di Alessandro Capone (2009)
Due vite per caso, regia di Alessandro Aronadio (2010)
Tutto l'amore del mondo, regia di Riccardo Grandi (2010)
Baci salati, regia di Antonio Zeta (2011)
Cloclo, regia di Florent Emilio Siri (2012)
Una donna per amica, regia di Giovanni Veronesi (2014)

TELEVISIONE

Facciaffittasi (1987) Miniserie TV
Zanzibar (sit-com, Italia 1), regia di Marco Mattolini (1988) - Episodio 27: Telefono caldo - Ruolo: Lola
La TV delle ragazze (1988-89) trasmissione televisiva comico-satirica andata in onda su Rai 3
Marie Curie, une femme honorable (1991) Miniserie TV
Da cosa nasce cosa (1998) Film TV
I giudici - vittime eccellenti (1999) Film TV
Titolo (1998) sketch con Enzo Iacchetti
Lo zio d'America (2002) Serie TV
Un papà quasi perfetto (2003) Miniserie TV
La signora delle camelie (2005) Film TV
Elisa di Rivombrosa (2005) Serie TV
Un ciclone in famiglia (2005-2008) Miniserie TV
VIP (2008) Film TV
I delitti del cuoco (2010) Serie TV
Notte prima degli esami '82 (2011) Miniserie TV



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dany61
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Inserito il - 07/02/2015 : 13:55:59  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nina Zilli, pseudonimo di Maria Chiara Fraschetta (Piacenza, 2 febbraio 1980), è una cantautrice, personaggio televisivo e personaggio radiofonico italiana[1][2][3][4][5].

Dopo alcune esperienze come veejay, ed in campo musicale con alcuni gruppi, firma nel 2009 un contratto discografico con l'etichetta Universal, con la quale pubblica l'EP di debutto dal quale viene estratto il singolo 50mila, con il quale raggiunge la notorietà e che viene inserito come colonna sonora del film Mine vaganti e del videogioco Pro Evolution Soccer 2011.

Ad oggi, dopo la pubblicazione di due album in studio, un EP e nove singoli, la FIMI certifica le sue vendite complessive per oltre 150.000 copie, premiate con due dischi di platino e tre dischi d'oro. Ha al suo attivo due partecipazioni al Festival di Sanremo, rispettivamente nel 2010 nella categoria Nuova Generazione con il brano L'uomo che amava le donne, che conquistò il podio classificandosi al terzo posto e vinse il Premio della Critica "Mia Martini", il Premio Sala Stampa Radio TV ed il Premio Assomusica, e nel 2012 con il brano Per sempre. Nello stesso anno ha rappresentato l'Italia all'Eurovision Song Contest con il brano L'amore è femmina (Out of Love) classificandosi al nono posto. Nella sua carriera ha inoltre vinto due Wind Music Awards ed è stata candidata agli MTV Europe Music Awards, ai TRL Awards e ai Premi Videoclip Italiani.

Dal 2011 ha avviato la sua attività televisiva e radiofonica. Attualmente sta registrando la sesta stagione di Italia's Got Talent, che andrà in onda nel 2015 e in cui rivestirà il ruolo di giudice.

GA

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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china46
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GAetano BeRArdi (Sorengo, 21 agosto 1988) è un calciatore svizzero, difensore del Leeds United.
È nato in Svizzera da genitori di origini italiane, precisamente da Mesoraca (KR) nella regione Calabria.
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dany61
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RAchid TAoussi (Casablanca, 5 febbraio 1956) è un allenatore di calcio e calciatore marocchino, di ruolo difensore, commissario tecnico della Nazionale marocchina dal 2012 al 2013.

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Enza
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TAhar Ben Jelloun

Tahar Ben Jelloun è uno degli autori marocchini più conosciuti in Europa. Nasce a Fèz il giorno 1 dicembre 1944 dove trascorre la sua giovinezza. Ben presto, però, si trasferisce prima a Tangeri, dove frequenta il liceo francese, e poi a Rabat. Qui si iscrive all'università "Mohammed V" dove si laurea in filosofia.

Intorno ai primi anni '60 Ben Jelloun inizia la sua carriera di scrittore ed è in questo periodo che partecipa attivamente alla stesura della rivista "Souffles" che diventerà uno dei movimenti letterari più importanti del Nord-Africa. Fa la conoscenza di uno dei personaggi più importanti del momento, Abdellatif Laâbi, giornalista e fondatore di "Souffles", da cui trae innumerevoli insegnamenti e con cui elabora nuove teorie e programmi.

Contemporaneamente porta a termine la sua prima collezione di poesie intitolata "Hommes sous linceul de silence" che viene pubblicata nel 1971.

Dopo aver conseguito la laurea in filosofia si trasferisce in Francia dove frequenta l'università di Parigi. Qui ottiene il dottorato realizzando uno studio sulla sessualità degli immigrati nord-africani in Francia, studio da cui, intorno alla seconda metà degli anni '70, scaturiranno due testi importanti quali "La Plus haute des solitudes" e "La Reclusion solitaire". In queste due opere si sofferma ad analizzare la condizione degli emigrati magrebini in Francia che, fuggiti dal proprio paese con l'intento di cambiare vita, di migliorare la propria posizione sociale, sono diventati i nuovi schiavi di antichi padroni.

Pian piano la sua voce comincia a farsi sentire ma l'eco di queste parole si farà più intenso e penetrante con la pubblicazione di due opere importantissime quali "L'Enfant de sable" e "La Nuit sacrée", quest'ultima vincitrice del premio Goncourt che lo ha designato quale scrittore di fama internazionale. Da allora i suoi testi sono diventati sempre più numerosi mentre il genere letterario in cui si è distinto si è diversificato nel tempo.

Ha scritto novelle, poesie, opere teatrali, saggi, riuscendo ad apportare in ognuna delle sue opere elementi innovativi rispetto alla tradizione a cui egli stesso guardava e, contemporaneamente, la sua scrittura si è evoluta di giorno in giorno. Le tematiche trattate sono molteplici ma si basano tutte su argomenti scottanti e sempre attuali come l'emigrazione ("Hospitalité française"); la ricerca d'identità ("La Prière de l'absent" e "La Nuit sacrée"), la corruzione ("L'Homme rompu").

Diversa è anche l'ambientazione delle storie tant'è vero che dal Marocco di "Moha le fou", "Moha le sage", o "Jour de silence à Tanger", si passa a testi ambientati in Italia ed in particolare a Napoli ("Labyrinthe des sentiments" e "L'Auberge des pauvres"). A questa lunghissima lista di opere ne va aggiunta una, più recente, "Cette aveuglante absence de lumière" che, nonostante le critiche ne abbiano accompagnato la pubblicazione, ha impressionato il pubblico per la sua forza, per la sua scrittura che pare aver raggiunto in queste pagine il suo punto più alto.




PI


Buona Domenica

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lampaDINA e lampaDario
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dany61 ha scritto:

Nina Zilli, pseudonimo di Maria Chiara Fraschetta (Piacenza, 2 febbraio 1980), è una cantautrice, personaggio televisivo e personaggio radiofonico italiana[1][2][3][4][5].

Dopo alcune esperienze come veejay, ed in campo musicale con alcuni gruppi, firma nel 2009 un contratto discografico con l'etichetta Universal, con la quale pubblica l'EP di debutto dal quale viene estratto il singolo 50mila, con il quale raggiunge la notorietà e che viene inserito come colonna sonora del film Mine vaganti e del videogioco Pro Evolution Soccer 2011.

Ad oggi, dopo la pubblicazione di due album in studio, un EP e nove singoli, la FIMI certifica le sue vendite complessive per oltre 150.000 copie, premiate con due dischi di platino e tre dischi d'oro. Ha al suo attivo due partecipazioni al Festival di Sanremo, rispettivamente nel 2010 nella categoria Nuova Generazione con il brano L'uomo che amava le donne, che conquistò il podio classificandosi al terzo posto e vinse il Premio della Critica "Mia Martini", il Premio Sala Stampa Radio TV ed il Premio Assomusica, e nel 2012 con il brano Per sempre. Nello stesso anno ha rappresentato l'Italia all'Eurovision Song Contest con il brano L'amore è femmina (Out of Love) classificandosi al nono posto. Nella sua carriera ha inoltre vinto due Wind Music Awards ed è stata candidata agli MTV Europe Music Awards, ai TRL Awards e ai Premi Videoclip Italiani.

Dal 2011 ha avviato la sua attività televisiva e radiofonica. Attualmente sta registrando la sesta stagione di Italia's Got Talent, che andrà in onda nel 2015 e in cui rivestirà il ruolo di giudice.

GA







Dina & Dario
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lampaDINA e lampaDario
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Inserito il - 08/02/2015 : 19:41:08  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di lampaDINA e lampaDario Invia a lampaDINA e lampaDario un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
lampaDINA e lampaDario ha scritto:

dany61 ha scritto:

Nina Zilli, pseudonimo di Maria Chiara Fraschetta (Piacenza, 2 febbraio 1980), è una cantautrice, personaggio televisivo e personaggio radiofonico italiana[1][2][3][4][5].

Dopo alcune esperienze come veejay, ed in campo musicale con alcuni gruppi, firma nel 2009 un contratto discografico con l'etichetta Universal, con la quale pubblica l'EP di debutto dal quale viene estratto il singolo 50mila, con il quale raggiunge la notorietà e che viene inserito come colonna sonora del film Mine vaganti e del videogioco Pro Evolution Soccer 2011.

Ad oggi, dopo la pubblicazione di due album in studio, un EP e nove singoli, la FIMI certifica le sue vendite complessive per oltre 150.000 copie, premiate con due dischi di platino e tre dischi d'oro. Ha al suo attivo due partecipazioni al Festival di Sanremo, rispettivamente nel 2010 nella categoria Nuova Generazione con il brano L'uomo che amava le donne, che conquistò il podio classificandosi al terzo posto e vinse il Premio della Critica "Mia Martini", il Premio Sala Stampa Radio TV ed il Premio Assomusica, e nel 2012 con il brano Per sempre. Nello stesso anno ha rappresentato l'Italia all'Eurovision Song Contest con il brano L'amore è femmina (Out of Love) classificandosi al nono posto. Nella sua carriera ha inoltre vinto due Wind Music Awards ed è stata candidata agli MTV Europe Music Awards, ai TRL Awards e ai Premi Videoclip Italiani.

Dal 2011 ha avviato la sua attività televisiva e radiofonica. Attualmente sta registrando la sesta stagione di Italia's Got Talent, che andrà in onda nel 2015 e in cui rivestirà il ruolo di giudice.

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NIcholas Berg
(PI)



Nicholas Evan Berg
Nato in Filadelfia, 2 aprile 1978
decapitato in Iraq, 7 maggio 2004 - 26 anni
è stato un imprenditore e perito riparatore del radio-tower
ebreo statunitense.

Giovane uomo d'affari americano e di origine ebraica,
impegnato nel settore delle radiotelecomunicazioni,
il ventiseienne Nick Berg fu rapito e poi brutalmente
decapitato da terroristi fondamentalisti in Iraq,
dove egli s'era impegnato nel settore delle telecomunicazioni.

Sarebbe stato decapitato da Abu Mus'ab al-Zarqawi,
secondo informazioni fornite dalla CIA.
Si disse che i terroristi avrebbero trucidato Berg per vendicare
le vittime delle torture perpetrate da alcuni militari statunitensi
nella prigione di Abu Ghraib.

L'8 giugno 2006, l'indomani della morte di Zarqawi
a seguito di un bombardamento statunitense,
il padre di Nick Berg ha dichiarato di non essere certo che Zarqawi
avesse assassinato il figlio e attribuì, polemicamente e in modo
del tutto indimostrabile, la responsabilità morale dell'omicidio
a George W. Bush. Il padre di Nick Berg spiegò del
pari che la morte di Zarqawi era una
"duplice tragedia" per la famiglia del terrorista fondamentalista
e anche che sarebbe stata all'origine di nuove violenze in Iraq.


buona serata

Dina & Dario
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china46
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Inserito il - 08/02/2015 : 22:27:31  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di china46 Invia a china46 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
PInturicchio

Bernardino di Betto Betti, più noto come Pinturicchio o Pintoricchio (Perugia, 1452 circa – Siena, 11 dicembre 1513), è stato un pittore italiano.

Il soprannome di Pinturicchio ("piccolo pintor", cioè "pittore") derivava dalla sua corporatura minuta: egli stesso fece proprio quel soprannome usandolo per firmare alcune opere[1].

Fu un artista completo, capace di padroneggiare sia l'arte della pittura su tavola, che l'affresco e la miniatura, lavorando per alcune delle più importanti personalità del suo tempo[1]. Fu uno dei grandi maestri della scuola umbra del secondo Quattrocento, con Pietro Perugino e il giovane Raffaello.

Giorgio Vasari descrisse la sua biografia in Le Vite del 1568 (Bernardino Pinturicchio) citando nella parte finale anche Nicolò Alunno di Foligno.

AN

NOTTE



Modificato da - china46 in data 08/02/2015 22:28:05
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lampaDINA e lampaDario
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china46 ha scritto:

PInturicchio

Bernardino di Betto Betti, più noto come Pinturicchio o Pintoricchio (Perugia, 1452 circa – Siena, 11 dicembre 1513), è stato un pittore italiano.

Il soprannome di Pinturicchio ("piccolo pintor", cioè "pittore") derivava dalla sua corporatura minuta: egli stesso fece proprio quel soprannome usandolo per firmare alcune opere[1].

Fu un artista completo, capace di padroneggiare sia l'arte della pittura su tavola, che l'affresco e la miniatura, lavorando per alcune delle più importanti personalità del suo tempo[1]. Fu uno dei grandi maestri della scuola umbra del secondo Quattrocento, con Pietro Perugino e il giovane Raffaello.

Giorgio Vasari descrisse la sua biografia in Le Vite del 1568 (Bernardino Pinturicchio) citando nella parte finale anche Nicolò Alunno di Foligno.

AN

NOTTE







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china46
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PInotti FerRUccio nato a(Padova, 12 giugno 1959) è un giornalista e saggista italiano.

Già redattore a l'Arena di Verona, ha scritto per Il Corriere della Sera, per L'Espresso ed Il Sole-24 Ore. A New York ha lavorato per la CNN, collaborando anche con L'International Herald Tribune.

È un giornalista d'inchiesta, autore di numerosi libri d'indagine su temi scomodi come Poteri forti (2005) sul caso Calvi-Ambrosiano, Opus Dei segreta (2006) sull'ascesa dell'Opus Dei, L'unto del signore (2009) sui rapporti tra Silvio Berlusconi e il Vaticano, La lobby di Dio (2010) su Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere, e Wojtyla Segreto. La prima controinchiesta su Giovanni Paolo II (2011) sull'altro volto di Papa Wojtyla.

Si è occupato anche di temi sociali e di attualità di particolare rilievo come l'immigrazione extracomunitaria[1] e le vicende della finanza italiana, ripercorse a partire dagli anni ottanta, talvolta tradotte in libro.

Nel 2008 si è cimentato con la narrazione, pubblicando il suo primo romanzo storico La società del sapere, ambientato nel mondo delle università.
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dany61
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RUdolf BiebraCH (Lipsia, 24 novembre 1886 – Berlino, 5 settembre 1938), è stato un attore e regista tedesco
Nato in Sassonia, a Lipsia, Rudolf Biebrach era figlio di Amalie Müller e del pellicciaio Gotthelf Julius Biebrach. Frequentò la Scuola Reale e, all'Accademia d'Arte, studiò per alcuni anni la xilografia. Dopo aver studiato recitazione, venne assunto in teatro a Gießen dove restò dal 1890 al 1891. Negli anni seguenti, girò la Germania, recitando nei teatri di Halle, Magdeburg, Stettino, Düsseldorf, Brema e Amburgo. Dal 1901 al 1905 fu messo sotto contratto dallo Stadttheater di Lipsia per poi diventare direttore senior al Teatro Comunale di Chemnitz.

Nel 1913, interpretò sullo schermo Andreas Hofer, il leader tirolese fucilato nel 1810 dopo che si era ribellato contro la Baviera alleata di Napoleone. L'attore entrò a far parte della squadra del produttore Oskar Messter, insieme all'attrice Henny Porten e al regista Curt A. Stark.

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lampaDINA e lampaDario
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CHarles JOsh



Joshua Aaron Charles
Baltimora, 15 settembre 1971
è un attore del teatro, cinema e televisione
ebreo statunitense.
Genitori: Allen Charles, Laura Charles
Premi: Drama Desk Award alla miglior performance dell'intero cast, altri
Studi: Università del Kansas, Baltimore School for the Arts

Nato a Baltimora, nel Maryland, da una famiglia ebraica,
nel 1988 ha debuttato come attore cinematografico,
interpretando il ruolo di Iggy nella commedia musicale
Grasso è bello
(Hairspray),
diretta dal suo concittadino John Waters.
L'anno seguente viene scelto per il personaggio di Knox Overstreet
del film drammatico L'attimo fuggente (Dead Poets Society),
diretto da Peter Weir.

Tra il 1998 ed il 2000 è stato il protagonista della serie televisiva
Sports Night, molto apprezzata dalla critica americana.
Più recentemente, ha fatto parte del cast
S.W.A.T. - Squadra speciale anticrimine
(2003).
Dal 2009 al 2014 ha fatto parte del cast di The Good Wife,
serie televisiva nella quale ha interpretato la parte dell'avvocato Will Gardner.

Di religione ebraica, nel settembre 2013 ha sposato la ballerina
e scrittrice Sophie Flack, da cui ha avuto un figlio nato il 9 dicembre 2014.

http://it.wikipedia.org/wiki/Josh_Charles
http://josh-charles.com

buona settimana

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dany61
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JOshua WIlliam Sole (Hamilton, 15 febbraio 1980) è un rugbista a 15 italiano di origine neozelandese, che nel ruolo di flanker o numero 8 milita nelle Bay of Plenty
Nato in Nuova Zelanda da famiglia italo-britannica (sua madre è di origine napoletana, suo padre scozzese[1]), Josh Sole crebbe rugbisticamente in patria e militò nell'ormai defunto National Provincial Championship, nelle file del Waikato.

Benché originariamente seconda linea, fin dal suo arrivo in Italia nel 2005 fu utilizzato in terza linea, sia come flanker che come numero 8, nel Viadana prima e poi anche in Nazionale. Esordì in Nazionale, avendo diritto alla cittadinanza italiana, nel 2005 contro l'Argentina sotto la gestione di Berbizier; con il tecnico francese prese parte anche a due Sei Nazioni, nel 2006 e 2007, e alla Coppa del Mondo di rugby 2007 in Francia; nella nuova gestione Mallett ha preso parte al Sei Nazioni 2008 e ai successivi test match, collezionando però due sole vittorie in tutto l'anno contro la Scozia e l'Argentina.

Impiegato anche nel Sei Nazioni 2009, ma non per il tour di metà anno in Australasia, ha ripreso il suo posto per i test di fine anno contro Nuova Zelanda, Sudafrica e Samoa e il successivo Sei Nazioni 2010.

Con l'entrata della federazione italiana in Celtic League e la creazione della franchise degli Aironi di cui il Viadana è stato il principale attore, Sole è entrato nella neonata squadra che prende parte dal 2010 al torneo in precedenza riservato alle squadre professionistiche di Scozia, Irlanda e Galles; allo scioglimento della squadra nel 2012 e il subentro nella rinnovata Pro12 delle Zebre, Sole è passato in quest'ultima squadra dalla stagione 2012-13

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Enza
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WIm Wenders

Win Wenders è un regista a cui si debbono alcuni tra i film più interessanti usciti in Europa negli ultimi decenni, da "Paris, Texas" con cui vinse la "palma d'oro" al festival di Cannes, a "Il cielo sopra Berlino", a cui collaborò per la scenografia Peter Handke e per il quale ricevette un premio per la migliore regia sempre al festival di Cannes.

Wenders nasce il 14 agosto 1945 a Düsseldorf, ed è figlio di un medico chirurgo e di una semplice casalinga. Trasferitasi la famiglia a Oberhausen quando era ancora bambino, al termine della normale carriera scolastica il giovane Wenders prova a ripercorrere il cammino professionale del padre, iscrivendosi all'Università. Il fatto però che lo studio e la carriera universitaria non facevano per lui, diventa evidente nel giro di poco tempo.

Appena ventenne, conosce appunto Handke, futuro scrittore di successo. con il quale instaura un rapporto di collaborazione che si concretizza in seguito nella realizzazione di ben quattro film e alcuni spettacoli teatrali. Alla fine del 1966, dunque appena ventunenne,Wenders parte per Parigi, dove si ferma un anno tentando di superare, anche qui senza successo, l'esame di ammissione alla rinomata scuola di cinematografia IDHEC. Tornato a Monaco di Baviera si iscrive ai corsi della Scuola Superiore di Televisione e Cinema, fondata nello stesso anno, primo istituto del genere in Germania.

Da quel momento Wenders ha cominciato a fare esperimenti con la macchina da presa, dapprima evidenziando un realismo esasperato nelle inquadrature e poi, una volta compresa l'importanza della colonna sonora, sperimentando ampiamente le tecniche di contrappunto tra le immagini e la musica rock, un elemento sonoro che si ritrova praticamente sempre nei suoi film. Dopo aver realizzato i primi timidi lungometraggi, come ad esempio "Summer in the City" o "Prima del calcio di rigore", Wenders si è cimentato a partire dal 1973 con la tematica del viaggio, che lo ha portato a realizzare tre film ormai divenuti celebri sotto la denominazione di "Trilogia della strada". In seguito, Wenders ha tentato di affermarsi anche negli Stati Uniti, in particolare su sollecitazione del regista americano Francis Ford Coppola, che insisté moltissimo per coinvolgerlo nella realizzazione di un film sulla vita del detective-scrittore Dashiell Hammett. In effetti, la collaborazione portò nel '79 alla produzione di una pellicola su quel tema. Ad ogni modo, non c'è dubbio che il continente in cui Wenders è più amato sia la colta e sofisticata Europa, decisamente più in sintonia con il suo mondo interiore. Non a caso, è proprio in Europa che ha raccolto le onoreficenze più importanti, dal Leone d'Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 1982 (con il film "Lo stato delle cose"), alla già citata Palma d'Oro dell'84, per il film "Paris, Texas".

Sul piano dello stile, invece, una delle caratteristiche fondamentali del regista è quella di coniugare ricerca intellettuale con le più elaborate tecniche di ripresa disponibili sul mercato. Wenders, da questo punto di vista, non si è mai tirato indietro di fronte a nessuna evoluzione tecnica. Anzi, si può dire che fin dagli esordi egli abbia esplorato costantemente tute le opportunità di manipolazione della visione, e basti come esempio il celebre "Fino alla fine del mondo", una pellicola-simbolo per gli esperimenti riguardanti il campo dell'Alta Definizione.

Il regista tedesco, comunque, non ha neanche mai disdegnato di cimentarsi in prodotti apparentemente più banali e financo volgari, come ad esempio la pubblicità. Tra produzioni impegnate come documentari e fiction (che egli stesso però definisce "a metà strada tra la fiction e i documentari in senso stretto"), ha realizzato anche tre telefilm e spot pubblicitari per conto di una nota ditta italiana di elettrodomestici e, nel 1998, per le ferrovie tedesche.

Nel 1997 ha girato a Los Angeles "Crimini invisibili", con Andie McDowell e musiche curate dal cantante degli U2 Bono Vox. Il suo amore per la musica si esprime anche nel suo film girato nel 1998 a Cuba, con il titolo "Buena Vista Social Club", con il quale ha rilanciato un cantante considerato una leggenda: Compay Segundo.

Dopo "The Million Dollar Hotel" (1999, con Mel Gibson e Milla Jovovich), "L'anima di un uomo - The Blues" (2002) e "La terra dell'abbondanza" (2004), Wim Wenders ha presentato il suo ultimo film "Don't come knocking" all'edizione del Festival di Cannes 2005. Per questo film, a ventuno anni di distanza da "Paris Texas", Wim Wenders e lo sceneggiatore Sam Shepard (attore protagonista del film) si sono riuniti nuovamente.




GI



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dany61
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GIovanni GIolitti (Mondovì, 27 ottobre 1842 – Cavour, 17 luglio 1928) è stato un politico italiano, più volte presidente del Consiglio dei ministri. Nella storia politica dell'Italia unita, la sua permanenza a capo del governo fu una delle più lunghe.

Il periodo storico durante il quale esercitò la sua guida politica sull'Italia è oggi definito età giolittiana. Sebbene la sua azione di governo sia stata oggetto di critica da parte di alcuni suoi contemporanei, come per esempio Gaetano Salvemini, Giolitti fu uno dei politici liberali più efficacemente impegnati nell'estensione della base democratica del giovane Stato unitario, e nella modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana a cavallo fra Ottocento e Novecento. Dopo un iniziale voto di fiducia, nel 1922, al nuovo governo fascista, dal 1924 si tenne all'opposizione di Benito Mussolini.
Figlio di Giovenale, cancelliere del tribunale di Mondovì, e di Enrichetta Plochiù (1808-1867), appartenente a una famiglia benestante di origine francese, il piccolo "Giuvanin", com'era chiamato in famiglia, rimase orfano del padre ancora in culla (il padre morì quando lui aveva un anno a causa di una polmonite contratta dopo una gita in montagna).[1] La madre tornò allora in seno alla famiglia d'origine e si trasferì da Mondovì in via Angennes (ora via Principe Amedeo) a Torino, nella casa dei suoi quattro fratelli che, essendo tutti celibi, circondarono il bimbo di particolari cure e affetto. In seguito a qualche giovanile problema di salute, su consiglio dello zio medico, la madre lo portò per alcuni periodi tra le montagne della Valle Maira, nella casa del nonno materno. Di famiglia cattolica, non ostenterà mai la fede personale, e raramente ne parlerà con qualcuno o nelle sue memorie.[2]

La madre gli insegnò a leggere e scrivere; la sua carriera scolastica al ginnasio San Francesco da Paola di Torino (che avrebbe poi mutato il nome in liceo Gioberti) fu contrassegnata da scarsa disciplina e da poco impegno nello studio: «il meglio del tempo passato lassù sui monti lo spesi a giocare e a rinforzarmi la salute»[3]. Il giovane Giolitti non amava la matematica e lo studio della grammatica latina e greca preferendo la storia e la lettura dei romanzi di Walter Scott e di Honoré de Balzac «per le loro connessioni con la tradizione storica o con la realtà attuale»[4]. Fu attratto anche alla filosofia di Rosmini e Gioberti la cui opera Teorica del soprannaturale però gli fece perdere questo interesse «ad un tratto ed una volta per sempre»[5]

Frequentò la facoltà di Giurisprudenza all'Università degli Studi di Torino e si laureò a soli 19 anni, grazie a una speciale deroga del rettore che gli consentì di compiere gli ultimi tre anni in uno solo.[6]

All'attività politica fu avviato da uno degli zii che era stato deputato nel 1848 e che manteneva stretti rapporti d'amicizia e politici con Michelangelo Castelli, segretario di Cavour. Il giovane Giolitti accompagnava sempre lo zio e il Castelli nella consueta passeggiata serale sotto i portici di piazza Castello, alla quale partecipava spesso anche Cavour. Tuttavia non appariva particolarmente interessato alle vicende risorgimentali e politiche trattate dai tre, così come non prestò orecchio al "grido di dolore", lanciato da Vittorio Emanuele II nel 1859, che aveva spinto molti suoi compagni di studi ad arruolarsi per combattere nella seconda guerra d'indipendenza
Privo di un passato impegnato nel Risorgimento, portatore di idee liberali moderate, nel 1862 iniziò a lavorare al Ministero di Grazia, giustizia e culti. Nel 1869 passò al Ministero delle Finanze, con la qualifica di caposezione, collaborando con diversi ministri della Destra storica, tra cui Quintino Sella e Marco Minghetti, contribuendo tra l'altro a quell'opera tributaria volta tutta al pareggio del bilancio.

La sua carriera di alto funzionario continuò nel 1877 con la nomina alla Corte dei conti e poi nel 1882 al Consiglio di Stato. Sempre nel 1882 si candidò a deputato, venendo eletto. Nel 1886 si oppose agli eccessi di spesa del governo Depretis sostenendo «la più stretta economia nelle pubbliche spese» cercando di non «lasciarsi trascinare nelle spese militari al di là di quel che è necessario per difendere la integrità e la dignità del Paese.».

Nel 1889 fu nominato Ministro del Tesoro nel secondo governo Crispi, assumendo in seguito anche l'interim delle Finanze. Nel 1890 tuttavia si dimise, per una questione legata al bilancio ma anche a causa di un generale disaccordo sulla politica coloniale intrapresa da Crispi. Nel 1891 si pronunciò per una riforma delle imposte per portarle da proporzionali a progressive. Nel 1892, caduto il primo governo di Rudinì, che pure appoggiava, ricevette dal re Umberto I l'incarico di formare il nuovo governo.

Primo governo Giolitti[modifica | modifica wikitesto]

L'inizio dell'avventura giolittiana come primo ministro coincise sostanzialmente con la prima vera disfatta del governo di Crispi, messo in minoranza nel febbraio del 1891 su una proposta di legge di inasprimento fiscale. Dopo Crispi, e dopo una breve parentesi (6 febbraio 1891 - 15 maggio 1892) durante la quale il paese fu affidato al governo liberal-conservatore del marchese di Rudinì, il 15 maggio 1892 fu nominato Primo Ministro Giovanni Giolitti, allora ancora facente parte del gruppo crispino ma che si era allontanato da questi soprattutto per la pratica del trasformismo e per la politica finanziaria:

« Il governo rappresentativo non può procedere regolarmente senza partiti organizzati con programmi chiari e precisi. Mancando questa condizione, il governo è costretto ad appoggiarsi successivamente a mutevoli maggioranze, le quali non si possono tenere riunite se non in nome di interessi speciali e locali[9]. »

Fu costretto alle dimissioni dopo poco più di un anno, il 15 dicembre 1893, messo in difficoltà dallo scandalo della Banca Romana che evidenziò in modo inequivocabile la prassi consolidata, fra politica e mondo della finanza, fatta di relazioni di mutuo interesse trasversali rispetto agli schieramenti politici.[10] Inviso ai grandi industriali e proprietari terrieri per il suo rifiuto di reprimere con la forza le proteste che attraversavano estesamente il paese (v. Fasci siciliani) e per le voci su una possibile introduzione di una imposta progressiva sul reddito Giolitti dovette temporaneamente ritirarsi dalla vita politica.

Dopo lo scandalo bancario[modifica | modifica wikitesto]

Giolitti non ebbe incarichi di governo per i successivi sette anni, durante i quali la figura principale della politica italiana continuò ad essere Francesco Crispi, che condusse una politica estera aggressiva e colonialista. A Crispi succedettero alcuni governi caratterizzati da una notevole rudezza nel reprimere le proteste popolari e gli scioperi; Giolitti divenne sempre più l'incarnazione di una politica opposta e il 4 febbraio 1901 un suo discorso alla Camera contribuì alla caduta del Governo Saracco allora in carica, responsabile di aver ordinato lo scioglimento della Camera del Lavoro di Genova.

Già a partire dal governo Zanardelli (15 febbraio 1901 - 3 novembre 1903), Giolitti ebbe una notevole influenza che andava oltre quella propria della sua carica di Ministro degli Interni, anche a causa dell'avanzata età del presidente del consiglio. In questa fase il governo si misura con le mobilitazioni popolari che seguono gli anni successivi allo sciopero di Genova del dicembre 1900. Un movimento ricco, complesso, che vede la partecipazione di variegati strati della popolazione, organizzati o meno. Il riverbero di questa situazione è fortissimo all'interno del PSI dove incominciano a formarsi, per la prima volta in maniera articolata e concreta, le correnti riformista e massimalista.

Giovanni Giolitti sarà forse il primo politico italiano di scuola liberale a cogliere le potenzialità e l'importanza di questo dibattito. La corrente riformista, che organizza le leghe operaie e contadine, ritiene che sia da privilegiare il rafforzamento e la costruzione del partito e del sindacato,[11] prima di lanciarsi in mobilitazioni al di là della portata di direzione dell'apparato. Se il governo cioè era controllato da liberali che decidevano di non interferire con il progredire di questa organizzazione, tanto meglio: si poteva discutere con questo esecutivo. Sarà questa la linea propugnata da Filippo Turati a partire dal 1901,[12][13] che definirà questa politica con il nome significativo di "ministerialismo".

Secondo governo Giolitti[modifica | modifica wikitesto]

L'appoggio esterno del partito socialista[modifica | modifica wikitesto]

Il 3 novembre 1903 Giolitti ritornò al governo, ma questa volta si risolse per una svolta radicale: si oppose, come prima, alla ventata reazionaria di fine secolo, ma lo fece dalle file della Sinistra e non più del gruppo crispino come fino ad allora aveva fatto; intraprese un'azione di convincimento nei confronti del Partito Socialista per coinvolgerlo nel governo, rivolgendosi direttamente ad un "consigliere" socialista, Filippo Turati, che avrebbe voluto persino come suo ministro (Turati però rifiutò anche in seguito alle pressioni della corrente massimalista del PSI)[14].





Filippo Turati
Nei confronti delle agitazioni sociali il presidente del Consiglio mutò radicalmente tattica rispetto alle tragiche repressioni dei governi precedenti e mise in pratica i concetti che da anni andava spiegando e in Aula e durante le manifestazioni elettorali: i sindacati erano i benvenuti in quanto un'organizzazione garantisce sempre e comunque maggior ordine rispetto ad un movimento spontaneo e senza guida; inoltre, e le informative prefettizie lo dimostravano, gli scioperi avevano alla base motivazioni economiche e non politiche e pertanto la dialettica tra le parti sociali, non coartata dall'intervento della pubblica sicurezza, avrebbe risolto le cose da sé. I precedenti governi, quindi, ravvisando nelle agitazioni operaie un intento sovversivo, avevano commesso un tragico errore: la repressione degli scioperi era espressione di una politica folle, che davvero avrebbe potuto scatenare una rivoluzione. Lo Stato non doveva spalleggiare l'una o l'altra parte in conflitto; doveva semplicemente svolgere una funzione arbitrale e mediatrice, limitandosi alla tutela dell'ordine pubblico.

Questi concetti, che oggi possono sembrare scontati, erano all'epoca considerati "rivoluzionari". I conservatori criticarono duramente quello che per loro era un cedimento al sovversivismo e gli industriali rimasero costernati quando si sentirono dire a chiare lettere che il governo non sarebbe assolutamente intervenuto nei confronti degli scioperi e che, piuttosto, gli imprenditori si sarebbero dovuti rassegnare a concedere adeguati aumenti salariali ai lavoratori.[15] In questo contesto furono varate norme a tutela del lavoro (in particolare infantile e femminile), sulla vecchiaia, sull'invalidità e sugli infortuni; i prefetti furono invitati ad usare maggiore tolleranza nei confronti degli scioperi apolitici; nelle gare d'appalto furono ammesse le cooperative cattoliche e socialiste. Nel 1904 venne inoltre approvata la legge 36 che regolamentava in maniera univoca i manicomi, soggetti prima a numerosi regolamenti locali e decisioni arbitrarie, legge che stabiliva che i malati psichiatrici potessero essere internati solo su decisione giudiziaria e non per volontà di privati o famigliari; stabiliva inoltre che potessero essere dimessi in caso di miglioramento evidente, anche se lasciava comunque molto potere al direttore sanitario delle strutture.[16] La legge 36 resterà in vigore fino al 1978, quando sarà sostituita dalla legge 180.

I rapporti Stato-Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni politiche del 1904 videro l'avanzata delle tendenze nazionaliste e cattoliche, cioè sfavorevoli a Giolitti che a proposito dei rapporti Stato e Chiesa si mantenne sulla linea della politica ecclesiastica stabilita dal governo italiano dopo il 1870:

« Noi dinnanzi alle rinnovate proteste del Capo della Chiesa contro la integrità territoriale dello Stato - in quanto alla politica ecclesiastica, crediamo che non vi siano cambiamenti da fare […]. Il principio nostro è questo, che lo Stato e la Chiesa sono due parallele che non si debbono incontrare mai. Guai alla Chiesa il giorno in cui volesse invadere i poteri dello Stato. Libertà per tutti entro i limiti della legge: questo è il nostro programma. E come lo applichiamo a tutti i partiti che sono fuori della costituzione da un estremo, l'applichiamo a quelli che sono fuori dall'altra parte […] in quanto a religione il Governo è puramente e semplicemente incompetente. Non ha nulla da fare, nulla da vedere: lascia libertà assoluta ai cittadini di fare ciò che credono finché stanno entro i limiti della legge. Ma non credo che sia nelle attribuzioni del Governo né di sostenere, né di combattere alcun principio religioso.[17]. »

Si era intanto formata una consistente parte di opinione pubblica a favore della nazionalizzazione delle ferrovie, soluzione che Giolitti stesso sosteneva. Nei primi mesi del 1905 ci furono numerose agitazioni sindacali tra i ferrovieri; nel marzo 1905 Giolitti, anche in seguito a una malattia, si dimise da presidente del Consiglio. Era questo uno dei suoi passi indietro per poter far risolvere le questioni più scottanti a governi presieduti da suoi fedelissimi; in questa occasione appoggiò una "combinazione Fortis-Tittoni".

Le parentesi Fortis e Sonnino[modifica | modifica wikitesto]

Dopo le dimissioni, Giolitti invitò l'amico Alessandro Fortis a creare un governo che avrebbe avuto il suo appoggio.

Con la legge 137 del 22 aprile 1905 fu sancita la nazionalizzazione delle ferrovie tramite l'assunzione dell'esercizio pubblico soggette al controllo della Corte dei conti e alla vigilanza dei Lavori pubblici e del Tesoro[18] per le linee precedentemente previste in concessione dalle Convenzioni del 1885, escluse le linee di cui era proprietaria la Bastogi, che saranno tuttavia riscattate l'anno successivo; si promosse lo sviluppo economico attraverso la stabilità monetaria ed i lavori pubblici (ad esempio il traforo del Sempione).

Il governo Fortis rimase in carica fino a inizio 1906. A Fortis succedette, per soli tre mesi, un governo guidato da Sidney Sonnino e di grande eterogeneità; Giolitti si tenne fuori dal governo e anzi operò per farlo cadere, nell'intento di succedergli, come effettivamente avvenne.

Terzo governo Giolitti[modifica | modifica wikitesto]

La lira fa aggio sull'oro[modifica | modifica wikitesto]





Castello Reale di Racconigi, 1909: Giovanni Giolitti (in seconda fila, dietro la Regina Elena del Montenegro) durante la visita ufficiale in Italia dello zar di Russia Nicola II
Nel maggio 1906 Giolitti insediò il suo terzo governo, durante il quale continuò, essenzialmente, la politica economica già avviata nel suo secondo governo. Il terzo ministero Giolitti passò alla storia come "lungo e fattivo" ed è anche indicato come il "lungo ministero".

In campo finanziario l'operazione principale fu la conversione della rendita, cioè la sostituzione dei titoli di Stato a tassi fissi in scadenza (con cedola al 5%) con altri a tassi inferiori (prima il 3,75% e poi il 3,5%). La conversione della rendita venne condotta con notevole cautela e competenza tecnica: il governo, infatti, prima di intraprenderla, chiese ed ottenne la garanzia di numerosi istituti bancari. Le critiche che il progetto aveva ricevuto soprattutto dai conservatori si rivelarono infondate: l'opinione pubblica seguì quasi con commozione le vicende relative, in quanto la conversione assunse immediatamente il valore simbolico di un risanamento effettivo e duraturo del bilancio e di una stabile unificazione nazionale.

Il bilancio dello stato si arricchì, così, di un gettito annuo che si aggirava sui 50 milioni di lire dell'epoca. Le risorse risparmiate sugli interessi dei titoli di stato furono usate per completare la nazionalizzazione delle Ferrovie; si iniziò a parlare anche di nazionalizzazione delle assicurazioni (portata a compimento nel quarto mandato). Degne di nota, inoltre, le operazioni di soccorso e ricostruzione che il governo nel 1908 organizzò in occasione del terremoto di Messina e Reggio seguito da un disastroso maremoto. Dopo alcune, inevitabili, carenze, tutto il Paese si prodigò per aiutare la popolazione siciliana. Da molti storici questo episodio è stato definito come il primo evento durante il quale l'Italia diede la dimostrazione di un vero spirito nazionale.

Furono inoltre introdotte alcune leggi volte a tutelare il lavoro femminile e infantile con nuovi limiti di orario (12 ore) e di età (12 anni). In questa occasione i deputati socialisti votarono a favore del governo: fu una delle poche volte nelle quali parlamentari di ispirazione marxista appoggiarono apertamente un "governo borghese". La maggioranza, poi, approvò leggi speciali per le regioni svantaggiate del Mezzogiorno. Tali provvedimenti, seppure non riuscirono neppure lontanamente a colmare il divario nord-sud, diedero buoni risultati. I proprietari di immobili situati in aree agricole vennero esonerate dall'imposta relativa: anche questa fu una misura finalizzata al miglioramento delle condizioni economiche dei contadini del meridione.

Il buon andamento economico e l'oculata gestione del bilancio portarono ad un'importante stabilità monetaria, agevolata anche dal fenomeno dell'emigrazione e soprattutto dalle rimesse che i migranti italiani inviavano ai propri parenti rimasti in patria. Non a caso il triennio 1906-1909, e più in generale l'arco di tempo che arriva fino alla vigilia del primo conflitto mondiale, è ricordato come il periodo nel quale "la lira faceva aggio sull'oro".[19]

Le parentesi di Sonnino e Luzzatti[modifica | modifica wikitesto]

Il suffragio universale maschile e il patto con i cattolici[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1909 si tennero le elezioni, da cui uscì una maggioranza giolittiana. Nonostante ciò, con una manovra tipica, Giolitti lasciò che fosse nominato presidente del consiglio Sidney Sonnino, di tendenze conservatrici; in questo modo Giolitti voleva proporsi come alternativa per un governo progressista; Sonnino si appoggiava su una maggioranza estremamente eterogenea e instabile e dopo soli tre mesi dovette dimettersi e gli succedette Luigi Luzzatti, vicino alle posizioni giolittiane.

Nel frattempo il dibattito politico italiano aveva preso a concentrarsi sull'allargamento del diritto di voto. I socialisti, infatti, ma anche radicali e repubblicani, da tempo chiedevano l'introduzione, in Italia, del suffragio universale maschile: cardine di una moderna liberaldemocrazia. Il ministero Luzzatti elaborò una proposta moderata la cui finalità, attraverso un allargamento dei requisiti in base ai quali si aveva il diritto di voto (età, alfabetizzazione e imposte annue pagate), era quella di un progressivo ampliamento del corpo elettorale, senza però arrivare al suffragio universale maschile.

Colto il vento, Giolitti, intervenendo in Aula, si dichiarò a favore del suffragio universale maschile, superando di slancio le posizioni del governo, che da molti erano ritenute troppo a sinistra. L'intento, pienamente raggiunto, era quello di provocare la caduta del ministero, realizzare una nuova svolta politica e conquistare, definitivamente, la collaborazione dei socialisti al sistema parlamentare italiano.

Molti storici, in realtà, ravvisano in questa mossa di Giovanni Giolitti un errore. Il suffragio universale, contrariamente alle opinioni di Giolitti, avrebbe destabilizzato l'intero quadro politico: se ne sarebbero avvantaggiati, infatti, i partiti di massa che erano o stavano per sorgere (partito socialista, partito popolare e, in seguito, partito fascista). Ma Giolitti «era convinto che l'Italia non potesse crescere economicamente e socialmente senza allargare il numero di coloro che partecipavano alla vita pubblica. Nel ventennio precedente il Paese aveva fatto grandi progressi, risanato il debito estero, conquistato una colonia sulla sponda settentrionale dell'Africa. Era ora che il suo sistema elettorale venisse corretto e adattato alla realtà sociale.

Treves, Turati e Sonnino proposero anche il suffragio femminile, alle elezioni politiche, sulla linee di alcune proposte precedenti che concedevano il diritto di scelta degli amministratori alle donne possidenti, ma Giolitti preferì introdurlo prima alle elezioni amministrative, in modo che, visto anche l'allargamento del voto agli uomini analfabeti, non ci fosse un'eccessiva cessione di potere ad una base elettorale inesperta, da lui definito «un salto nel buio». Nominò quindi una commissione per modificare il codice civile e ammettere le donne al voto locale, ma la guerra di Libia e poi la caduta del governo fecero rimandare e accantonare i progetti.[20]

Giolitti sapeva tuttavia che il suffragio universale maschile avrebbe rafforzato le sinistre. Da questa preoccupazione nacque il «patto Gentiloni»: una intesa che avrebbe garantito a Giolitti l'appoggio dei cattolici contro l'impegno ad accantonare la legge sul divorzio (già proposta da Zanardelli), difendere le scuole confessionali, garantire alle attività economico-sociali dei cattolici lo stesso trattamento che lo Stato riservava a quelle dei laici.»[21]

Quarto governo Giolitti[modifica | modifica wikitesto]

Il quarto governo Giolitti durò dal 30 marzo 1911 al 21 marzo 1914. Nacque come il tentativo probabilmente più vicino al successo di coinvolgere al governo il Partito Socialista, che infatti votò a favore. Il programma prevedeva la nazionalizzazione delle assicurazioni sulla vita e l'introduzione del suffragio universale, progetti di considerevole valenza "sociale" e entrambi immediatamente realizzati (dal suffragio erano comunque ancora escluse le donne). L'approvazione del provvedimento relativo alle assicurazioni sulla vita fu, secondo molti studiosi, uno degli ultimi eventi che segnarono la vittoria dello stato nel confronto con i privati (vedi ad esempio l'opinione dello storico Carocci). L'intervento pubblico nel settore assicurativo portò durante il primo anno di governo, su proposta del Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio Francesco Saverio Nitti, alla nascita dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni. A capo di questo ente fu posto il giovane socialista Alberto Beneduce, futuro padre dell'IRI.[22]

Il presidente del Consiglio spinse, inoltre, la maggioranza ad approvare il provvedimento che prevedeva la corresponsione di un'indennità mensile ai deputati. Bisogna ricordare, infatti, che all'epoca i parlamentari non avevano alcun tipo di stipendio e/o indennità: ricevere denaro come retribuzione per l'attività politica svolta era considerato degradante in quanto irrispettoso nei confronti dei cittadini e della cosa pubblica. L'unico "privilegio" concesso ai deputati era la tessera gratuita per le ferrovie.

In questa situazione era evidente la difficoltà degli elettori di scegliere i propri rappresentanti fra le classi meno abbienti. Giolitti stesso amava ricordare che, se non fosse stato nominato dal re membro del Consiglio di Stato (con relativo stipendio), ben difficilmente avrebbe potuto permettersi di intraprendere la carriera politica con le spese che questa comportava. Tale problema divenne più acuto sul finire dell'Ottocento in seguito alla comparsa del partito socialista sulla scena politica italiana: era arduo per alcuni esponenti di tale partito, specie i sindacalisti e coloro che non svolgevano una libera professione, accettare una candidatura.

La guerra di Libia[modifica | modifica wikitesto]

Spinto dall'ondata di sciovinismo che aveva preso a soffiare anche in Italia, Giolitti, nel settembre 1911, diede inizio alla conquista della Libia. Alcuni pensano che tale scelta dello statista piemontese tendesse a riequilibrare la concessione del suffragio universale. La guerra, però, si prolungò oltre le aspettative: per costringere l'Impero Ottomano alla resa fu necessario richiamare alle armi quasi mezzo milione di uomini ed occupare militarmente, con una serie di sbarchi, le isole del Dodecaneso.

Questa nuova guerra coloniale creò nel Paese un clima di mobilitazione militante che, lungi dall'appagarsi della conquista della Libia, come Giolitti aveva sperato, continuò a surriscaldare gli animi e a fomentare le correnti nazionaliste. Il conflitto, inoltre, destabilizzò il già fragile equilibrio politico: nel partito socialista prevalse la fazione massimalista e qualunquista capitanata da Benito Mussolini. Ogni possibilità di collaborazione tra riformisti e Giolitti era ormai definitivamente tramontata. Secondo molti storici un accordo tra liberali di Giolitti e socialisti moderati avrebbe potuto risparmiare il fascismo all'Italia nel 1922.

Le elezioni vennero indette per il 26 ottobre 1913 (ballottaggi il 2 novembre). Contrariamente alle aspettative dello statista piemontese, la maggioranza governativa subì una drastica riduzione: da 370 a 307 seggi (secondo altri computi la maggioranza contava appena 291 deputati su 508 seggi in palio). I socialisti raddoppiarono, arrivando a 52 seggi. Anche i radicali ottennero un ottimo risultato: passarono, infatti, da 51 a 73 seggi e, sia pure gradualmente, cominciarono a maturare una posizione più critica nei confronti del presidente del Consiglio, facendogli rilevare, già in sede di voto di fiducia (362 voti favorevoli, 90 contrari e 13 astensioni), di essere determinanti, quanto ad apporto numerico, per le sorti dell'esecutivo.

Alla riapertura della Camera Giolitti dovette difendere l'operato del governo relativamente alla guerra in Libia. Chiese, inoltre, (4 marzo 1913), lo stanziamento di cospicui fondi per promuovere lo sviluppo della colonia. Il governo ottenne ancora una volta un trionfo (363 voti favorevoli, 83 contrari), ma i radicali annunciarono la loro uscita dalla maggioranza: il 7 marzo, di conseguenza, Giolitti si dimise.

Dietro raccomandazione dello stesso Giolitti, il sovrano incaricò l'onorevole Antonio Salandra di formare il nuovo ministero e presentarlo alle Camere. Ben presto Salandra, pur provenendo dalla maggioranza giolittiana, avrebbe saputo dimostrarsi un giocatore molto ambizioso: pur di rendersi autonomo dal Giolitti egli non avrebbe esitato, pochi mesi dopo, a impegnare il Paese nella prima guerra mondiale senza informare non solo il Parlamento, ma nemmeno la maggioranza ed i membri del governo (nel gabinetto, infatti, erano a conoscenza del Patto di Londra solo Salandra ed il suo ministro degli Esteri, Sonnino).

La prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

L'assassinio dell'arciduca d'Austria, Francesco Ferdinando, fu la miccia che innescò la prima guerra mondiale. La Germania dichiarò la guerra a Russia e Francia; la notizia colse Giolitti in visita privata a Londra: questi si precipitò all'ambasciata per inviare un telegramma all'inesperto Salandra. Il vecchio statista piemontese scrisse al governo italiano che non c'era obbligo alcuno ad intervenire a fianco degli Imperi centrali. Nel 1913, infatti, egli era venuto a conoscenza delle intenzioni aggressive dell'Austria nei confronti della Serbia: egli aveva ammonito severamente il governo austriaco, l'Italia non avrebbe seguito gli altri membri della Triplice alleanza in guerre d'aggressione.

Inoltre il trattato prevedeva che, nel caso in cui uno degli alleati avesse dovuto scendere in guerra contro un altro stato, gli alleati avrebbero dovuto esserne informati preventivamente e ricevere adeguati compensi territoriali: l'Austria non aveva adempiuto a questi due obblighi e pertanto per l'Italia non c'era obbligo alcuno di intervenire nella conflagrazione europea. Il governo italiano dichiarò la sua neutralità.

In Italia si scatenò subito un forte dibattito fra interventisti e neutralisti. I primi, sostenitori di un rovesciamento delle alleanze e di un'entrata in guerra a fianco di Francia e Gran Bretagna, erano presenti in tutto lo schieramento politico. Essi erano però un'esigua minoranza (il radicale Giuseppe Marcora, deciso interventista, aveva calcolato che i deputati a favore della guerra non superavano la sessantina su un totale di oltre cinquecento componenti della Camera). Godevano però dell'appoggio dei più importanti giornali e dei politici in quel momento al timone: Salandra ed il suo ministro degli esteri, Sonnino. A favore dell'intervento era anche il sovrano, sia pure con una posizione più sfumata.





Francesco Saverio Nitti
Questa situazione paradossale, nella quale gli interventisti, pur essendo netta minoranza, davano, per gli appoggi di cui godevano, un'apparenza di forza e risolutezza, spinse Salandra ma soprattutto il suo ministro degli esteri San Giuliano ad una scelta, com'è stata definita, di "machiavellica doppiezza". [23] Mentre il governo chiedeva all'Austria, che aveva annesso la Serbia, di discutere i compensi territoriali ai quali l'Italia aveva diritto in base al trattato d'alleanza, venne inviato in segretezza un corriere a Londra con il quale si faceva sapere alla Triplice intesa che l'Italia era interessata a conoscere eventuali proposte degli Alleati, in cambio di un intervento italiano contro gli imperi centrali.

Senza che il Parlamento ed il resto del governo fossero informati, complice il sovrano, Antonio Salandra firmò il Patto di Londra il 26 aprile. Con esso, impegnava l'Italia a scendere in guerra contro gli imperi centrali nell'arco di un mese. Poiché in aprile c'erano state alcune vittorie russe sugli austriaci, e temendo che la guerra finisse a breve, Salandra e Sonnino trascurarono di disciplinare nel trattato una serie di aspetti che si sarebbero rivelati decisivi: venne chiesto agli Alleati solo un minimo contributo finanziario in quanto era opinione comunque che la guerra sarebbe finita entro l'inverno, la questione dei compensi coloniali era trattata genericamente: veniva detto che l'Italia avrebbe ricevuto "adeguati compensi coloniali", ma nel trattato non si precisava quali e in quanta estensione. Inoltre l'assetto della frontiera orientale non contemplava Fiume italiana (si pensava di lasciare almeno un importante porto adriatico all'Austria-Ungheria), e soprattutto non teneva in debito conto un dato esiziale: era evidente che, a guerra finita, gli iugoslavi avrebbero voluto formare uno stato indipendente.

Fu così che l'Italia si ritrovò, per una settimana, alleata di entrambi gli schieramenti. Se il Patto di Londra venne firmato il 26 aprile, fu solo il 4 maggio che il governo della penisola denunciò la Triplice alleanza. E non pubblicamente, ma con semplice comunicazione scritta ai firmatari. In seguito Salandra avrebbe arrogantemente definito questo gesto come il primo atto compiuto dal Paese in piena libertà.

Salandra che, per sua stessa ammissione, si rendeva conto che i neutralisti erano in netta maggioranza e divenivano sempre più forti, prorogò l'apertura della Camera dal 12 al 20 maggio. Messi a conoscenza dell'impegno assunto anche i comandi militari si allarmarono: l'improvviso rovesciamento di alleanze richiedeva i necessari preparativi. Mentre le manifestazioni interventiste, fomentate ad arte dal governo, si intensificavano, Salandra rassegnò le dimissioni nelle mani del re. La posizione neutralista di Giolitti era nota e questi, una volta giunto a Roma, ricevette in segno di solidarietà trecentoventi biglietti da visita dei deputati che da soli costituivano la maggioranza assoluta della Camera e quelli di un centinaio di senatori [24] e che sarebbero senza dubbio aumentati il giorno della convocazione dell'Aula, convergendo tutti i parlamentari nella Capitale.[25]

Contro lo statista venne montata una violenta campagna di stampa, a Roma vennero affissi sui muri manifesti che lo ritraevano di spalle al momento della fucilazione: come i disertori. In un comizio D'Annunzio incitò la folla ad invadere l'abitazione privata dello statista e ad uccidere quel «boia labbrone le cui calcagna di fuggiasco sanno le vie di Berlino» [26] [27] La folla invase con violenza lo stesso edificio della Camera. Il questore di Roma avvertì Giolitti che non era in grado di garantire la sua incolumità. Francesco Saverio Nitti, ricordando molti anni dopo quei giorni, disse che quello fu il momento nel quale la Costituzione venne calpestata e la libertà conculcata.

Durante le consultazioni Giolitti ammonì il sovrano che la maggioranza era contraria all'intervento, che l'esercito non era pronto (lui stesso se ne era reso conto durante l'impresa di Libia) e che la guerra avrebbe potuto portare un'invasione e persino una rivoluzione. Ma quando il sovrano illustrò allo statista piemontese la novità ed il contenuto del Patto di Londra, Giolitti comprese che ormai il danno era fatto: non adempiere all'impegno preso con tanto di firme equivaleva a compromettere il buon nome del Paese e avrebbe implicato, tra l'altro, l'abdicazione del re. Giolitti non ebbe la forza di portare a fondo la sua sfida, anzi raccomandò come presidenti del Consiglio Marcora e Carcano, peraltro interventisti convinti. Resosi ormai conto della gravità degli impegni assunti, bersaglio di manifestazioni ostili scatenate dal governo nei suoi confronti, Giolitti decise di ripartire per il Piemonte senza attendere la riapertura della Camera.

In questa situazione fu facile per il re respingere le dimissioni di Salandra e confermarlo nell'incarico: veniva così alla luce una grave lacuna dello Statuto Albertino che conferiva al sovrano, e non al Parlamento, il potere di dichiarare la guerra. Alla riapertura della Camera fu subito evidente che la maggioranza aveva modificato in maniera sorprendente il suo atteggiamento: abbandonata dal suo capo, pressata da minacce ed intimidazioni, messa finalmente al corrente del Patto di Londra, trasse le sue conclusioni. I pieni poteri al governo "in caso di guerra" furono approvati con 407 voti favorevoli contro 74 contrari (i socialisti e qualche isolato). Il 24 maggio entrò in vigore lo stato di guerra con l'Austria.

Va riconosciuto che Giolitti subì la sua prima, grande sconfitta politica mentre conduceva una nobile battaglia in difesa del Parlamento e della libertà: quasi unanimemente la storiografia riconosce allo statista piemontese il merito di aver difeso, alla vigilia del primo conflitto mondiale, le prerogative dello Stato di diritto e quindi, in ultima analisi, di aver combattuto per una vera democrazia moderna. Democrazia nella quale un monarca non può che avere funzioni puramente simboliche ed onorifiche: solo il Parlamento, organo che rappresenta la volontà popolare, può prendere decisioni gravi e dense di implicazioni come una dichiarazione di guerra.

Quinto governo Giolitti[modifica | modifica wikitesto]

Il biennio rosso[modifica | modifica wikitesto]

L'ultima permanenza al governo di Giolitti iniziò nel giugno del 1920, durante il cosiddetto biennio rosso (1919-1920).





Fausto Vagnetti, Ritratto di Giovanni Giolitti, olio su tela, 1928
Nei confronti delle agitazioni sociali, Giolitti, ancora una volta, attuò la tattica da lui sperimentata con successo quando era alla guida dei precedenti ministeri: non accettò le richieste di agrari e imprenditori che chiedevano al governo di intervenire con la forza. Alle lamentele di Giovanni Agnelli, che descriveva, con toni volutamente drammatici ed esagerati, la situazione della Fiat occupata dagli operai, Giolitti rispose: "Benissimo, darò ordine all'artiglieria di bombardarla". Udita la risposta ironica e beffarda del primo ministro, Agnelli decise che era meglio lasciar fare alla politica e partì per le vacanze. Dopo pochi giorni gli operai cessarono spontaneamente l'occupazione. Il presidente del Consiglio era consapevole che un atto di forza avrebbe soltanto aggravato la situazione ed inoltre, sospettava che in molti casi gli imprenditori non fossero del tutto estranei all'occupazione delle fabbriche da parte dei lavoratori.

Del resto la situazione socio-politica era comunque più complessa rispetto agli scioperi che avevano interessato il Paese ai primi del Novecento. Ora, infatti, complice il dissesto economico e sociale seguito al primo conflitto mondiale, non tutti i disordini avevano alla base pure motivazioni economiche. Durante questa grave crisi economica post-bellica si acuivano infatti i contrasti politici, radicalizzando le diverse posizioni. Da una parte le istanze socialiste e dall'altra quella della borghesia imprenditoriale.

Già dal discorso di insediamento alla Camera, Giolitti annunciò l'intenzione di voler modificare l'articolo 5 dello Statuto, la norma che aveva consentito al sovrano di dichiarare la guerra all'Austria senza il preventivo consenso del Parlamento. Dai banchi della destra, in particolare dalle file dei nazionalisti, alcuni gridarono ironicamente al presidente del Consiglio: "Come per l'impresa di Libia!". E Giolitti, senza scomporsi, rispose: "Appunto, correggiamo!". Ed effettivamente la Camera approvò la modifica della Carta fondamentale proposta dal Presidente del Consiglio; si narra che in seguito a tale scelta, non gradita dalla Corona, si guastarono irrimediabilmente i rapporti fra Giolitti e Vittorio Emanuele III.

Giolitti era preoccupato soprattutto per le disastrose condizioni in cui versavano le finanze dello stato. Rispetto all'anteguerra il potere d'acquisto di una lira si era ridotto a 23 centesimi, il prezzo politico del pane, che i governi precedenti non avevano voluto abolire temendo proteste ed impopolarità, comportava un onere che avrebbe portato il Paese al fallimento economico. Lo statista piemontese propose una manovra finanziaria, rimasta in larga parte inattuata per la breve durata del suo governo, di portata innovativa.

Fu immediatamente abolito il prezzo politico del pane. Giolitti, inoltre, presentò una riforma del prelievo fiscale che avrebbe introdotto la progressività delle imposte, si pronunciò a favore di un inasprimento della tassa di successione e della nominatività dei titoli. Era, insomma, un risanamento che premeva sulle classi più agiate del paese. La presentazione di tali provvedimenti stupì inizialmente tutti: la borsa iniziò a recuperare e la lira a rivalutarsi nelle quotazioni giornaliere. L'entusiasmo però finì quando fu ben chiaro che il governo non avrebbe avuto vita lunga e pertanto non avrebbe potuto dare seguito a gran parte di queste misure.

L'impresa di Fiume[modifica | modifica wikitesto]

Alcune delle proteste sviluppatesi durante il cosiddetto biennio rosso, e, successivamente, i torbidi crescenti a partire dalla seconda metà del 1920, ad opera di agrari e fascisti, avevano esplicitamente di mira la sovversione delle istituzioni statali. Giolitti si concentrò poi sulla questione di Fiume; prese contatti con la Jugoslavia e fu firmato il trattato di Rapallo nel novembre 1920, dove fu deciso che Fiume sarebbe diventata città libera; l'Italia inoltre oltre a rinunciare alle dirette pretese su Fiume, avrebbe rinunciato ad ogni rivendicazione sulla Dalmazia, ad eccezione della città di Zara, che sarebbe passata all'Italia. Fu uno smacco grave per il governo illegale che nel frattempo si era instaurato per opera di Gabriele D'Annunzio e del movimento irredentista nella città in nome dell'Italia; qui ci fu il rifiuto di riconoscere il trattato di Rapallo. Giolitti allora mandò contro la città ribelle il regio esercito, guidato da Enrico Caviglia; dopo il cosiddetto Natale di sangue D'Annunzio firmò la resa il 31 dicembre 1920, nacque lo stato libero di Fiume e la questione di Fiume si avviò al suo definitivo epilogo. La fine dell'italianità di Fiume provocò proteste in Parlamento e moti di piazza.

Per porre freno alle sempre più frequenti agitazioni socialiste, Giolitti tollerò o, secondo altri, appoggiò le azioni delle squadre fasciste, credendo che la loro violenza potesse essere in seguito riassorbita all'interno del sistema democratico. La situazione dell'ordine pubblico con le agitazioni da destra e da sinistra, e la considerazione che la popolazione fosse tornata a dare l'appoggio ai liberali, lo indusse a sciogliere il parlamento dopo solo 18 mesi nel marzo 1921 e a indire il 2 aprile nuove elezioni per il 15 maggio 1921. Il panorama politico che ne uscì non era cambiato di molto, i liberali avevano ancora il governo, mentre i socialisti e i cattolici rimanevano forti; l'unica novità rilevante fu l'entrata alla camera di 35 deputati fascisti. Giolitti aveva pensato di poter "costituzionalizzare", come aveva fatto con Turati, i fascisti che si sarebbero lasciati assimilare dal sistema liberale. Scrisse lo storico Angelo Tasca che questo fu il primo «gesto di suicidio» dello Stato liberale.[28]

L'avvento del fascismo[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la caduta del suo quinto governo, mentre acquisivano sempre più importanza partiti non integrabili nel sistema liberale, come i partiti di massa (il PSI e il PPI) da un lato e il fascismo dall'altro, il "partito liberale" era sempre più diviso; Giolitti appoggiò il governo Bonomi, che includeva anche un ministro popolare, oltre a diversi giolittiani. Alla caduta di Bonomi, mentre la situazione nel paese era sempre più grave a causa del clima da guerra civile e dell'ascesa del fascismo, il nome di Giolitti fu nuovamente quello più speso per indicare il nuovo capo di governo. Su di esso però arrivò il veto del Partito Popolare (anche a causa del provvedimento sulla nominatività dei titoli azionari del precedente governo Giolitti, fortemente avversato dal Vaticano); la crisi di governo si trascinò a lungo e infine il giolittiano Luigi Facta formò il suo dicastero, che comprendeva giolittiani, popolari e esponenti della destra costituzionale.

Nelle ore cruciali della marcia su Roma, Giolitti, che era pronto ad assumere un nuovo governo con una rappresentanza del partito fascista, si trovava nella sua casa di Cavour dove arrivavano trasmesse da Facta e dal re, che si trovava a San Rossore, poche e contraddittorie informazioni sugli avvenimenti in corso. Le notizie arrivavano tramite telegrammi cifrati e Giolitti aveva dovuto chiedere alla Prefettura di utilizzare un cifrario dei Carabinieri per tradurle in chiaro.

Avendo l'anziano statista dichiarato la propria disponibilità a raggiungere Roma con qualsiasi mezzo, si trovò di fronte a un nuovo veto del Partito Popolare (guidato da don Sturzo, ostile ai liberali a causa dell'irrisolta "questione romana"[29]) e alle resistenze di Facta che probabilmente pensava di poter succedere a sé stesso con un governo allargato. L'esercito era pronto, allertato e in consistenza tale da impedire l'arrivo del grosso delle colonne fasciste, male armate e ancor meno addestrate, ma dopo la diffusione del decreto sullo stato d'assedio ancora prima della firma del sovrano, che lo costrinse a ritirarlo, Facta si dimise seppellendo ogni speranza di un governo in grado di contenere il fascismo in un alveo costituzionale.

Gli ultimi anni. L'opposizione al fascismo.[modifica | modifica wikitesto]

Giolitti votò a favore del primo governo Mussolini, nel 1922. Questo governo era ancora formalmente nella legalità dello Statuto Albertino e ottenne un ampio voto di fiducia da parte della Camera eletta nel 1921, dove sedevano solo 40 deputati fascisti su 535. Durante il dibattito parlamentare i socialisti esortarono lo statista piemontese alla "coerenza con i principi democratici". La replica del diretto interessato non si fece attendere: "Il Parlamento ha il governo che si merita... ah, voi socialisti! Proprio voi oggi non potete parlare di coerenza. Ve l'ho detto, ve l'ho scritto e oggi ve lo ripeto: non avete avuto coraggio e per questo non siete andati al governo".

Il ragionamento di Giolitti era chiaro: rifiutando pregiudizialmente di appoggiare apertamente qualsiasi governo, i socialisti erano responsabili quanto gli altri della situazione che si era creata e della quale, ora, tutti si apprestavano a pagare le conseguenze. Votò inoltre a favore della legge Acerbo. Tuttavia, alle successive elezioni del 1924, mentre molti dei politici liberali si facevano inserire nel "listone" del governo fascista, Giolitti presentò una propria lista, detta Democrazia, in Piemonte; altre liste con lo stesso nome furono presentate in Liguria e Lazio-Umbria. Giolitti risultò eletto insieme a due suoi seguaci, Marcello Soleri e Egidio Fazio.

Dopo la scomparsa di Matteotti, Giolitti criticò fortemente la "secessione dell'Aventino", sostenendo che la Camera era il luogo dove occorreva fare opposizione. Nel 1924 votò per la prima volta contro il governo Mussolini in seguito alla legge sulla limitazione della libertà di stampa.

« Per amore di patria, non trattate il popolo italiano come se non meritasse la libertà che egli ebbe sempre in passato! »
(discorso di Giolitti alla Camera[30])

Nel dicembre 1925 il consiglio provinciale di Cuneo, che ad agosto aveva rieletto come di consueto Giolitti alla presidenza, votò una mozione che gli chiedeva l'adesione al fascismo. Giolitti rassegnò quindi le dimissioni sia da presidente che da consigliere. Nel 1926 e 1927 si appartò sempre più dalla vita politica, anche a causa delle sempre più rade convocazioni della Camera; compì diversi viaggi in Europa. Nel 1928 tornò alla Camera per prendere parola contro la legge che di fatto aboliva le elezioni, sostituendole con la ratifica delle nomine governative, contestando che con questo provvedimento il governo si poneva al di fuori dello Statuto.

Colpito da broncopolmonite, morì dopo una settimana di agonia il 17 luglio 1928 all'1,35 del mattino, nella sua villa a Cavour[31] e venne sepolto nel cimitero comunale. Il nipote Antonio Giolitti, che sarebbe poi diventato partigiano e politico del PCI e del PSI, a proposito delle circostanze della morte del nonno disse:

« ...Andammo, nella casa di Cavour. Lui giaceva su un grande letto di ferro, ci benedisse. Fuori c'era una gazzarra di giovani fascisti che stazionavano sotto le finestra, in attesa: quel vecchiaccio non si decide a morire. »
(Antonio Giolitti su la Stampa[32])

L'ideologia politica[modifica | modifica wikitesto]

Come neo-presidente del Consiglio si trovò a dover affrontare, prima di tutto, l'ondata di diffuso malcontento che la politica crispina aveva provocato con l'aumento dei prezzi. Ed è questo primo confronto con le parti sociali che evidenzia la ventata di novità che Giolitti porta nel panorama politico dei cosiddetti "anni roventi": non più repressione autoritaria, bensì accettazione delle proteste e, quindi, degli scioperi purché non violenti né politici (possibilità, fra l'altro, secondo lui ancora piuttosto remota in quanto le agitazioni nascevano tutte da disagi di tipo economico). Come da lui stesso sottolineato in un discorso in Parlamento in merito allo scioglimento, in seguito ad uno sciopero, della Camera del lavoro di Genova, sono da temere massimamente le proteste violente e disorganiche, effetto di naturale degenerazione di pacifiche manifestazioni represse con la forza: «Io poi non temo mai le forze organizzate, temo assai più le forze disorganiche perché se su di quelle l'azione del governo si può esercitare legittimamente e utilmente, contro i moti inorganici non vi può essere che l'uso della forza».

Contro questa sua apparente coerenza si scagliarono critici come Gaetano Salvemini che sottolinearono come invece nel Mezzogiorno d'Italia gli scioperi venissero sistematicamente repressi. L'intellettuale meridionale definì Giolitti un "ministro della malavita"[33] proprio per questa sua disattenzione riguardo ai problemi sociali del Sud,[34] che avrebbe provocato un'estensione del fenomeno del clientelismo di tipo mafioso e camorristico.

Come hanno fatto notare alcuni storici,[35] la posizione di Giolitti si definiva in ragione della forza organizzata raggiunta dal PSI e dalla CGL, che l'uomo politico piemontese considerava due pilastri da cooptare in funzione della stabilità dell'ordine costituito. Al nord il tentativo si concretizzò, come già detto, nel tentativo di creare uno strato di classe lavoratrice riformista e almeno parzialmente appagata dal sistema, anche attraverso la concessione di un numero sempre più significativo di appalti e lavori pubblici alle cooperative socialiste.

Inoltre Giolitti fu accusato di essere un "dittatore liberale"[36]. Celebri sono le parole dell'accanito interventista Gabriele D'Annunzio secondo il quale per il neutralista «mestatore di Dronero [...] la lapidazione e l'arsione, subito deliberate e attuate, sarebbero assai lieve castigo».[37] Giolitti quindi venne apostrofato come il "teorico del parecchio" dalla propaganda interventista (in riferimento a una sua presunta affermazione che dalla neutralità si sarebbe potuto ottenere, appunto, "parecchio").

Giolitti si può definire un liberale progressista o un conservatore illuminato, sapeva adattarsi, cercando di padroneggiarla, alla variegata realtà politica italiana. Egli disse che il suo era come il mestiere di un sarto che dovendo confezionare un vestito per un gobbo deve fare la gobba anche al vestito. Egli dunque era convinto di dover governare un paese "gobbo" che non aveva intenzione di "raddrizzare" ma realisticamente governare per quello che era. La sua attenzione si rivolse al partito socialista, per trasformarlo da avversario a sostegno delle istituzioni ed allargare nello stesso tempo le basi dello stato, e ai cattolici, che volle fare rientrare nel sistema politico.

Dopo i disgraziati avvenimenti che avevano caratterizzato l'ultimo governo Crispi e quello di Pelloux, Giolitti era convinto che, se lo stato liberale avesse voluto sopravvivere, doveva tener conto delle nuove classi emergenti. Nelle "Memorie della mia vita"[38] egli si pone sulla stessa via del suo grande predecessore Cavour e quasi ne ripete le espressioni. Come Cavour sosteneva, seguendo il modello liberale inglese, che bisognasse realizzare tempestive riforme per prevenire le agitazioni socialiste («L'umanità è diretta verso due scopi, l'uno politico, l'altro economico. Nell'ordine politico essa tende a modificare le proprie istituzioni in modo da chiamare un sempre maggior numero di cittadini alla partecipazione al potere politico. Nell'ordine economico essa mira evidentemente al miglioramento delle classi inferiori, ed a un miglior riparto dei prodotti della terra e dei capitali») allo stesso modo sembrava dire Giolitti: «Io consideravo che, dopo il fallimento della politica reazionaria, noi ci trovavamo all'inizio di un nuovo periodo storico [...] Il moto ascendente delle classi operaie si accelerava sempre più ed era moto invincibile perché comune a tutti i paesi civili e perché poggiava sui principi dell'eguaglianza tra gli uomini [...]. Solo con una [diversa] condotta da parte dei partiti costituzionali verso le classi popolari si sarebbe ottenuto che l'avvento di queste classi, invece di essere come un turbine distruttore, riuscisse ad introdurre nelle istituzioni una nuova forza conservatrice e ad aumentare grandezza e prosperità alla nazione.» (dalle Memorie della mia vita di G. Giolitti).

È innegabile la tendenza, sfondo di tutta la sua attività politica, di spingere il parlamento ad occuparsi dei conflitti sociali al fine di comporli tramite opportune leggi. Per Giolitti, infatti, le classi lavoratrici non vanno considerate alla stregua di una pura opposizione allo Stato - come fino ad allora era avvenuto - ma occorre riconoscere loro la legittimazione giuridica ed economica. Compito dello stato quindi è quello di porsi come mediatore neutrale tra le parti, poiché esso rappresenta le minoranze ma soprattutto la moltitudine di quei lavoratori vessati fino alla miseria dalla legislazione fiscale e dello strapotere degli imprenditori nell'industria. Un aspetto della sua attenzione alle classi popolari può essere considerata anche la innovazione della corresponsione di una indennità ai parlamentari che sino ad allora avevano svolto la loro funzione a titolo gratuito. Questo avrebbe consentito, almeno in linea teorica, una maggiore partecipazione dei meno abbienti alla carica di rappresentante del popolo.


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china46
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GIllian Jacobs McLaren , nata19 ottobre 1982) è un'attrice e regista americano. Lei ritrae Britta Perry sulla NBC serie comica Community . Jacobs è anche apparso in programmi televisivi come il Fringe , Law and Order: Criminal Intent , e The Good Wife , e in film come Gardens of the Night (2008), The Box (2009), Cercasi amore per la fine del Mondiale (2012), e Bad Milo! (2013).



JA
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dany61
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JAcky Ickx, pseudonimo di Jacques Bernard Ickx, (Bruxelles, 1 gennaio 1945) è un ex pilota motociclistico e pilota automobilistico belga.

Ha vinto 8 Gran Premi di Formula 1 e conquistato 25 podî, mancando per due volte il titolo mondiale, nel 1969 e nel 1970, quando arrivò al secondo posto della classifica piloti; in F1 ha gareggiato con Ferrari (1968, e dal 1970 al '73), Brabham (1969), Lotus (1974-75), Williams (1976), Ensign (dal 1976 al '78) e Ligier (1979).

Ickx è noto soprattutto per la sua elevata versatilità e polivalenza, che gli hanno permesso di trionfare in discipline diverse: nel 1979 è stato campione della serie CanAm con la Lola, nel biennio 1982-83 si laureò campione del mondo sportprototipi, mentre sempre nell'83 ha vinto la Parigi-Dakar. Il suo nome resta particolarmente legato alla 24 Ore di Le Mans, vinta per 6 volte nell'arco di tre lustri, con vetture molto diverse tra loro; ha inoltre conquistato una 6 Ore di Daytona nel 1972, e due volte la 12 Ore di Sebring (1969 e 1972).

Sua figlia Vanina è anch'essa una pilota.
Jacky debutta nel Gran Premio di Germania 1966 alla guida di una Matra di F.2, categoria di vetture ammessa alla gara tedesca per rinfoltire la grigli di partenza, e si rende protagonista di un urto con la Brabham di John Taylor, che morirà circa un mese più tardi a causa delle ustioni procuratesi dall'incendio susseguente all'incidente. L'anno seguente sarebbe salito agli onori della cronaca per le sue prestazioni: nonostante la disparità di potenza (oltre 150 cv di differenza con le più potenti F1), Ickx si qualificò in quarta posizione, mentre la pole fu appannaggio di Clark.
Costretto dal regolamento a prendere il via della gara alle spalle dell'ultima qualificata tra le Formula 1, nel corso di una manciata di giri Ickx tornò strepitosamente in quarta posizione. Sfortunatamente, in pieno recupero sul trio di testa, fu fermato da un guasto meccanico, che lo costrinse ad abbandonare la gara, risparmiando una cocente umiliazione ai piloti a bordo delle Formula 1.

Nel 1967 Ickx non fu pilota titolare e gareggiò solamente in tre occasioni, ottenendo comunque il sesto posto al GP d'Italia. Suscitò pertanto l'interesse della Ferrari, anche grazie alla sua vittoria in F.2, che lo ingaggiò per il 1968. Il belga conclude con un quarto posto nella classifica piloti, vincendo in Francia. Va detto che Jacky fu penalizzato anche dalla non partecipazione a due gare, e forse anche per questo non riuscì a lottare fino in fondo per il titolo. A sorpresa nel 1969 Ickx lasciò Maranello e approdò alla Brabham, vincendo due GP. Concluse secondo in classifica piloti, ma non poté niente contro Jackie Stewart, a causa di una monoposto ed un team scarsamente competitivi.


Jacky Ickx (a destra) nel 1971 a Zandvoort assieme a Clay Regazzoni (a sinistra).
Per il 1970 il belga tornò in Ferrari ed iniziò la stagione con grandi aspettative.[2] La prima parte del campionato fu, però, disastrosa, a seguito di errori del team e della mancanza di competitività della sua monoposto. Riuscirà tuttavia a rimontare, vincendo in Austria. A Monza il suo rivale Jochen Rindt, favorito nella corsa al titolo da una vettura nettamente superiore, morì a seguito di un incidente. Per vincere il mondiale Jacky deve vincere le tre gare restanti. Centrò il primo obiettivo, ma arrivò quarto negli Stati Uniti, rendendo inutile il suo trionfo in Messico. Non avesse pagato lo scotto della scarsa competitività iniziale della sua Ferrari, ed alcuni errori grossolani del team, Ickx avrebbe finalmente conquistato il tanto agognato mondiale. Il belga si classificò così per la seconda volta consecutiva al secondo posto.

Gli ultimi anni in Ferrari e il passaggio in Lotus[modifica | modifica wikitesto]

Jacky Ickx nel 1975 a Spa-Francorchamps
Nel 1971 Ickx rimase in Ferrari, con grandi speranze per il titolo, ma non andò oltre il quarto posto in classifica piloti e una sola vittoria in Olanda. Stessa cosa anche l'anno successivo, con risultati quasi identici. Il 1973 fu un anno disastroso, con la Ferrari in crisi tecnica e gestionale, che partecipa raramente con più di una vettura e salta alcuni Gran Premi, come quello di Germania dove Ickx dimostrò le sue doti innate quando partecipò alla corsa al volante di una McLaren e conquistò il terzo posto e il podio per l'unica volta nella stagione.

Lasciò dunque la Ferrari proprio alla vigilia del riscatto delle Rosse nell'era di Luca Montezemolo e passò alla Lotus, reduce dalla vittoria titolo costruttori con Emerson Fittipaldi (passato ora alla McLaren) secondo e Ronnie Peterson terzo. Purtroppo incappò in un'annata tribolata, con la vettura vecchia (la "72 D" ormai obsoleta e la nuova "76" che si dimostrò fallimentare. Nel 1975 la Lotus prosegue con la vecchia "72" e Jacky lasciò il team a metà stagione.

Le ultime stagioni
Dal 1976, la carriera di Jacky rimase principalmente imperniata sulle vetture Sport. In F1, Ickx corse con team minori. alcune gare con la Williams per poi passare alla Ensign, dove rimase fino al 1978 senza mai ottenere punti, partecipando solo ad un limitato numero di eventi. Nel 1979, ultimo anno della sua carriera, corse per la Ligier nella seconda parte della stagione, in sostituzione dell'infortunato Patrick Depailler, ed ottenne tre punti.

In tutto Ickx ha vinto otto gare, ma non è mai riuscito a conquistare un titolo mondiale.

JO

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Enza
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JOe STrummer

John Graham Mellor nasce il giorno 21 agosto 1952, ad Ankara (Turchia), città dove il padre lavorava come funzionario del ministero degli esteri britannico. L'attività artistica porterà Joe Strummer ad essere cantante, chitarrista e attore, ma soprattutto sarà ricordato quale leader del gruppo "The Clash", band britannica che ha messo una firma indelebile sulla storia del punk rock.

Passa l'infanzia seguendo i trasferimenti del padre che lo conducono in diversi paesi, da Ankara a Il Cairo (Egitto), poi a Città del Messico, Bonn (Germania). Quando ha nove anni la famiglia si trasferisce definitivamente in Inghilterra, vicino Londra. Joe frequenta una scuola privata che non ama per nulla. I suoi momenti di evasione sono legati alla musica, soprattutto apprezza gruppi come Beatles, Rolling Stones e Who.

Nel 1970 (Joe ha diciotto anni) la famiglia viva la tragedia del suicidio di David, fratello maggiore di Joe, persona con idee politiche di estrema destra e che coltivava un particolare interesse per l'esoterismo; Joe rimane estremamente sconvolto tanto che decide di abbandonare la casa per vivere sulla strada.

Dopo un breve periodo vissuto da busker - musicista di strada - durante il quale suona nelle stazioni della metro facendosi chiamare Woody (in onore del suo idolo Woody Guthrie) entra a far parte prima del gruppo dei "Vultures". Successivamente, nel 1974, insieme a Tymon Dogg e al batterista Richard Dudanski forma i "101'ers", band rhythm 'n' blues con cui divide una casa occupata. Girando i pub londinesi ottiene discreti successi: l'esperienza serve soprattutto a far emergere il talento di frontman che Joe possiede.

Decide quindi di rinnegare il soprannome Woody per assumere quello di "Strummer" (dal verbo inglese to strum, strimpellare), che indica la sua rozza tecnica chitarristica.

Dal punto di vista discografico, degli anni passati con i "101'ers" rimane solo l'album "Elgin Avenue Breakdown", uscito nel 1981 - cinque anni dopo lo scioglimento della band - poi ripubblicato nel 2005 con l'aggiunta di sette brani inediti.

Nel 1976 assiste ad un concerto dei "Sex Pistols" di Sid Vicious: Joe Strummer rimane folgorato dal punk e spinto anche dal manager Bernie Rhodes, accetta di diventare cantante di un complesso che ancora non sa lo porterà al successo planetario. Con i "Clash" realizza sei album: "The Clash" (1977), "Give 'em enough rope" (1978), "London calling" (1979), "Sandinista!" (1980), "Combat rock (1982) e "Cut the crap" (1985).

Nei lavori del gruppo nel tempo si mescolano generi diversi: il punk dei primi due dischi viene gradualmente integrato con contaminazioni reggae, rockabilly, funk, calypso, fino al jazz e al blues.

La loro musica ispirerà nuove correnti musicali oltre a un'intera generazione, che in quel periodo sembrava non avere modelli di riferimento.

I naturali attriti che possono nascere tra i componenti di una band si fanno sempre più determinanti quando nel 1983, vengono allontanati il batterista Topper Headon e il chitarrista Mick Jones - con il quale Joe Strummer era spesso in forte disaccordo - di conseguenza la band smette di esistere. Una nuova formazione presenta quindi nel 1985 il disco "Cut the crap", che si rivela però un grosso buco nell'acqua.

Negli anni che seguono il declino dei Clash, Joe Strummer si dedica al cinema, come autore di colonne sonore ma anche come attore. Le pellicole fanno parte di produzioni indipendenti e tra questi vi sono "Diritti all'inferno" (1987, di Alex Cox) e "Mystery Train - Martedì notte a Memphis" (1989, di Jim Jarmusch). Sia in qualità di song-writer che di attore, Strummer non raccoglierà grandi risultati.

Esce nel 1989 il primo disco da solista, che si intitola "Earthquake weather"; lo stile usato è quello rockabilly che di fatto si distanzia molto dallo stile dei Clash e che, forse proprio per questo motivo, viene ignorato dal pubblico e dalla critica.

Nel biennio 1991-1992 Strummer accompagna in tour gli irlandesi "Pogues", a loro legato da profonda amicizia: negli show esegue sovente alcuni brani dei Clash.

Nel 1995 si rimette totalmente in gioco e forma un nuovo gruppo: "Joe Strummer & The Mescaleros". La band si compone di diversi polistrumentisti talentuosi; nel 1999 esce il disco "Rock art & the X-ray style", poi - dopo una lunga serie di concerti - nel 2001 esce "Global a Go-Go", che viene indicato dalla critica come uno dei suoi più riusciti lavori in carriera.

All'età di 50 anni, Joe Strummer muore la mattina del 22 dicembre 2002 a causa di un improvviso infarto.

Esce postumo nel 2003 "Streetcore", terzo album di "Joe Strummer & The Mescaleros", un disco che riporta al rock grezzo di strada con qualche sfumatura di country-folk.

Nel 2008 è uscito al cinema "Il futuro non è scritto - Joe Strummer", un docu-film di Julien Temple, che ha frequentato a lungo Joe Strummer e che così lo ricorda: "Per me Joe Strummer, a dispetto di come viene visto nell'ambiente del rock'n'roll, era un filosofo, ha riflettuto veramente sulla vita e i tempi che tutti noi abbiamo attraversato. Era concentrato sulla natura dell'essere umano, sul concetto di libertà, su molte cose che sono state cancellate dal nostro modo di vivere oggi".




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china46
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STephen GLenn Martin, più noto come Steve Martin (Waco, 14 agosto 1945), è un attore, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense.
Martin nel 1977
Nato a Waco, nel Texas, figlio di un mediatore immobiliare che aspirava a fare l'attore e di una casalinga, è cresciuto in California, a Garden Grove (Orange County). È di origine irlandese, scozzese e inglese.
Da ragazzino lavora presso il "Magic Shop" di Disneyland dove sviluppa il suo talento per i giochi manuali e la magia e impara a creare gli animali con i palloncini e a suonare il banjo. Alle scuole superiori forma una piccola compagnia con la quale rappresenta una commedia musicale.
Dopo la laurea in filosofia alla California State University di Long Beach abbandona la possibilità di passare all'insegnamento e pur cambiando radicalmente indirizzo riterrà sempre fondamentali questi anni di studio per la sua formazione. A 22 anni, nel 1967, è fidanzato con una ballerina di uno show televisivo intitolato The Smothers Brothers Comedy Hour. Grazie alla sua ragazza, Steve entra in contatto con l'autore principale dello show, Mason Williams, che lo prende nella sua squadra pagandolo inizialmente con soldi sottratti dai propri compensi. La collaborazione è molto positiva e prosegue portando a tutto il gruppo degli autori l'ambito premio Emmy nel 1969. Steve Martin è ormai un autore televisivo apprezzato e comincia anche a fare le sue prime apparizioni in alcune delle trasmissioni da lui firmate.
Piano piano comincia anche ad esibirsi, sempre su pezzi scritti da sé, in teatri e club, dapprima all'apertura di alcuni spettacoli di altre compagnie, poi in rassegne di cabarettisti.
Nel 1976 ottiene una nuova nomination ai premi Emmy per il programma Van Dyke and Company.
Steve Martin è un membro del Mensa.

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dany61
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GLenn LOovens (Doetinchem, 22 settembre 1983) è un calciatore olandese, difensore dello Sheffield Wednesday
Inizia a giocare nelle giovanili degli olandesi del Feyenoord. Dopo aver debuttato in prima squadra, disputando un paio di partite, viene ceduto in prestito a diverse squadre nei Paesi Bassi, fino al 2005 quando lascia l'Olanda e va a giocare in Inghilterra, nella squadra gallese del Cardiff City, militante in Championship, che lo acquista dal Feyenoord per 375,000 euro.

Durante il mercato estivo del 2008 viene acquistato a titolo definitivo dagli scozzesi del Celtic per una somma che si aggira attorno ai 2,5 milioni di sterline.[1]

Dopo 4 anni trascorsi nel club scozzese nel luglio 2012 viene ingaggiato dagli spagnoli del Real Saragozza, club con il quale firma un contratto biennale[2].

Il 3 dicembre 2013 si trasferisce allo Sheffield Wednesday a parametro zero.

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LOuis BRaille


Louis Braille, l'inventore del sistema di scrittura e lettura a rilievo per non vedenti, che porta il suo nome, nasce il 4 gennaio 1809 a Coupvray, piccola cittadina non lontano da Parigi.

Il padre Simon-René Braille è artigiano ciabattino. All'età di quattro anni, giocando con gli attrezzi nella bottega del padre, Louis perde tragicamente un occhio. Dopo poco tempo a causa dell'infezione provocata dall'incidente, perderà anche il secondo.

Louis frequentava regolarmmente le scuole; senza la possibilità di leggere e scrivere, tuttavia non avrebbe potuto mantenere il passo dei compagni.

E' il 1819 quando, all'età di 10 anni, viene accolto nell'Istituto dei Ciechi di Parigi (Institution des Jeunes Aveugles), uno dei primi istituti al mondo per ragazzi non vedenti, fondato venticinque anni prima da Valentin Hauy.

La vita non era per nulla semplice: ai ragazzi veniva insegnato un mestiere che richiedesse abilità manuali, come ad esempio quello dell'impagliatore di sedie. Nelle pause ricreative e la domenica, i ragazzi erano liberi di passeggiare nel parco, con la particolarità di essere legati assieme con una lunga corda.

Tra le attività c'era anche la lettura attraverso il tatto; i caratteri erano gli stessi usati per la stampa, messi in risalto da un filo di rame collocato sulla facciata opposta del foglio, che il polpastrello dell'indice riconosceva sfiorando il foglio. Non veniva insegnato loro a scrivere.

Negli anni dell'istituto Braille, oltre a ricevere un'istruzione importante, si dedica alla musica. Diviene abile organista, tanto apprezzato da essere spesso richiesto in varie chiese per le cerimonie religiose.

Nel 1827 Louis Braille viene inserito nel corpo docente dell'istituto.

Attraverso l'insegnamento ha modo di verificare e analizzare le difficoltà presentate dall'educazione dei giovani non vedenti. Nel tempo che un ragazzo cieco impiega a leggere una riga, un ragazzo dotato della vista riuscirebbe a leggere due pagine.

Un giorno un soldato, Charles Barbier, fa visita all'istituto. Questi incontra Braille e gli parla di un modo a cui aveva pensato per trasmettere informazioni di notte, al buio, nelle trincee: consisteva in sistema di dodici punti in rilievo che rappresentavano differenti suoni.

Da questo spunto l'idea geniale di Braille vedrà la luce, nel 1829, quando il ragazzo ha solo vent'anni.

Braille semplifica il sistema, riducendolo ad una combinazione di sei punti; per mezzo di questa combinazione è possibile rappresentare tutte le lettere dell'alfabeto. Dopo un lungo studio, mette quindi a punto il sistema di scrittura a punti in rilievo che porterà il suo nome.

Lo stesso Braille estenderà il metodo anche alla rappresentazione della notazione musicale e alla matematica.

Per la scrittura utilizza fogli di carta pesante, poggiati sopra un tavoletta di ferro, sulla quale scorre un regolo. Spostando il regolo vengono determinate le righe, una sotto l'altra. Si scrive con un punteruolo che solleva piccoli coni di carta rigida nel punto perforato.

Il sistema è pratico e estremamente semplificato: la combinazione dei punti, da uno a sei, viene punzonata con una disposizione costante, secondo una determinata collocazione nella fascia compresa tra due righe.

La lettera A equivale a un puntino in alto a sinistra; la lettera C corrisponde a due puntini uno accanto all'altro; la lettera G viene raffigurata da quattro puntini, e così via.

Louis Braille applica subito il suo metodo nell'istituto dove è insegnante. Già pochi anni dopo il nuovo sistema sarà adottato in tutto il mondo.

L'alfabeto tattile inventato da Louis Braille ha consentito ai ciechi di poter leggere e scrivere autonomamente, e quindi comunicare, anche se solo fra coloro che conoscono questo particolare sistema, realizzando una tappa storica nel processo di integrazione delle persone non vedenti nella società.

Louis Braille moure a Parigi a soli 43 anni, il 6 gennaio 1852, a seguito di una grave forma di tubercolosi.

Dal 1952 la sua salma riposa nel Pantheon di Parigi, a riconoscimento della sua opera a favore dell'umanità.






buona giornata

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dany61
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BRuna DraDI (Alfonsine, 13 luglio 1927 – Pignola, 9 dicembre 2010) è stata una partigiana italiana.
tata la prima donna nella storia della Repubblica Italiana a ricevere il grado di sergente[1].

Cresce ad Alfonsine in una famiglia di antifascisti dove gli insegnarono ad amare coscientemente la pace ed aborrire la guerra per gli orrori che inevitabilmente comporta; suo padre fu mandato davanti al plotone d'esecuzione per essersi rifiutato di sparare al nemico.

Dinnanzi agli orrori perpetuati dai nazisti e dai fascisti nei confronti di uomini, donne e bambini inermi, nel 1944 all'età di soli 17 anni aderì al movimento partigiano, militando nella Brigata " A. Tarroni".

Le sue attività partigiane la portarono a rischiare la vita senza esitazione. È stata premiata per la sua audacia e coraggio con riconoscimenti da parte delle Istituzioni[2], per il suo valore come giovane partigiana per riappropriarsi dei principi fondanti della nostra civiltà.

Nei primi anni 50 (1950) Bruna Dradi, per incarico del Partito Comunista, fu inviata in Basilicata,[1] con lo scopo di organizzare il movimento delle donne, allora inesistente in quella Regione, Regione dove le condizioni di vita erano in quegli anni, ancora quelle descritte da Carlo Levi in "Cristo si è fermato ad Eboli"[3]. Affrontando grandi pregiudizi, ed il modo di essere di una società povera legata ad una cultura arcaica contadina, riusci ad organizzare le donne [2] incitandole a lottare per i loro diritti e a dare un importantissimo contributo per l'emancipazione femminile in Basilicata.

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Enza
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DIego Della Valle

E' il creatore di tre dei marchi "Tod's", "Hogan" e "Fay", tutti sinonimi del lusso italiano. Oggi chi vuol vestire in modo elegante difficilmente può prescindere dai capi sfornati dalle aziende di Diego Della Valle, imprenditore che rappresenta un fiore all'occhiello per l'Italia in virtù non solo della sua competenza ma anche della grande sensibilità con cui conduce le sue aziende. La sua attenzione per il benessere dei lavoratori ne fanno uno dei pochi imprenditori "etici" presenti sulla scena industriale.

L'avventura di Diego Della Valle parte agli inizi del secolo dalla calzoleria artigianale del nonno Filippo, a Casette D'Ete, un paesino in provincia di Fermo. Nato il 30 dicembre 1953 dopo gli studi in legge a Bologna e un breve periodo di lavoro negli Stati Uniti, nel 1975 entra nell'azienda di famiglia, affiancando il padre nella gestione. Ma è sua l'idea di un innovativo piano di marketing (e del lancio di nuovi marchi), che dagli anni '80 hanno reso famoso il nome Della Valle.

Con il successo è poi arrivata inevitabilmente la quotazione in Borsa, una sorta di battesimo del fuoco che finora ha solo portato bene all'azienda italiana. Abilissimo nel fiutare i prodotti e le griffe, anche di nicchia, che possono avere un appeal, Diego Della Valle era già entrato in banca, naturalmente arrivando al consiglio di amminsitrazione, alla fine degli anni '90 e precisamente alla Comit. Un ruolo che lo portò a proverbiali scontri con la guida di Mediobanca a proposito del destino dell'istituto di Piazza della Scala.

Da qualche tempo oltre ad essere entrato in punta di piedi nel calcio acquistando la moribonda Fiorentina dell'ex Vittorio Cecchi Gori, Della Valle è anche nel consiglio del polo francese del lusso "Louis Vuitton Moet Hennessy" (con cui è partner per "Acqua di Parma").

Si è poi assicurato un piccolo ma importante 2% delle azioni RCS, una mossa che gli ha permesso di entrare a far parte del consiglio di amministrazione del quotidiano di via Solferino, il "Corriere della sera".

I suoi interessi spaziano dunque dalle rotative agli stadi, passando sempre per la moda e l'innovazione. Visti gli straordinari successi della sua attività imprenditoriale, nel 1996 è stato nominato Cavaliere del Lavoro.

Schierato politicamente con il centro sinistra, nel marzo del 2006 Diego Della Valle si è dimesso dal direttivo di Confindustria, in seguito all'attacco che Silvio Berlusconi, in piena campagna elettorale, gli ha rivolto al convegno dell'associazione.

Conseguentemente allo scandalo di "Calciopoli" le sentenze emesse (luglio 2006) hanno portato la Fiorentina in serie B con una penalizzazione di 12 punti e l'inibizione di Diego Della Valle per quattro anni.

Fino al 2006 è stato azionista e consigliere di BNL (Banca Nazionale del Lavoro). L'anno seguente Della Valle acquisisce un numero rilevante di quote azionarie di Piaggio e di Bialetti.

Nel maggio del 2009 acquista il 5,9% delle quote dei grandi magazzini di lusso americani "Saks Fifth Avenue", per un valore di 30,3 milioni di dollari, diventando il secondo azionista. La rete di magazzini Saks è il principale distributore del "made in Italy" sul mercato statunitense: un anno dopo le quote di Della Valle salgono al 7,13%.

Alla fine del mese di marzo 2010 rassegna le proprie dimissioni da Presidente onorario della Fiorentina.




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china46
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ENzo MicCIo

Vincenzo Miccio detto Enzo (San Giuseppe Vesuviano, 5 maggio 1971) è un conduttore televisivo e wedding planner italiano, conosciuto per la conduzione sul canale Real Time di Ma come ti vesti?!, Shopping Night, Wedding Planners e L'eleganza del maschio. Nella vita gestisce, proprio come nel programma televisivo, un'agenzia di wedding planning a Milano

Nato a San Giuseppe Vesuviano, si trasferisce a Milano dove frequenta l’Istituto Europeo di Design e inizia la sua carriera nel mondo della moda, che non ha mai abbandonato, seguendo l’allestimento di sfilate ed eventi. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche con fotoreportage su tematiche di moda, scenografia e di arredo della tavola. Partecipa anche come designer nella rivista White Sposa curandone sin dalla nascita la rubrica di table design.

Nel 2001 fonda la società di organizzazione eventi e matrimoni dove si occupa della progettazione e della messa in scena di importanti eventi in Italia e all'estero. Debutta in televisione nel 2005, sul network Real Time, con il programma Wedding Planners, dedicato alla sua attività di progettazione di matrimoni. Dal 2008 e dal 2011 inizia a condurre due programmi televisivi di grande successo che accrescono la sua notorietà. Dal dicembre 2011 si occupa della rubrica "L'eleganza del Miccio" per il settimanale Diva e Donna con commenti su stile e buon gusto, e dal maggio 2013 conduce la trasmissione televisiva su Real Time ''L'eleganza del Maschio'' , in cui suggerisce outfit e dispensa consigli di eleganza e buone maniere al pubblico maschile.



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dany61
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CIhan Kaan KAptan (Wuppertal, 4 marzo 1989) è un calciatore tedesco, difensore del Fatih Karagümrük.

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Enza
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KAte Bush

Kate Bush, il cui vero nome è Catherine, nasce il 30 luglio del 1958 a Welling, in Gran Bretagna, figlia di Hannah, un'ex ballerina di folk, e Robert, un medico. Da bambina studia pianoforte, cui aggiunge - negli anni dell'adolescenza - mimo e danza. Cresciuta nell'East Wickham insieme con i fratelli John e Paddy secondo una rigorosa educazione cattolica, si avvicina al karate allenandosi al Goldsmiths College, dove le viene dato il soprannome di "Ee-ee"; tra i suoi istruttori c'è anche Dave Hazard.

A metà degli anni Settanta frequenta la St. Joseph's Convent Grammar School, una scuola cattolica per sole ragazze di Abbey Wood, nel sud est di Londra. Durante questo periodo, la sua famiglia produce un demo con più di cinquanta delle composizioni scritte dalla giovanissima Kate: il demo viene rifiutato da tutte le case discografiche, ma capita nelle mani di David Gilmour dei Pink Floyd grazie a Ricky Hopper, un amico in comune con la famiglia Bush.

Impressionato dalla bravura di Kate Bush, Gilmour decide di aiutarla permettendole di registrare un demo con un suono più professionale, così da farlo apprezzare in misura superiore alle case di registrazione: è lo stesso David a registrare e a pagare per l'incisione di tre tracce. Il nastro, prodotto dall'ingegnere del suono Geoff Emerick e da Andrew Powell, viene spedito a Terry Slater della Emi, il quale ne rimane subito colpito e decide di far firmare un contratto a Catherine.

Per due anni, tuttavia, la ragazza rimane in stand-by, poiché un altro dei big della Emi, Bob Mercer, pur ritenendo il suo materiale molto buono teme che, in caso di insuccesso, Kate sarebbe ancora troppo giovane per poter accettare e gestire una delusione del genere. Kate Bush, quindi, ha il tempo di completare la scuola dopo avere ottenuto dieci GCE O-Level qualifications. Tra il marzo e l'agosto del 1977, si esibisce a Londra e dintorni (soprattutto alla Rose of Lee Public House di Lewisham) con la KT Bush Band; poco dopo, inizia a registrare il suo primo album, "The kick inside", che viene pubblicato nel 1978.

Nel disco, è presente anche suo fratello Paddy, che suona il mandolino e l'armonica, mentre alle percussioni c'è Stuart Elliott. "The kick inside" esce quando Kate ha diciannove anni, ma la cosa curiosa è che al suo interno ci sono canzoni scritte quando ne aveva tredici. Il singolo di esordio è "Wuthering Heights" (nonostante Emi avrebbe preferito puntare su "James and the cold gun", più rock), che diventa immediatamente una hit internazionale, scalando le classifiche nel Regno Unito e in Australia: Kate Bush diventa la prima donna a raggiungere il primo posto in classifica in Gran Bretagna con una canzone non scritta da altri.

Il secondo singolo, "The man with the child in his eyes", ottiene un buon successo anche negli Stati Uniti, anche se non paragonabile con il riscontro ottenuto altrove: il brano, comunque, le permette di vincere un Ivor Novello Award come Outstanding British Lyric. Non tutto, però, è rose e fiori: l'album, infatti, viene promosso tra l'altro con un poster che la ritrae enfatizzando notevolmente il suo seno, e la cantante britannica ha la sensazione che i media la pubblicizzino "solo come un corpo femminile" (come rivelerà qualche anno più tardi in un'intervista al magazine "NME"). Nonostante ciò, il successo musicale è significativo, al punto che alla fine del 1978 Emi riesce a convincerla a registrare subito un nuovo album, "Lionheart", per sfruttare la scia di "The kick inside".

Prodotto da Andrew Powell, il disco, pur contenendo un singolo notevole come "Wow", non viene accolto così positivamente, non riuscendo a superare il sesto posto nelle classifiche britanniche. Bush, quindi, scontenta per quell'operazione commerciale impostale dalla casa discografica, decide di dare vita a un'etichetta tutta sua, Kate Bush Music, in modo da poter gestire completamente e personalmente il proprio lavoro. In quel periodo, interviene come ospite alla XXIX edizione del Festival di Sanremo, esibendosi con "Hammer horror" e "Wow" (in playback), e inizia anche il suo primo (e unico) tour della carriera, "The tour of life", che prende il via nell'aprile del 1979 e dura sei settimane: sul palco, con lei, c'è anche il mago Simon Drake.

Kate Bush, nei suoi concerti, ha l'occasione di mettersi in mostra anche come ballerina: ogni esibizione prevede ben diciassette cambi di abito. Dopo quel tour, però, canterà dal vivo solo in pochissime occasioni: tra le varie ipotesi (mai confermate) avanzate per spiegare questa decisione, si è fatto riferimento alla paura di volare ma anche allo choc seguito alla morte del suo direttore delle luci, Bill Duffield, deceduto a soli ventuno anni a causa di un incidente avvenuto durante uno show di Kate al London Palladium, dopo essere caduto da sei metri di altezza.

Anche la sua produzione musicale rallenta: negli anni Ottanta registra solo quattro dischi, "Never for ever" (1980), "The dreaming" (1982), "Hounds of love" (1985) e "The sensual world" (1989). Nel 1993 dirige "The line, the cross and the curve", cortometraggio in cui compare anche come protagonista (al suo fianco c'è Miranda Richardson) con musiche tratte dal suo album "The red shoes", uscito nello stesso periodo. Tre anni più tardi canta il brano tradizionale "Mnà na hEireann" nella raccolta "Common ground - Voices of modern Irish Music"; nello stesso periodo, si diffondono voci non confermate che sia vittima di un esaurimento nervoso.

Dopo essere diventata mamma di Bertie, avuto nel 1999 dal chitarrista Danny Macintosh, nel 2004 Kate Bush in una lettera aperta destinata ai propri fan annuncia la pubblicazione di un album per l'anno seguente: si chiamerà "Aerial", e uscirà nel 2005. Due anni più tardi, la cantautrice britannica realizza il brano "Lyra" per la colonna sonora del film "La bussola d'oro". Nel 2011, invece, pubblica il disco "Director's cut", in cui rivisita alcune canzoni tratte da "The red shoes" e da "The sensual world", e soprattutto un nuovo album di inediti, "50 words for snow".

Riappare in pubblico, dopo un'assenza di lunghi anni, nel 2012 per la premiazione di "50 words of snow" ai South Bank Sky Arts Awards; nello stesso anno reincide "Running up that hill" in occasione dei Giochi Olimpici di Londra. Nel 2013, Kate Bush riceve il titolo di Commander of the British Empire, concessole presso il Castello di Windsor dalla regina Elisabetta II; l'anno successivo, la cantante torna a esibirsi dal vivo dopo trentacinque anni per lo show "Before the dawn", serie di concerti in programma all'Eventim Apollo.




MA



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dany61
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MAria SAkkar#299; (in greco #924;#945;#961;#953;#945; #931;#945;#954;#954;#945;#961;#951;; Atene, 25 luglio 1995) è una tennista greca.
A livello juniores ha vinto in totale otto titoli ITF (quattro in singolare e quattro in doppio).

Ha fatto il suo debutto nel circuito WTA nel 2012 agli Internazionali Femminili di Palermo, dove ha raggiunto il secondo turno delle qualificazioni. Nel 2013 ha preso parte nelle qualificazioni al Qatar Ladies Open grazie ad una wild-card, ma è stata sconfitta al primo turno.

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china46
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SAlvator ROsa (Napoli, 22 luglio 1615 – Roma, 15 marzo 1673) è stato un pittore, incisore e poeta italiano di epoca barocca. Nato partenopeo, attivo oltre che nella sua città, anche a Roma e Firenze, fu un personaggio eterodosso e ribelle, quasi un pre-romantico e dalla vita movimentata.
Nacque il 22 luglio del 1615[1] all'Arenella, allora villaggio fuori porta, oggi popoloso quartiere di Napoli; il padre, Vito Antonio de Rosa, morì quando egli aveva 6 anni, e la madre, Giulia Greca, abbandonò Salvatore e i suoi fratelli, Giuseppe e Giovanna, al nonno, Vito Greco. Questi lo mandò, insieme al fratello, a studiare in un convento - forse di Padri scolopi[2] in quanto lo avrebbe voluto prete o avvocato, ma il giovane Salvatore iniziò a manifestare il suo interesse per l'arte, apprendendo i primi rudimenti della pittura da uno zio materno per poi passare a lavorare con il cognato Francesco Fracanzano e quindi con Aniello Falcone (la cui influenza si avverte ne I pescatori di corallo) e Jusepe de Ribera........

notte
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dany61
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ROsanna Schiaffino (Genova, 25 novembre 1939 – Milano, 17 ottobre 2009) è stata un'attrice italiana.
Inizia a lavorare come modella dopo aver vinto vari concorsi di bellezza. La prima prova al cinema è con un ruolo secondario in Totò lascia o raddoppia? (1956) di Camillo Mastrocinque.

Si impone subito grazie alla sua prorompente bellezza mediterranea, ma dimostra anche doti interpretative e versatilità in varie pellicole italiane e straniere come La sfida (1958) di Francesco Rosi, Il vendicatore (1959) di William Dieterle, La notte brava (1959) di Mauro Bolognini e Due settimane in un'altra città (1962) di Vincente Minnelli e fu in quell'occasione che si colse la straordinaria somiglianza con la sua collega israeliana Daliah Lavi.

Molto apprezzata la prova offerta nell'adattamento di Alberto Lattuada de La mandragola (1965) nel ruolo di Lucrezia, per cui viene premiata con una Targa d'Oro ai David di Donatello.

Dalla seconda metà degli anni sessanta ha recitato soprattutto in produzioni di scarso rilievo, e a metà degli anni settanta si è ritirata dalle scene.

È stata sposata due volte: la prima col produttore cinematografico Alfredo Bini da cui nacque Annabella nel 1969 e la seconda con Giorgio Enrico Falck da cui nacque Guido Nanni nel 1981. Il divorzio da Falck e le battaglie legali per l'affidamento, e il mantenimento del figlio hanno occupato a lungo la cronaca rosa.

Colpita nel 1991 da un cancro al seno, si impegna nella lotta contro il cancro insieme alla Fondazione di Umberto Veronesi, fino a morire, stroncata dalla malattia, il 17 ottobre 2009 all'età di 69 anni.[1]

I funerali si sono svolti il 19 ottobre 2009 nella chiesa Santa Maria Segreta in Milano davanti a pochi intimi amici. La sua salma è stata portata al cimitero di Portofino, dove è stata tumulata.

FR

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FRanca VaLEri


Franca Maria Norsa, in arte Franca Valeri, nasce a Milano il 31 luglio 1920. Negli anni '50 dopo aver maturato una passione per lo scrittore e poeta francese Paul Valery sceglie il nome Valeri.

La scelta di cambiare il proprio cognome arriva anche a causa di un flop a teatro con la tragedia "Caterina di Dio". Romana d'adozione, vanta una carriera eccezionale: attrice, sceneggiatrice, regista e autrice.

Approdata in teatro quasi per caso, dopo aver rivelato le sue doti satiriche nei salotti mondani e intellettuali milanesi, dove dà vita a personaggi ispirati al costume contemporaneo, fatto di frivolezze e ipocrisie, fedeli specchi di un ambiente borghese.

Cresce nella trasmissione radiofonica "Il rosso e il nero", dalla quale tra l'altro nasce una generazione di attori della cosiddetta "commedia all'italiana". È qui che Franca Valeri per la prima volta fa conoscere al grande pubblico il personaggio della "Signorina Cesira", che passando successivamente dalla radio alla televisione, diventa la "Signorina Snob", nevrotica signora milanese, ritratto delle ipocrisie della borghesia contemporanea.

Il suo esordio teatrale risale al 1951, quando il "Teatro dei Gobbi" (da lei fondato con Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli, diventato poi suo marito), recita negli spettacoli "Carnet de notes n.1" e "Carnet de notes n.2", che proponevano senza ausilio di scene e costumi, una serie di sketch satirici sulla società contemporanea.

Nello stesso anno recita nel suo primo film "Luci del varietà" (1951), di Alberto Lattuada e Federico Fellini (al suo esordio come regista). A questo seguono molte altre pellicole, tra le quali ricordiamo "Il segno di Venere" (1955), di Dino Risi, "Il bigamo" (1955) di Luciano Emmer, "Il vedovo" (1959), di Dino Risi, "Parigi o cara" (1962), di Vittorio Caprioli e "Io, io, io... e gli altri" (1965) di Alessandro Blasetti.

Sempre con il "Teatro dei Gobbi" debutta in televisione nel 1954, dove si consacra il già citato personaggio della "Signorina Snob". Più tardi fa la sua comparsa la "A Sora Cecioni" (nel programma "La regina ed io", 1960), popolana romana perennemente al telefono con "mammà" e caratterizzata da bigodini giganti: il personaggio riscuote un successo enorme.

Franca Valeri partecipa poi a numerose serate di "Le divine" (1959), "Studio Uno" (1966) e ai varietà, "Sabato sera" (1967), "Le donne balorde" (1970), "Sì, vendetta" (1974), "Vino, whisky e chewing-gum" (1974), "A modo mio" (1976), "Studio 80" (1980), "Giochiamo al variété" (1980), "Cipria" (1982).

Legata alla Scala, dove ha maturato la sua passione per l'opera lirica, Franca Valeri si è anche cimentata come regista di melodrammi.

Nel 1993, dopo una lunga assenza dai teleschermi, ha partecipato alla trasmissione "Magazine 3" su Raitre.

Nel 1995 è stata co-protagonista con Gino Bramieri della sit-com di Canale 5 "Norma e Felice" e, un anno più tardi con la fiction "Caro maestro".

Nel 2000 è stata protagonista accanto a Nino Manfredi di "Linda, il brigadiere e...", fiction di successo di Raiuno, e del film tv "Come quando fuori piove", diretto da Mario Monicelli. Nel 2001 è tra i protagonisti di "Compagni di scuola" (RaiDue). È inoltre autrice di commedie di grande successo, come: "Lina e il cavaliere", "Meno storie", "Tosca e le altre due" e "Le Catacombe".

Parlando di due suoi illustri colleghi e amici ha dichiarato: "Considero Vittorio De Sica un maestro, un grandissimo del cinema, un uomo affascinante, un grande amico e maestro di recitazione. Gli sono stata vicino e ho visto che riusciva a far recitare, come si dice, anche i sassi: aveva una grande capacità di comunicare. Alberto Sordi è stato il mio grande compagno di lavoro, abbiamo fatto sette film insieme ed eravamo una coppia particolarmente ben assortita perché eravamo agli opposti come genere, come natura. Era molto rispettoso nei miei confronti, non era un prevaricatore, né un improvvisatore di quelli che ti pestano i piedi: mi sono sempre trovata molto bene con lui.".

Quello che caratterizza in modo inequivocabile lo stile di Franca Valeri sono l'uso intelligente e raffinato dell'ironia, e la capacità dei suoi personaggi di riuscire a far riflettere su quelli che sono i vizi e le virtù della società, peculiarità di cui pochissimi altri - Alberto Sordi su tutti - sono stati capaci.






buon venerdì

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dany61
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LEwis ALlen (Oakengates, 25 dicembre 1905 – Santa Monica, 3 maggio 2000) è stato un regista britannico
Lewis Allen frequentò l'England's Tettenhall College per poi trascorrere diversi anni a Londra lavorando come stage-actor e regista.

Durante i primi anni della Seconda guerra mondiale, si spostò a New York dove continuò la sua carriera nel mondo dello spettacolo a Broadway come responsabile esecutivo delle produzioni per il famoso impresario Gilbert Miller. In questo periodo co-diresse alcune delle produzioni (inclusa la famosa Victoria Regina con Helen Hayes e Vincent Price) prima di essere assunto ad Hollywood da Buddy DeSylva, capo della Paramount Pictures.

Il suo esordio alla regia fu La casa sulla scogliera (1943), tratto dal romanzo best-seller di Dorothy Macardle, una delle più belle e verosimili storie di fantasmi mai prodotta da uno studio americano.

Il successo derivante dal film lo consacrò definitivamente, ma pochi dei suoi progetti successivi raggiunsero lo stesso successo; il sequel de La casa sulla scogliera, ossia il thriller Il fantasma (1945) sviluppato da un testo di Raymond Chandler, fu particolarmente deludente.

Successivamente la sua inclinazione cinematografica seguì la scuola di Alan Ladd, George Raft e Edward G. Robinson, dirigendo film di duri (tough-guy) dalle trame intricate come: Furia nel deserto (1947), Ultimatum a Chicago (1949) e Il cerchio di fuoco (1951).

Lavorando come indipendente nei primi anni cinquanta, Allen diresse il disastroso film biografico Rodolfo Valentino (1951) della Columbia Pictures. Si riprese da questo insuccesso con la regia del thriller Gangsters in agguato (1954).

Durante le riprese dei suoi film degli anni cinquanta, Allen diresse anche una dozzina di episodi dell'antologia televisiva The Ethel Barrymore Theatre (1956)e in seguito fu regista di molti episodi di famose serie televisive come: La grande vallata (1965), Mission: Impossible (1967) e La casa nella prateria (1975).

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Enza
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ALdo MoRO

L'ex presidente della Democrazia Cristiana, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1978, nasce il 23 settembre 1916 a Maglie, in provincia di Lecce. Dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo "Archita" di Taranto si iscrive a Giurisprudenza presso l'Università di Bari, conseguendo la laurea con una tesi su "La capacità giuridica penale". La tesi, ripresa ed approfondita, costituirà la sua prima pubblicazione scientifica e lo avvierà alla carriera universitaria.

Dopo qualche anno di carriera accademica, fonda con alcuni amici intellettuali nel 1943, a Bari, il periodico "La Rassegna" che uscirà fino al 1945, anno nel quale sposa Eleonora Chiavarelli, con la quale avrà quattro figli. In quello stesso periodo, diventa Presidente del Movimento Laureati dell'Azione Cattolica, ed è direttore della rivista "Studium" di cui sarà assiduo collaboratore, impegnandosi a sensibilizzare i giovani laureati all'impegno politico. Nel 1946 viene eletto all'Assemblea Costituente ed entra a far parte della Commissione dei "75" incaricata di redigere il testo costituzionale. Inoltre, è relatore per la parte riguardante "i diritti dell'uomo e del cittadino". E' anche vicepresidente del gruppo Dc all'Assemblea.

Nelle elezioni del 18 aprile 1948 viene eletto deputato al Parlamento nella circoscrizione Bari-Foggia e viene nominato sottosegretario agli Esteri nel quinto Gabinetto De Gasperi mentre non si arresta la sua inesauribile attività di insegnante e di didatta, con molteplici pubblicazioni a suo nome.

Diventato Professore ordinario di Diritto Penale all'Università di Bari, nel 1953: viene rieletto al Parlamento diventando Presidente del gruppo parlamentare Dc alla Camera dei Deputati. Anche la sua carriera politica, a quanto sembra non conosce segni di cedimento di nessun tipo. Unomo solido e determinato, diventa nel 1955 ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo Segni.

Nel 1956, nel corso del VI Congresso nazionale della Dc che si svolse a Trento, consolidò la sua posizione all'interno del Partito. Fu infatti tra i primi eletti nel Consiglio nazionale del Partito. l'anno dopo, diventa ministro della Pubblica Istruzione nel governo Zoli. Si deve a lui l'introduzione dell'educazione civica nelle scuole. Rieletto alla Camera dei Deputati nel 1958, è ancora ministro della Pubblica Istruzione nel secondo Governo Fanfani.

Il 1959 è un anno importantissimo per Aldo Moro. Si svolge infatti quel VII Congresso della Democrazia Cristiana che lo vedrà trionfatore, tanto che gli viene viene affidata la Segreteria del Partito, incarico riconfermatogli nel tempo e che manterrà fino al gennaio del 1964. Ma un altro anno assai importante, anche alla luce della tragica vicenda che colpirà il politico doroteo, è il 1963 quando, rieletto alla Camera, è chiamato a costituire il primo governo organico di centro-sinistra, rimanendo continuamente in carica come Presidente del Consiglio fino al giugno del 1968, alla guida di tre successivi ministeri di coalizione con il Partito socialista.

E' in pratica la realizzazione "in nuce", del famoso "compromesso storico" di invenzione dello stesso Aldo Moro (uso ad usare espressioni come "convergenze parallele"), ossia quella manovra politica che contmplava il riavvicinamento delle frange comuniste e di sinistra verso l'area moderata e centrista.

Il tumulto e il dissenso che tali situazioni "di compromesso" suscitano soprattutto all'interno degli elettori del PCI, ma soprattutto all'interno dei moderati, si concretizzano nelkle lezioni del 1968 quando Moro viene sì rieletto alla Camera, ma le elezioni puniscono di fatto, dati alla mano, i partiti della coalizione e determinano la crisi del centro-sinistra. detto questo, è inevitabile che ne risenta anche il peso prestigio dello stesso Aldo Moro. Ad ogni modo, rimangono sempre i ministeri e infatti dal

1970 al 1974, assume, anche se con qualche intervallo, l'incarico di ministro degli Esteri. A conclusione di questo periodo, ritorna alla presidenza del Consiglio formando il suo IV ministero che dura sino al gennaio 1976.

Nel luglio del 1976 viene eletto Presidente del Consiglio nazionale della Dc.

Il 16 marzo 1978, il tragico epilogo della vita dello sfortunato politico. Un commandos di Brigate Rosse irrompe nella romana via Fani, dove in quel momento transitava Moro allo scopo di recarsi in Parlamento per partecipare al dibattito sulla fiducia del quarto governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del Pci, massacra i cinque uomini di scorta e rapisce lo statista. Poco dopo, le Brigate rosse rivendicano l'azione con una telefonata all' Ansa. Tutto il Paese percepisce chiaramente che quell'attentato è un attacco al cuore dello Stato e alle istituzioni democratiche che Moro rappresentava.

18 marzo una telefonata al ''Messaggero'' fa trovare il ''Comunicato n.1'' delle Br, che contiene la foto di Aldo Moro e annuncia l'inizio del suo ''processo'' mentre, solo il giorno dopo, Papa Paolo VI lancia il suo primo appello per Moro. I servizi segreti di tutto il mondo, anche se le segnalazioni furono tante e precise, non riuscirono a trovare la prigione dei terroristi, ribattezzata "prigione del popolo", e da cui Moro invocava incessantemente, tramite numerose lettere, una trattativa.

Il 9 maggio, dopo più di cinquanta giorni di prigionia ed estenuanti trattative con gli esponenti dello Stato di allora, anche lo statista viene barbaramente assassinato dalle BR, ormai convinte che quella sia l'unica strada coerente da intraprendere. La sua prigionia aveva provocato ampi dibattiti fra coloro che erano disposti a cedere alle richieste dei brigatisti e chi invece era nettamente contrario per non legittimarli, dibattito che lacerò letteralmente in paese sul piano sia politico che morale.

A tale rovente clima dialettico pose fine la drammatica telefonata degli aguzzini di Moro, i quali resero noto direttamente ad un alto esponente politico che il corpo di Moro poteva essere rinvenuto cadavere nel bagagliaio di un'auto in via Caetani, emblematicamente a metà strada tra Piazza del Gesù, sede della Democrazia Cristiana, e via delle Botteghe Oscure, sede storica del Partito Comunista Italiano. Secondo le ricostruzioni, ancora frammentarie malgrado i molti anni trascorsi, lo statista sarebbe stato ucciso dal brigatista Moretti nel garage di via Montalcini, il covo usato dai brigatisti appunto come ''prigione del popolo''.

La moglie Eleonora e la figlia Maria Fidae, basandosi sull'acquisizione di nuovi elementi, hanno recentemente deciso di rompere il lungo muro del silenzio che da anni ha avvolto la vicenda, chiedendo la riapertura delle indagini sul caso Moro.

I servizi italiani hanno centrato un importante bersaglio il 14 gennaio 2004 con l'arresto dei brigatisti Rita Algranati e Maurizio Falessi, latitanti nel Nord Africa. La prima fu già condannata all'ergastolo per il delitto Moro.

Oggi Alessio Casimirri, marito della Algranati, rimane l'unico imprendibile latitante del gruppo delle Br che partecipò all'agguato di Via Fani.




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dany61
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ROberta PAnara (Milano, 12 gennaio 1984) è una nuotatrice italiana.

Specializzata nella rana ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino 2008 classificandosi 22º nei 100 m rana e 14° nella staffetta 4x100 m misti

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PAolina Bonaparte

Paolina Bonaparte nasce ad Ajaccio (Francia) il 20 ottobre del 1780. La famiglia ne fa la figlia prediletta a causa della sua bellezza e della sua grazia, evidenti sin da quando è semplicemente una bambina. Paolina, il cui vero nome è in realtà Maria Paola, cresce così viziata e capricciosa, anche se lo stesso Napoleone, nel sottolineare questi difetti, ne nota contemporaneamente la tenacia e la forza nei momenti più difficili.

Paolina nasce in un periodo piuttosto turbolento per l'isola, vessata dalle lotte clandestine tra autonomisti e realisti. Nel 1793 alcuni patrioti corsi appiccano il fuoco alla residenza dei Bonaparte che sono costretti a rifugiarsi a Marsiglia, dove la famiglia arriva grazie all'appoggio di Napoleone.

Il rapporto tra i due è molto stretto al punto che Paolina accetta che il fratello le imponga di interrompere la sua relazione con il deputato della Convenzione Stanilas Fréron, di cui lei si dichiara perdutamente innamorata, anche dopo aver scoperto che l'uomo è già sposato e con tre figli. Napoleone le organizza così il matrimonio con un suo generale: Victor Emanuel Leclerc.

Ella segue il marito in tutti gli spostamenti lavoratovi: da Milano a Parigi, fino a Santo Domingo, dove l'uomo muore di colera nel 1802. Paolina torna a Parigi insieme al figlio avuto nel 1797 dal marito, il piccolo Dermide. E' sinceramente dispiaciuta per la morte del marito, ma allo stesso tempo comincia a covare una profonda inquietudine e insofferenza per le limitazioni imposte dalla vedovanza.

Grazie ad un complotto politico, ordito tra gli altri anche dal fratello Giuseppe, sposa il principe Camillo Borghese. Il matrimonio avviene con un rito segreto che fa infuriare Napoleone, in quanto avvenuto prima del termine del normale periodo di vedovanza. Egli, però, approva le nozze e raccomanda alla sorella di essere matura e giudiziosa.

Paolina, siamo nel 1803, segue il marito a Roma. Ma la vita della capitale non la rende felice. Scopre quasi subito che dietro l'apparente sfarzo della nobiltà romana si nasconde un forte perbenismo e uno stile di vita scandito da innumerevoli impegni religiosi. Più volte tenta di ritornare in Francia, chiedendo il permesso al fratello, che glielo nega sempre. Pur dando vita a queste lotte familiari intestine, Paolina tenta di fare il suo dovere e durante l'incoronazione imperiale sostiene bene la sua parte di membro della famiglia Bonaparte.

Dopo l'incoronazione segue il marito nominato governatore dei dipartimenti transalpini e si trasferisce a Torino nel 1808. La città però non le piace, Paolina la trova eccessivamente bigotta. Allo stesso tempo diventa sempre più insofferente nei confronti del legame matrimoniale al punto da partire in maniera definitiva dall'Italia. Da questo momento vivrà fra la sua casa di Neully vicino Parigi e Nizza.

Nonostante abbia dei titoli politici come quello ricevuto nel 1806 di Duchessa di Guastalla, è poco interessata alla vita politica del suo tempo. A differenza delle sue due sorelle che invece entrano a pieno titolo nella vita politica dell'epoca, Paolina ne rimane defilata. Se mai in lei c'è stato un desiderio di imporsi, ha riguardato unicamente questioni femminili e galanti.

Grazie alla statua scolpita da Canova, che la ritrae come una Venere vincitrice, si consolida sempre più la sua fama di donna galante. Contrariamente alla prassi dell'epoca, posa nuda per il grande scultore e a chi le chiede, forse con intento canzonatorio, come sia andata l'esperienza, lei risponde: "tutto bene, l'ambiente era ben riscaldato".

La sua sfrontatezza fa in modo che l'elenco degli uomini che le sono stati a fianco si allunghi sempre più. Tra questi ci sono il conte di Fourbin, il musicista Blangini, l'ufficiale Jules de Canouville e il grandissimo attore francese Talma.

A dispetto della sua fama di frivolezza, Paolina sfodera una enorme forza e caparbietà nello schierarsi accanto al fratello nei momenti di difficoltà: condivide, infatti, con l'amato Napoleone l'esilio sull'isola d'Elba, tenta persino di raggiungerlo a Sant'Elena e lo aiuterà sempre sia da un punto di vista morale che materiale.

Purtroppo la sua situazione peggiora, anche a causa di una salute sempre più cagionevole. Paolina tenta così di riavvicinarsi al marito che inizialmente la rifiuta, ma poi grazie anche alla mediazione dei cardinali Albani e Consalvi, le permette di vivere a Villa Sciarra, ribattezzata villa Paolina.

Intervalla il suo soggiorno romano con periodi di cura in Toscana, ai bagni di Lucca e Pisa, dove l'accompagna l'ultimo dei suoi amanti: il musicista Giovanni Pacini. Nel 1824 supplica nuovamente il marito di concederle il suo aiuto, e Camillo, nonostante sia uscito vincitore da un procedimento di annullamento presso la Sacra Rota, le apre le porte del suo palazzo fiorentino.

Paolina Bonaparte muore pochi mesi dopo a Villa Fabbricotti (Firenza) il 9 giugno del 1825, all'età di 44 anni.





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lampaDINA e lampaDario
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Enza ha scritto:

PAolina Bonaparte

Paolina Bonaparte nasce ad Ajaccio (Francia) il 20 ottobre del 1780. La famiglia ne fa la figlia prediletta a causa della sua bellezza e della sua grazia, evidenti sin da quando è semplicemente una bambina. Paolina, il cui vero nome è in realtà Maria Paola, cresce così viziata e capricciosa, anche se lo stesso Napoleone, nel sottolineare questi difetti, ne nota contemporaneamente la tenacia e la forza nei momenti più difficili.

Paolina nasce in un periodo piuttosto turbolento per l'isola, vessata dalle lotte clandestine tra autonomisti e realisti. Nel 1793 alcuni patrioti corsi appiccano il fuoco alla residenza dei Bonaparte che sono costretti a rifugiarsi a Marsiglia, dove la famiglia arriva grazie all'appoggio di Napoleone.

Il rapporto tra i due è molto stretto al punto che Paolina accetta che il fratello le imponga di interrompere la sua relazione con il deputato della Convenzione Stanilas Fréron, di cui lei si dichiara perdutamente innamorata, anche dopo aver scoperto che l'uomo è già sposato e con tre figli. Napoleone le organizza così il matrimonio con un suo generale: Victor Emanuel Leclerc.

Ella segue il marito in tutti gli spostamenti lavoratovi: da Milano a Parigi, fino a Santo Domingo, dove l'uomo muore di colera nel 1802. Paolina torna a Parigi insieme al figlio avuto nel 1797 dal marito, il piccolo Dermide. E' sinceramente dispiaciuta per la morte del marito, ma allo stesso tempo comincia a covare una profonda inquietudine e insofferenza per le limitazioni imposte dalla vedovanza.

Grazie ad un complotto politico, ordito tra gli altri anche dal fratello Giuseppe, sposa il principe Camillo Borghese. Il matrimonio avviene con un rito segreto che fa infuriare Napoleone, in quanto avvenuto prima del termine del normale periodo di vedovanza. Egli, però, approva le nozze e raccomanda alla sorella di essere matura e giudiziosa.

Paolina, siamo nel 1803, segue il marito a Roma. Ma la vita della capitale non la rende felice. Scopre quasi subito che dietro l'apparente sfarzo della nobiltà romana si nasconde un forte perbenismo e uno stile di vita scandito da innumerevoli impegni religiosi. Più volte tenta di ritornare in Francia, chiedendo il permesso al fratello, che glielo nega sempre. Pur dando vita a queste lotte familiari intestine, Paolina tenta di fare il suo dovere e durante l'incoronazione imperiale sostiene bene la sua parte di membro della famiglia Bonaparte.

Dopo l'incoronazione segue il marito nominato governatore dei dipartimenti transalpini e si trasferisce a Torino nel 1808. La città però non le piace, Paolina la trova eccessivamente bigotta. Allo stesso tempo diventa sempre più insofferente nei confronti del legame matrimoniale al punto da partire in maniera definitiva dall'Italia. Da questo momento vivrà fra la sua casa di Neully vicino Parigi e Nizza.

Nonostante abbia dei titoli politici come quello ricevuto nel 1806 di Duchessa di Guastalla, è poco interessata alla vita politica del suo tempo. A differenza delle sue due sorelle che invece entrano a pieno titolo nella vita politica dell'epoca, Paolina ne rimane defilata. Se mai in lei c'è stato un desiderio di imporsi, ha riguardato unicamente questioni femminili e galanti.

Grazie alla statua scolpita da Canova, che la ritrae come una Venere vincitrice, si consolida sempre più la sua fama di donna galante. Contrariamente alla prassi dell'epoca, posa nuda per il grande scultore e a chi le chiede, forse con intento canzonatorio, come sia andata l'esperienza, lei risponde: "tutto bene, l'ambiente era ben riscaldato".

La sua sfrontatezza fa in modo che l'elenco degli uomini che le sono stati a fianco si allunghi sempre più. Tra questi ci sono il conte di Fourbin, il musicista Blangini, l'ufficiale Jules de Canouville e il grandissimo attore francese Talma.

A dispetto della sua fama di frivolezza, Paolina sfodera una enorme forza e caparbietà nello schierarsi accanto al fratello nei momenti di difficoltà: condivide, infatti, con l'amato Napoleone l'esilio sull'isola d'Elba, tenta persino di raggiungerlo a Sant'Elena e lo aiuterà sempre sia da un punto di vista morale che materiale.

Purtroppo la sua situazione peggiora, anche a causa di una salute sempre più cagionevole. Paolina tenta così di riavvicinarsi al marito che inizialmente la rifiuta, ma poi grazie anche alla mediazione dei cardinali Albani e Consalvi, le permette di vivere a Villa Sciarra, ribattezzata villa Paolina.

Intervalla il suo soggiorno romano con periodi di cura in Toscana, ai bagni di Lucca e Pisa, dove l'accompagna l'ultimo dei suoi amanti: il musicista Giovanni Pacini. Nel 1824 supplica nuovamente il marito di concederle il suo aiuto, e Camillo, nonostante sia uscito vincitore da un procedimento di annullamento presso la Sacra Rota, le apre le porte del suo palazzo fiorentino.

Paolina Bonaparte muore pochi mesi dopo a Villa Fabbricotti (Firenza) il 9 giugno del 1825, all'età di 44 anni.





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PAltrinieri GRegorio
Gregorio Paltrinieri (Carpi, 5 settembre 1994) è un nuotatore italiano, specializzato negli 800 e nei 1500 metri stile libero.
Campione europeo dei 1500 metri a Debrecen nel 2012, campione europeo dei 1500 e degli 800 a Berlino nel 2014, nonché campione mondiale in vasca corta a Doha sulla distanza dei 1500 metri, ne detiene il record continentale.

Buona sera
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GRaziella CAmpagna


Graziella Campagna aveva solo diciassette anni quando fu ammazzata a Forte Campone, collina nei pressi della città di Messina. Nata il giorno 3 luglio 1968, lavorava come stiratrice in una lavanderia a Villafranca Tirrena. Guadagnava 150.000 lire al mese e con quel denaro contribuiva ad aiutare la propria famiglia, composta da padre, madre e sette tra fratelli e sorelle.

La sua giovane vita è stata stroncata la sera del 12 dicembre 1985: mentre attendeva l'autobus che l'avrebbe riportata a casa a Saponara, intorno alle ore 20:00 fu caricata sopra un'auto. Pioveva. Dopo pochi chilometri si ritrovava lungo una strada sterrata lontana dalle luci del paese.

In un prato, con indosso un giubbotto rosso, una maglia a righe, un paio di pantaloni neri e gli stivaletti, cinque colpi di un fucile a canne mozze la trucidarono frontalmente, da una distanza inferiore a due metri.

Inutile il suo tentativo di coprirsi con il braccio; dilaniati furono l'arto, il volto e lo stomaco. Nonostante fosse a terra un ultimo colpo alle testa la finì.

Fu una vera e propria esecuzione e nessuno sa perché quel delitto fu tanto violento, quali furono le domande alle quali venì sottoposta e nemmeno quanto durò l'agonia.

Il cadavere di Graziella sarebbe stato ritrovato due giorni dopo da un giovane medico. Insieme con la polizia arrivò Piero Campagna, il fratello carabiniere, per il riconoscimento formale. L'orologio giallo di Graziella era fermo alle 21:12, l'ora della morte.

Il medico legale si sarebbe accertato dell'assenza di violenze e percosse e dell'assenza di alcool e droghe.

Qualche giorno prima della sua morte, Graziella sul lavoro aveva estratto da una camicia sporca un'agendina di un boss mafioso. Tra le mani di Graziella passarono i segreti che nessuno doveva sapere.

Dopo 19 anni dal delitto la Corte di Assise di Messina condanna all'ergastolo due ex latitanti: Gerlando Alberti jr., nipote di Gerlando Alberti Sr., detto "U paccarè", boss della mafia siciliana, e Giovanni Sutera, già accusato di omicidio e tentata rapina. Insieme a loro, con l'accusa di favoreggiamento, sono state condannate a due anni la titolare della lavanderia e la collega di lavoro di Graziella Campagna: Franca Federico e Agata Cannistrà.

Quattro anni dopo, nel 1989, il giudice istruttore dispone il rinvio a giudizio nei confronti di due latitanti: Gerlandi Alberti jr e Giovanni Sutera. Nove giorni dopo la Corte d'Assise di Messina dichiara la nullità degli atti compresa l'ordinanza di rinvio a giudizio a causa di una mancata notifica agli imputati della comunicazione giudiziaria. Dopo che la Pubblica accusa avrebbe avanzato richiesta di proscioglimento, il 28 marzo 1990 viene dichiarato di non procedere nei confronti di Sutera e Alberti, perché non avrebbero commesso il fatto.

Sei anni più tardi, nel mese di febbraio del 1996 il programma tv di Raitre "Chi l'ha visto" rilancia il caso Campagna grazie a una lettera di una professoressa che chiedeva la riapertura delle indagini. La lettera ottiene l'effetto desiderato.

Dalle carceri italiane iniziano ad arrivare le testimonianze dei collaboratori di giustizia che accusano nuovamente gli ex latitanti Alberti e Sutera.

La Procura di Messina riapre il caso. Nel 1998, al termine delle indagini, vi sono sei rinvii a giudizio: Gerlandi e Sutera sono accusati di omicidio, Franca Federico (titolare della lavanderia dove Graziella lavorava), il marito Francesco Romano, la cognata Agata Cannistrà e il fratello Giuseppe Federico, accusati di favoreggiamento.

Sei anni dopo l'inizio del processo, alla fine del 2004, arriva la sentenza di condanna all'ergastolo per i due ex latitanti.

Il 29 luglio 2006 il Parlamento italiano approva con ampia maggioranza un provvedimento di indulto per i reati commessi fino al 2 maggio dello stesso anno. Il 4 novembre 2006 grazie all'indulto Gerlando Alberti jr. esce dal carcere dal carcere di Parma, dove sta scontando altre condanne (ma non l'ergastolo per l'omicidio di Graziella). L'ordinanza di custodia cautelare che avrebbe dovuto lasciare in carcere Sutera e Alberti almeno fino al processo d'appello era già stata annullata il 23 settembre 2006 per decorrenza dei termini. I giudici, a quasi due anni di distanza dal verdetto e ventuno dall'assassinio di Graziella, non avevano ancora depositato le motivazioni della sentenza.

La storia di Graziella Campagna (ci sarà anche una fiction televisiva nel 2008 a raccontarla) è un triste tassello della cronaca nera nazionale e un chiaro indicatore dei limiti della macchina giudiziara italiana.



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lampaDINA e lampaDario
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china46 ha scritto:

PAltrinieri GRegorio
Gregorio Paltrinieri (Carpi, 5 settembre 1994) è un nuotatore italiano, specializzato negli 800 e nei 1500 metri stile libero.
Campione europeo dei 1500 metri a Debrecen nel 2012, campione europeo dei 1500 e degli 800 a Berlino nel 2014, nonché campione mondiale in vasca corta a Doha sulla distanza dei 1500 metri, ne detiene il record continentale.

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Dina & Dario
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lampaDINA e lampaDario ha scritto:

china46 ha scritto:

PAltrinieri GRegorio
Gregorio Paltrinieri (Carpi, 5 settembre 1994) è un nuotatore italiano, specializzato negli 800 e nei 1500 metri stile libero.
Campione europeo dei 1500 metri a Debrecen nel 2012, campione europeo dei 1500 e degli 800 a Berlino nel 2014, nonché campione mondiale in vasca corta a Doha sulla distanza dei 1500 metri, ne detiene il record continentale.

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PAul Mazursky
(CA)



Paul Mazursky,
nato Irwin Mazursky
New York, 25 aprile 1930
– Los Angeles, 30 giugno 2014
è stato un regista, sceneggiatore, attore
e produttore cinematografico
ebreo statunitense,
quattro volte candidato all'Oscar.


Biografia

Mazursky è nato a Brooklyn (New York) il 25 aprile 1930
da una famiglia ebraica di remote origini ucraine da parte paterna.
Il padre, David Mazursky, era un operaio e la madre, Jean Gerson,
una pianista che suonava per le classi di danza classica.
E' stato uno degli artisti della "scuola di New York",
il suo periodo più felice si concentra fra gli anni Ottanta e Novanta.
Fra i suoi ultimi lavori, la regia di Coast to coast (2003),
Winchell (1998), Infedeli per sempre (1996).
Come attore aveva partecipato a una stagione della serie tv
I Soprano (nel 2000-2001), al film Pazzi in Alabama (1999)
diretto da Antonio Banderas.
Era sposato dal 1953 con l'attrice Betsy Purdy e aveva una figlia, Meg.

Mr. Paul Mazursky inizia a lavorare come attore di teatro e tv all'inizio
degli anni Cinquanta, dopo essersi diplomato in Letteratura al Brooklyn College.
Partecipa anche a lavori come Fear and desire di Stanley Kubrick del
'53 e a Il seme della violenza diretto da Richard Brooks nel 1955.
Alla fine degli anni Cinquanta si trasferisce a Los Angeles,
dove lavora come attore e autore di cabaret e per la televisione
(è anche in tre episodi del celebre Ai confini della realtà).
Nel 1962 gira un cortometraggio, Last year at Malibu, parodia di
L'année dernière à Marienbad di Alan Resnais,
che viene ben accolto dalla critica, un risultato che lo convince
a tentare con il grande schermo.
Il suo debutto dietro la macchina da presa è con
Bob and Carol and Ted and Alice,
del 1969, che riceve una nomination all'Oscar per il soggetto e la sceneggiatura.
Non ottiene lo stesso risultato, invece, Alix in wonderland del 1970,
con Donald Sutherland


Buon Sabato
sera

Dina & Dario
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dany61
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CArmen María MOrales de las Heras, in arte Carmen Morales (Madrid, 12 dicembre 1970), è una cantante e attrice spagnola
È la maggiore dei tre figli del cantante Antonio Morales "Junior" e dell'attrice e cantante Rocío Dúrcal. Lola Flores e Luis Sanz furono i suoi padrini al battesimo, e di fatto, il nome Dolores le venne dato da Lola Flores, che durante il battesimo stesso disse: "Questa bimba deve avere il mio nome". Carmen e Maria invece le vengono dai nonni materni e paterni, mentre Guadalupe dalla Vergine di Guadalupe in Messico.

Sua sorella Shaila Dúrcal è una cantante, diventata molto famosa sia in America latina che in Spagna, posizionandosi al primo posto delle classifiche svariate volte. Sin da piccola ha mostrato grandi doti artistiche, di cui un esempio furono gli anni anni ottanta, quando formó assieme a suo fratello il baby gruppo Antonio e Carmen, con i singoli "Sopa de Amor" e "Entre cocodrilos".

Nel 1996 ebbe un figlio, di nome Christian, con l'impresario Óscar Lozano. Il 30 aprile del 2011 si sposó con Luis Guerra in San Juan Bautiste (Ibiza).
Nel 1988, sotto la direzione di Joey Romero, realizzó il suo primo film: "Savage Justice". Nel 2001, diretta da Carlos Gil realizzó il suo secondo film, chiamato "School Killer". Nel 2003 sotto la direzione di Antonio Giménez-Rico e con la colaborazione di Santiago Ramos, Mariola Fuentes, Juan Jesús Valverde, Iñaki Miramón, José Sazatornil, realizzó il suo terzo e ultimo film, "Hotel Danubio".
ra il 1998 e il 2000 realizzó la sua prima serie televisiva Al salir de clase andata in onda su Telecinco, che le diede un grande stimolo professionale. Condivise la gavetta con attori del calibro di Hugo Silva, Miguel Ángel Muñoz, Elsa Pataky e Rodolfo Sancho. Solo un anno dopo, nel 2001 per TVE 1, realizzó insieme a Lina Morgan la serie Academia de Baile de Gloria, con la collaborazione di Jesús Olmedo e Norma Duval. Due anni dopo per Antena 3 realizzó invece la sua terza serie televisiva El Pantano, con la collaborazione di Natalia Verbeke e Emma Suárez. Nel 2008, per Telemadrid creó la serie Dos de Mayo: libertad de una nación. Un anno dopo realizzó la serie Un golpe de suerte insieme a Toni Cantó. Pochi mesi dopo Carmen ideó un capitolo speciale di Amar en Tiempos Revueltos: ¿Quién mató a Hipólito Roldán?, e nel 2010 la telenovela intera Amar en tiempos revueltos, insieme a Marina San José e Pep Munné.
lla fine del 2010, durante l'uscita del disco omaggio a Rocío Dúrcal, "Una estrella en el cielo", Carmen María diede voce a sua madre, non solo nel documentario sulla sua vita, della quale si sente molto orgogliosa, ma anche nella canzone "Hasta Que Vuelvas" del disco, nella quale canta insieme a lei. In questo album compaiono anche artisti come Shaila Dúrcal, Sergio Dalma, Juan Gabriel, Julio Iglesias, Joaquín Sabina... e persino Junior, il marito di Rocío

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Enza
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MOni Ovadia

• (Salomone) Plovdiv (Bulgaria) 16 aprile 1946. Attore. Saltimbanco. Nel 2007 in teatro con La bella utopia, Es iz Amerike! (“Cosa ci vuoi fare, è l’America” sul ruolo degli ebrei negli Usa), Le storie del signor Keuner di Brecht con Roberto Andò. Concerto con Isabelle Huppert al Mittelfest 2007 (di cui è stato direttore dal 2003 al 2008), dove ha cantato la Marsigliese. In libreria con Lavoratori di tutto il mondo, ridete (Einaudi 2007). Voce narrante - con Fo e Lella Costa - di Zero, film sull’11 settembre. «Preferisco la definizione di teatrante. Qualcuno che attraverso il teatro, che è un piccolo sacrario laico dell’essere umano, compie un percorso attraverso le emozioni e le strutture del sentimento». Del 2013 è il progetto Benvenuti nel ghetto, un album musicale portato in scena in compagnia degli Stormy Six. Si tratta della rievocazione del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti, la rivolta degli ebrei del ghetto di Varsavia, i “subumani senza onore”, che in inferiorità militare e in totale isolamento tra l’aprile e il maggio del 1943 si ribellarono alla loro condizione di vittime designate della persecuzione razzista e del genocidio.
• Famiglia ebraica, secondo di due fratelli, trasferitosi a Milano si laureò in Scienze politiche. Nell’84 iniziò a collaborare con personaggi come Pier’Alli, Tadeusz Kantor, Franco Parenti. Nell’87 con Mara Cantoni creò Dalla sabbia - Dal tempo, primo esempio di teatro musicale. Nel 1990 fondò la Theater Orchestra. Nel 1993 si impose al grande pubblico con Oylem Goylem.
• «Artista, ebreo della diaspora, cantore della cultura yiddish, ma anche cronista, scrittore, musicista, teologo, aedo» (Rita Sala), «difficilmente etichettabile, amato dal pubblico per l’appassionato recupero della tradizione popolare ebraica dell’Europa dell’Est e della musica kletzmer. Barba folta e capelli bianchi, zuccotto in testa, la figura possente e l’espressione serafica di chi ne ha viste di cotte e di crude» (Paola Zonca).
• «Io ho vinto una mia piccola sfida: riempire i teatri con spettacoli ispirati alla cultura yiddish. Sulla carta io dovevo recitare per sedie quasi vuote e un pubblico ultrasettantenne e invece ho avuto fiducia e sono stato ricambiato. Una cultura di anima e di esilio è universale, anche se appartiene a un piccolo popolo. Nei miei spettacoli uso sovente l’yiddish, il russo, il polacco, molti si lamentano ma poi tornano a vedermi».
• Nell’estate del 2010 è stato vittima «Di un tentativo di truffa alla Totò e Peppino». E’ il giugno del 2010 quando riceve una telefonata da uno sconosciuto che gli chiede diecimila euro per non pubblicare delle foto che lo ritraggono in atteggiamenti intimi con la moglie. Pur sorpreso dalla minaccia, l’attore replica che lui nella sua intimità fa quello che vuole. Scopre in seguito che dal suo ufficio di Milano è scomparsa una scheda di memoria che conteneva anche quelle fotografie. Il “teatrino” prosegue per due mesi, durante i quali le voci dei ricattatori vengono registrate e, alla fine, identificate: ad architettare l’estorsione furono tre collaboratori del suo staff.
• In seguito all’esternazione berlusconiana nel Giorno della Memoria dei “figli che dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler”, nel 2013 ha abbandonato la Comunità ebraica di Milano, da lui accusata di essere troppo accondiscendente con il governo Netanyahu «Non voglio più stare in un posto che si chiama comunità ebraica ma è l’ufficio propaganda di un governo. Sono contro quelli che vogliono “israelianizzare” l’ebraismo. Ho deciso di lasciare» (a Sivia Truzzi) [Fat 5/11/2013].
• «Ovadia è un caso di “emiplegia intellettuale”, come lo definì Jorge Semprún, qualcosa di più della malafede. Ovadia si è fatto portavoce e bandiera di un umore anti israeliano profondo. Un sentimento mascherato bene: nella kippà che indossa, nella capacità magnetica sul pubblico, nella dimensione affabulatoria, nel maquillage antifascista e umanitarista. E’ un uomo di pace, Ovadia, che crede che l’uomo sia un progetto etico (per questo la sua rubrica sull’Unità si chiamava “Mala Tempora”, per questo si accompagna ai corifei del dottor Gino Strada). La vocazione dell’avventura sionista non è mai stata unanime all’interno dell’ebraismo. Ma i modelli che Ovadia offre servono solo a esaltare la campagna di delegittimazione contro Israele. (…) Ovadia non rinnega l’ebraismo, lo celebra come qualcosa che ha a che fare esclusivamente con la tolleranza, con l’esilio. Sono gli “ebrei migliori”, distinti dalla massa di israeliani, possessori di una saggezza cosmopolita, liberale, umanistica, quindi davvero ebraica. Più loro attaccano altri ebrei, più dimostrano di non esserlo più. Nulla dalle parole di Ovadia lascia trapelare orgoglio per come la costruzione del monoteismo giudaico abbia partorito democrazia e diritti umani in occidente. (…) Nell’eloquio di Ovadia non c’è alcuna traccia di generosità verso un paese che respira fra la vita e la morte restando una grandissima democrazia» (Giulio Meotti) [Fog 9/11/2013].
• Membro della Costituente del Pd (all’occorrenza in piazza con la sinistra radicale). Alle elezioni politiche del 2013 dichiarò di aver votato per Rivoluzione Civile, la lista capeggiata da Antonio Ingoia. Alle europee 2014 si è candidato per L’Altra Europa per Tsipras. Eletto, ha rinunciato al seggio a favore del giornalista Curzio Maltese.
• Nel 2007 l’Università di Pavia gli ha conferito la laurea ad honorem in Lettere.
• Vive in Liguria.
• Il suo cane si chiama Gandhi. Si dichiara agnostico.





SA


buona domenica

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china46
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SAbrina Salerno (Genova, 15 marzo 1968) è una cantante, showgirl e attrice italiana.
Scoperta da Claudio Cecchetto, è divenuta celebre negli anni ottanta come cantante ottenendo un grande successo in tutta Europa. Prima ancora ha mosso i primi passi con la partecipazione ad alcuni spettacoli televisivi Italiani. In veste di cantante ha avuto successo soprattutto grazie agli album Sabrina, Super e Over The Pop e ai singoli di genere Italo disco come Sexy Girl e Boys (Summertime Love): quest'ultimo raggiunse la terza posizione della classifica britannica, traguardo tagliato per prima volta da un'artista italiana.
Dopo aver suscitato interesse anche grazie alle sue misure da Pin-up ed essendo divenuta una delle icone sexy degli anni ottanta, ha proseguito la sua carriera incidendo diversi album, partecipando ad alcuni film e ad altrettanti spettacoli teatrali e televisivi.
Ad oggi ha venduto 20 milioni di dischi[1] e vinto un World Music Award[2], e risulta essere una tra gli artisti italiani ad aver venduto maggiormente all'estero.



LU
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dany61
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LUkas JOsef Podolski, nato #321;ukasz Podolski (pron. #712;lukas po#712;dolski; Gliwice, 4 giugno 1985), è un calciatore polacco naturalizzato tedesco,[1] attaccante dell'Inter, in prestito dall'Arsenal, e della Nazionale tedesca, con cui si è laureato campione del mondo nel 2014.

Con la Nazionale tedesca ha partecipato a tre Mondiali, nel 2006, nel 2010 e nel 2014, classificandosi le prime due volte terzo e poi campione. È stato premiato come miglior giovane nell'edizione del 2006, con tre reti all'attivo, alle quali si aggiungono due nel 2010. Ha disputato tre Europei, nel 2004, nel 2008 (classificandosi al secondo posto) e nel 2012. Nel 2005 ha partecipato anche alla Confederations Cup.

Ha giocato in Germania con Colonia, Bayern Monaco e di nuovo col Colonia. Dal 1º luglio 2012 cambia campionato, trasferendosi in Premier League coi colori dell'Arsenal. Detiene il record di aver segnato il gol più veloce dal fischio d'inizio nella nazionale tedesca, in soli 6 secondi, ottenuto il 29 aprile 2013 durante un'amichevole contro l'Ecuador

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Enza
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JOhn Belushi

John Adam Belushi nasce il 24 gennaio 1949 a Chicago, Illinois (Usa). Figlio di Adam Belushi, ristoratore, immigrato albanese, John Belushi è un attore simbolo dell'eccesso. La sua breve vita è stata spericolata, all'insegna di notti vagabonde, passata attraverso crisi depressive e fasi di esaltazione; passando poi per l'utilizzo di pesanti droghe per cercare sempre il massimo della condizione. Anche il fratello James Belushi intraprenderà la carriera di attore divenendo uno dei volti noti di Hollywood, tuttavia rimarrà sempre in ombra rispetto a John.

Fin da ragazzo John Belushi coltiva tre passioni: il baseball, il teatro e il rock 'n' roll. Ai tempi della scuola John Belushi è uno studente modello; si diploma nel 1967 presso la Wheaton Central High School, della cui squadra di football è capitano. E' questo il periodo in cui conosce e si innamora di Judith Jacklin, sua futura sposa. Frequenta per un anno l'università del Wisconsin, poi abbandona. Passa al College di Dupage dove consegue una sorta di laurea breve in discipline artistiche.

La sua carriera inizia a soli 22 anni quando dopo un provino viene reclutato dalla "Second City Comedy", storica compagnia di Chicago dedita agli sketch improvvisati. In questi anni John Belushi conosce a Toronto Dan Aykroyd, con il quale instaura un solido rapporto lavorativo, oltre a una profonda amicizia.

Nel 1975 la NBC dà vita ad una delle trasmissioni destinate a rivoluzionare la televisione americana: "Saturday Night Live". Dopo essersi fatto conoscere per la sua comicità demenziale in spettacoli teatrali prima, e alla radio poi, John Belushi viene reclutato nel cast di "Saturday Night Live", e la sua popolarità si impenna. Sullo stesso palco si alternano rockstar, attori e comici in un clima informale. Belushi aggiorna di puntata in puntata il suo repertorio di personaggi. La sera del 22 aprile 1978 John Belushi e Dan Aykroyd si presentano davanti alla telecamera nei panni di Joliet Jake ed Elwood, con abito e cravatta neri, occhiali da sole e cappello modello "fedora": cantano un pezzo blues accompagnandolo con frenetici balletti e capriole. Sarebbe stato il preludio del fenomeno mondiale "Blues Brothers".

Nella sua carriera cinematografica sono cinque i film a cui il suo nome è rimasto legato da un doppio filo; due di questi sono divenuti vero e proprio culto: "Animal House" (1978) e "The Blues Brothers" (1980), entrambi diretti da John Landis. Nel primo John Belushi interpreta la parte del repellente Bluto Blutarski, capo di una banda di goliardi, nel secondo è Jake, ex galeotto, con il cui fratello Elwood (Dan Aykroyd) si dedica al blues e alla beneficenza ("in missione per conto di Dio"); a contibuire a rendere leggenda quest'ultimo film sono le partecipazioni di mostri sacri del genere musicale quali James Brown, Ray Charles, Aretha Franklin e John Lee Hooker.

Negli altri tre film John Belushi non veste quelle sue maschere-icona per le quali è ricordato. In questi film interpreta ruoli più terreni: in "1941: allarme a Hollywood" (1979) di Steven Spielberg è un pilota, in "Chiamami aquila" (1981) di Michael Apted, veste i panni di un giornalista di Chicago innamorato di una ornitologa, e infine in "I vicini di casa" (1981) di John Avildsen, interpreta un paranoico teso alla difesa della sua privacy.

L'attore muore a soli 33 anni. La mattina del 5 marzo 1982 John Belushi viene ritrovato in un bungalow di un complesso alberghiero. Già in cattive condizioni fisiche dovute all'obesità e all'eccesso di alcool, la morte è sopraggiunta a causa di un'iniezione letale di cocaina ed eroina.

La sua salma riposa all'"Abel's Hill Cemetery" a Martha's Vineyard, nel Massachusetts.





SI



buona serata

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china46
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SIgismund Fortuné FRançois Thalberg (Ginevra, 8 gennaio 1812 – Napoli, 27 aprile 1871) è stato un pianista e compositore austriaco.
Allievo di Ignaz Moscheles, Friedrich Kalkbrenner e Johann Nepomuk Hummel, tra i primi innovatori della tecnica pianistica del cosiddetto "Biedermeierzeit", che fecero del virtuosismo parossistico la ragione e l'essenza del loro suonare, si colloca in un contesto storico e musicale che lo vide gareggiare con Franz Liszt.
Famoso per le sue trascrizioni brillanti di temi d'opera (soprattutto rossiniani), spesso caricate di effetti strabilianti, di grande effetto e tra i più teatrali e meglio riusciti della storia del loro genere, Thalberg è anche autore di composizioni originali come la Sonata in do minore, la Tarantella, lo Scherzo in do diesis minore, il Capriccio, le Variazioni e il Concerto per pianoforte e orchestra in fa minore op. 5 con cui quattordicenne debuttò.


Modificato da - china46 in data 15/02/2015 21:52:04
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dany61
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FRanco Grillini (Pianoro, 14 marzo 1955) è un politico italiano. È presidente onorario dell'Arcigay.

Nato a Pianoro, in provincia di Bologna il 14 marzo del 1955, si laurea all'Università di Bologna in Pedagogia nel 1979 e diventa successivamente giornalista.

È stato presidente nazionale di Arcigay dal 1987 al 1998 e dal 2001 al 2008 è stato parlamentare alla Camera dei deputati italiana.
Impegnato politicamente dall'età di 15 anni, Grillini è protagonista del movimento studentesco bolognese negli anni settanta fino ad assumere l'incarico di responsabile nazionale studenti medi del Partito di Unità Proletaria, di cui è stato anche segretario organizzativo per la federazione di Bologna.

Nel 1985 è candidato a Bologna nelle liste del Partito Comunista Italiano per la Provincia; nel 1987 è candidato alle elezioni politiche dove ottiene circa cinquemila voti di preferenza. Nel 1990 è eletto in Consiglio provinciale a Bologna dove è stato rieletto nel 1995 e nel 1999, ricoprendo l'incarico di presidente della Commissione Consiliare "Istruzione, Sanità, Politiche Sociali, Lavoro, Università, Relazioni Sindacali".

Nel 1992 è candidato alle politiche; nel 1994 è candidato alle Europee nelle liste del PDS per la circoscrizione del nord-est, raccogliendo ventunomila voti di preferenza, di cui novemila a Bologna. È eletto alla Camera dei deputati il 13 maggio 2001 con il sistema proporzionale nella circoscrizione XI (Emilia-Romagna) nella lista dei Democratici di Sinistra.

Nel corso della XIV legislatura è stato componente della Commissione Giustizia II. Ha presentato 18 proposte di legge ed è cofirmatario di 234. Otto, tra queste ultime, sono diventate leggi dello Stato. Nel corso della legislatura ha presentato 27 interrogazioni parlamentari, 10 interpellanze, una mozione e 25 ordini del giorno. Numerose interpellanze e interrogazioni sono relative alla comunità gay e lesbica italiana e al problema Aids. Si colloca tra i parlamentari più assidui alla Camera dei deputati con 21.727 presenze in aula, è intervenuto nel dibattito parlamentare 93 volte.

È protagonista in primo piano della battaglia contro la legge Giovanardi contro le discoteche, legge che poi viene ritirata, e dal 1º luglio 2004 attraverso il gruppo Ds, riesce ad iscrivere all'ordine del giorno della Camera, in Commissione Giustizia, la proposta di legge sul Pacs (Disciplina del patto civile di solidarietà e delle unioni di fatto (3296)), il "Patto Civile di Solidarietà".

Il bilancio della sua attività parlamentare è online qui. Alle elezioni politiche del 9 aprile 2006 è stato riconfermato deputato. Sostenitore della mozione Angius-Zani al IV congresso dei Ds, ha lasciato il partito il 12 maggio 2007 ed ha aderito a Sinistra Democratica il 2 ottobre 2007 ha annunciato il passaggio al Gruppo Misto. Nel settembre 2007 lascia Sinistra Democratica per aderire alla costituente[1][2] per il Partito Socialista. Nella primavera 2008 è stato candidato a sindaco di Roma, ottenendo 13.620 voti pari allo 0.81%[3], appoggiato dal nascente Partito Socialista[4].

Nel 2009 ha lasciato il Ps per aderire all'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro[5].

Si candida in Emilia-Romagna alle elezioni regionali del marzo 2010 come capolista dell'Italia dei Valori, che appoggia il candidato presidente Vasco Errani del Partito Democratico. Viene eletto consigliere regionale con il massimo delle preferenze nella sua lista.

Nel novembre 2012 lascia l'Italia dei Valori a causa della contestata decisione dei vertici del partito di lasciare la coalizione del centrosinistra, e aderisce al movimento Diritti e Libertà,[6] Lascia poco dopo non condividendo la scelta del movimento di confluire nell'alleanza elettorale Centro Democratico.

Militanza omosessuale
Padova, 2002
La militanza omosessuale di Franco Grillini ha avuto inizio nel 1982 con l'inaugurazione della sede del circolo di cultura omosessuale “28 giugno”: il Cassero di Porta Saragozza. Nel 1985 fonda, insieme ad altri, Arcigay Nazionale (di cui è l'ideatore) diventando prima segretario e poi presidente (al congresso di Rimini, dicembre 1987). Nel programma da lui elaborato e approvato dall'associazione ci sono la costruzione della rete nazionale dei “Consultori autogestiti” per la salute delle lesbiche e degli omosessuali e la proposta di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.

Nel 1987 fonda con altri la LILA, "Lega italiana per la lotta contro l'AIDS". Nel maggio 1997 è ideatore e fondatore della LIFF, Lega Italiana delle Famiglie di Fatto. Nella sua qualità di giornalista dà vita nel 1989 alla rivista CON/TATTO, di cui era direttore responsabile, e collabora a numerosi giornali e periodici.

Il 29 maggio 1998 su Internet apre il quotidiano telematico N.O.I., "Notizie Omosessuali Italiane" che, come primo impegno, dà il resoconto del nono Congresso Arcigay in diretta. Nel 2004 NOI si trasforma in Gaynews.it, una sorta di agenzia di stampa a tematica LGBT.

Al congresso nazionale di Arcigay (Roma, 5-6-7 giugno 1998) è stato designato alla Presidenza onoraria dell'associazione, riconfermata nel 2002 al congresso di Riccione e nel 2007 a quello di Milano, carica che ricopre insieme a Sergio Lo Giudice

GA

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china46
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GAbrielle ANwar( Laleham, 4 febbraio 1970) è un'attrice britannica.

È nata nel Middlesex, figlia di Shirley, attrice, e Tariq Anwar, un montatore cinematografico nato in India. Ha avuto una lunga relazione con l'attore Craig Sheffer, dalla cui unione è nata una figlia, Willow. In seguito, ha avuto un altro figlio dall'ex marito John Verea.

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Enza
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ANatolij Karpov

Anatolij Evgenevic Karpov è nato il 23 maggio 1951 a Zlatoust, una piccola cittadina sperduta sui monti Urali. Poco dopo la sua nascita l'intera famiglia si trasferisce a Mosca. Causa del trasferimento, gli studi del padre, desideroso di conseguire il diploma di ingegnere meccanico. Anatolij, chiamato anche affettuosamente "Tolja", è cosí gracile che i medici temono per la sua stessa sopravvivenza. Un aspetto questo decisamente sorprendente, se si considerano le prove di resistenza e di tenacia che saprà sfoderare in occasione dei campionati scacchistici che lo hanno visto protagonista.

Ad ogni modo, è proprio il padre che gli insegna il gioco degli scacchi in età assai precoce. Il brav'uomo non ha certo l'intenzione di farne un campione, ma desidera solo passare qualche ora insieme al figlio dopo lo stancante lavoro in miniera. Purtroppo, "Tolja" è continuamente affetto dalle più svariate malattie ed è costretto a passare lunghi periodi a letto, tralasciando gli scacchi e ogni altra fonte di divertimento. Da giovane, comunque, era uno studente modello. Ancora oggi, nella scuola media da lui frequentata, il suo banco viene riservato ai primi della classe.

Fattosi un po' più maturo, le sue doti di giocatore non sfuggono a chi lo circonda. Sono proprio gli amici più grandi di lui, infatti, a indurlo ad iscriversi alla sezione scacchistica dello stabilimento metallurgico del padre, dove ben presto conquista la terza categoria. Liquidate in fretta la seconda e la prima categoria conquista il titolo di candidato maestro a dodici anni non ancora compiuti, un record che non era riuscito neppure al pur precoce Boris Spasskij. Grazie a questo "exploit" la sua fama si estende ben presto oltre i confini della provincia di appartenenza e, alla fine del 1963, viene selezionato per seguire i corsi di Michail Botvinnik. Costui era il campione del mondo dal 1948 ma in quel periodo stava meditando di ritirarsi dalle competizioni internazionali per seguire la strada della didattica. Botvinnik, portatore di enorme sapienza e capacità, stanco però della dimensione agonistica, desiderava trasmettere alle nuove leve i trucchi e le conoscenze acquisite in tanti anni di pratica scacchistica.

Karpov quindi ha modo di venire in contatto col grande maestro in un momento propizio per entrambi. L'uno aveva bisogno di nuova linfa vitale mentre l'altro era assetato di nuove conoscenze, una spugna in grado di assorbire celermente tutti gli insegnamenti per farli suoi in maniera personale.

Agli inizi, tuttavia, il giovane allievo non desta grande impressione nelle partite simultanee di allenamento, e anche nella soluzione di studi e problemi scacchistici era piuttosto mediocre. Negli anni seguenti però il gioco di Karpov comincia ad assumere dei contorni più precisi, grazie anche allo studio delle partite di Capablanca. Il suo stile di gioco si caratterizza per una certa semplicità ma si rivela ad ogni modo assai efficace, coniugando tutto ciò con un carattere maturo e una forte determinazione agonistica.

Nel 1966 diventa Maestro e l'anno dopo, in Cecoslovacchia, vince il suo primo torneo internazionale. Fra l'altro, le circostanze che lo portano a quel torneo sono abbastanza comiche. La federazione scacchistica sovietica, infatti, lo invia al torneo nella persuasione si tratti di un torneo giovanile...

Il seguito è una serie ininterrotta di successi: campione europeo dei giovani nel 1968, campione del mondo dei giovani nel 1969 e infine grande maestro nel l970. In questo periodo lo segue da vicino uno dei più famosi grandi maestri russi del dopoguerra, Semjon Furman che resterà suo amico e allenatore fino alla prematura scomparsa verso la metà degli anni '70.

Il 1971 e 1972 sono gli anni del trionfo di Fischer che vince il campionato mondiale sbaragliando (fra cui il fortissimo Spasskij). Per i russi è una doccia fredda, e quando cominciarono a guardarsi intorno per trovare una risposta all'enigma di come riportare in patria il titolo trovano solo Karpov. Ha un gioco che ancora non convince pienamente ma i risultati conseguiti segnalano un costante progresso. Intanto si laurea in economia politica a Leningrado e si trasferisce poi a Mosca (qui, nel 1980, si è sposato ed ha avuto un figlio, ma al matrimonio è seguita dopo circa due anni la separazione). Il 1973 è l'anno in cui ha occasione di dimostrare finalmente e fino in fondo tutte le sue qualità. Quello è l'anno del torneo internazionale di Leningrado, un appuntamento di altissimo livello, fondamentale per poter accedere alla qualificazione del mondiale previsto per il 1975. Chi pensava che Karpov fosse preoccupato, ancora non conosceva il carattere di ferro dell'ancor giovane campione. Dopo un'iniziale e comprensibile titubanza (e forte di una prima vincita importante), dichiara: "Cattivo quel soldato che non sogna di diventare generale ".

Buon profeta di se stesso, nel corso del torneo elimina tutti i fortissimi candidati, il che significa trovarsi faccia a faccia con l'imprevedibile genio di questo seducente gioco: l'americano Bobby Fischer. In realtà Fischer soffriva di numerosi disturbi della personalità ed era ben poco intenzionato a ritornare sulle scene. Il suo atteggiamento diventa quindi incomprensibile fino alla proposta di regole per il match talmente bizzarre che la FIDE, l'associazione scacchistica internazionale, non può prendere in considerazione. E' così che Karpov viene dichiarato nuovo campione del mondo per forfait dell'avversario. L'incoronazione avviene a Mosca il 24 aprile 1975 con una solenne cerimonia, proprio nella Sala delle Colonne dove dieci anni più tardi Karpov vivrà il momento più critico di tutta la sua carriera.

Naturalmente, un vittoria simile non può che trascinarsi dietro e scatenare una selva di critiche incontrollate. C'è chi arriva persino a dire che il titolo è immeritato e che Karpov non è un vero campione, malgrado gli esaltanti successi ottenuti in precedenza. E Anatolij risponderà alle critiche con i fatti, vincendo nell'ultimo decennio più tornei internazionali di qualsiasi grande maestro del passato. I numeri parlano da soli: Karpov ha partecipato a 32 tornei internazionali vincendone 22 e risultando 5 volte primo a pari merito e realizzando 2 quarti posti ex æquo.

Ritiratosi dalle scene, oggi si limita ad insegnare gli scacchi alle nuove leve. In passato, invece, Karpov è stato membro del Comitato Centrale del Komsomol (gioventù-comunista-leninista dell'unione Sovierica) e direttore del diffuso periodico scacchistico russo "64".





AL

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dany61
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ALbert Divo (Parigi, 24 gennaio 1895 – Villars-sur-Ollon, 19 settembre 1966) è stato un pilota automobilistico francese.
La carriera di Divo ad alti livelli iniziò nel 1922, con la partecipazione alla gara di durata dell'International Tourist Trophy, sul circuito dell'Isola di Man. L'anno successivo arrivò la prima vittoria importante, al Gran Premio di Penya Rhin, guidando una Sunbeam sul circuito di Sitges-Terramar. Nel 1924, al volante di una Delage, si piazzò secondo, dietro Giuseppe Campari, al Gran Premio di Francia a Lione. Nel 1925 lo vinse, dopo essere subentrato a Robert Benoist, e si aggiudicò anche il Gran Premio di San Sebastián, in coppia con André Morel. A queste affermazioni seguirono un terzo posto nel Gran Premio di Gran Bretagna del 1927, svoltosi sul circuito di Brooklands, e due vittorie consecutive alla Targa Florio (1928-1929).

A fine carriera, Divo fu tra i fondatori del Club International des Anciens Pilotes de Grand Prix F1, creato nel 1962 a Villars-sur-Ollon, in Svizzera. Divo morì proprio a Villars, e fu sepolto nel cimitero di Morsang-sur-Orge.

BE

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BEnazir Bhutto

Benazir Bhutto nasce a Karachi (Pakistan) il 21 giugno 1953. Il padre è Zulfiqar Ali Bhutto, Primo Ministro del Pakistan dal 1971 al 1973, mentre la madre è Begum Nussram Bhutto di origine curdo-iraniana. Benazir ha un nonno celebre, Shaw Nawaz Bhutto, che è stato uno degli esponenti principali del movimento indipendentista pakistano. Dopo aver studiato in Pakistan, la giovane parte per gli Stati Uniti, iscrivendosi nella facoltà di Scienze politiche a Harvard. Nel 1973, in seguito a brillanti studi, ottiene la laurea.

Poco tempo dopo Benazir Bhutto si trasferisce ad Oxford, studiando economia, filosofia e politica. Finiti gli studi universitari, la giovane ritorna in Pakistan, svolgendo l'attività di assistente del padre, il quale è alla guida del Paese. In questi anni Benazir assiste ai drammatici eventi che si susseguono all'interno del suo Paese, infatti, dopo avere stretto una buona amicizia con gli Stati Uniti guidati dal Presidente John Kennedy e riscosso un grande successo popolare per le sue politiche di matrice socialista, il Primo Ministro Zulfiqar Ali Bhutto viene deposto dalla carica politica in seguito a un colpo di stato militare giudato dal generale pakistano Zia ul Haq.

Il 1979 è un anno difficile per la famiglia Bhutto, poiché sotto la dittatura militare Zulfiqar Ali Bhutto viene giustiziato, dopo essere stato condannato a morte. In questo periodo, Benazir Bhutto è costretta agli arresti domiciliari. Nel 1984 la donna torna in Inghilterra, dopo avere avuto il permesso dal regime dittatoriale pakistano. Nel Regno Unito, Benazir si impegna in politica con il Partito del Popolo Pakistano che opera al di fuori dei confini nazionali. Nel 1985 la leader pakistana subisce la perdita del fratello Shanawaz, morto in circostanze sospette a Cannes. Il 17 agosto 1988 muore Muhammad Zia ul Haq e il 16 novembre si tengono le elezioni in Pakistan che decretano la vittoria del Partito Popolare Pakistano con la maggioranza relativa dei voti presso l'Assemblea Nazionale.

Il 2 dicembre 1988, alla giovane età di trentacinque anni, Benazir ricopre la carica di Primo Ministro pakistano. Nel 1990 la leader del Partito Popolare Pakistano lascia la guida del Paese, in quanto accusata di corruzione. Il suo partito ottiene una pesante sconfitta nella elezioni che si tengono nello stesso anno. Dal 1990 al 1993, la donna è a capo dell'opposizione al governo presieduto da Nawaz Sharif, esponente di spicco del partito Lega Musulmana-N. Nel 1993, dopo una nuova tornata elettorale, la Bhutto e il suo partito sono di nuovo alla guida del Paese. Nel 1996 il suo governo è nuovamente destituito per accuse di corruzione.

Nel 1996 muore il fratello di Benazir, Murtaza, in seguito ad attentato terroristico avvenuto nel corso di un comizio. Dal 1996 al 2002 la donna non può ricandidarsi alla guida del Paese, perché ha già guidato due governi e ha già partecipato a due tornate elettorali.

Nel 2002, con la modifica del testo costituzionale, Benazir Bhutto può essere nuovamente attiva nella scena politica nazionale del suo Paese. Dopo otto anni d'esilio a Dubai e a Londra, Benazir Bhutto decide di tornare nel suo Paese il 18 ottobre 2007, dopo avere condotto con l'allora Presidente del Pakistan Pervez Musharraf una trattativa per la divisione dei poteri nel Paese. In quella data un attentato terroristico a Karachi colpisce un corteo di sostenitori di Benazir Bhutto, i quali attendono l'arrivo della leader politica che in quel momento si trova a bordo di un camion blindato, rimanendo illesa. L'attentato terroristico causa la morte di centotrentotto persone e circa seicento feriti.

In questa circostanza Benazir Bhutto è relegata agli arresti domiciliari e solo su pressione fatte con forza dagli Stati Uniti questi vengono revocati. Il 2 novembre 2007 la leader politica rilascia la sua ultima intervista alla rete giornalistica araba Al Jazira English. Il 27 dicembre 2007 Benazir Bhutto tiene un comizio politico a Rawalpindi, trovando la morte in ospedale a causa di un attacco terroristico suicida in cui perdono la vita anche venti persone.




JA


buongiorno

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JAcoby JOnes (New Orleans, 11 luglio 1984) è un giocatore di football americano statunitense che gioca nei ruoli di wide receiver e kick returner per i Baltimore Ravens della National Football League (NFL). Fu scelto nel corso del terzo giro (71° assoluto) del Draft NFL 2007 dagli Houston Texans. All'università ha giocato a football al Lane College.
Jones fu scelto nel corso del terzo giro del Draft 2007 dagli Houston Texans[1]. Il suo primo touchdown su ricezione lo segnò nella settimana 2 della stagione 2009 contro i Tennessee Titans. Inoltre egli ritornò il suo primo punt in touchdown per 70 yard contro i Miami Dolphins nella settimana 6 del 2009. Jones continuò a giocare discretamente sia come ritornatore che come ricevitore, lasciandosi tuttavia sfuggire delle prese a volte.

Nella stagione 2011, nel divisional round dei playoff della AFC, Jones contribuì significatimente alla sconfitta contro i Baltimore Ravens, quando, subendo un tackle da Cary Williams, commise un fumble dopo un punt che venne recuperato da Jimmy Smith[.

Il 1º maggio 2012, Jones fu rilasciato dai Texans

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JOhn Coltrane

John William Coltrane, meglio noto solo come John Coltrane, nasce il 23 settembre del 1926 ad Hamlet, in North Carolina, Usa. È considerato il più grande sax tenore alto della storia del jazz, maestro del sax soprano, anche, che ha saputo riportare in auge dopo decenni di appannamento. Secondo molti pareri critici è da considerare insieme al collega Charlie Parker tra i più grandi innovatori del genere musicale inventato dagli afroamericani tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX.

Da sempre imitato per lo stile, il tono, le folli dissonanze, ha dato vita ad alcuni dei migliori dischi della storia del Jazz, da "My Favourite Things" a "A love supreme". Alcuni brani da lui composti, come la splendida ballad "Naima", fanno ormai parte del repertorio classico della musica jazz.

Entrambe le famiglie di origine del futuro sassofonista hanno cognomi scozzesi, segno innegabile della loro discendenza africana, esito della tratta dei negri nel cui mercato, com'è noto, il Regno Unito aveva il suo monopolio dal centro America in su, soprattutto sulle coste orientali del Nuovo Mondo.

Sua madre si chiama Alice Gertrude Blair, ed avrà una forte influenza su di lui. Suo padre invece viene da una famiglia non particolarmente ben vista ad Hamlet, ed ha quale unico merito quello di aver avviato il proprio figlio alla musica, seppur in un modo del tutto indiretto. Sarto, violinista dilettante egli stesso, muore molto probabilmente quando il piccolo John si iscrive alle scuole medie, dove comincia a suonare il sassofono alto e il clarinetto, oltre al tenore, senza tuttavia mai riporre speranze nella musica quale mezzo per il proprio sostentamento futuro. Passeranno molti anni prima che la stella di Coltrane sbocci e venga riconosciuta unanimemente.

La svolta per il giovane John arriva intorno al 1944, quando si trasferisce a Filadelfia per frequentare la scuola di musica Granoff Studios. Ad entusiasmarlo, in quegli anni, convincendolo che il sassofono avrebbe fatto definitivamente parte della sua vita, sono i musicisti Lester Young e Johnny Hodges, di cui ascolta la musica e se ne innamora.

L'anno dopo, il sassofonista si arruola in marina e comincia a fare della musica il proprio lavoro, suonando in alcune cocktail band di Filadelfia. Ritornato alla vita civile, nel 1946, si dà da fare in moltissime orchestre, nelle quali apprende le sonorità del Rhythm and blues, genere che avrà molta importanza per la sua maturazione artistica. L'esperienza blues lo coinvolge fino al 1948, quando si ritrova membro fisso dell'orchestra che accompagna i cantanti ospiti del leggendario Apollo Theatre di Harlem, a New York.

In questo periodo, dal 1947 circa sino al 1951, John Coltrane sfiora alcuni dei mostri sacri del be-bop americano, talvolta suonandoci insieme, seppur per brevi sessioni, osservandoli e ascoltandoli suonare nel pieno delle loro evoluzioni artistiche. Incrocia musicisti come Miles Davis, Sonny Rollins, Art Blakey, e nel biennio 1949-1951 suona per parecchi mesi con il grande trombettista Dizzy Gillespie, a quel tempo uno dei pochi "puliti" del jazz americano, impegnato nella dura e dolorosa lotta per salvare i migliori talenti di sempre dalla morsa dell'eroina (uno su tutti, il mitico Charlie Parker, vittima proprio di quegli anni).

Risale al 1955 la prima vera assunzione di Coltrane con un grande del tempo. Miles Davis lo vuole con sé, infatti, nella sua formazione fissa. Tuttavia l'esperienza tra loro, la prima, dura appena un anno e Davis lo licenzia, raccontando di un Coltrane ancora lontano da una vera e propria definizione stilistica, immaturo e privo di una sua personalità artistica.

Sette mesi dopo dal licenziamento però, sempre nel 1956, John Coltrane trova impiego presso uno dei più grandi sperimentatori del jazz di tutti i tempi, il quale sarà di importanza capitale per la sua maturazione musicale: il grande Thelonious Monk. 'Trane, come viene ribattezzato in quegli anni, suona nel quartetto fisso che si esibisce al Five Spot di New York, insieme al grande pianista, da cui apprende a piene mani lo sperimentalismo, ispirandosi a nuove e più intricate sonorità.

Il sassofonista, che avrebbe in futuro definito Monk un "architetto musicale di primissimo ordine", in quel periodo si reca ogni giorno a casa del pianista, costringendolo ad insegnargli tutte le sue conoscenze in ambito musicale. È la svolta per lui, complice anche l'abbandono dell'eroina, la droga che fino a quel momento gli aveva impedito di concentrarsi pienamente nello studio dello strumento.

È l'epoca in cui nascono gli "sheets of sound", le "cortine o lastre di suono", secondo la definizione che ne dà qualcuno sui giornali dell'epoca, parlando delle sonorità sviluppate da 'Trane a quei tempi. Il sassofonista si imbatte nelle composizioni di Monk e nei mesi in cui suona al Five Spot cerca e trova la propria strada, lavorando sugli armonici, prolungando i suoi assolo fino all'estremo, traendo i propri leggendari "cries", lamenti o grugniti sonori, direttamente dal repertorio blues, suonato anni prima e riproposto durante le vertiginose session dal vivo.

Quando ritorna con Miles Davis nel 1958, Coltrane è un musicista diverso, compiuto, in piena e forte evoluzione. Risale proprio a questo periodo una leggendaria incisione di "Round midnight", nella quale si intravede tutto il talento in fibrillazione del nuovo 'Trane. Da questo anno comincia il suo momento d'oro il quale, dopo una sfortunata tournee europea, culmina nel 1960 con la pubblicazione da parte dell'Atlantic del suo primo, grande disco da solista, "Giant step".

Il passo che fa Coltrane è davvero gigantesco, perché il lavoro contiene capolavori del genere come la sua "Naima", dedicata alla moglie, "Countdown" e "Cousin Mary". In questi brani si può notare la piega presa dalla sua improvvisazione, ormai versata nello stile lanciato da Davis e fatto proprio da Coltrane: quello modale.

Alla fine dello stesso anno il sassofonista conquista critica, colleghi e pubblico con la prima di una interminabile (e spesso abusiva) serie di incisioni riguardanti il suo brano più celebre, "My favourite things", che segna anche l'esordio per lui, dal punto di vista discografico, al sassofono soprano, strumento caduto in sordina dopo l'eclissi di Sidney Bechett.

Nel periodo di "My favourite things", Coltrane dà vita al suo quartetto, che avrebbe sancito la nascita di un nuovo modo di intendere il be-bop. Si lega al batterista Elvin Jones e al grande pianista McCoy Tyner, entrambi solisti negli anni a venire, tirando dentro quale ultimo tassello anche il contrabbasso dell'altrettanto formidabile Jimmy Garrison.

Per tutto il 1961 il sassofonista sperimenta e incide, e dà vita ad alcune composizioni memorabili, tra le quali compare anche un altro grandissimo talento, il polistrumentista Eric Dolphy. "Africa", "Impressions", "Olè" e "Spiritual" sono brani che rendono bene l'idea del talento di 'Trane, la cui evoluzione in quel periodo scende sempre più verso l'Africa, strizzando l'occhio all'India e ai suoi "raga" tradizionali.

In questo periodo le case discografiche Atlantic e Impulse fanno a gara per avere le sue incisioni, talvolta pregne di componimenti autografi, altre figlie di particolari rivisitazioni di standard indimenticati. Ma è tra il 1964 e il 1965 che John Coltrane realizza il suo capolavoro di mistica e musica, soul afroamericano e ascendenze indiane, con il noto disco "A love supreme". Il brano omonimo che dà il titolo all'opera consta di una suite in quattro parti, la quale vuole essere un vero e proprio canto di lode divino, una preghiera, un inno. La durata, nelle varie versioni, non è mai inferiore ai trenta minuti.

È il massimo per la sua arte e i successivi dischi che incide, come "Meditations" e "Om" (una chiara evocazione brahmanica), per quanto notevoli, non riescono a raggiungere le vette raggiunte alla fine del 1965.

Qualche mese dopo inoltre Coltrane prende sotto di sé un grande discepolo, Pharoah Sanders, il quale si pone con lui nelle esibizioni dal vivo e in alcune brevi incisioni, in un modo del tutto dialettico, prendendo a piene mani dal maestro e portando la sua musica all'estremo, variandola sempre e rendendola ancora più unica.

Si segnala in questo periodo il tour in Giappone, di grande successo, e l'annullamento improvviso da parte del sassofonista della sua venuta in Europa, probabilmente a causa dei suoi problemi di salute.

Quanto ai dischi, le sue ultime incisioni risalgono al febbraio e al marzo del 1967, dopo un memorabile concerto tenuto con Ornette Coleman al Village di New York. In questa fase è stato possibile ritrovare, com'è evidente nei dischi pubblicati postumi dai titoli "Expressions" e "Interstellar space", un cambio di rotta a dir poco straordinario in 'Trane, esito della sua continua ricerca, tale da far parlare di una sorta di "nuova musica da camera", per quando di discendenza assolutamente afro.

Il 17 luglio del 1967, nell'ospedale di Huntington, a Long Island, John Coltrane muore a causa di un cancro al fegato.

Dei quattro figli avuti con Alice Coltrane, Ravi è diventato un apprezzato musicista.




ST

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china46
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STanley Jordan (Chicago, 31 luglio 1959) è un chitarrista statunitense, conosciuto per il suo contributo dato allo sviluppo della tecnica chitarristica jazz composta principalmente da hammer-on, pull-off e tapping.
Ha ricevuto un Bachelor in composizione e musica digitale all'università di Princeton nel 1981, studiando assieme a molti importanti artisti della musica digitale come Paul Lansky e Milton Babbitt.
Nel 2004 Stanley Jordan pubblica in Usa l'album "Dreams of peace" [1] in collaborazione con la band Italiana Novecento. L'album, prodotto da Lino Nicolosi e Pino Nicolosi, è stato pubblicato in America da Favored Nations l'etichetta fondata dal chitarrista Steve Vai, e arriva al top delle classifica radio Americane.


EL

buonaserata
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dany61
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ELse JacobsEN(Ordrup, 31 maggio 1911 – 3 aprile 1965) è stata una nuotatrice danese.

Specializzata nella rana ha vinto la medaglia di bronzo nei 200 m alle olimpiadi di Los Angeles 1932.

È stata primatista mondiale dei 100 m e 200 m rana.

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ENrico De NIcola

Enrico De Nicola nasce a Napoli il 9 novembre 1877. È passato alla storia nazionale per essere diventato il primo Presidente della Repubblica Italiana, eletto il 1° gennaio del 1948. Ma durante la sua lunga vita ha ricoperto più incarichi, da quello di giornalista a quello di avvocato.

La laurea in giurisprudenza infatti, conseguita presso l'Università di Napoli, gli apre subito le porte della professione. Sceglie l'ambito penalista e ben presto si fa conoscere a livello nazionale per le sue capacità forensi. Tuttavia, il suo primo impegno di rilievo è nel campo giornalistico. Nel 1895 infatti, diventa redattore per il "Don Marzio", curando la rubrica quotidiana di vita giudiziaria.

Nel 1909 invece, ha inizio la sua brillante carriera politica, con l'elezione a Deputato del Parlamento, all'interno delle liste cosiddette liberal-conservatrici. Da laico, Enrico De Nicola si riconosce nell'area che ha come punto di riferimento Giovanni Giolitti, all'epoca uno dei politici di spicco del panorama italiano. La legislatura cui prende parte per la prima volta è la XXIII, il collegio quello di Afragola.

Alle successive elezioni del 1913, De Nicola viene rieletto e nominato Sottosegretario di Stato per le Colonie, carica che ricopre anche l'anno dopo, il 1914, all'interno del IV Governo presieduto da Giolitti. Sono anni problematici per l'Italia e per i suoi governi, i quali devono subire le spinte delle fazioni politiche appartenenti alle correnti più estreme, oltre che fronteggiare l'emergenza bellica, e l'avvocato e politico napoletano si ritrova ad appoggiare l'area degli interventisti.

Anche nel 1919, al termine della Prima Guerra Mondiale, Enrico De Nicola viene rieletto in Parlamento. Dopo aver ricoperto l'incarico di Sottosegretario di Stato per il Tesoro, sempre durante il 1919 del Governo Orlando, De Nicola viene eletto Presidente della Camera dei Deputati, esattamente il 26 giugno del 1920. Questa importante carica di governo la mantiene anche durante le successive elezioni, in cui viene riconfermato, ossia nel 1921 e nel 1924, pur non prestando giuramento a queste ultime e non partecipando, quindi, alle funzioni parlamentari.

Nel frattempo, Mussolini compie la marcia su Roma, il 1922, e De Nicola si ritrova a ricoprire il difficile ruolo di garante del patto nazionale di pacificazione tra fascisti e socialisti, poi abortito. Anche lui, come molti politici dell'area liberale e conservatrice, appoggia la fiducia all'esecutivo del Duce. In ogni caso, a salvare la sua condotta ideologica, per così dire, soprattutto in chiave post-regime, almeno in apparenza, è la decisione che sembra aver preso una volta lasciato l'incarico di presidente della Camera, nel 1924. È bastato un breve confronto con il regime, al futuro Presidente della Repubblica, a dargli un'idea chiara del momento storico vissuto dalla politica nazionale. De Nicola ha a che fare, infatti, con l'esperienza fascista, prendendo parte anche ad alcune commissioni, per quanto solo in virtù della sua esperienza e perizia giuridica.

E nel 1929 viene nominato senatore del Regno, senza mai prendere parte ai lavori parlamentari veri e propri. Da questo momento, parte il suo progressivo allontanamento dalla politica nazionale, in favore della sua attività di avvocato. L'immagine che lascia De Nicola in questi anni, è quella di una figura autorevole della politica pre-fascista. Così nel 1943, con la caduta di Mussolini, viene direttamente richiamato in causa a ricoprire il ruolo di mediatore fra gli Alleati e la Corona con il fine di consentire un agevole passaggio dei poteri. Si deve a lui, secondo le fonti dell'epoca, la soluzione di evitare l'abdicazione di Vittorio Emanuele III in virtù dell'istituzione della figura del Luogotenente, affidata all'erede al trono Umberto.

È, De Nicola, a conti fatti, uno degli artefici del Compromesso, insieme con altre figure di spicco che faranno parte della Prima Repubblica, come Bonomi, Nitti e Orlando. In questo stesso periodo, viene anche nominato componente della Consulta Nazionale.

Dopo il voto a favore della Repubblica del 2 giugno 1946 i partiti di massa (Dc, Psi e Pci) sono alla ricerca di un accordo per eleggere un Capo dello Stato provvisorio. Secondo molti, un uomo meridionale era quello giusto, meglio se appartenente alla schiera dei moderati, persino simpatizzante con la Monarchia la quale, com'è noto, perde con uno scarto minimo il referendum postbellico, vinto dalla Repubblica.

A decidere sono De Gasperi, Nenni e Togliatti, i quali si accordano sul nome di De Nicola. Così, nella seduta del 28 giugno del 1946, l'Assemblea nomina Enrico De Nicola come Capo provvisorio dello Stato a norma dell'articolo 2 del decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo 1946, n. 98. De Nicola ha alla meglio sin dal primo scrutinio, con 396 voti a favore su 501.

Qualche giorno dopo, esattamente il 1° luglio del 1946, De Nicola viene insediato.

Sono gli anni difficili in cui l'Italia "tenta" di trasformarsi in una Repubblica, ma non senza conflitti interni. Il politico napoletano svolge il suo incarico dal Quirinale, come previsto, rifiutandosi però di risiedervi, in omaggio, come disse egli stesso, a quella che ritiene la "sua monarchia". Preferisce dunque la sede di Palazzo Giustiniani.

A conferma di questo periodo turbolento, c'è la dichiarazione da parte di Enrico De Nicola, il 25 giugno del 1947, di rassegnare le proprie dimissioni dall'incarico di Presidente, apparentemente in polemica con le forze governative impegnate durante l'assemblea costituente. Ma il giorno dopo, il 26 giugno del 1947, De Nicola viene rieletto Capo provvisorio dello Stato. Da qui alla presidenza vera e propria il passo è breve. E in osservanza della prima disposizione transitoria della Costituzione, dal 1° gennaio del 1948 Enrico De Nicola assume il titolo di Presidente della Repubblica Italiana.

Sempre in questo stesso anno, firma con Alcide De Gasperi (Presidente del Consiglio in carica e leader democristiano), Giuseppe Grassi (Pli, Guardasigilli in Carica) e Umberto Terracini (Pci, Presidente dell'Assemblea Costituente) la nuova Costituzione dell'Italia repubblicana.

Il suo mandato da Capo dello Stato è il più breve di tutti. Il 18 aprile del 1948 avvengono le elezioni e i "centristi", guidati sempre da De Gasperi, propendono per il liberale Luigi Einaudi, il quale succede a De Nicola alla Presidenza della Repubblica . In base alle leggi costituzionali poi, De Nicola viene nominato senatore a vita in qualità di ex Presidente della Repubblica.

Passano pochi anni e l'avvocato napoletano viene nominato Presidente del Senato, il 28 aprile del 1951. È e resta l'unica volta in cui un politico italiano è stato sia Capo dello Stato che Presidente dei senatori. In ogni caso, De Nicola si dimette dalla carica un anno dopo, esattamente il 24 giugno del 1952.

Nasce la Corte Costituzionale e forte della sua esperienza leguleia, Enrico De Nicola assume la nomina di giudice di questo nuovo organo nazionale, il 3 dicembre del 1955, con nomina del Presidente della Repubblica. L'anno dopo poi, il 23 gennaio del 1956, il Collegio alla sua prima riunione lo nomina Presidente della Corte. Anche in questo mandato istituzionale De Nicola rivela la propria indipendenza ideologica e lo fa tramite l'ennesimo atto di rassegnare le dimissioni.

L'anno dopo infatti, abbandona la carica di presidente, in aperto contrasto con il governo italiano accusato, a suo dire, di intralciare l'opera di democratizzazione delle istituzioni giudiziarie e delle norme giuridiche, impregnate com'erano ancora delle precedenti disposizioni di marca fascista. Alcuni mesi prima però, De Nicola riceve l'onorificenza di Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell'ordine al merito della Repubblica Italiana, esattamente il 5 giugno del 1956.

Il primo Presidente della Repubblica italiana allora, ormai anziano, si ritira a vita privata, lasciando la città di Roma. Il 1° ottobre del 1959, nella sua casa di Torre del Greco, Enrico De Nicola muore, all'età di ottantuno anni.









buona giornata

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dany61
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NIcola TEsini (Verona, 19 aprile 1962) è un ex pilota automobilistico e giornalista italiano,
organizzatore di gare drifting e istruttore di guida.
Figlio di Danilo Tesini - meccanico di Tazio Nuvolari, pilota e costruttore di vetture sport – inizia la carriera automobilistica nel 1982 nel challenge Avon di Formula Italia. Nel 1983 effettua alcuni test comparativi con l'ex pilota di Formula 1 Siegfried Stohr con il quale si alterna al volante di vetture di Formula 3.

Nel 1984 è secondo nel campionato italiano di Formula 2000[1] al volante dell'Alba-Alfa Romeo di Formula 3 con un record di quattro vittorie consecutive.

Nel 1985 e 1986 partecipa al campionato italiano di Formula 3 su una Dallara 385[2] e sempre nel 1986 debutta nelle ultime due prove del campionato europeo di Formula 3000, a Le Mans (Francia) e a Jarama (Spagna), pilotando una March Ford Cosworth del team Coloni.

L'anno seguente, nel 1987, entra a far parte della scuderia ufficiale Maserati Proteam come collaudatore e pilota nel campionato mondiale turismo WTCC alla guida della Maserati Biturbo. Affianca nelle gare endurance i compagni di team Armin Hahne e Bruno Giacomelli al Tourist Trophy[3] di Silverstone[4] (Inghilterra) e a due gare australiane, la 1000 km di Bathurst e la 500 km di Calder[5][6].

Nella stessa stagione partecipa alla 2 Ore di Vallelunga, sempre su Maserati, e testa nelle prove europee di Birmingham (Inghilterra) e Imola la Dallara 3087 di Formula 3000.

Abbandonata l'attività agonistica a fine del 1987 si laurea in Scienze Politiche all'università di Bologna diventando tester e giornalista per alcuni magazine automobilistici (Rombo, Elaborare, AM Automese, Autosprint, Auto). In tale veste, tra il 1993 e il 2007, prova una quarantina di vetture da competizione.

Sempre come giornalista gareggia alla corsa dei campioni di Formula 1 del 1999 a Magny Cours su vetture di F. France, a due competizioni su ghiaccio del Trofeo Andros (1995 e 2000 su Citroën), ad una prova del campionato italiano Superstars 2004 (2° assoluto a Imola su BMW M5) e alle edizioni 2004 e 2005 della 24 Ore del Nürburgring su Seat Leon TDi.

Nel 1999 ha vinto a Misano la 24 Ore per vetture di serie organizzata dalla rivista Auto guidando una BMW 320d della BMW Italia.

Dal 1991 ad oggi ha scritto oltre mille articoli su quotidiani e riviste specializzate.

Nel 2004 fonda la SoloCurveDiTraverso importando ufficialmente il drifting in Italia. Attraverso questa struttura raggiunge due primati internazionali: la regolamentazione della specialità sotto egida FIA e l'introduzione di un rivoluzionario sistema telemetrico di trasmissione dati (battezzato Spydrift) capace di leggere ogni singolo istante e ogni singola manovra del drifter e della sua auto.

Dal 2006 è l'organizzatore della serie nazionale SuperDrift Professional Challenge[7] e il coordinatore della prima scuola italiana di drifting Drift Fun Day[9] nata nel 2004, successivamente affiancata dalla SuperCarControl, la prima tutoring-school internazionale con personal-trainer Nicola Tesini, dedicata alla guida delle granturismo e delle supercar stradali. Dal 2005 ad oggi ha promosso 61 gare di drift e oltre cento corsi di guida.

Dal 2004 collabora inoltre come istruttore alla scuola di guida sicura e sportiva GuidarePilotare di Siegfried Sthor ed è uno dei principali esperti didatti a livello nazionale nell’insegnamento presso le aziende della guida difensiva connessa all’attività lavorativa in itinere.

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TEssa Gelisio

Tessa Gelisio (Alghero, 6 maggio 1977) è una conduttrice televisiva e scrittrice italiana.

Nasce ad Alghero il 6 maggio 1977, ma cresce a Rosignano Marittimo, in Toscana.[1] Conduttrice televisiva e autrice, Tessa è anche presidente dell'associazione ambientalista forPlanet Onlus.

Dopo alcune partecipazioni a programmi tv come esperta di problematiche ambientali, debutta in televisione su Telemontecarlo nel 2001 con un programma dedicato al mondo marino, Blu & Blu. Nella successiva stagione televisiva 2001-2002 approda su LA7, con un nuovo programma di divulgazione scientifica Oasi, incentrato soprattutto su problematiche ecologiche e ambientali, per poi passare nel 2003 su Rai 1 con il programma del sabato pomeriggio che porta alla scoperta delle meraviglie dell'Italia Italia che vai condotto insieme a Paolo Brosio.

Nella stagione televisiva 2003-04 dopo una parentesi in Rai approda a Mediaset, su Rete 4, dove le viene affidato un nuovo programma dedicato al mondo marino Pianeta Mare, che l'ha portata al successo e che conduce ancora oggi.


Tessa sott'acqua con la granfacciale ricetrasmittente, durante una puntata di Pianeta Mare dedicata al corallo di Alghero
Dal 2003 al 2006 oltre a condurre il suo programma sul mare, sempre sulla stessa rete televisiva conduce quotidianamente "Solaris, il mondo a 360°", programma di divulgazione scientifico-culturale. Oltre ai suoi programmi quotidiani nel 2007 dal duomo di Reggio Calabria conduce in prima serata su Rete 4, nel giorno di Natale, il "Concerto di Natale 2007" in cui hanno partecipato Al Bano, Ivana Spagna e tanti altri. Il 12 ottobre 2008 sempre alla sera su Rete 4 conduce da Petra in Giordania "Tributo a Luciano Pavarotti", una manifestazione molto importante di beneficenza in onore del grande tenore italiano Luciano Pavarotti appena scomparso, alla quale hanno partecipato artisti dal calibro di Zucchero, Andrea Bocelli, Sting, Laura Pausini, Jovanotti, Placido Domingo, José Carreras. Nell'estate 2010 in prima serata su Rete 4 conduce 4 puntate di "Life - Lo spettacolo della natura", programma che propone una serie di documentari sulla natura realizzati dalla BBC. Il 27 giugno 2011 partecipa della manifestazione in onda su Rete 4 "Sfilata d'amore e moda" Sempre in estate nel 2011 conduce sulla stessa rete, 6 puntate di "Lo spettacolo della natura", un programma che come quello dell'estate precedente trasmette vari documentari sulla natura sempre realizzati dalla BBC.


Tessa Gelisio a Panarea
Dalla stagione televisiva 2011-2012 conduce all'interno di Studio Aperto, tg di Italia 1, la rubrica di cucina "Cotto e Mangiato". Nel novembre 2012 conduce "Lo spettacolo della natura", Rete 4. A capodanno 2013 conduce su Italia 1 "Capodanno on ice".

Incomincia l'attività di ecologista da giovanissima militando in diverse associazioni ambientaliste (WWF, Amici della Terra, Legambiente) e centri per la tutela di specie selvatiche. È fondatrice e attuale presidente dell'Associazione ambientalista forPlanet, che raccoglie fondi per patrocinare progetti di recupero e preservazione di habitat a rischio. L'associazione sviluppa anche direttamente i progetti di conservazione ambientale per contrastare il continuo deterioramento degli ecosistemi naturali e promuove pratiche e prodotti che mirano ad uno sviluppo sostenibile della società. Gli ecosistemi tutelati da forPlanet sono le foreste tropicali. Le vengono inoltre concessi diversi riconoscimenti per il suo impegno sociale nell'ambito della comunicazione a favore dell'ambiente. Nel 2003 riceve la targa d'argento "Premio per la Terra", riconoscimento ispirato alla campagna mondiale della Carta della Terra, nel 2004 "Oscar per l'ambiente", nel 2005 "Premio Satiro d'oro" per l'impegno a favore dell'ambiente, nel 2006 "Premio Il Campione" per la comunicazione a favore dell'ambiente; nel 2007 "Premio Immagini dal Mare" per la migliore conduzione e miglior programma, sempre nel 2007 "Premio Carife Ambiente" e "Premio Giornalismo Kiwanis" per la comunicazione a favore dell'ambiente; 2013 " Premio Rossana Maiorca" alla carriera.

Da marzo 2014 è direttrice del mensile Dimensione Benessere, e da giugno 2014 è autrice del blog ambientalista www.ecocentrica.tv.



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lampaDINA e lampaDario
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IOnesco Eugène
(SC)



Eugène Ionesco,
nato Eugen Ionescu
Slatina, 26 novembre 1909
– Parigi, 28 marzo 1994,
è stato un drammaturgo e saggista
ebreo francese di origini romene.

Nato nel 1909 da padre romeno e da madre ebrea francese di origini
greche e romene (Marie-Thérèse Ipcar),
si trasferì con i genitori a Parigi l'anno seguente,
dove ben presto visse l'esperienza della guerra del 1914-18.
Le immagini atroci e confuse di questo periodo impressionarono
a tal punto il piccolo Eugène da tornare ricorrentemente
nelle sue opere, come egli stesso ebbe a dire.

« Nei miei ricordi,
le apparizioni grottesche assomigliavano ai
personaggi di Brueghel, o di Bosch: grandi nasi,
corpi deformi, sorrisi atroci, piedi biforcuti »
(Estate 1939)


Al termine della guerra, anche perché affetto da anemia,
Ionesco si trasferì con la sorella nel piccolo villaggio
Chapelle-Anthenaise, nella Mayenne.
Questo soggiorno fu pervaso di serenità e tranquillità:
i ricordi su di esso sono sereni.
Tornato a Parigi, Ionesco scrisse la sua prima pièce:
un dramma patriottico. Dopo il divorzio dei suoi genitori,
nel 1925 tornò in Romania, imparò il romeno e vi compì i suoi
studi secondari; nonostante il desiderio di diventare attore,
si iscrisse nel 1929, sotto spinta del padre, all'Università di Bucarest.
Negli anni trenta scrisse e pubblicò versi e articoli di critica da
cui già trasparivano quelli che poi sarebbero stati i principi
fondamentali della sua drammaturgia.
Si cimentò anche con la critica letteraria, attaccando i principali
letterati romeni (i poeti Tudor Arghezi e Ion Barbu,
e il romanziere Camil Petresco), che accusò di provincialismo e
mancanza di originalità; ma poco dopo, pochi giorni dopo,
pubblicò un pamphlet in cui li esaltava come massimi vati delle
lettere romene, e di lì a poco fece uscire i due saggi Nol,
in cui provava a dimostrare che fosse possibile sostenere
due tesi antagoniste allo stesso tempo nell'identità dei contrari.

Nel 1931 cominciò a scrivere e si fece presto notare come un elemento
promettente dell'avanguardia rumena.
Nel 1934 ebbe un certo successo la pubblicazione del saggio “Nu”.

Sposatosi nel 1936 con Rodica Burileano (da cui nel 1944 ebbe
la figlia Marie-France), Ionesco divenne professore di pedagogia
al liceo di Bucarest e ricevette due anni più tardi una borsa
di studio dal governo rumeno per scrivere a Parigi una tesi sui temi
della morte e del peccato nella poesia francese dopo Baudelaire,
prima espressione delle preoccupazioni metafisiche che caratterizzano
il suo teatro.
Tornato in Francia nel 1938, nella primavera del 1939 compì
un viaggio-pellegrinaggio a Chapelle-Anthenaise, dove ogni
luogo e ogni oggetto era carico di passato e di ricordi,
ma stavolta sullo sfondo di una nuova guerra.

Dal 1941 al 1944 lavorò all'ambasciata romena presso il governo
collaborazionista francese di Vichy.

Nel 1989 aprì la sessione pubblica organizzata dal Parlamento europeo
sulle violazioni dei Diritti umani commesse dal regime comunista romeno.

Contrario alle rivoluzioni, politicamente è stato definito un
"anarchic di destra".
Nel 1992, aderendo ad un appello lanciato da Marco Pannella,
Ionesco si iscrisse al Partito Radicale Transnazionale.

Ionesco morì il 28 marzo 1994, ed è sepolto a a Parigi
nel cimitero di Montparnasse.

buona sera

Dina & Dario
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china46
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SCerbanenco Giorgio

Giorgio Scerbanenco, nato Volodymyr-Džordžo Š#269;erbanenko Kiev, 28 luglio 1911 – Milano, 27 ottobre 1969), è stato un giornalista, scrittore e saggista italiano di origine ucraina.
Nato a Kiev nell'allora Russia imperiale da padre ucraino e madre italiana, Scerbanenco in tenera età si trasferì in Italia, dapprima a Roma, poi a 16 anni a Milano, al seguito della madre. Il padre fu ucciso durante la rivoluzione russa, la madre morì pochi anni più tardi. Costretto per motivi economici ad abbandonare gli studi (non completò nemmeno le elementari), Scerbanenco praticò molti e diversi mestieri, dall'operaio al conduttore di ambulanze, prima di arrivare al mondo dell'editoria. Collaborò a numerose riviste, tra cui noti settimanali femminili, come correttore di bozze, redattore, persino come titolare di una rubrica di "posta del cuore". Sempre ritenendosi di madrelingua italiano, l'essere considerato "straniero"[1] lo ferì incredibilmente durante tutta la sua esistenza. Morì nell'ottobre del 1969, all'apice del suo successo, in seguito ad un arresto cardiaco. Alla sua memoria è dedicato il più importante premio italiano per la letteratura poliziesca e noir: il premio Scerbanenco
Carriera letteraria[modifica | modifica wikitesto]
Scrittore di incredibile prolificità e versatilità, Scerbanenco ha spaziato magistralmente in ogni campo della narrativa di genere: western, fantascienza, letteratura rosa, ma fu con il giallo che raggiunse una discreta fama, fino ad essere da taluni indicato come uno degli scrittori più importanti di questo genere. Non vi è dubbio, infatti, che sia da considerare tuttora il maestro ideale di tutti i giallisti italiani, almeno a partire dagli anni settanta. I suoi romanzi riletti oggi appaiono (al di là di alcune trovate 'ad effetto' e delle trame talvolta semplicistiche), anche come uno spaccato umano e amaro dei nostri anni '60, che rivelano una Italia difficile, contraddittoria, persino cattiva, ansiosa di emergere ma disincantata, certo lontana dalla immagine edulcorata e brillante che spesso viene data degli anni del boom economico.[2] [3]

Il suo primo romanzo giallo fu Sei giorni di preavviso del 1940, in cui ideò la figura di Arthur Jelling; il successo arrivò però con la quadrilogia dedicata a Duca Lamberti, un giovane medico radiato dall'Ordine e condannato al carcere per aver praticato l'eutanasia ad una vecchia signora, malata terminale.

Lamberti in seguito diventa una sorta di investigatore privato che collabora con la questura di via Fatebenefratelli a Milano, in particolare con il commissario di origini sarde Luigi Càrrua, poi promosso alla carica di questore.

La serie di Duca Lamberti, iniziata con Venere privata nel 1966, porta l'autore a un successo di critica[4] e di pubblico, grazie anche alle molte versioni cinematografiche e ai riconoscimenti internazionali. Nel 1968 Traditori di tutti viene riconosciuto quale miglior romanzo straniero dal prestigioso premio francese Grand prix de littérature policière.

Nel 2006 è stata realizzata una docufiction sulla sua vita, con interviste e testimonianze di chi l'ha conosciuto, ad opera del regista Stefano Giulidori. È stata presentata con successo al Noir in Festival di Courmayeur 2006. Nel 2007 l'editore Garzanti pubblica una antologia di racconti di alcuni tra i più noti scrittori noir italiani dedicata al personaggio più famoso di Scerbanenco, Duca Lamberti, intitolandola Il ritorno del Duca. Molte sue opere sono state pubblicate negli ultimi anni: nel 1994 escono I milanesi ammazzano al sabato, Noi due e nient’altro, Appuntamento a Trieste e Cinquecentodelitti. Nel 1995 sono stati dati alle stampe Lupa in convento, Cinque casi per l’investigatore Jelling, Le principesse di Acapulco, Le spie non devono amare, Al mare con la ragazza e Non rimanere soli. Nel 1996 escono ancora Ladro contro assassino, Millestorie, Storie del futuro e del passato. Nel 1999, infine, I Ragazzi del massacro, Al servizio di chi mi vuole, La ragazza dell’addio.

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notte
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dany61
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GIorgio PAsotti (Bergamo, 22 giugno 1973) è un attore italiano.
A sei anni inizia la pratica del karate, poi del kobudo e del wushu. A 13 anni è cintura nera; nel 1987, si trasferisce in Cina per due mesi per approfondire le arti marziali. Nel 1992 riparte per la Cina e ci resta due anni. Qui è protagonista di due film: Treasure Hunt, in cui è un giovane americano che diventa un monaco del tempio di Shaolin e The drunken master III.

Nel 1998 appare sugli schermi cinematografici con i film italiani I piccoli maestri, tratto dal romanzo sulla Resistenza di Luigi Meneghello, ed Ecco fatto, opera prima di Gabriele Muccino, con Barbora Bobu#318;ová.

Dopo le prime esperienze italiane di cinema approda in televisione, dove conduce il programma Cinematic su MTV Italia. Nel 2000 debutta in teatro, come protagonista insieme a Stefania Rocca, con Le poligraphe di Robert Lepage. Lavora anche per spot e videoclip. La popolarità arriva però con la serie televisiva Distretto di Polizia nella quale interpreta il ruolo dell'ispettore Paolo Libero presente nella terza stagione (2002) e nella quarta stagione (2003) oltre ad una comparsa nella decima edizione (2010).

Nel 2006 è protagonista insieme a Neri Marcorè nella miniserie E poi c'è Filippo.

Tra gli altri film girati in seguito, citiamo: Dopo mezzanotte (2003), regia di Davide Ferrario, con Francesca Inaudi, Le rose del deserto, regia di Mario Monicelli, e L'aria salata, regia di Alessandro Angelini, entrambi del 2006, e Voce del verbo amore (2007), regia di Andrea Manni, con Stefania Rocca.

Ha partecipato alla realizzazione del video della canzone Io che amo solo te di Fiorella Mannoia nel gennaio 2008.

Nel 2009 torna sul piccolo schermo con tre fiction televisive: Due mamme di troppo, regia di Antonello Grimaldi, La scelta di Laura e David Copperfield.

Nel 2010 torna nelle sale cinematografiche con Baciami Ancora, seguito de L'ultimo bacio, regia di Gabriele Muccino.

Nel 2012 interpreta Giuseppe Garibaldi nella miniserie Anita Garibaldi andata in onda su Rai 1.

Nel 2013 interpreta Stefano, un uomo che possiede le chiavi dei palazzi più belli di Roma, nel film Premio Oscar La grande bellezza, con la regia di Paolo Sorrentino. È anche protagonista della pellicola Diario di un maniaco per bene.

Il 2014 è un anno molto intenso per Giorgio. È protagonista insieme a Martina Stella, Vincenzo Salemme, Maurizio Mattioli e Nancy Brilli di Sapore di te, regia di Carlo Vanzina. Sempre per Vanzina interpreta in Un matrimonio da favola, un omosessuale che cerca di nascondere la propria sessualità agli amici che rincontra dopo 20 anni. Inoltre il regista esordiente Francesco Prisco lo vuole nel suo noir Nottetempo. Sul piccolo schermo invece interpreta Lino Zani, il maestro di sci di Papa Giovanni Paolo II, in Non avere paura - Un'amicizia con Papa Wojtyla, e un carabiniere che lotta contro i tedeschi durante la Seconda guerra mondiale in A testa alta - I martiri di Fiesole.

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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PAolo MIeli

Il noto giornalista, saggista ed esperto di storia, Paolo Mieli nasce a Milano il giorno 25 febbraio 1949 in una famiglia di origini ebraiche, figlio di Renato Mieli, importante giornalista e fondatore dell'ANSA, l'Agenzia Nazionale Stampa Associata.

Paolo Mieli muove i primi passi nel mondo dell'informazione stampata sin da giovanissima età: a diciotto anni è già a L'espresso, testata per la quale lavorerà per circa un ventennio. Milita parallelamente in movimento politico sessantottinoil cui nome è Potere Operaio, politicamente vicino della sinistra extraparlamentare, esperienza che influenza i suoi esordi in campo giornalistico.

Nel 1971 Mieli è tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Giuseppe Pinelli (l'anarchico precipitato da una finestra della questura di Milano, dove si trovava per accertamenti in seguito alla strage di Piazza Fontana) e di un altro pubblicato ad ottobre su Lotta Continua in cui esprime solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale inquisiti per istigazione a delinquere a causa del contenuto violento di alcuni articoli.

L'idea di giornalismo di Paolo Mieli subisce mutamenti con il passare degli anni: da posizioni estremiste, passa a toni moderati durante il periodo di studi di storia moderna all'Università, dove i suoi maestri sono Rosario Romeo (studioso del Risorgimento) e Renzo De Felice (storico italiano del Fascismo). Nella sua formazione di esperto storico è fondamentale il rapporto con Livio Zanetti, suo direttore all'Espresso.

Nel 1985 scrive per "la Repubblica", dove rimane per un anno e mezzo, fino al suo approdo a "La Stampa". Il 21 maggio 1990 diventa direttore del quotidiano torinese. Mieli in questi anni matura un modo di fare giornalismo che, con un neologismo, verrà poi da alcuni definito "mielismo", e che assumerà una forma più precisa con il suo passaggio al "Corriere della Sera", che avviene il 10 settembre del 1992.

Mieli, come nuovo direttore del Corriere, forte della positiva esperienza ottenuta a "La Stampa", dove i metodi applicati hanno portato ottimi successi, prova a svecchiare il giornale della borghesia lombarda, alleggerendone sia la foliazione che i contenuti mediante l'uso di un linguaggio, dei personaggi e delle tematiche proprie della televisione, che in questi anni è additata come principale colpevole della sottrazione di utenti alla carta stampata. Con il cambiamento portato da Mieli, il "Corriere" non perde ma anzi consolida la sua autorevolezza. In particolare durante gli anni Tangentopoli il quotidiano tenta di porsi in maniera equidistante sia dai poteri pubblici che da quelli privati.

Mieli lascia la direzione del Corriere della Sera il giorno 7 maggio 1997 lasciando l'incarico al subentraro Ferruccio De Bortoli. Paolo Mieli rimane con l'editore Rcs ricoprendo la carica di direttore editoriale del gruppo. Dopo la scomparsa del grande giornalista Indro Montanelli, è lui ad occuparsi della rubrica quotidiana "lettere al Corriere", dove il giornalista dialoga con i lettori su temi di ambito soprattutto storico.

Nel 2003 i presidenti di Camera e Senato indicano in Paolo Mieli il nuovo presidente designato della RAI. La sua nomina tuttavia dura soltanto pochi giorni per volere dello stesso Mieli, il quale rinuncia all'incarico, non sentendo attorno a sé l'appoggio necessario alla sua linea editoriale. Torna alla direzione del Corriere il giorno della vigilia di Natale del 2004 sostituendo l'uscente Stefano Folli. Il CDA di Rcs MediaGroup decide di sostituire nuovamente il direttore alla fine del mese di marzo del 2009 richiamando nuovamente Ferruccio De Bortoli, come già era accaduto nel 1997. Mieli lascia così la direzione della testata per assumere come nuovo incarico quello di presidente di Rcs Libri.










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dany61
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Inserito il - 19/02/2015 : 14:20:05  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
MIkko Husu (30 settembre 1905 – 13 giugno 1977) è stato un fondista finlandese.
Nei Campionati mondiali di sci nordico 1935 ottenne la medaglia d'oro nella staffetta 4x10 km con i compagni Väinö Liikkanen, Klaes Karppinen e Sulo Nurmela. Nei 50 km della stessa manifestazione giunse quarto, dietro a Nils-Joel Englund, Klaes Karppinen e Sverre Brohdal.
MA

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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MArco Porcio CAtone


Marco Porcio Catone nasce a Tuscolo, vicino a Roma, nel 234 a.C.

All'età di 17 anni combatte come tribuno militare, agli ordini di Fabio Massimo, contro Annibale. La sua passione per l'interesse collettivo lo vede questore in Sardegna nel 204, edile nel 199, console nel 195 e censore nel 184. Quest'ultima carica, una delle più prestigiose fra le magistrature di Roma, oltre ad occuparsi di censimenti è preposta al controllo della moralità dei comportamenti e, in funzione di essa, può addirittura respingere la candidatura al senato o revocare la carica stessa di senatore.

Fortemente tradizionalista, impegnato nella difesa dei costumi dei padri, il "mos maiorum", si fa baluardo contro la diffusione della cultura greca in Roma, convinto che possa corrompere i giovani: "Quando questa gente ci darà la sua cultura letteraria, corromperà tutto, e farà ancor peggio se manderà qui i suoi medici".

Svolge il ruolo di censore con tale austerità da rimanergli appiccicato addosso come soprannome: viene detto, infatti, "Censor". Nella battaglia contro le tendenze filoelleniste attacca gli Scipioni, che ne sono sostenitori, giungendo a radiare dal senato Scipione l'Africano. Da Plutarco sappiamo che le sue censure giungono ad eccessi paradossali quando, ad esempio, radia per indegnità un senatore perché bacia la moglie in presenza della figlia, o un cavaliere che egli ritiene impresentabile perché troppo vecchio, o un altro perché obeso.

Uomo di antico stampo e di grande rigore morale, Catone così descrive la sua giovinezza "#133;conducendo una vita parca, dura e laboriosa, coltivando i campi, zappando e seminando i sassi e le pietre della Sabina".

Celebre rimane la sua avversione nei confronti di Cartagine e l'esortazione alla sua distruzione, "Delenda Carthago", che pronuncia in conclusione di ogni orazione. Nonostante la feroce battaglia contro le influenze elleniche, egli riconosce tuttavia l'importanza del razionalismo greco, tanto che in tarda età si dedica all'apprendimento di quella lingua.

Scopritore di Quinto Ennio, che diverrà uno dei padri della letteratura latina, Catone è egli stesso un fecondo e valido scrittore: la sua opera più importante, le "Origines", oggi andata perduta, narra in sette libri la storia dell'Italia arcaica. Ma anche le sue orazioni, 150 delle quali Cicerone imparerà a memoria; i "Praecepta ad filium" e le "Epistolae ad filium", scritte per l'educazione di suo figlio Marco; il "Liber de re militari"; "De agri cultura", trattato che difende il piccolo podere contro il latifondo che va prendendo piede, unica opera ad essere giunta sino a noi; "Carmen de moribus" ed altre.

Ha avuto molti estimatori, da Cicerone a Cornelio Nepote, da Tito Livio al già citato Plutarco nell'opera "Vite parallele", fino al latinista contemporaneo Luciano Perelli.

Marco Porcio Catone muore nel 149 a.C., all'età di 85 anni. Tre anni dopo, nel 146 a.C., quello che era stato un suo ossessivo desiderio viene esaudito con la distruzione di Cartagine, in conclusione della terza guerra punica della quale è stato propugnatore. Secondo alcuni storici, quella di Catone rimane la figura più originale nella storia di Roma nel II secolo.








buon venerdì

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lampaDINA e lampaDario
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CAtHErine Zeta-Jones
(HE)



Nata a Swansea, 25 settembre 1969
è un'attrice, ballerina e cantante gallese.
Ha raggiunto il successo negli anni Novanta,
grazie al film La maschera di Zorro (1998),
e ha vinto un premio Oscar nel 2003
e un Tony Award nel 2010.
E' nata in Galles, un villaggio di pescatori poco lontano
da Swansea, non ha nulla della figlia d'arte, contrariamente
al suo illustre marito figlio del famoso Kirk Douglas.
Il padre gestiva una fabbrica di dolciumi mentre la madre
era un'ottima sarta. Catherine ha anche due fratelli,
di cui uno, Lyndon, nato nel 1972, è ora occupato presso
la sua casa di produzione. Ma da dove deriva quel curioso
cognome che si porta dietro?
Una della sue nonne veniva affettuosamente chiamata "Zeta"
perché il marito si era imbarcato su una nave che portava
quel nome e così i familiari hanno pensato bene
di appiopparlo anche a lei.
Fin da piccola Catherine Zeta Jones è stata considerata una
"piccola diva": iniziò a cantare e ballare all'età di quattro anni
La sua prima esperienza recitativa l'ebbe a undici anni partecipando
alla produzione di Annie, mentre a tredici entrò con la West End
Production nel musical Bugsy Malone.
L'anno dopo partecipa alla messa in scena di "The Pyjama Game",
un curioso programma ideato da autori americani che gli
permette di ottenere la "tessera della corporazione degli attori"…
… Precedentemente fidanzata con l'attore Angus Macfadyen,
Catherine è sposata dal 2000 con l'attore Michael Douglas
(con cui era fidanzata da 20 mesi), con il quale ha avuto due figli,
Dylan Michael, nato l'8 agosto del 2000 e Carys Zeta,
nata il 20 aprile 2003.
Curiosamente, è nata lo stesso giorno del marito Michael Douglas
(i due hanno 25 anni di differenza).
A partire dal mese di agosto 2013 hanno iniziato a circolare voci di
un probabile divorzio della coppia che però riesce a risolvere tutti
i problemi e a tornare insieme in novembre.
Lei e il marito si sono sposati una seconda volta, il 14 febbraio del 2014.
È stata insignia dell'onorificenza di Commander of the British Empire
nel 2011.
Patrocina un festival per registi emergenti in Galles,
oltre ad essere un'attiva ricercatrice di fondi per ospedali sparsi
intorno alla sua terra d'origine.


buona sera

Dina & Dario
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Enza
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Inserito il - 20/02/2015 : 18:00:58  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Enza Invia a Enza un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
HErbert Hoover

Herbert Clark Hoover nasce il 10 agosto 1874 a West Branch, in Ohio, da una famiglia appartenente alla borghesia locale: il padre, Jessie, ha origini svizzere e tedesche, mentre la madre è canadese. Entrambi i suoi genitori sono quaccheri. All'età di due anni contrae una grave forma di laringite difterica, che lo porta sulla soglia della morte, prima di essere salvato da suo zio John Minthorn. Proprio presso suo zio va a vivere nel 1885, in Oregon a Newberg, dove gli viene impartita un'istruzione molto rigorosa, con principi etici severi. Dopo aver studiato all'Università di Stanford come ingegnere, si trasferisce in Australia e poi con la moglie in Cina, dove è impiegato per una società privata, e dove nel 1900 si trova coinvolto nella rivolta dei Boxer attraverso attività di soccorso.

Repubblicano, viene candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 1928, quando Calvin Coolidge, presidente in carica, rifiuta una nuova candidatura. Il suo sfidante è il democratico Alfred E. Smith, già governatore di New York. Entrambi i candidati promettono di migliorare le condizioni di vita degli imprenditori agricoli, di riformare le leggi sull'immigrazione e di mantenere la politica isolazionista degli Stati Uniti. Diversa, invece, la loro opinione sul Volstead Act, che mette fuori legge la vendita di birra e liquori: Smith desidera abrogarla, mentre Hoover si rivela un proibizionista, e vuole pertanto mantenerla. La vittoria del candidato repubblicano si materializza sia grazie al boom economico, sia grazie ai dissidi interni al Partito Democratico soprattutto sui temi del proibizionismo e religiosi.

E così Hoover, già Segretario del Commercio, entra in carica nel 1929, ignaro della terribile crisi economica, conseguente al crollo di Wall Street, che di lì a pochi mesi interesserà gli Stati Uniti e che dovrà affrontare in prima persona. Nella sua prima conferenza stampa promette una nuova fase di relazioni con i giornalisti, spiegando di non volere alcun portavoce: nei suoi primi centoventi giorni da presidente, terrà più conferenze di qualsiasi altro presidente nella storia. Al suo fianco si trova, naturalmente, la moglie, Lou Henry, per altro preceduta da un'ottima reputazione, essendo laureata in geologia a Stanford. La nuova first lady rappresenta il prototipo della nuova donna del primo Dopoguerra: intelligente, robusta e consapevole delle numerose possibilità concesse anche al genere femminile.

Durante la sua presidenza, Hoover si fa conoscere anche per un curioso sport che pratica, inventato direttamente da lui, che combina tennis e pallavolo e a cui gioca ogni mattina.

Per quel che riguarda il suo pensiero politico, pur essendo personalmente convinto che in campo economico il governo sia chiamato a intervenire in maniera attiva e costante, nella realtà dei fatti egli si rivela un liberista ortodosso: tenta di evitare il declino del Paese con continue rassicurazioni ottimistiche sulla possibilità di superare la recessione. In qualità di presidente prova a convincere i cittadini che la crisi potrà essere superata in breve tempo, ma i suoi tentativi si rivelano poco efficaci, e anche per questo motivo la sua popolarità cala nel giro di breve tempo. A complicare la situazione, poi, interviene il suo rifiuto ad assegnare alle persone disoccupate sussidi federali.

Nel 1932 il Partito Repubblicano, rinunciando a qualsiasi possibilità di successo, decide di candidarlo nuovamente per le presidenziali. Hoover è consapevole di essere destinato alla sconfitta, e così si avvia a una campagna elettorale particolarmente frustrante. Arriva a detestare il ruolo di presidente, tuttavia sceglie di correre ancora non solo per una questione di orgoglio, ma soprattutto perché teme che nessun altro candidato repubblicano potrebbe affrontare la depressione economica senza ricorrere a misure che lui ritiene estremamente pericolose: una sorta di sacrificio personale, insomma, in nome del bene del Paese. Una volta ufficialmente candidato, pensa in un primo momento di tenere solo uno o due discorsi, lasciando il resto della campagna ai suoi delegati: quando vede che i sondaggi mostrano i repubblicani prossimi a una sconfitta di dimensioni clamorose, accetta di esporsi in misura maggiore. Tiene nove discorsi alla radio, durante i quali difende la sua amministrazione e la filosofia che l'ha ispirato. Durante la sua campagna elettorale in giro per il Paese, Hoover tuttavia deve affrontare folle ostili e persone inferocite: conseguenza della terribile situazione economica che coinvolge la popolazione.

Hoover viene sconfitto da Franklin Delano Roosevelt, candidato democratico, ottenendo solo il 39.7 % dei voti, contro il 57.4 % conquistato dall'avversario.

Lascia Washington nel mese di marzo del 1933, deluso per essere stato rifiutato dagli elettori e per l'inutilità dei suoi sforzi. Dapprima si sposta a New York, dove vive nel Waldorf-Astoria Hotel; dopodiché si trasferisce in California, a Palo Alto, dove ha modo di ritrovare il piacere di vivere nel Pacific-Union Club e nel Bohemian Club. Nel suo tempo libero inizia a viaggiare, visitando spesso villaggi o piccole città dove raramente viene riconosciuto, ma si dedica anche alla natura, andando a pescare in solitudine o compiendo lunghe passeggiate nei boschi: pubblicherà, pochi mesi prima di morire, addirittura un libro dedicato alla pesca, intitolato "Fishing for fun - And to wash your soul" ("Pescare per divertimento - e per ripulire l'anima"): si tratta del sedicesimo volume pubblicato da lui nella sua intera vita.

Nella sua carriera post-presidenziale, appoggia politicamente anche alcuni candidati democratici, incluso John Fitzgerald Kennedy.

Herbert Hoover muore a causa di un'emorragia interna il 20 ottobre del 1964, all'età di novant'anni, trentuno anni e sette mesi dopo aver lasciato la carica di presidente.




PI

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china46
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PIlar RUbio Fernández (nato 17 marzo 1978) è un spagnolo giornalista e TV presentatore . Divenne famoso per la copertura di eventi per il programma di Sé lo que hicisteis ... per la rete televisiva La Sexta . Dal gennaio 2010 al gennaio 2013 è stata legata a Telecinco , dopo aver presentato Operazione Trionfo e Mas Que Baile! , oltre ad essere il protagonista di Piratas serie, uscito nel maggio 2011.

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lampaDINA e lampaDario
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Enza ha scritto:

PAolo MIeli

Il noto giornalista, saggista ed esperto di storia, Paolo Mieli nasce a Milano il giorno 25 febbraio 1949 in una famiglia di origini ebraiche, figlio di Renato Mieli, importante giornalista e fondatore dell'ANSA, l'Agenzia Nazionale Stampa Associata.

Paolo Mieli muove i primi passi nel mondo dell'informazione stampata sin da giovanissima età: a diciotto anni è già a L'espresso, testata per la quale lavorerà per circa un ventennio. Milita parallelamente in movimento politico sessantottinoil cui nome è Potere Operaio, politicamente vicino della sinistra extraparlamentare, esperienza che influenza i suoi esordi in campo giornalistico.

Nel 1971 Mieli è tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Giuseppe Pinelli (l'anarchico precipitato da una finestra della questura di Milano, dove si trovava per accertamenti in seguito alla strage di Piazza Fontana) e di un altro pubblicato ad ottobre su Lotta Continua in cui esprime solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale inquisiti per istigazione a delinquere a causa del contenuto violento di alcuni articoli.

L'idea di giornalismo di Paolo Mieli subisce mutamenti con il passare degli anni: da posizioni estremiste, passa a toni moderati durante il periodo di studi di storia moderna all'Università, dove i suoi maestri sono Rosario Romeo (studioso del Risorgimento) e Renzo De Felice (storico italiano del Fascismo). Nella sua formazione di esperto storico è fondamentale il rapporto con Livio Zanetti, suo direttore all'Espresso.

Nel 1985 scrive per "la Repubblica", dove rimane per un anno e mezzo, fino al suo approdo a "La Stampa". Il 21 maggio 1990 diventa direttore del quotidiano torinese. Mieli in questi anni matura un modo di fare giornalismo che, con un neologismo, verrà poi da alcuni definito "mielismo", e che assumerà una forma più precisa con il suo passaggio al "Corriere della Sera", che avviene il 10 settembre del 1992.

Mieli, come nuovo direttore del Corriere, forte della positiva esperienza ottenuta a "La Stampa", dove i metodi applicati hanno portato ottimi successi, prova a svecchiare il giornale della borghesia lombarda, alleggerendone sia la foliazione che i contenuti mediante l'uso di un linguaggio, dei personaggi e delle tematiche proprie della televisione, che in questi anni è additata come principale colpevole della sottrazione di utenti alla carta stampata. Con il cambiamento portato da Mieli, il "Corriere" non perde ma anzi consolida la sua autorevolezza. In particolare durante gli anni Tangentopoli il quotidiano tenta di porsi in maniera equidistante sia dai poteri pubblici che da quelli privati.

Mieli lascia la direzione del Corriere della Sera il giorno 7 maggio 1997 lasciando l'incarico al subentraro Ferruccio De Bortoli. Paolo Mieli rimane con l'editore Rcs ricoprendo la carica di direttore editoriale del gruppo. Dopo la scomparsa del grande giornalista Indro Montanelli, è lui ad occuparsi della rubrica quotidiana "lettere al Corriere", dove il giornalista dialoga con i lettori su temi di ambito soprattutto storico.

Nel 2003 i presidenti di Camera e Senato indicano in Paolo Mieli il nuovo presidente designato della RAI. La sua nomina tuttavia dura soltanto pochi giorni per volere dello stesso Mieli, il quale rinuncia all'incarico, non sentendo attorno a sé l'appoggio necessario alla sua linea editoriale. Torna alla direzione del Corriere il giorno della vigilia di Natale del 2004 sostituendo l'uscente Stefano Folli. Il CDA di Rcs MediaGroup decide di sostituire nuovamente il direttore alla fine del mese di marzo del 2009 richiamando nuovamente Ferruccio De Bortoli, come già era accaduto nel 1997. Mieli lascia così la direzione della testata per assumere come nuovo incarico quello di presidente di Rcs Libri.







Dina & Dario
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dany61
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RUben Buriani (Portomaggiore, 16 marzo 1955) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.
Cresciuto nella Portuense è passato poi alle giovanili della SPAL e lanciato da Paolo Mazza, venne ceduto al Monza in Serie C, nel 1974. Passò successivamente al Milan assieme al suo compagno di squadra Ugo Tosetto (1977). Con la squadra rossonera realizzò una doppietta nel derby di Milano del novembre 1977 terminato 3-1 per la sua squadra. Con questa maglia vinse lo scudetto della stella (quindi il decimo) nel 1979, seguendo poi le sorti dei milanisti anche dopo la retrocessione del 1980 legata allo scandalo del calcio-scommesse. Dopo la seconda retrocessione del Milan, nel 1982, passò al Cesena che fu subito retrocesso.

Dopo una stagione nella Roma, (1984) durante la quale collezionò 24 presenze, passò al Napoli nel 1985, giocò solo cinque partite in quella che fu la sua ultima stagione in massima serie; un grave infortunio (subito durante Inter-Napoli, per un fallo di Andrea Mandorlini), infatti, costrinse Buriani ad abbandonare anzitempo il calcio di alto livello[2] e tornando a Ferrara a giocare in Serie C con la SPAL

BE

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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china46
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BEnedetta Mazza (Parma, 22 novembre 1989) è una conduttrice televisiva, modella e attrice italiana.Benedetta Mazza è figlia di Giuseppe Mazza, un concessionario di macchine agricole Case IH, e di sua moglie Rossella, casalinga. Ha una sorella, Isotta.Dopo la maturità scientifica conseguita al Liceo "Giacomo Ulivi" di Parma frequenta per un anno il corso di Moda dell'Istituto europeo di design di Milano, prima di lasciare gli studi.

Nel 2008, Benedetta Mazza viene notata dalla selezionatrice regionale di Miss Italia, che la sprona a partecipare al concorso di bellezza.Viene così eletta Miss Liceo Parma, Miss Parma, Miss Cinema Emilia Romagnae Miss Emilia. Partecipa così a Miss Italia 2008, arrivando quinta. Dopo il concorso, posa per il calendario benefico di Just Simpa, a sostegno dell'Associazione Volontari dell'Ospedale dei Bambini, e ottiene una piccola parte nel film di Federico Moccia Amore 14.
Dal 2009 al 2011 è una delle quattro "professoresse" della trasmissione L'eredità (Rai 1), assieme ad Enrica Pintore, Cristina Buccino e Serena Gualinetti. Nel 2010, è madrina del torneo sportivo Sei Nazioni femminile a Noceto, partecipa come personaggio misterioso ad una puntata del gioco Soliti ignoti - Identità nascoste, oltre ad essere testimonial dei brand di abbigliamento e accessori Bfly e Gang Cavaliere. Sempre nel 2010, inizia a lavorare ad un album musicale.
A partire dal 23 aprile 2012 conduce la trasmissione La TV ribelle su Rai Gulp, al fianco di Mario Acampa, e, nello stesso anno, inizia ad apparire sulle pagine del settimanale Intimità nella sezione dedicata alla moda. Interpreta Chantal, l'assistente di Rocco Siffredi in un episodio de I Cesaroni, mentre dall'autunno 2012 conduce sempre su Rai Gulp il programma Gulp Girl



ZA

buona sera
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Enza
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ZAvoli Sergio

Sergio Zavoli nasce a Ravenna il 21 settembre 1923. Cresce a Rimini, città di cui poi diventerà cittadino onorario. Ostile al regime di Mussolini durante il periodo fascista, lavora come giornalista radiofonico negli anni dal 1947 al 1962. Poi passa alla Rai, per cui conduce diversi trasmissioni, alcune di notevole di successo; tra le prime storiche inchieste da lui realizzate vi è "Nascita di una dittatura", del 1972.

La sua posizione politica lo avvicina al Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi; in passato già condirettore del Telegiornale, direttore del GR1, direttore de "Il Mattino" di Napoli, unico giornalista al mondo ad aver vinto per due volte il "Prix Italia", viene nominato presidente della Rai nel 1980, carica che ricoprirà per sei anni.

Nel 1981 pubblica il suo primo libro "Socialista di Dio", che vince il Premio Bancarella.

Una volta abbandonata la poltrona di dirigente Rai, torna e continua comunque la sua carriera televisiva presentando programmi quali "Viaggio intorno all'uomo" (1987), "La notte della Repubblica" (1989), "Viaggio nel Sud" (1992); anche la produzione letteraria non si arresta: scrive e pubblica "Romanza" (1987), che vince il Premio Basilicata e la prima edizione del Premio dei Premi.

Nel 1994 decide di buttarsi nella politica. Si schiera nel partito dei Democratici di Sinistra e viene eletto senatore prima nel 2001, poi nel 2006.

Tra i suoi reportage più riusciti, che hanno ottenuto premi e riconiscimenti sia in Italia che all'estero, vi sono "Nostra padrona televisione" (1994), "Credere non credere" (1995), Viaggio nella giustizia (1996), "C'era una volta la prima Repubblica" (1998), "Viaggio nella scuola" (2001).

Con la raccolta di poesie "Un cauto guardare" (1995) vince il Premio Alfonso Gatto e nel settembre 1998 il premio "Giovanni Boccaccio".

Ha dedicato a temi della salute quattro libri: "I volti della mente", insieme con Enrico Smeraldi (Marsilio, 1997); "La lunga vita", con la collaborazione di Mariella Crocellà (Mondadori, 1998); "Dossier cancro" (1999), "Il dolore inutile. La pena in più del malato" (2005).

I suoi ultimi libri sono "Diario di un cronista. Lungo viaggio nella memoria" (2002), "La questione. Eclisse di Dio o della storia?" (2007).

Il 26 marzo 2007 la facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Roma Tor Vergata gli conferisce la laurea specialistica honoris causa in "Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo", per lo "straordinario contributo apportato alla causa del giornalismo italiano".




FI

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china46
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FIlippo di Edimburgo

Il principe Filippo, duca di Edimburgo (Philip Mountbatten; Corfù, 10 giugno 1921), è il marito della regina Elisabetta II nonché, dal 10 giugno 2011, il Lord High Admiral della Royal Navy, titolo cedutogli dalla consorte in occasione del suo novantesimo compleanno.
Filippo è sposato con la regina Elisabetta II dal 20 novembre 1947 e ha quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo.
Nato principe di Grecia, nipote del re di Grecia (casata degli Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, la stessa della Danimarca, che aveva dato il primo sovrano alla Grecia nell'Ottocento). Prima del matrimonio rinunciò ai propri titoli greci e adottò il cognome Mountbatten.
Il giorno dopo il suo matrimonio ottenne il trattamento di "Altezza Reale" da re Giorgio VI, mentre il giorno seguente i titoli di "duca di Edimburgo", "conte di Merioneth" e "barone Greenwich". La regina Elisabetta II lo ha creato "principe del Regno Unito" nel 1957.
Come consorte della sovrana ha affiancato la Regina nei suoi viaggi ufficiali nel Commonwealth e nel mondo, apparendo frequentemente agli occhi del pubblico; attualmente è inoltre il più longevo consorte di un monarca britannico infatti il 19 aprile 2009, con 62 anni e 71 giorni di matrimonio, ha superato anche la regina consorte Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, consorte di re Giorgio III del Regno Unito.[3] Oltre agli attributi regali, Filippo è anche patrono di una serie di organizzazioni incluso il The Duke of Edinburgh's Award, un premio a lui dedicato, ed è a capo delle Università di Cambridge ed Edimburgo. Sin dalla sua visita in Antartide del 1956, si è impegnato per sensibilizzare l'opinione pubblica sul rapporto uomo-ambiente, tema sul quale ha anche pubblicato degli scritti.

GO

buona notte
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dany61
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GOrka GErrikagoitia Arrien (Guernica, 7 dicembre 1973) è un dirigente sportivo ed ex ciclista su strada spagnolo. Professionista dal 1998 al 2003, partecipò a quattro edizioni della Vuelta a España. Dal 2004 è direttore sportivo dell'Euskaltel-Euskadi.
Gerrikagoitia passò professionista nel 1998 con l'Euskadi, squadra basca in cui trascorse tutta la carriera. Da dilettante si impose nella Clásica Memorial Txuma, mentre tra i prof non ottenne alcuna vittoria. Il migliori risultati furono il terzo posto nella Prueba Villafranca de Ordizia e il sesto alla Clásica San Sebastián del 2003. Partecipò a quattro edizioni della Vuelta a España, portandone a conclusione tre ma terminando sempre lontano dalle prime posizioni.

Evidenziò tuttavia una buona lettura della corsa unita a uno spirito di abnegazione nello svolgere i compiti di gregariato che gli venivano affidati. Queste sue caratteristiche gli permisero di rimanere all'interno del team basco anche dopo aver appeso la bicicletta al chiodo, ricoprendo l'incarico di direttore sportivo.

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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GEorge CukOR

Apostrofato a ragione il "regista delle donne", George Cukor ha rappresentato meglio di chiunque altro sullo schermo l'immagine femminile, conferendogli una grazia, uno stile ed un ironia mai visti prima d'allora sullo schermo. È stato uno dei grandi maestri della "sophisticated comedy", in cui si è distinto per uno stile vivace ed elegante, e per una disinvolta direzione degli attori (in particolare delle attrici), ma ha eccelso anche in altri generi, come il dramma e il musical.

George Dewey Cukor nasce a New York il 7 luglio 1899. Debutta nel mondo dello spettacolo come sceneggiatore e regista teatrale, lavorando con star del calibro di Ethel Barrymore e Jeanne Eagels. Nel 1929 viene chiamato ad Hollywood come sceneggiatore dei primi film sonori della Paramount, tra cui ricordiamo il celebre film di guerra "Niente di nuovo sul fronte occidentale" (All Quiet on the Western Front, 1930) diretto da Lewis Milestone e tratto dal capolavoro di Remarque.

In breve tempo si fa notare per uno stile ed un'intelligenza che lo condurranno immediatamente alla regia, in cui lo vediamo impegnato per la prima volta nella commedia "Il marito ricco" (Tarnished Lady, 1931), con la grande Tallulah Bankhead. Il film purtroppo passa quasi inosservato. Ma poco dopo gli viene affidata la sceneggiatura di una commedia, curata dal grande Ernst Lubitsch, che per un altro impegno non avrebbe potuto girarla. Il film in questione è il delizioso "Un'ora d'amore" (One Hour With You, 1932), in cui Cukor, nonostante segua alcune dritte suggerite da Lubitsch, dimostra già un proprio stile registico, dal ritmo serrato, elegante e irriverente. Quando però Lubitsch insiste nel prendersi tutto il merito del successo del film, Cukor contrariato lascia la Paramount per la RKO, dove lavorerà diversi anni prima di passare definitivamente alla MGM (dai primi anni '50 lavorerà come regista indipendente).

In questo periodo comincia il sodalizio del regista con la grande Katharine Hepburn, con la quale diverrà sin da subito intimo amico. Egli ne sottolinea il carattere ribelle e solare, e il fare dolce e sofisticato, in numerose argute commedie, dopo averla fatta esordire in un toccante film drammatico, dal titolo "Febbre di vivere" (A Bill of Divorcement, 1932). Successivamente la dirigerà in grandi film come "Incantesimo" (Holiday, 1938) e "Scandalo a Filadelfia" (The Philadelphia Story, 1940), entrambi commedie romanticamente ironiche che prendono in giro l'alta società americana, e nei migliori che vedono l'attrice in coppia con Spencer Tracy, come "La costola d'Adamo" (Adam's Rib) e "Lui e lei" (Pat and Mike, 1952), in cui le schermaglie amorose dei due protagonisti infiammano lo schermo.

George Cukor ha più volte usato il cinema come descrizione delle ipocrisie e delle frivolezze dell'alta borghesia americana, ne è un chiaro esempio la sua amara commedia "Pranzo alle otto" (Dinner at Eight, 1933), con John Barrymore e Jean Harlow; o più generalmente per descrivere vizi e virtù del gentil sesso, che egli amava spesso rappresentare con l'eleganza del suo stile visivo e narrativo, e il massimo esempio in questo caso è il gustoso film satirico "Donne" (The Women, 1939), con la sardonica sceneggiatura di Anita Loos, e le grandi interpretazioni di un cast tutto al femminile, con attrici del calibro di Norma Shearer, Joan Crawford e Rosalind Russell.

Meno a suo agio nei film in costume ("Giulietta e Romeo", Romeo and Juliet, 1936), Cukor ha però fornito grandi risultati nel letterario "Davide Copperfield" (David Copperfield, 1933), tratto dal celebre racconto di Dickens, e nel sontuoso "Margherita Gauthier" (Camille, 1936), in cui riesce a far risplendere come nessuno aveva mai fatto la divina Greta Garbo, nel ruolo della tragica eroina del romanzo di Dumas.

Nemmeno il mondo di Hollywood è stato risparmiato dalla sua vena satirica ma sempre sofisticata: dapprima colpisce il fatuo star-system hollywoodiano nel gustoso "A che prezzo Hollywood?" (What Price Hollywood?, 1932), per poi "distruggerlo" nel suo più riuscito remake, il grande musical "È nata una stella" (A Star is Born, 1954), in cui riesce ad ottenere da Judy Garland la più magistrale e sofferta interpretazione della sua carriera. Sarà inoltre il padrino cinematografico di Judy Holliday, rendendola una star in una pregevole serie di film, soprattutto commedie brillanti - tra cui ricordiamo la celeberrima "Nata ieri" (Born Yesterday, 1950) -, in cui la fantastica attrice impersona con candida ingenuità una bionda un po' svanita, ma che in realtà è molto più sveglia di quanto lasci credere.

Da ricordare infine la sua incursione nel grande genere americano del musical, che George Cukor affronta con grandi risultati diverse volte, ma sarà solo quando nel 1964 porta sullo schermo la celebre commedia musicale "My Fair Lady", con la splendida Audrey Hepburn - ispirata al "Pigmalione" di George B. Shaw -, che egli riesce finalmente a ricevere un premio Oscar per il suo magnifico lavoro.

Negli ultimi anni lavora soprattutto per la televisione, e si accomiata dal cinema proprio con un altro film di donne, "Ricche e famose" (Rich and Famous, 1981), con Jacqueline Bisset e Candice Bergen, dimostrando un'ultima volta come si possa realizzare un film con ironia ed eleganza.

George Cukor si spegne a Los Angeles (California), il 24 gennaio 1983, qualche mese dopo aver ritirato il Leone d'oro alla Carriera conferitogli dal Festival del Cinema di Venezia.




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dany61
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ORsini UMberto (Novara, 2 aprile 1934) è un attore italiano.
Ottenne i primi successi in teatro con la Compagnia dei Giovani e la regia di De Lullo (1957), recitando poi con la compagnia Morelli-Stoppa, con Enrico Maria Salerno e Sarah Ferrati (Chi ha paura di Virginia Woolf?, 1963) e con Gabriele Lavia per la compagnia del Teatro Eliseo, di cui dal 1980 al 1997 è stato direttore artistico.
Dopo il debutto nel cinema con Federico Fellini (La dolce vita, 1959), si afferma cinematograficamente con Luchino Visconti che lo dirige nel 1969 in La caduta degli Dei, con cui si aggiudica il Nastro d'argento come migliore attore non protagonista, e nel 1972 in Ludwig.

Lavora successivamente con Luigi Magni (La Tosca, 1973), Florestano Vancini (Il delitto Matteotti, 1973), Liliana Cavani (Al di là del bene e del male, 1977), Mino Bellei (Bionda fragola 1980), Marco Tullio Giordana (Pasolini, un delitto italiano, 1995), Sergio Rubini (Il viaggio della sposa, 1997), Guido Chiesa (Il partigiano Johnny, 2000, tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio).

Ha recitato spesso in produzioni straniere e segnatamente francesi, tra l'altro con Pierre Granier-Deferre, Jacques Deray e Claude Sautet.

Nel 2008 ha ricevuto una seconda candidatura ai Nastri d'argento per la sua interpretazione in Il mattino ha l'oro in bocca.

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china46
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UMberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), è stato un poeta, scrittore e aforista italiano

Umberto Saba nacque a Trieste, all'epoca parte dell'Impero austro-ungarico, il 9 marzo del 1883, figlio di Ugo Edoardo Poli, un agente di commercio appartenente ad una nobile famiglia veneziana, e di Felicita Rachele Cohen, un'ebrea triestina. Il padre si era convertito alla religione ebraica in occasione del matrimonio, avvenuto nel 1882. Tuttavia, quando nacque Umberto, Felicita era già stata abbandonata dal marito, un giovane «gaio e leggero», insofferente ai legami familiari

Visse una malinconica infanzia, tormentata dalla mancanza del padre. Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Gioseffa Gabrovich Schobar, detta "Peppa" (conosciuta anche come Peppa Sabaz), che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto che il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia». Sarà in suo onore, e in onore delle radici ebraiche materne, che il poeta sceglierà lo pseudonimo di Saba (in ebraico la parola significa "nonno" o, più in generale, "anziano").[2][3]

Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta, all'età di tre anni, ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo Il piccolo Berto (1926). Crescerà quindi con la madre e due zie, una vedova e l'altra nubile, impegnate nella conduzione di una bottega di mobili ed oggetti usati.

Frequentò, con scarso rendimento, il Ginnasio Dante Alighieri, dove fu promosso ma gli venne sconsigliato di proseguire gli studi al liceo. Si iscrisse in seguito all'Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonerà a metà anno. Successivamente si imbarcherà su una nave come mozzo.


BA

Buon pomeriggio
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Enza
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BAch EDward

Edward Bach, medico gallese diventato noto in tutto il mondo grazie alla terapia di sua invenzione denominata "Fiori di Bach" nasce il 24 settembre 1886 a Moseley, un villaggio a cinque chilometri da Birmingham.

La terra natale ha molta importanza nella sua formazione: il contatto con un ambiente bucolico e la serenità intrinseca di quei luoghi lo indurranno ad un contatto sempre più stretto con la natura.

Fin da piccolo si convince che tutte le cose hanno un'anima e la sua accesa sensibilità lo porta a ritenere che tutto gli parli un linguaggio sottile e misterioso che tuttavia lui riesce a cogliere.

La decisione di diventare medico avviene all'età di sei anni. Inizia i propri studi frequentando l'Università di Birmingham, compie un tirocinio all'Ospedale dell'University College di Londra, dove si laurea nel 1912. Inizialmente si butta a capofitto nella pratica ospedaliera che gli sembra molto interessante ed entusiasmante, ma le delusioni si rivelano maggiori delle soddisfazioni. Edward Bach si rende conto che la pratica medica ha un carattere meccanico e spersonalizzante e che la medicina tradizionale si concentra più sulla malattia e sul sintomo, che sull'uomo nella sua complessità, che naturalmente comprende anche personalità ed emotività.

La sua è una visione che si discosta dallo sguardo "meccanicistico" dei sistemi di cura occidentali, per avvicinarsi ad una comprensione "olistica" dell'uomo, ossia comprensiva di tutte le sue componenti, nella consapevolezza che esse interagiscono e si influenzano fra loro.

Per usare uno slogan di facile impatto si potrebbe dire che secondo Bach è l'uomo che va curato, non la malattia.

La prova evidente di questa affermazione è data dal fatto che alcune medicine risultano efficaci per un paziente e completamente inutili per un altro. A seguito di queste convinzioni abbandona il reparto di Chirurgia dell'ospedale per dedicarsi alla ricerca sui batteri (la cosiddetta "immunologia"), un settore in cui otterrà importanti risultati. Purtroppo i grossi sforzi e lo studio a lungo andare mineranno la sua costituzione.

Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Edward Bach viene riformato proprio per le sue precarie condizioni fisiche. Nonostante ciò gli viene affidata la responsabilità di quattrocento posti presso l'ospedale dell'University College, l'istituto dove si è laureato.

La somma di queste responsabilità lo porta nel luglio del 1917 a svenire ed essere operato d'urgenza. La diagnosi è: tumore con metastasi.

Secondo i medici non gli rimangono che tre mesi di vita.

Cade in una depressione profonda e si rende conto che non gli resta il tempo necessario per portare a termine le sue ricerche. Decide comunque di tentare il più alto numero di ricerche ed esperimenti possibili. Assorbito da questo scopo trascorrono ben più di tre mesi; i medici che l'avevano in cura non credono ai loro occhi: la malattia è regredita.

Fu così che Bach ebbe la conferma che un grande amore, una passione, uno scopo nella vita era di fondamentale importanza, tanto da fermare la morte.

Lo studio sui vaccini dava ottimi risultati, ma Bach non era soddisfatto tanto è vero che alcuni malati non rispondevano alla cura. Venne quindi a conoscenza del pensiero di Samuel Hahnemann, creatore dell'Omeopatia e ne rimase profondamente colpito, anche perchè si avvicinava a quelle convinzioni che da tempo coltivava dentro se stesso. La sua intuizione fu quella di unire le scoperte di Hahnemann con le proprie.

In questo modo Bach trovò dei vaccini omeopatici chiamati in seguito "I sette nosodi di Bach". Divise i batteri responsabili delle malattie in gruppi e iniziò ad analizzare le caratteristiche che accumunavano le persone bisognose di uno stesso vaccino. Scoprì vari tipi psicologici corrispondenti e diversi profili umani. Quindi asserì che lo stato d'animo provoca la malattia e non viceversa.

Le ricerche continuarono nei batteri, nell'alimentazione e nell'atteggiamento psicologico, anche se ormai era certo che alla base di ogni malattia c'era uno stato d'animo negativo.

La sua fama di medico aveva varcato i confini nazionali e i suoi vaccini (nosodi) venivano utilizzati sia in America che in Germania, sia dalla medicina omeopatica che da quella allopatica.

Tuttavia Bach continuava ad essere insoddisfatto dei vaccini e sempre per gli stessi motivi, ossia che alcune persone di fatto non rispondevano alle cure da lui stabilite. Spinto da questa esigenza di completezza cercò allora nuovi rimedi tra le piante e le erbe, alla ricerca ossessiva di una correlazione fra queste ultime, i vari stati d'animo e la reazione alle terapie.

A conclusione di questo enorme lavoro, Bach stabilì, anche grazie all'ausilio di tabelle, che i vari tipi di fiori esistenti, interagendo con l'emotività, riequilibravano ciascuno a modo suo lo stato d'animo.

La Floriterapia da lui creata è la cura che tramite 38 essenze di fiori risolve problemi legati alla psiche, agli stati d'animo negativi e a quelle emozioni che provocano squilibrio e disarmonia. Indirettamente la Floriterapia cura molti sintomi e malattie del corpo, quando questi sono causati da un disagio dello spirito (e cioè nella maggior parte dei casi).

Edward Bach morì il 27 novembre 1936. Quello fu l'anno della messa a punto della Floriterapia, e da allora il sistema dilagò in tutto il mondo, ricevendo entusiastici consensi. Sul piano ufficiale, la Floriterapia è un sistema terapeutico riconosciuto dall'OMS dal 1976.




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china46
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EDison THomas
Thomas Alva Edison (Milan, 11 febbraio 1847 – West Orange, 18 ottobre 1931) è stato un inventore e imprenditore statunitense.

Fu il primo imprenditore che seppe applicare i principi della produzione di massa al processo dell'invenzione. Era considerato uno dei più prolifici progettisti del suo tempo, avendo ottenuto il record di 1.093 brevetti registrati a suo nome, in tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania.

Diede origine alla Motion Picture Patents Company (più nota come Edison Trust), compagnia formata dall'unione delle nove maggiori case di produzione cinematografiche dell'epoca. La rivista americana Life, in un'edizione speciale doppia, mise Edison al primo posto tra le "100 persone più importanti negli ultimi 1000 anni", evidenziando che la sua lampada ad incandescenza "illumina il mondo". Sebbene Heinrich Göbel l'avesse preceduto, con meno successo, con una sua versione della lampada a incandescenza, fu Edison che rese possibile l'era moderna commercializzando e diffondendo la sua invenzione.


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dany61
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THomas Trabacchi (Milano, 5 settembre 1965) è un attore italiano.
Nel 2001 ha recitato in Giorni, nel ruolo di Claudio, di Laura Muscardin; nel 2003 ha preso parte al film Ora o mai più, di Lucio Pellegrini, con Violante Placido.

Appare nel film La febbre, di Alessandro D'Alatri e in Aspettando il sole, di Ago Panini, con Raul Bova, Claudia Gerini e Vanessa Incontrada. Quest'ultimo film è uscito in Italia nel 2007. Interpreta il ruolo di Leo Fasoli ne La versione di Barney di Richard J. Lewis, film tratto dall'omonimo romanzo di Mordecai Richler.

Ha lavorato nella fiction Medicina generale, nel ruolo del medico Elia Lorenzi.
TE

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Enza
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TEller Edward

Nato a Budapest, Ungheria, nel 1908, ha condotto i suoi studi in Germania, completandoli con un dottorato in Fisica sotto la guida di Werner Heisenberg nel 1930, presso l'Università di Lipsia.

Edward Teller, figura tra le più controverse dell'era nucleare, ha avuto un ruolo centrale nell'invenzione della bomba atomica e della bomba all'idrogeno (e nel ridimensionare, di conseguenza, la carriera di Robert Oppenheimer, che aveva diretto durante la seconda guerra mondiale il laboratorio sulle montagne del Nuovo Messico dove fu costruita la bomba). In seguito, tuttavia, mise in discussione la moralità dell'ideare un'arma ancora più potente di quella.

Fisico teorico, Teller è membro anziano della Hoover Institution di Stanford e direttore emerito del laboratorio militare Livermore. Accanito sostenitore delle "Guerre stellari" dell'amministrazione Reagan, più recentemente ha proposto l'idea di manipolare l'atmosfera terrestre per contrastare l'effetto serra.

Se la versione dei fatti data da Teller è esatta, lui e il suo collega e rivale Richard L. Garwin (oggi un fervente pacifista e anti-nuclearista), furono i principali artefici di una delle più spaventose invenzioni di ogni tempo, una bomba che utilizzava il potere di fusione del sole. Teller si era battuto per raggiungere questo obiettivo fin dall'inizio degli anni '40, molto prima che la bomba atomica apparisse.

La sua idea era quella di sfruttare l'immenso calore prodotto dall'esplosione di una bomba atomica per innescare il combustibile all'idrogeno, fonderne gli atomi e liberare enormi quantità di energia nucleare. A Los Alamos, però, nessuno sapeva come ottenere una cosa simile.

L'idea, nota come implosione da irradiazione, era quella di costruire un grande involucro cilindrico che contenesse la bomba atomica a un estremo e il combustibile all'idrogeno all'estremo opposto. La vampata dell'esplosione della bomba doveva colpire l'involucro rendendolo incandescente e inondando l'interno dell'involucro stesso con una pressione sufficiente a comprimere e innescare il combustibile all'idrogeno.

Nessuno sapeva se l'idea avrebbe funzionato. Gli studi erano rallentati dai contrasti tra Teller e Ulam, ma anche dalla discussione, all'interno del laboratorio, se fosse eticamente corretto costruire una bomba all'idrogeno, dato il suo potere potenzialmente illimitato.

Il primo test della bomba all'idrogeno, nel 1952, distrusse l'isola di Elugelab, nell'Oceano Pacifico.

Nel frattempo, Teller diventò un eroe per i conservatori ma venne screditato dai liberali come modello ispiratore del dottor Stranamore, lo scienziato pazzo del film di Stanley Kubrick del 1964, ossessionato dalla distruzione di massa.

Teller, ad ogni modo, ha ricevuto numerose onorificenze, fra le quali l'Albert Einstein Award e l'Enrico Fermi Award, l'Harvey Prize from the Technion-Israel Institute, e il National Medal of Science.

Ultranovantenne, dopo aver subito un grave infarto ha comunque continuato a insegnare e a diffondere le sue idee in giro per il mondo, contribuendo con la sua verve aggressiva al dibattito continuo intorno al nucleare.

Edward Teller è morto il 9 settembre 2003.






CR



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dany61
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Inserito il - 23/02/2015 : 14:10:11  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
CRistiano DOni (Roma, 1º aprile 1973) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.

È il miglior marcatore di sempre della storia dell'Atalanta con 112 reti, di cui 103 in campionato.
Cresciuto a Verona dall'età di 3 anni, attualmente vive a Bergamo dove il 4 dicembre 2008 è diventato cittadino benemerito di Bergamo,[2] titolo rilasciato per la prima volta a un calciatore.[3]

Il cantante bergamasco "Il Bepi" ha scritto una canzone su di lui dopo il suo ritorno a Bergamo nel 2007, intitolata per l'appunto Cristiano Doni. Nella canzone, il cantante è accompagnato dallo stesso giocatore.[4]

Dopo ogni gol esultava ponendosi la mano sotto il mento a volerlo sorreggere
di un ritardo di condizione e di qualche infortunio, non riesce a ripetere le prestazioni del campionato precedente, segna 10 gol in 26 partite ma senza evitare la retrocessione avvenuta dopo lo spareggio-salvezza contro la Reggina.

Sampdoria e Maiorca[modifica | modifica wikitesto]
Nell'estate del 2003 passa alla Sampdoria, con la quale in due campionati disputa 44 partite e segna 6 gol con prestazioni altalenanti, causate anche dai numerosi infortuni che lo colpiscono.

Nell'estate del 2005, svincolandosi dalla squadra ligure, passa al Maiorca, in Spagna, disputando 24 partite nella Primera División e segnando 2 gol nell'unica sua stagione all'estero.

Il ritorno all'Atalanta[modifica | modifica wikitesto]
« Sono arrivato alla conclusione che per me questa è una maglia davvero speciale, quasi magica; forse la potrei scherzosamente avvicinare al costume che trasformava Clark Kent in Superman. »
(Cristiano Doni dopo il suo ritorno a Bergamo)
Nell'agosto del 2006 torna all'Atalanta dopo essersi svincolato dal club spagnolo.[9] Nel campionato 2006-2007 salta le prime 5 partite per infortunio[10] e le ultime 5 a causa di un intervento chirurgico ad un'ernia inguinale;[11] ciononostante, segna 13 gol giocando da trequartista alle spalle di una sola punta, Riccardo Zampagna o Nicola Ventola.

Viene riconfermato nella rosa atalantina anche nella stagione 2007-2008; in campionato mette a segno 12 gol. Il 4 maggio 2008 nella partita di campionato contro il Livorno vinta per 3-2, Doni diventa il miglior marcatore in Serie A della squadra bergamasca, superando Adriano Bassetto. Il 21 maggio del 2008 viene annunciato da parte dell'Atalanta il rinnovo del contratto di Doni fino al 2010, e il calciatore dichiara di voler concludere la carriera con la società nerazzurra.[12]

Nella stagione 2008-2009 segna 9 gol, 4 dei quali a danno dell'Inter, vincitrice del campionato. Inoltre, il 5 dicembre 2008, riceve dal Consiglio comunale di Bergamo il titolo di Cittadino Benemerito della Città di Bergamo, rilasciato per la prima volta ad un calciatore.[13]

Il 17 gennaio 2010, nella partita Atalanta-Lazio, realizza una doppietta che gli permette di raggiungere quota 100 gol in maglia nerazzurra[14]. Al termine della stagione, conclusasi con la retrocessione dei bergamaschi, il nuovo presidente dell'Atalanta Antonio Percassi, comunica che Doni resterà legato all'Atalanta per altri due anni[15].

In Serie B, i primi gol della stagione arrivano il 16 ottobre, quando mette a segno una doppietta contro l'Ascoli. Il 5 novembre è decisivo per la quarta partita consecutiva, segnando il gol vittoria contro la Triestina nel giorno delle sue 300ª presenze con la maglia nerazzurra.[16] Il 19 marzo 2011 con una doppietta al Piacenza arriva a quota 100 gol in campionato con la maglia dell'Atalanta in campionato[17][18]. La sua stagione si conclude con 34 presenze (tutte in campionato) impreziosite da 12 reti e con la conquista della sua quarta promozione in Serie A della sua carriera (dopo quelle ottenute con Bologna, Brescia e la stessa Atalanta).

L'anno successivo inizia il ritiro con la squadra nonostante sia coinvolto direttamente nello scandalo del calcioscommesse. Il 9 agosto 2011 viene squalificato per 3 anni e 6 mesi per illecito sportivo.

Il 30 giugno 2012 scade il suo contratto con la società bergamasca[19]: con i nerazzurri ha disputato in totale 323 partite (297 in campionato e 26 in Coppa Italia) segnando 112 gol (103 in campionato e 9 nel trofeo nazionale) rimanendo il giocatore più prolifico e il quarto giocatore più presente della storia dell'Atalanta.

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]
Il 7 novembre 2001 esordisce in Nazionale maggiore nell'amichevole disputata a Saitama contro il Giappone. Nell'occasione realizza anche il gol del pareggio degli Azzurri. La buona prestazione, seguita anche da un'ottima stagione in campionato con la maglia dell'Atalanta, convincono il C.T. Giovanni Trapattoni a convocarlo per i Mondiali 2002 che si disputarono in Corea del Sud e Giappone. Nella competizione disputa due partite contro Ecuador e Croazia. In tutto saranno 7 presenze e 1 rete con la maglia azzurra.

Calcioscommesse[modifica | modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Scandalo italiano del calcioscommesse del 2011.
Il 1º giugno 2011 viene indagato nell'ambito dell'Operazione Last Bet, un'inchiesta su scommesse illegali nel calcio[20]. Il 26 luglio il giocatore viene deferito dalla FIGC: l'accusa è di illecito sportivo[21]. Il 3 agosto il procuratore federale Stefano Palazzi chiede per Doni una squalifica di tre anni e sei mesi relativa all'illecito sportivo compiuto nell'ambito dello scandalo italiano del calcioscommesse del 2011[22] Il 9 agosto la richiesta viene accolta dalla Commissione disciplinare della FIGC e quindi al giocatore viene confermata la squalifica[23].

Un secondo filone dell'indagine della procura di Cremona porta, il 19 dicembre 2011, all'arresto di Cristiano Doni e di altre 16 persone[24].

Il 31 maggio 2012, ai tre anni e sei mesi, ne vengono aggiunti ulteriori due in seguito al patteggiamento riferito al secondo filone dell'inchiesta di Cremona per un totale di cinque anni e sei mesi di squalifica.[25]

Il 9 febbraio 2015 la procura di Cremona termina le indagini e formula per lui l'accusa di associazione a delinquere.

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china46
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DOrina VaccaROni (Venezia, 24 settembre 1963) è una schermitrice e ciclista su strada italiana.

Campionessa precoce e dal forte temperamento, ha iniziato la sua lunga attività sportiva a livello internazionale nella scherma, specialità fioretto, nella seconda metà degli anni settanta. Con i suoi primi successi è iniziato il ciclo, oggi ancora vincente, delle fiorettiste azzurre. Allieva del grande Livio Di Rosa al Circolo scherma Mestre; nel 1977 partecipa ai Campionati Mondiali assoluti; l'anno dopo vince, tra le categorie giovanili, il suo primo titolo italiano e il prestigioso Trofeo Martini di New York.
Disputa, a sedici anni, la sua prima Olimpiade a Mosca nel 1980, ottenendo un sesto posto individuale e un quinto posto a squadre. Nel 1981 vince la Coppa del Mondo; l'anno seguente è campionessa europea e vince il suo primo titolo mondiale a squadre. Nel 1983 è campionessa del mondo sia individuale che a squadre, inoltre vince il titolo anche tra i giovani e ancora la Coppa del Mondo, che vincerà per la terza volta l'anno dopo.
Conquista tre medaglie olimpiche, tutte nel fioretto: il bronzo individuale ai Giochi Olimpici di Los Angeles nel 1984 (in cui ottiene anche il quarto posto a squadre); l'argento a squadre a Seul nel 1988 con Francesca Bortolozzi, Margherita Zalaffi, Annapia Gandolfi e Lucia Traversa) ed infine l'oro a squadre a Barcellona nel 1992 con Francesca Bortolozzi, Diana Bianchedi, Margherita Zalaffi e Giovanna Trillini.
Dopo il bronzo a squadre ai mondiali del 1993, che segue gli allori del 1990 e del 1991, lascia l'attività agonistica, salvo poi tornare in pedana nel 1998 per vincere i titoli italiani di 3ª e 4ª categoria....

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dany61
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RObert LIndstedt (Sundbyberg, 19 marzo 1977) è un tennista svedese. Ha raggiunto il suo più alto ranking nel singolo il 26 aprile 2004, con la 309ª posizione, mentre nel doppio ha raggiunto il 10º posto il 30 gennaio 2012, dopo aver raggiunto la semifinale agli Australian Open in coppia con il rumeno Horia Tec#259;u.

Nel triennio 2010-2011-2012 ha raggiunto la finale del Torneo di Wimbledon sempre in coppia con Horia Tec#259;u, venendo sconfitto da Jürgen Melzer e Philipp Petzschner in tre set,quindi da Bob Bryan e Mike Bryan sempre in tre set e infine da Jonathan Marray e Frederik Nielsen al 5º set.

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Enza
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LIonEL Jospin

Lionel Jospin nasce a Meudon, nei dintorni di Parigi, il 12 luglio del 1937. Politico e intellettuale francese, ha ricoperto il ruolo di primo ministro del Governo dal 4 giugno del 1997 al 7 maggio del 2002, durante il cosiddetto "governo di coabitazione" condiviso con l'allora Presidente della Repubblica Jacques Chirac. Al suo mandato, tuttavia, nonostante gli attriti politici interni e le polemiche tra i due opposti schieramenti, si legano alcune importanti misure intraprese dalla Francia, come le 35 ore di lavoro settimanali, la copertura medica universale e i cosiddetti "pacs", i quali regolarizzano a livello giuridico le unioni di fatto.

Secondo di quattro figli di una famiglia protestante guidata dal papà, Robert Jospin, il giovane Lionel cresce in un sobborgo parigino, a stretto contatto con il cosiddetto proletariato urbano e con i problemi legati alla quotidianità delle famiglie meno abbienti. Sua madre è una levatrice, mentre una delle due sorelle, Noëlle Châtelet Jospin, diventerà un'apprezzata scrittrice.

Il padre di Lionel, di lavoro fa l'insegnante alle scuole elementari, presso un istituto del VII Arrondissement di Parigi. È lui ad influenzare le idee del futuro primo ministro di Francia, con la sua cultura di stampo socialista e le sue idee legate all'assistenzialismo. Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale infatti, il maestro elementare si dedica ai minori con problemi di inserimento e provenienti da famiglie disagiate, assumendo la direzione di un istituto che si occupa dell'educazione dei "ragazzi difficil". Anni prima però, quando Lionel non è ancora nato, si candida anche alle elezioni politiche, nel 1936, senza venire eletto. In pieno periodo bellico poi, Robert Jospin accetta la nomina a consigliere comunale di Meudon, comune guidato dal prefetto collaborazionista e, nel 1944, viene espulso dal suo partito (salvo essere riammesso dieci anni dopo).

Ad ogni modo, pur nelle traversie belliche e durante il periodo difficile vissuto da suo padre, Lionel Jospin riesce a mettersi in luce come studente di grande bravura e intelligenza, sin dai primi anni di scuola.

Con le idee chiare sin da subito, nel 1956 si iscrive allo IEP, ossia l'Institut d'études politiques di Parigi, il noto istituto parigino che plasma i futuri politici della Nazione. Intorno al 1963 poi, svolge il servizio militare in Germania, nell'area occidentale assegnata alla Francia a seguito delle decisioni post-belliche prese dagli stati vincitori del conflitto. Due anni dopo, rientrato in Francia, consegue la laurea all'ENA, la prestigiosa scuola nazionale di amministrazione, prosecuzione accademica dello IEP.

In questo periodo, al di là della sua evoluzione formativa, Lionel Jospin è già pienamente versato nella politica e nell'attivismo francese nazionale. Nel 1958 è tra i fondatori del partito dell'Unione dei Socialisti di Sinistra, il quale solo due anni dopo confluisce nel PSU, il Partito Socialista Unitario francese.

Nel 1971, dopo la rifondazione del Partito eseguita da François Mitterrand, che riunisce gran parte delle sigle sotto un'unica denominazione, Jospin viene chiamato a ricoprire alcune cariche importanti all'interno delle gerarchie di partito. Il leader Mitterrand in persona lo vuole dentro il comitato direttivo ed esecutivo dell'Ufficio di Presidenza, per poi nominarlo Segretario Nazionale in materia di pubblica istruzione. Jospin mantiene l'incarico fino al 1975.

Contemporaneamente e a partire dal 1970, il futuro primo ministro tiene lezione presso la facoltà di Tecnologia dell'ateneo Parigino (Paris-XI), occupandosi di economia.

Viene eletto deputato all'Assemblée Nationale nel 1981, per la prima volta nella sua vita. In quello stesso anno, il leader Mitterrand assume la carica di Presidente della Repubblica e, dopo il congresso nazionale di Bourg en Bresse, dell'ottobre del 1983, Lionel Jospin viene nominato Segretario Nazionale del Partito Socialista francese.

L'alta carica, durante i due mandati governativi di Mitterrand, gli viene confermata nel 1985, a Tolosa, e due anni dopo a Lille, durante gli altri due congressi del partito. Intanto, viene nuovamente eletto deputato nel 1986, nel 1988 e nel 1997, confermandosi come uno dei politici più importanti ed influenti di Francia.

Nel 1988 durante il governo di Rocard, che dura fino al 1991, viene nominato Ministro dell'educazione nazionale, della ricerca e dello sport, con rango di ministro di Stato, carica che gli viene confermata nel breve interregno governativo con a capo Edith Cresson, terminato nel 1992. Nel successivo governo, guidato da Pierre Bérégovoy, non viene incluso nelle nomine e la cosa sancisce la sua definitiva rottura con Mitterrand. La conseguenza anche di questa decisione, arriva nel 1993, quando la sinistra francese subisce una dura sconfitta e Jospin non viene rieletto a deputato.

Due anni dopo però, ritiratosi Delors, con grande coraggio e senso di responsabilità politica, si candida alle Presidenziali, contro il candidato di centrodestra Chirac. Entra nel ballottaggio, ma al secondo turno ottiene solo il 47,4% e viene battuto dal suo avversario. Tuttavia, nonostante la sconfitta, per gli alti consensi ricevuti Jospin viene indicato come il leader in grado di far rinascere il Partito Socialista francese.

Di nuovo segretario nazionale, dopo la vittoria dei progressisti alle politiche anticipate del giugno del 1997, viene incaricato dal presidente della Repubblica Jacques Chirac a formare un nuovo governo, definito per l'appunto di "coabitazione" tra le due parti politiche chiamate in causa, divenendo di fatto Primo Ministro francese. È la prima volta per la Francia in cui un Presidente conservatore deve dividere l'esecutivo con un primo ministro della fazione opposta.

Il suo mandato governativo inizia il 4 giugno del 1997 e dura fino al 7 maggio del 2002. La sua politica si incentra quasi tutta sul welfare, forte di un accordo tra i comunisti e gli ambientalisti di Francia.

Terminata la legislatura, Lionel Jospin si ricandida nel 2002 alle presidenziali, ma non riesce nemmeno ad entrare nel ballottaggio, superato dal candidato estremista di destra Jean-Marie Le Pen. Quest'ultimo entra a sorpresa nel ballottaggio con Chirac, subendo però una prevedibile sconfitta al voto finale, anche e soprattutto per via del voto dei socialisti, che va tutto a Chirac.

Apparentemente uscito di scena dalla politica nazionale, nel 2006 Jospin annuncia a sorpresa di "avere i requisiti per assumere la carica di capo dello Stato", ma l'anno dopo non si ricandida per le presidenziali.

È del 2010 il suo libro-intervista dal titolo "Lionel racconta Jospin", incentrato sulla sua esperienza di governo e sulla propria carriera politica. Dopo qualche settimana dall'uscita del libro, il regista Patrick Rotman presenta in anteprima al "forum des images" di Parigi un documentario tratto proprio dal libro dell'ex primo ministro, poi diffuso sulla rete nazionale France 2.






buondì
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china46
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ELena FErrante, Napoli....scrittrice/ore

Elena Ferrante è lo pseudonimo di una scrittrice o scrittore (c'è infatti chi crede che dietro la sua penna possa nascondersi addirittura un uomo, tra i nomi papabili emergono quelli di Domenico Starnone e Goffredo Fofi) di cui si ignora la vera identità. Di lei si sa solo che sarebbe nata a Napoli, città che avrebbe abbandonato presto per vivere all’estero, in Grecia. Qualcosa in più sul suo conto possiamo ipotizzarlo basandoci sulle storie delle protagoniste dei suoi romanzi e assumendo che queste siano tratte da episodi a lei realmente accaduti.
Dal suo primo romanzo, L'amore molesto, edito nel 1992, vincitore del premio Procida Isola di Arturo-Elsa Morante, del premio Oplonti d'argento e selezionato al Premio Strega e al premio Artemisia, è stato tratto l’omonimo film di Mario Martone, in concorso al 48º Festival di Cannes.
Dal romanzo successivo, I giorni dell'abbandono, edito nel 2002 e finalista al Premio Viareggio, è stata realizzata la pellicola di Roberto Faenza, in concorso alla 62ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Nel volume La frantumaglia, edito nel 2003, racconta la sua esperienza di scrittrice.
Nel 2006 viene pubblicato il romanzo La figlia oscura, da cui nel 2007 la scrittrice ha tratto spunto per il racconto per bambini La spiaggia di notte.
Nel 2011 è stato pubblicato il primo volume del ciclo L'amica geniale, seguito nel 2012 dal secondo volume, Storia del nuovo cognome, nel 2013 dal terzo, Storia di chi fugge e di chi resta e nel 2014 dal quarto e conclusivo Storia della bambina perduta.
Nel 2012 le Edizioni e/o hanno riunito i primi tre romanzi della scrittrice (L'amore molesto, I giorni dell'abbandono, La figlia oscura), accomunati dal tema di un amore negativo, traumatico e destabilizzante, in un unico volume, Cronache del mal d'amore.
Nel novembre 2014 è stata inserita in una lista dei cento pensatori più influenti dalla rivista Foreign Policy per la categoria chronicler[1].
La scelta dell'anonimato[modifica | modifica wikitesto]
Senza aver mai svelato la propria identità, Elena Ferrante è a oggi una scrittrice apprezzata non solo in Italia, ma anche all'estero (in particolare in America, dove quattro suoi romanzi hanno trovato il favore del pubblico sotto la traduzione di Ann Goldstein, grazie alla casa editrice Europa Editions) e ha raccolto critiche più che positive oltreoceano da giornali prestigiosi, tra i quali anche il New Yorker.[2][3]
La frantumaglia è un volume nato per soddisfare la curiosità del pubblico nei confronti dell'anonima scrittrice, in esso sono raccolte le lettere dell'autrice al suo editore, le poche interviste da lei rilasciate e le sue corrispondenze con lettori d'eccezione. Sua funzione principale è far comprendere al lettore i motivi che spingono l'autrice a rimanere nell'oscurità. La scrittrice stessa parla di un desiderio di autoconservazione del proprio privato, un desiderio un po' nevrotico di intangibilità, di mantenere una certa distanza e non prestarsi ai giochi giornalistici che tipicamente spingono gli scrittori a mentire per apparire come ritengono che il pubblico si aspetti. Ferrante è fermamente convinta che i suoi libri non necessitino di una sua foto in copertina né di presentazioni promozionali: devono essere percepiti come “organismi autosufficienti”, a cui la presenza dell'autrice non potrebbe aggiungere nulla di decisivo.
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dany61
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FErry Koczur (Brunssum, 2 settembre 1930 – 19 settembre 1989) è stato un calciatore francese, di ruolo centrocampista.
Ha collezionato tre presenze con la propria Nazionale.
CA

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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CArlo CrACco

Carlo Cracco nasce nel 1965 a Vicenza. Dopo aver ottenuto il diploma di maturità presso l'Istituto Alberghiero intitolato a Pellegrino Artusi di Recoaro Terme, in provincia di Vicenza, a soli ventuno anni, nel 1986, inizia a collaborare a Milano con Gualtiero Marchesi, uno dei più importanti cuochi del Bel Paese. È l'inizio di una svolta professionale che lo porta a lavorare, in seguito, a Garlenda, in provincia di Savona (presso il ristorante "La Meridiana"), e a Ponteranica, in provincia di Bergamo, nella trattoria "Da Gerbione".

Quindi si sposta in Francia per tre anni, dove presso l'"Hotel Paris" apprende i segreti della cucina transalpina, grazie all'aiuto di Alain Ducasse; poi, sempre a Parigi, lavora a Senderens per Lucas Carton. Tornato in Italia, diventa chef dell'"Enoteca Pinchiorri", a Firenze, conquistando ben tre stelle Michelin. A questo punto, il suo antico mentore Gualtiero Marchesi lo sceglie per inaugurare il ristorante "L'Albereta" di Erbusco, in provincia di Brescia: qui Carlo resta per tre anni, prima di aprire a Piobesi d'Alba, in provincia di Cuneo, "Le Clivie": il locale gli vale una stella Michelin.

Anche questa esperienza dura pochi anni, perché Cracco decide di assecondare l'invito giuntogli dalla famiglia Stoppani (una delle famiglie più importanti di Milano, proprietaria del negozio di gastronomia più celebre all'ombra della Madonnina, aperto fin dal 1883) di aprire il ristorante "Cracco Peck", dove Carlo lavora in qualità di Chef Executive. Il locale in breve tempo diviene uno dei più frequentati del Milanese, e conquista riconoscimenti importanti: due forchette dal "Gambero Rosso", una votazione di 18.5 su 20 dalla "Guida Espresso" e due stelle Michelin.

Nel 2011, poi, Cracco diventa, insieme con altri due cuochi di fama mondiale come Joe Bastianich e Bruno Barbieri, uno dei tre giurati della trasmissione "Masterchef Italia", reality culinario in onda su Cielo, riproposto anche per il 2012.

Intenzionato a stupire il cliente con una cucina che egli definisce di cuore e cerebrale al tempo stesso, Cracco è autore di diversi libri tra cui ricordiamo: "L'utopia del tartufo bianco" (scritto per Folini Editore nel 2002 per la collana "Omnes artes"), "La quadratura dell'uovo" (scritto per la stessa collana nel 2004), "Cracco. Sapori in movimento" (scritto nel 2006 con Alessandra Meldolesi per la collana "Grandi Cuochi" edita da Giunti) e "Panettone a due voci" (scritto nel 2010 con Davide Oldani per la collana "Peccati di gola", sempre di Giunti Editore).

Nel corso degli anni, Cracco ha dato vita a una cucina che intende in primo luogo sorprendere costantemente il commensale grazie a creazioni sempre nuove, anche mediante la rivisitazione di piatti classici, che con poche e all'apparenza banali invenzioni cambiano completamente aspetto: basti pensare all'insalata russa, che acquista eleganza nel momento in cui viene caramellata, o al tuorlo d'uovo sottoposto a marinatura, da mangiare in un sol boccone e che però presuppone una preparazione impegnativa e molto lunga. Cracco, insomma, a volte dà vita a dei veri e propri esperimenti scientifici, alla base dei quali, comunque, si trova l'amore per il cibo, affinché la ricerca, per quanto esasperata, non si allontani mai dal gusto.





buona giornata

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lampaDINA e lampaDario
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china46 ha scritto:

EDison THomas
Thomas Alva Edison (Milan, 11 febbraio 1847 – West Orange, 18 ottobre 1931) è stato un inventore e imprenditore statunitense.

Fu il primo imprenditore che seppe applicare i principi della produzione di massa al processo dell'invenzione. Era considerato uno dei più prolifici progettisti del suo tempo, avendo ottenuto il record di 1.093 brevetti registrati a suo nome, in tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania.

Diede origine alla Motion Picture Patents Company (più nota come Edison Trust), compagnia formata dall'unione delle nove maggiori case di produzione cinematografiche dell'epoca. La rivista americana Life, in un'edizione speciale doppia, mise Edison al primo posto tra le "100 persone più importanti negli ultimi 1000 anni", evidenziando che la sua lampada ad incandescenza "illumina il mondo". Sebbene Heinrich Göbel l'avesse preceduto, con meno successo, con una sua versione della lampada a incandescenza, fu Edison che rese possibile l'era moderna commercializzando e diffondendo la sua invenzione.









Dina & Dario
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lampaDINA e lampaDario
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lampaDINA e lampaDario ha scritto:

china46 ha scritto:

EDison THomas
Thomas Alva Edison (Milan, 11 febbraio 1847 – West Orange, 18 ottobre 1931) è stato un inventore e imprenditore statunitense.

Fu il primo imprenditore che seppe applicare i principi della produzione di massa al processo dell'invenzione. Era considerato uno dei più prolifici progettisti del suo tempo, avendo ottenuto il record di 1.093 brevetti registrati a suo nome, in tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania.

Diede origine alla Motion Picture Patents Company (più nota come Edison Trust), compagnia formata dall'unione delle nove maggiori case di produzione cinematografiche dell'epoca. La rivista americana Life, in un'edizione speciale doppia, mise Edison al primo posto tra le "100 persone più importanti negli ultimi 1000 anni", evidenziando che la sua lampada ad incandescenza "illumina il mondo". Sebbene Heinrich Göbel l'avesse preceduto, con meno successo, con una sua versione della lampada a incandescenza, fu Edison che rese possibile l'era moderna commercializzando e diffondendo la sua invenzione.










ED Asner
(AC)



Edward Asner, conosciuto anche come Ed Asner
nato a Kansas City, 15 novembre 1929,
è un attore del Broadway theatre, cinema
e televisione
ebreo statunitense.

Vincitore
5 Golden Globe
7 Emmy Awards
16 nomination, tra il 1971 e il 2007
Stella alla Hollywood Walk of Fame: Categoria Star della TV, 6363 Hollywood Blvd.


È conosciuto in Italia soprattutto per il ruolo di Lou Grant nella sitcom
televisiva Mary Tyler Moore (1970-77),
continuato in seguito in una serie autonoma, Lou Grant,
ruolo per cui ha fatto incetta di Golden Globe e Emmy Awards negli anni settanta.

Ed Asner ha recitato anche nel ruolo dello schiavista capitano Davies,
della mini-serie Radici.

Asner ha svolto anche il lavoro di doppiatore. Ha dato la sua
voce a J. Jonah Jameson nella serie televisiva animata
del 1990 Spider-Man, Hudson in Gargoyles,
Jabba the Hutt nella versione radio di Star Wars,
Vrook Lamar nel videogioco Star Wars:
Knights of the Old Republic e nel seguito, Roland Daggett in Batman:
The Animated Series, e Cosgrove in Freakazoid.
Nel 1993 ha svolto il ruolo di narratore del documentario Legacy for Efrain.

Nel 2002 è stato protagonista della minierei Papa Giovanni,
in cui ha interpretato Papa Giovanni XXIII da anziano.

Asner, di mentalità di sinistra, ha avuto due mandati come presidente
della "Screen Actors Guild", opponendosi alla condotta
degli Stati Uniti in America Centrale[senza fonte]. È stato attivo in altre cause,
come nel movimento di liberazione di Mumia Abu-Jamal,
ed è un noto membro dei Socialisti Democratici Americani.
Ha doppiato inoltre il malvagio Hoggish Greedly nella serie animata
Captain Planet and the Planeteers Ed Wuncler in The Boondocks.

Nel 2009, Asner si cimenta un'altra volta nel mondo del doppiaggio
per il film Up prestando la sua voce a Carl Fredricksen.
Nella versione italiana del celebre lungometraggio d'animazione Pixar,
la voce di Fredricksen è quella del celeberrimo Giancarlo Giannini,
lo stesso che ha doppiato Asner nel film del 2002, Papa Giovanni.

Asner ha sofferto di cancro alla prostata alcuni anni fa,
trattato poi con successo e guarito:
ha due figli, Matthew e Kate.


Dina & Dario
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Enza
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AChille LauRO

Achille Lauro nasce a Piano di Sorrento (Napoli), il giorno 16 giugno 1887. Quinto dei sei figli dell'armatore Gioacchino e di Laura Cafiero, seguirà le orme del padre diventando un importante armatore. Achille Lauro fonda la Flotta Lauro, una delle più potenti flotte italiane di tutti i tempi e tra le più importanti aziende del meridione, nonché di un vero e proprio impero finanziario.

Fondamentale per la crescita delle sue attività economiche sarebbe stata la geniale intuizione della compartecipazione alle sue attività da parte dei suoi dipendenti. Si costruisce nel tempo una solida e positiva fama tanto che su di lui la gente crea vere e proprie leggende.

In campo politico si distingue per il suo grande carisma; vi sono molti tra i suoi conterranei napoletani che e addirittura venerano Achille Lauro, tanto che nelle elezioni comunali negli anni 1952 e 1956, raccoglie circa trecentomila preferenze: mai nessun candidato alle elezioni locali aveva raggiunto quote simili. Nelle elezioni politiche del 1953 ottiene 680 mila preferenze alla Camera: si tratta di un nuovo record di popolarità, mai raggiunto prima da nessun deputato.

Durante il ventennio fascista Achille Lauro viene nominato consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, facilitato in questa operazione dalla famiglia Ciano, che apparteneva al mondo armatoriale. Negli stessi anni Lauro ottiene la carica di presidente della squadra di calcio del Napoli prendendo il posto di Giorgio Ascarelli. Durante la lunga presidenza di Lauro, il Napoli vive alti e bassi: diversi colpi di mercato, accompagnati da grandi promesse, due retrocessioni e la conquista di una Coppa Italia e di una coppa delle Alpi. Nonostante la poca brillantezza dei risultati sportivi questa attività avrebbe avuto per Achille Lauro l'effetto di un'enorme cassa di risonanza, in grado di amplificare e diffondere maggiormente il suo nome fra la gente.

Dopo la guerra aderisce al movimento del "Fronte dell'Uomo Qualunque" (UQ, movimento che diverrà successivamente un partito politico, e che nacque attorno all'omonimo giornale "L'Uomo qualunque", fondato a Roma); poi Lauro si avvicina al movimento monarchico di Alfredo Covelli determinando con il suo appoggio finanziario la nascita del Partito Nazionale Monarchico (PNM).

Per molti anni Lauro ricopre la carica di sindaco di Napoli, molto amato ma anche molto discusso, in particolare per la gestione della cosa pubblica, attività nella quale mostra mancanza di considerazione nei confronti degli avversari politici, delle forze sociali e degli stessi compagni di coalizione.

E' durante gli anni del suo mandato che inizia quella speculazione edilizia nella città di Napoli, che sarà duramente dipinta nel film "Le mani sulla città" (1963), di Francesco Rosi.

Anziano, Achille Lauro assiste impotente al crollo finanziario della flotta. Muore a Napoli il giorno 15 novembre 1982, all'età di 95 anni.




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lampaDINA e lampaDario
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Enza ha scritto:

AChille LauRO

Achille Lauro nasce a Piano di Sorrento (Napoli), il giorno 16 giugno 1887. Quinto dei sei figli dell'armatore Gioacchino e di Laura Cafiero, seguirà le orme del padre diventando un importante armatore. Achille Lauro fonda la Flotta Lauro, una delle più potenti flotte italiane di tutti i tempi e tra le più importanti aziende del meridione, nonché di un vero e proprio impero finanziario.

Fondamentale per la crescita delle sue attività economiche sarebbe stata la geniale intuizione della compartecipazione alle sue attività da parte dei suoi dipendenti. Si costruisce nel tempo una solida e positiva fama tanto che su di lui la gente crea vere e proprie leggende.

In campo politico si distingue per il suo grande carisma; vi sono molti tra i suoi conterranei napoletani che e addirittura venerano Achille Lauro, tanto che nelle elezioni comunali negli anni 1952 e 1956, raccoglie circa trecentomila preferenze: mai nessun candidato alle elezioni locali aveva raggiunto quote simili. Nelle elezioni politiche del 1953 ottiene 680 mila preferenze alla Camera: si tratta di un nuovo record di popolarità, mai raggiunto prima da nessun deputato.

Durante il ventennio fascista Achille Lauro viene nominato consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, facilitato in questa operazione dalla famiglia Ciano, che apparteneva al mondo armatoriale. Negli stessi anni Lauro ottiene la carica di presidente della squadra di calcio del Napoli prendendo il posto di Giorgio Ascarelli. Durante la lunga presidenza di Lauro, il Napoli vive alti e bassi: diversi colpi di mercato, accompagnati da grandi promesse, due retrocessioni e la conquista di una Coppa Italia e di una coppa delle Alpi. Nonostante la poca brillantezza dei risultati sportivi questa attività avrebbe avuto per Achille Lauro l'effetto di un'enorme cassa di risonanza, in grado di amplificare e diffondere maggiormente il suo nome fra la gente.

Dopo la guerra aderisce al movimento del "Fronte dell'Uomo Qualunque" (UQ, movimento che diverrà successivamente un partito politico, e che nacque attorno all'omonimo giornale "L'Uomo qualunque", fondato a Roma); poi Lauro si avvicina al movimento monarchico di Alfredo Covelli determinando con il suo appoggio finanziario la nascita del Partito Nazionale Monarchico (PNM).

Per molti anni Lauro ricopre la carica di sindaco di Napoli, molto amato ma anche molto discusso, in particolare per la gestione della cosa pubblica, attività nella quale mostra mancanza di considerazione nei confronti degli avversari politici, delle forze sociali e degli stessi compagni di coalizione.

E' durante gli anni del suo mandato che inizia quella speculazione edilizia nella città di Napoli, che sarà duramente dipinta nel film "Le mani sulla città" (1963), di Francesco Rosi.

Anziano, Achille Lauro assiste impotente al crollo finanziario della flotta. Muore a Napoli il giorno 15 novembre 1982, all'età di 95 anni.





lampaDINA ha scritto:

Enza ha scritto:

LAuro Achille

Achille Lauro nasce a Piano di Sorrento (Napoli), il giorno 16 giugno 1887. Quinto dei sei figli dell'armatore Gioacchino e di Laura Cafiero, seguir? le orme del padre diventando un importante armatore. Achille Lauro fonda la Flotta Lauro, una delle pi? potenti flotte italiane di tutti i tempi e tra le pi? importanti aziende del meridione, nonch? di un vero e proprio impero finanziario.
......








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AChard MArcel


Nasce come Marcel Augustin Ferréol a Sainte-Foy-lès-Lyon il 5 luglio 1899. All'inizio della sua carriera di scrittore, subito dopo la Prima guerra mondiale, adotta lo pseudonimo di Marcel Achard. Dopo una breve esperienza nel campo del giornalismo si dedica al teatro cogliendo il suo primo importante successo quando Charles Dullin, nel 1923, porta sulla scena "Voulez-vous jouer avec moâ?", che rimane forse la sua opera più originale e significativa. Autore brillante, esponente moderno del teatro del boulevard, Achard saprà spesso trovare la via del successo presso il pubblico. Lavorerà anche per il cinema come sceneggiatore e scriverà i testi di due commedie musicali.

La caratteristica distintiva dei testi di Achard è l'umore onirico di malinconia sentimentale, sottolineato quasi sempre dal titolo.

I più grandi successi di Achard arrivano nel periodo tra le due guerre mondiali, quando i critici contemporanei lo paragonano ad alcuni rinomati predecessori francesi, quali Pierre de Marivaux o Alfred de Musset.

Dopo la Seconda guerra mondiale, nonostante le critiche che riceve, la sua produzione letteraria continua. "L'idiote", sarà un'opera conosciuta negli Stati Uniti per essere alla base del film "Uno sparo nel buio".

Quattro opere di Achard sbarcano anche a Broadway. "A shot in the dark" vanta il maggior numero di rappresentazioni: adattato da Harry Kurnitz e diretto da Harold Clurman, raggiugerà il consistente numero di 389 repliche; tra i protagonisti: Julie Harris, Walter Matthau e William Shatner.

I numerosi soggetti cinematografici di Achard sono solitamente incentrati su eventi storici: tra questi vi sono "Mayerling" (1936), "Orage" (1938) e "Félicie Nanteuil" (1942).

Marcel Achard muore a Parigi il 4 settembre 1974.



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dany61
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MArcello FonDAto (Roma, 8 gennaio 1924 – San Felice Circeo, 13 novembre 2008[1])
è stato un regista e sceneggiatore italiano.
Iniziò come sceneggiatore, collaborando con Luigi Comencini e Mario Bava. Successivamente, attorno alla fine degli anni sessanta, passò alla regia, dirigendo attori celebri nell'ambito del filone della commedia all'italiana: Certo, certissimo, anzi... probabile (1969), con Claudia Cardinale e Catherine Spaak; Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970), con Monica Vitti; Causa di divorzio (1972), con Senta Berger, la Spaak, Enrico Montesano e Gastone Moschin; A mezzanotte va la ronda del piacere (1975), con la Cardinale, Vittorio Gassman, la Vitti, Renato Pozzetto e Giancarlo Giannini. Il momento di maggior popolarità lo raggiunse probabilmente nel 1974 con il cult movie ...altrimenti ci arrabbiamo!, interpretato da Terence Hill e Bud Spencer.

Trascorse gli ultimi quindici anni di vita, ormai lontano dal mondo dello spettacolo, a San Felice Circeo; qui tuttavia realizzò un Teatro Stabile di cui fu direttore artistico, valendosi della compagnia "I Timidi".

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Enza
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DArio VerGAssola

Comico dalla vena improvvisativa ed imprevedibile, Dario Vergassola nasce il 3 maggio del 1957 a La Spezia. Dopo aver fatto vari lavori fra cui l'operaio, approda nel mondo dello spettacolo partecipando a "Professione Comico", la manifestazione diretta da Giorgio Gaber, nella quale ottiene sia il premio del pubblico che quello della critica.

Nel '90 prende parte a "Star 90" (Rete4) classificandosi per la finalissima della trasmissione, nel '91 registra numerosi "TG delle vacanze " (Canale 5).

Nel marzo del '92 vince il Festival di "San Scemo" e l'anno dopo, sull'onda dell'apprezzamento che le sue canzoni demenziali ottengono, pubblica il suo primo album "Manovale gentiluomo" pubblicato nientemeno che dalla Polygram. Dal disco viene estrapolato il divertente brano remix dal titolo "Non me la danno mai (lamento dell'armonizzatore)". Sempre nel '93, grazie alla collaborazione con il suo conterraneo Stefano Nosei, un altro menestrello dalla surreale vena comica, nasce lo spettacolo a due "Bimbi belli", portato in varie piazze d'Italia sempre con notevole apprezzamento di pubblico.

Instancabile, nel '94 è la volta di un altro spettacolo teatrale "La vita è un lampo" (per la regia di Massimo Martelli), che vede impegnato il comico spezino in una nuova massacrante tourné, fatta di oltre duecento repliche. In questa occasione si presenta da solo ma la voglia di tornare a fare spettacoli in coppia è forte. Dopo il sodalizio con Nosei, lo si è visto dunque sul palco con vari personaggi di spicco fra cui è da segnalare David Riondino in "Recital per due", e in seguito lo stralunato Diego Parassole e il mostro sacro Enzo Jannacci.

Nel' 95 è invitato come ospite a Sanremo al "Premio Tenco", un appuntamento sul palco dell'Ariston che si rinnova ogni anno in occasione del Premio. Nel '96 è coautore (assieme ad Arnaldo Bagnasco) ed interprete della trasmissione televisiva "Tenera è la notte" (RAI 2), in onda anche nel 1997. Sempre del 1996 è il suo nuovo spettacolo "Comici" e la partecipazione al film per la TV "Dio vede e provvede" di Enrico Oldoini.

La sua popolarità va aumentando sempre di più, piace il suo stile scanzonato, condito da allusioni sessuali, e il più delle volte dolcemente irriverente. Piatto forte della sua comicità, insomma, sono i doppi sensi e il gusto "perverso" di mettere le persone in imbarazzo con domande scottanti. Tutti ingredienti che si sposano a meraviglia con lo storico talk-show di Maurizio Costanzo, che infatti non se lo fa scappare. Nel '97 è ospite sempre più ricorrente sul palco del Parioli (dove, tutte le sere va in onda appunto il Maurizio Costanzo Show), un sodalizio che dura tutt'oggi, mentre, in parallelo, partecipa, in veste di coautore, alla trasmissione "Facciamo Cabaret" e come ospite a "Mai dire goal" (Italia 1).

All'interno del suo carnet artistico, però, non manca di collezionare esperienze cinematografiche, partecipando in veste di protagonista ad un cortometraggio dal titolo "L'anima di Enrico" di Stefano Saveriano, al film per la TV "Nuda proprietà" di Enrico Oldoini, al film "Affetti smarriti" di Luca Manfredi.

Nella stagione 1997/1998 è stato ospite ricorrente a "Quelli che il calcio" (Rai Tre), partecipando inoltre alla seconda serie del film per la TV "Dio vede e provvede" di Enrico Olodoini ed alla trasmissione radiofonica Radiorisate, in onda su Radio 2.

A novembre del 1999 ha pubblicato con la Epic Sony Music il suo nuovo album "Lunga vita ai pelandroni", tratto dal suo spettacolo di cabaret che ha girato tra il 1999 e 2000, anno in cui fra l'altro ha pubblicato per i tipi Piemme "Lunga vita ai pelandroni", finito puntualmente nelle alte vette delle classifiche di vendita, anche grazie al fenomeno del boom di vendite che i libri dei comici televisivi hanno riscontrato da qualche anno a questa parte.

Tutti incentivi che hanno spinto Vergassola a diventare un appuntamento fisso nell'editoria italiana, se è vero che, immancabile, nella primavera 2002 ha pubblicato in collaborazione con Marco Melloni, presso Mondadori, un altro successo, "Me la darebbe?" raccolta delle celebri e scabrose interviste realizzate a Zelig.

Tra le altre sue esperienze dopo il 2000 sono da segnalare il commento per Rai Tre di tutte le tappe del Giro d'Italia e l'arruolamento fra i protagonisti della nuova serie TV "Carabinieri". Dal 7 febbraio 2003, inoltre, conduce su Raidue con Federica Panicucci "Bulldozer" un programma dedicato ai nuovi comici e pensato sulla falsariga del grande successo che ha investito l'analoga trasmissione di Italia 1, Zelig (di cui Vergassola, fra le altre cose, è stato uno dei primi protagonisti).

Dopo una stagione (2004) trascorsa prevalentemente lavorando per la TV satellitare Sky, dal 2005 è al fianco di Serena Dandini nella conduzione della trasmissione di Rai 3 "Parla con me". Il ruolo di Vergassola è ancora una volta soprattutto quello di intervistatore: interviene al termine dell'intervista ufficiale condotta dalla Dandini e scherzosamente tocca tutti gli argomenti che l'intervistato di turno avrebbe volentieri evitato. La fanno da padrone i soliti doppi sensi e i riferimenti alla sfera sessuale tipici della sua comicità.

Oltre a condurre o intervenire in diversi programmi radiofonici, non trascura il cinema, partecipando in veste di protagonista a "L'anima di Enrico" di Stefano Saveriano, "Nuda proprietà" di Enrico Oldoini, "Affetti smarriti" di Luca Manfredi, "Il mattino ha l'oro in bocca" (2008) di Francesco Patierno.






buona giornata

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china46
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GAetano PReviati (Ferrara, 31 agosto 1852 – Lavagna, 21 giugno 1920) è stato un pittore italiano che, dopo una giovanile esperienza nella Scapigliatura milanese, fu rappresentativo soprattutto della corrente del divisionismo italiano.Nel 1876 si trasferisce da Ferrara a Milano dove frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera, vincendo nel 1879 il concorso Canonica con il quadro Gli ostaggi di Crema.
Nel 1881 si stabilisce definitivamente a Milano dove entra in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Partecipa alla I Triennale di Brera del 1891 con un'opera in cui rende esplicita la sua adesione al divisionismo, di cui sarà anche teorico, e ai temi simbolisti.
A partire dal 1895 e fino al 1914 è invitato alle esposizioni internazionali d'arte di Venezia, dove nel 1901 e nel 1912 è presente con due mostre personali.
Nel 1907 partecipa all'allestimento della "Sala del sogno" della VII Biennale di Venezia ed espone al Salon des peintres divisionnistes italiens organizzato a Parigi dal mercante Alberto Grubicy. Questi, con il fratello Vittore, fonda nel 1911 la Società per l'Arte di Gaetano Previati, acquistando un nucleo consistente di suoi dipinti che verranno esposti nelle mostre organizzate a Genova (1915) e a Milano (1916 e 1919).
Fra le sue opere più importanti, "La Maternità", dipinta nel 1890 e presentata nella Triennale di Brera dove riscontrò discussioni vivacissime per la tecnica esecutiva: una donna, seduta sotto un albero, si china teneramente sul bimbo a cui offre il seno mentre intorno la circondano figure evanescenti di angeli.
Colpito da dolorosi lutti famigliari, muore nel 1920 a Lavagna, cittadina ligure dove già da tempo soleva trascorrere lunghi soggiorni.
Viene sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Ferrara.
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lampaDINA e lampaDario
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china46 ha scritto:

GAetano PReviati (Ferrara, 31 agosto 1852 – Lavagna, 21 giugno 1920) è stato un pittore italiano che, dopo una giovanile esperienza nella Scapigliatura milanese, fu rappresentativo soprattutto della corrente del divisionismo italiano.Nel 1876 si trasferisce da Ferrara a Milano dove frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera, vincendo nel 1879 il concorso Canonica con il quadro Gli ostaggi di Crema.
Nel 1881 si stabilisce definitivamente a Milano dove entra in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Partecipa alla I Triennale di Brera del 1891 con un'opera in cui rende esplicita la sua adesione al divisionismo, di cui sarà anche teorico, e ai temi simbolisti.
A partire dal 1895 e fino al 1914 è invitato alle esposizioni internazionali d'arte di Venezia, dove nel 1901 e nel 1912 è presente con due mostre personali.
Nel 1907 partecipa all'allestimento della "Sala del sogno" della VII Biennale di Venezia ed espone al Salon des peintres divisionnistes italiens organizzato a Parigi dal mercante Alberto Grubicy. Questi, con il fratello Vittore, fonda nel 1911 la Società per l'Arte di Gaetano Previati, acquistando un nucleo consistente di suoi dipinti che verranno esposti nelle mostre organizzate a Genova (1915) e a Milano (1916 e 1919).
Fra le sue opere più importanti, "La Maternità", dipinta nel 1890 e presentata nella Triennale di Brera dove riscontrò discussioni vivacissime per la tecnica esecutiva: una donna, seduta sotto un albero, si china teneramente sul bimbo a cui offre il seno mentre intorno la circondano figure evanescenti di angeli.
Colpito da dolorosi lutti famigliari, muore nel 1920 a Lavagna, cittadina ligure dove già da tempo soleva trascorrere lunghi soggiorni.
Viene sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Ferrara.




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GAetano VArcasia (Roma, 6 settembre 1959 – Roma, 10 novembre 2014) è stato un attore, doppiatore, regista teatrale e insegnante italiano, noto per aver doppiato Topolino dal 1988 al 1996. Dal 1984 al 1995 è stato socio del Gruppo Trenta (oggi Pumaisdue).
Laureato in lettere nel 1983, partecipa nel successivo anno al "Laboratorio di Gigi Proietti" e contemporaneamente si diploma al Corso professionale della Regione Lazio per attori-doppiatori gestito da Renato Izzo e dalla sua società, il Gruppo Trenta. Dopo il diploma, Varcasia entrerà nella suddetta società in qualità di socio e vi rimarrà fino al 1995. Tra il 1993 e il 1994 ha studiato canto insieme al soprano Elizabeth Aubry e nel 1996 ha frequentato uno stage di Clown con Jango Edwards, nel 2000 uno stage di canto con Carl Anderson e nel 2006 un Master Class di Clown sempre al fianco di Edwards.

Dal 1998 al 2002 ha insegnato dizione e impostazione della voce presso la scuola "L'arte del teatro".
Ha doppiato molti attori, tra i più famosi Robert Downey Jr., Christian Slater, Steve Buscemi, Ralph Fiennes (in Skyfall), Woody Harrelson, David Schwimmer, Timothy Hutton in The Good Shepherd - L'ombra del potere e nella serie televisiva Leverage - Consulenze illegali, Jet Li.

Nel 2004 ha tradotto e diretto la pièce teatrale Coco Chanel di Alexander William Smith.

Ha doppiato l'attore Peter Jacobson in Dr. House - Medical Division dal 2007 al 2012.

Dal 2011 è la voce di Peter Dinklage nella serie televisiva fantasy Il Trono di Spade. In precedenza aveva già doppiato l'attore nella commedia britannica Funeral Party di Frank Oz. Suo anche il doppiaggio di Bob Odenkirk nelle vesti di Saul Goodman in Breaking Bad.

Nel 2014 presta la voce allo Spettro nel videogioco sviluppato da Bungie: Destiny, che nella versione americana è di Peter Dinklage. Sempre nello stesso anno, doppia il protagonista nel videogioco La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor, videogame che narra una avventura tratta dal mondo de Il Signore degli Anelli.

Muore il 10 novembre 2014 all'età di 55 anni a causa di un tumore

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Enza
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VAuRO Senesi

Vauro Senesi nasce il 24 marzo del 1955 a Pistoia. Allievo di Pino Zac (Giuseppe Zaccaria), con lui fonda, nel 1978, "Il Male", rivista satirica che però lascia dopo soli tre numeri a causa di alcuni contrasti a proposito della linea editoriale tenuta dal periodico sul caso Moro.

Iscritto al Partito Comunista Italiano, nel 1986 Vauro diventa vignettista ed editorialista del "Manifesto", ma pubblica anche su numerose altre testate come "Cuore", "Linus", "Satyricon", "L'echo del savanes", "I quaderni del sale", "Il diavolo" e "El jueves". Nel 1994 viene querelato dalla senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati a causa di una vignetta uscita sul "Venerdì di Repubblica": verrà assolto in maniera definitiva quattro anni più tardi. Vincitore del Premio di Satira Politica di Forte dei Marmi nel 1996, l'anno successivo viene condannato per vilipendio alla religione cattolica dal tribunale di Roma per colpa di una vignetta pubblicata sul "Manifesto".

Collaboratore di "Smemoranda" e del "Corriere della Sera", a partire dal 2006 entra a far parte di "Annozero", trasmissione di approfondimento politico condotta da Michele Santoro su Raidue: le sue vignette rappresentano un appuntamento fisso al termine delle puntate per i telespettatori. Tuttavia, il 15 aprile del 2009 il disegnatore toscano viene sospeso dalla Rai a causa di una vignetta con la didascalia "Aumento delle cubature. Dei cimiteri", dopo il terremoto abruzzese avvenuto poco tempo prima. La vignetta, che fa riferimento all'emanazione di un decreto relativo all'aumento di spazio abitativo previsto dal governo Berlusconi, viene contestata in quanto "in contrasto con la missione e i doveri del servizio pubblico", e lesiva della dignità dei defunti.

La sua sospensione suscita numerose critiche e reazioni, da parte - tra l'altro - del leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, di Beppe Grillo, di Sabina Guzzanti (che prende il suo posto nella puntata successiva della trasmissione), del segretario del Partito Democratico Dario Franceschini e del segretario del Partito della Rifondazione Comunista Paolo Ferrero. Vauro, in ogni caso, verrà re-integrato dopo una sola puntata di "punizione".

In seguito alla fuoriuscita di Michele Santoro da Raidue, il vignettista pistoiese sceglie di seguirlo nella sua nuova avventura, "Serviziopubblico", programma trasmesso in streaming su Internet e da un network di televisioni private nella stagione 2011/12. Nel frattempo, Vauro prende parte al film di Giovanni Veronesi "Manuale d'amore 3" e rilancia, il 7 ottobre del 2011, una nuova edizione de "Il male", insieme con Vincino. Nel 2012, approda a La7 insieme a Santoro ancora per "Serviziopubblico", trasferitosi sulla rete di Paolo Ruffini, e abbandona definitivamente "Il Manifesto", in crisi economica, per iniziare una collaborazione assidua con "Il fatto quotidiano".

Inviato e vignettista di "Peace Reporter", Vauro è stato in passato direttore della testata satirica "Boxer" e membro del Comitato Centrale del Pci. È assiduo collaboratore, inoltre, di "Emergency", l'associazione umanitaria fondata da Gino Strada, per la quale nel 2008 ha partecipato alla realizzazione del calendario dell'organizzazione, e di "Freedom Flotilla", per la quale ha disegnato lo stendardo richiamandosi all'ulivo, simbolo della pace.

Nel corso della sua carriera ha dato alle stampe diversi libri: tra gli altri si ricordano, per Manifestolibri, "La satira alla guerra", "Vita e morte della Dc" e "Foglio di via", e per Massari "L'ONU santo: 120 vignette della serie non ci resta che ridere" e "L'ulivo santo". Per l'editore Zelig, invece, ha pubblicato "Premiata macelleria Afghanistan. Vignette dalla guerra" e "Sciusciò. Dal Raggio Verde a Sciuscià edizione straordinaria". Con Piemme, infine, Vauro ha pubblicato "Papeide. Un papa tira l'altro", "Il NostraVaurus", "I peggiori crimini del comunismo", "Il libretto rosso, ovvero La cazzata Potimokin", "Il mago del vento", Kualid che non riusciva a sognare", "La scatola dei calzini perduti" e "Il respiro del cane".







buon venerdì

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dany61
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ROmán Fernando MArtínez (Morón, 27 marzo 1983) è un calciatore argentino, centrocampista dell'Estudiantes.
Martínez cominciò la sua carriera in un club locale, il Club Deportivo Morón, nel 2000; dopo una stagione superlativa nella terza divisione argentina, Martinez passò al Arsenal de Sarandi nella Primera División argentina.

Nel 2006 Martínez approdò al Tigre, che con il suo aiuto il club ottenne la promozione. Nel campionato 2007, Martínez ha contribuito affinché il Tigre si piazzasse al secondo posto del torneo, il miglior piazzamento della storia della squadra.

Nell'estate del 2008 viene acquistato dall'Espanyol, che l'anno successivo lo cede in prestito al Tenerife. Nel 2010 ritorna al Tigre, sempre con la formula del prestito.

Riscattato dal Tigre nel 2011, nel luglio del 2012 passa a titolo definitivo all'Estudiantes

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lampaDINA e lampaDario
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lampaDINA ha scritto:

NImoY LEonard



Leonard Simon Nimoy
Boston, 26 marzo 1931
? un attore e regista
ebreo americano.
? noto soprattutto per avere interpretato
il vulcaniano Spock nella serie televisiva
originale di fantascienza Star Trek (1966-1969)
e nei successivi film della serie.
Ha fatto una lunga carriera televisiva e teatrale...
Al di fuori dello schermo, Nimoy si ? anche cimentato
come scrittore, poeta e musicista, mentre come
fotografo ha inaugurato, nel maggio 2008,
una mostra denominata Full Body.

Biografia
Nimoy ? nato a Boston in Massachusetts
da immigranti ebrei di lingua Yiddish
provenienti da Izyaslav, Ucraina.
Suo padre, Max Nimoy, gestiva un negozio
di barbiere. Sua madre, Dora Nimoy (nata Spinner),
era casalinga.
Nimoy inizi? a recitare all'et? di 8 anni.
Il suo primo ruolo principale fu quello di
Ralphie in "Awake and Sing," di Clifford Odets
a 17 anni.
Ha studiato fotografia alla UCLA (Universit? della
California di Los Angeles), ma ha abbandonato gli
studi prima di conseguire la laurea.
Si ? diplomato al Boston College nel 1953,
ed ha conseguito un MA in Scienze dell'Educazione
nonch? un dottorato onorario dalla Antioch
University in Ohio.

Nimoy ha trascorso gran parte della sua carriera
iniziale recitando piccole parti in B-movie,
show televisivi come Dragnet, e serial come
Zombies della Stratosfera.
Nel 1961, ha avuto un ruolo minore nell'episodio
della serie TV Ai confini della realt?, "Che tipo di piet?".

Nimoy ? stato arruolato nella Riserva dell'Esercito
degli Stati Uniti congedandosi con il grado di sergente
nel novembre del 1955.
Secondo l'Amministrazione Nazionale degli
Archivi e dei Registri, il foglio matricolare di Nimoy
? andato distrutto nell'incendio degli Archivi
Nazionali del 1973.

Come musicista Nimoy ha inciso nel 1968 un disco
intitolato The Way I Feel che includeva un brano
di Pete Seeger, If I Had a Hammer.

Libri scritti da Leonard Nimoy
? Io non sono Spock (I am not Spock,
New York: Hyperion Books, 1975)
? Io sono Spock (I am Spock, Hyperion, 1995.
ISBN 0-7868-6182-7)

Libri su Leonard Nimoy
? John Micklos, Jr., Leonard Nimoy:
A Star's Trek. New York, Macmillan
Publishing Company, 1988. ISBN 0-87518-376-X


http://www.imdb.com/name/nm0000559/bio

http://www.rmichelson.com/Artist_Pages/Nimoy/pages/Leonard-Nimoy-Gallery.html


(LE)




27 FEB 2015
18.20
È morto Leonard Nimoy,
l’attore che ha interpretato Spock in Star Trek.
Aveva 83 anni.
R.I.P

Dina & Dario
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china46
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lampaDINA e lampaDario ha scritto:

lampaDINA ha scritto:

NImoY LEonard



Leonard Simon Nimoy
Boston, 26 marzo 1931
? un attore e regista
ebreo americano.
? noto soprattutto per avere interpretato
il vulcaniano Spock nella serie televisiva
originale di fantascienza Star Trek (1966-1969)
e nei successivi film della serie.
Ha fatto una lunga carriera televisiva e teatrale...
Al di fuori dello schermo, Nimoy si ? anche cimentato
come scrittore, poeta e musicista, mentre come
fotografo ha inaugurato, nel maggio 2008,
una mostra denominata Full Body.

Biografia
Nimoy ? nato a Boston in Massachusetts
da immigranti ebrei di lingua Yiddish
provenienti da Izyaslav, Ucraina.
Suo padre, Max Nimoy, gestiva un negozio
di barbiere. Sua madre, Dora Nimoy (nata Spinner),
era casalinga.
Nimoy inizi? a recitare all'et? di 8 anni.
Il suo primo ruolo principale fu quello di
Ralphie in "Awake and Sing," di Clifford Odets
a 17 anni.
Ha studiato fotografia alla UCLA (Universit? della
California di Los Angeles), ma ha abbandonato gli
studi prima di conseguire la laurea.
Si ? diplomato al Boston College nel 1953,
ed ha conseguito un MA in Scienze dell'Educazione
nonch? un dottorato onorario dalla Antioch
University in Ohio.

Nimoy ha trascorso gran parte della sua carriera
iniziale recitando piccole parti in B-movie,
show televisivi come Dragnet, e serial come
Zombies della Stratosfera.
Nel 1961, ha avuto un ruolo minore nell'episodio
della serie TV Ai confini della realt?, "Che tipo di piet?".

Nimoy ? stato arruolato nella Riserva dell'Esercito
degli Stati Uniti congedandosi con il grado di sergente
nel novembre del 1955.
Secondo l'Amministrazione Nazionale degli
Archivi e dei Registri, il foglio matricolare di Nimoy
? andato distrutto nell'incendio degli Archivi
Nazionali del 1973.

Come musicista Nimoy ha inciso nel 1968 un disco
intitolato The Way I Feel che includeva un brano
di Pete Seeger, If I Had a Hammer.

Libri scritti da Leonard Nimoy
? Io non sono Spock (I am not Spock,
New York: Hyperion Books, 1975)
? Io sono Spock (I am Spock, Hyperion, 1995.
ISBN 0-7868-6182-7)

Libri su Leonard Nimoy
? John Micklos, Jr., Leonard Nimoy:
A Star's Trek. New York, Macmillan
Publishing Company, 1988. ISBN 0-87518-376-X


http://www.imdb.com/name/nm0000559/bio

http://www.rmichelson.com/Artist_Pages/Nimoy/pages/Leonard-Nimoy-Gallery.html


(LE)




27 FEB 2015
18.20
È morto Leonard Nimoy,
l’attore che ha interpretato Spock in Star Trek.
Aveva 83 anni.
R.I.P



Mi piaceva il suo personaggio...AMEN
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dany61
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LEka ZOgu (Tirana, 5 aprile 1939 – Tirana, 30 novembre 2011) è stato erede al trono d'Albania.

Figlio del re Zog I di Albania e della contessa Géraldine Apponyi de Nagyappony, nacque appena tre giorni prima dell'occupazione italiana del Regno di Albania.

Fu cresciuto in Grecia, Egitto e Gran Bretagna, studiò a Parigi alla Sorbona, e dopo la laurea visse in Spagna ed in Rhodesia (oggi Zimbabwe).

Dopo la morte del padre, il 9 aprile 1961 venne proclamato dal governo monarchico in esilio "Leka I Re degli Albanesi", ed incoronato a Parigi. Nel 1975 si sposò a Biarritz con un'australiana, Susan Cullen-Ward, nota come la regina Susan[1]. La coppia ebbe un figlio, Leka Anwar Zog, noto come Leka II di Albania.

Dopo la fine del regime di apartheid all'inizio degli anni ottanta, si trasferì in Sudafrica, dove visse lavorando come mediatore d'affari fra Johannesburg e Città del Capo.

Nel 1993 poté rientrare per la prima volta in Albania, accolto da una piccola folla di circa 500 persone. In quell'occasione utilizzò un passaporto rilasciato dal suo stesso governo in esilio, che alla voce professione lo indicava come "Re". Nel 1997 si tenne in Albania un referendum sul ripristino della monarchia, che fu rigettato da circa il 65% degli albanesi[2]. Leka protestò per la mancanza di libertà in cui venne tenuta la consultazione. Scoppiarono degli scontri con la polizia, in cui rimase ucciso un uomo, a seguito dei quali Leka fuggì dal paese. Processato in contumacia, venne condannato a tre anni di pena con l'accusa di sedizione. Nel marzo 2002 gli fu concesso il perdono, ed anzi 72 parlamentari albanesi invitarono la famiglia reale a rientrare in patria[3].

Leka si impegnò nella vita politica albanese, sostenuto dal Partito Movimento per la Legalità, ed in seguito fu a capo del Movimento per lo sviluppo nazionale. Nel febbraio 2006 annunziò il proprio ritiro dalla vita pubblica e politica.

È scomparso nel 2011 all'età di 72 ann

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Enza
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ZOmbie Rob

Rob Zombie, all'anagrafe Robert Bartleh Cummings (Haverhill, 12 gennaio 1965), è un cantante, regista e attore statunitense.

È noto soprattutto per essere il fondatore, nonché cantante e compositore del gruppo alternative metal White Zombie, gruppo con il quale ha suonato fino al 1998, anno dello scioglimento dello stesso. Successivamente al 1998 ha iniziato la carriera solista che lo ha portato alla pubblicazione di 5 album, alcuni anni dopo è uscito nelle sale cinematografiche il suo primo film in veste di regista, La casa dei 1000 corpi, seguito da La casa del diavolo. Ha continuato la carriera da regista dirigendo con successo il reboot Halloween - The Beginning.

Zombie è stato co-produttore nel 2003 dell'album tributo dei Ramones, We're a Happy Family. Nello stesso album interpreta la canzone Blitzkrieg Bop.

Nel 2004 ha ospitato un concerto tributo ai Ramones (immortalato nel film-documentario Too Tough to Die: a Tribute to Johnny Ramone) per il trentesimo anniversario della fondazione della band. Sul palco si sono succeduti nomi molto importanti del punk tra cui Henry Rollins dei Black Flag, Steve Jones dei Sex Pistols, Tim Armstrong dei Rancid, Brett Gurewitz dei Bad Religion ed altri ancora.



Ha partecipato come Guest Host nella puntata del 28 giugno 2010 del Monday Night Raw. Ha partecipato ai rock honors cantando una canzone dei Kiss con Slash, Ace Frehley, Tommy Lee, Scott Ian e Gilby Clarke.

In Need for Speed: Underground, è stata dedicata un'auto truccata a Rob Zombie (sbloccabile con i punti stile).

Nel 2009 ha diretto il sedicesimo episodio dell'ottava stagione di CSI: Miami dal titolo Los Angeles. Nel 2012 è uscito il suo sesto film da regista, Le streghe di Salem, che ha diviso molto la critica. Nel 2014 ha diretto un cortometraggio animato per il lancio del videogioco Assassin's Creed: Unity per la Ubisoft. In questo breve corto, realizzato da Zombie e da Tony Moore, si possono ripercorrere gli avvenimenti più cruenti della Rivoluzione Francese, vista con gli occhi del regista stesso.




FR


buona settimana

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dany61
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FRank Vignola (Long Island, 30 dicembre 1965) è un chitarrista statunitense.
Di origini italoamericane, crebbe a New York dove intraprese, all'età di sei anni, lo studio della chitarra, prendendo a modello musicisti appartenenti ai generi più disparati, tra i quali Django Reinhardt, Les Paul e Frank Zappa. Una volta adulto, approfondito lo studio dello strumento presso il Centro delle Arti Culturali di Long Island, figurò come sideman, nei primi anni '80, al seguito di personaggi di spicco nel panorama musicale mondiale, quali Madonna, Ringo Starr o Leon Redbone.
Solo in seguito, tornato a New York nel 1988, fondò, per la prima volta, un proprio complesso, con il quale cominciò a concentrarsi su tributi all'attività musicale di Django Reinhardt, finendo tra le attenzioni del New York Times[1].
All'età di 28 anni, firmò un contratto con la casa di produzione discografica della Concord Jazz, per la quale incise il suo primo disco come leader, "Appel Direct", subito seguito da album quali "Let it Happen", nel '94, e da "Look Right, Jog Left", nel '96. Nel 2001, incise un disco per chitarra solista, dal titolo "Blues for a Gipsy", in cui viene ulteriormente sviluppata la pratica del Gipsy Jazz, di cui Vignola è uno dei più autorevoli esponenti. Nello stesso periodo, si esibisce con artisti quali il violinista Mark O' Connor, il trombettista Wynton Marsalis (in compagnia dei quali prende parte al festival "Jazz in Marciac" nel 2010) o il chitarrista Tommy Emmanuel. È, in particolare, con quest'ultimo che, per Frank Vignola, la collaborazione diviene più prolifera: con Tommy Emmanuel pubblica l'album "Just Between Frets" ed intraprende un tour mondiale che, tra il 2010 e il 2013, lo vede impegnato in concerti e seminari. È, infatti, l'insegnamento una delle componenti principali dell'attività di Frank Vignola: sono 18 i metodi per chitarra Jazz da lui stesi e curati[2]. Sempre al 2013 risale il suo ultimo album, "Melody Magic", inciso, in duo, con il chitarrista Vinny Raniolo, già da tempo membro abituale dei suoi numerosi complessi

RE

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china46
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REne RUsso (Burbank, 17 febbraio 1954) è un'attrice ed ex modella statunitense.
Ha raggiunto una grande popolarità negli anni '90 grazie alla sua partecipazione a diversi film di successo al botteghino: film d'azione con grandi budget di produzione. Ha avuto due nomine ai Saturn Award per la migliore attrice non protagonista.
Di origine italiana[1], Rene Russo è figlia di Shirley Balocca e Nino Russo, che abbandonò la famiglia quando Rene aveva appena due anni di età. La madre, sommersa da diverse difficoltà finanziarie, lavorò come cameriera in un ristorante, alla Disney, e come responsabile in un'azienda di lenti a contatto.
Negli anni settanta e ottanta, Rene Russo lavorò come modella fotografica, posando per diverse riviste, tra cui Vogue.Approdo al cinema[modifica | modifica wikitesto]
Entrò nel mondo della televisione nel 1987 come attrice nel film Sable, due anni dopo approdò sul grande schermo come l'innamorata del protagonista (Tom Berenger) nel film Major League - La squadra più scassata della lega, in cui recita al fianco di Charlie Sheen e Wesley Snipes. Tuttavia la maggiore notorietà l'acquistò negli ultimi due film della saga di Arma letale, Arma letale 3 (1992) e Arma letale 4 (1998), nei quali affianca Mel Gibson, Danny Glover e Joe Pesci.
Nel 1993 recita nel film poliziesco Nel centro del mirino al fianco di Clint Eastwood e John Malkovich.
Nel 1995 affianca un cast di tutto rispetto, tra i cui componenti figuravano Dustin Hoffman, Morgan Freeman, Donald Sutherland e Kevin Spacey, nel drammatico Virus letale. Nello stesso anno è coprotagonista con John Travolta e Gene Hackman nella commedia Get Shorty. Nel film compaiono anche Danny DeVito e James Gandolfini. Nel 1996 è al fianco di Kevin Costner nella commedia Tin Cup, e nello stesso anno torna al fianco di Mel Gibson nel thriller Ransom - Il riscatto.
Nel 1999 prende parte al thriller Gioco a due con Pierce Brosnan. In seguito prende parte al film animato Le avventure di Rocky e Bullwinkle con Robert De Niro che ri-affiancherà nel film Showtime con Eddie Murphy del 2002. Sempre nello stesso anno prende parte alla commedia Big Trouble - Una valigia piena di guai con un cast corale composto da Tim Allen, Stanley Tucci, Zooey Deschanel, Ben Foster e Sofia Vergara.

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RUby JAck

Jack Ruby è il personaggio noto per essere stato condannato per l'assassinio di Lee Harvey Oswald (avvenuto il 24 novembre del 1963 nei sotterranei della Polizia di Dallas), due giorni dopo che quest'ultimo era stato arrestato con l'accusa di aver sparato e assassinato il Presidente americano John Fitzgerald Kennedy.

Nato a Chicago il 25 marzo 1911 come Jacob Rubenstein - cambierà il nome in Jack Ruby nel 1915 - la sua famiglia è polacca, di origine ebraiche, non proprio benestante. Il padre Joseph Rubenstein, di professione carpentiere, era un emigrato polacco nato a Sokolov (nel 1871), trasferitosi negli U.S.A. nel 1903; la madre Fanny era nata a Varsavia (nel 1875) e avrebbe raggiunto il marito negli U.S.A. nel 1904.

Cresciuto in strada e trasferito presto in una casa di tutela minorile, Jacob abbandona la città natale in gioventù per girovagare in cerca di un po' di fortuna nelle metropoli di Los Angeles e San Francisco. Inizialmente si arrangia con piccoli lavori sempre precari, poi organizza bische clandestine (continuerà con profitto anche durante il suo servizio militare), si dedica al bagarinaggio durante le manifestazioni sportive.

La sua indole è quella di una persona che si scalda facilmente e che sovente tende a risolvere le questioni con le mani.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Jack Ruby ha più di trent'anni e vive ancora senza un vero e proprio mestiere: grazie all'aiuto della sorella Eva apre un locale notturno a Dallas. Il locale che ha in gestione si chiama "Carousel Club", ed è frequentato da gente malfamata, mafiosi e da numerosi poliziotti di città, a cui Jack Ruby offre ingressi, riserva tavoli e serve alcolici. Convinto di essere un brillante imprenditore, il tentativo di Ruby è quello di crearsi una rete di conoscenze influenti.

Durante il tragico fine settimana di Dallas del 22 novembre 1963 la vita di Jack Ruby prende svolta inaspettata e clamorosa. Ruby si trova nella redazione del "Dallas Morning News", e sta dettando il testo per una pubblicità del suo locale quando la notizia della morte di Kennedy piomba nella stanza. Si reca alla stazione di polizia, si intrufola tra i giornalisti, dà consigli ai reporter e li rifocilla con una scorta di panini, raccontando a tutti il suo strazio per quanto è successo e per le conseguenze che, secondo lui, il gesto di Oswald avrà sulla comunità ebrea.

Durante un'intervista al giudice Henry Wade, che aveva appena incriminato Lee Harvey Oswald, interviene brevemente, senza alcun titolo, per correggere il nome del comitato pro-Castro cui apparteneva Oswald. Ruby non avrebbe alcuna ragione per trovarsi lì, tra reporter e cameraman. La domenica mattina Ruby si sveglia, ed esce di casa per recarsi in un ufficio della Western Union. Lee Oswald doveva essere trasferito nel carcere della Contea già verso le dieci, ma un ritardo nelle pratiche e la volontà di Oswald di farsi riportare un maglione prima di uscire avevano ritardato la sua traduzione nella prigione. Incuriosito Ruby si avvicina ed entra nel sotterraneo dove si trovava Oswald. Rubt si trova davanti un assembramento di cameraman, reporter e cronisti: Oswald sta per essere portato fuori. Quando Oswald gli passa proprio davanti Ruby tira fuori la propria pistola - che portava spesso con sé - e spara un fatale colpo all'addome di Oswald pronunciando le parole: "Hai ucciso il mio Presidente, topo di fogna!".

Ruby viene immediatamente fermato e incarcerato, si dice sicuro di essere prosciolto: parla con gli agenti dicendo di essere felice, di aver dimostrato di essere un ebreo coraggioso, sicuro che la polizia lo avrebbe capito per il gesto compiuto, se non addirittura elogiato. Ruby viene condannato all'ergastolo.

I motivi del gesto di Ruby non sono chiari: l'ipotesi più probabile ricondurrebbe allo stato emotivo senza lucidità dell'uomo, schiavo dei propri demoni e di una vita mai all'altezza delle aspettative.

Jack Ruby muore il giorno 3 gennaio 1967 al Parkland Hospital, a causa di un'embolia polmonare secondaria mai diagnosticata.

La vita di Jack Ruby è stata raccontata in diversi film e serie tv, tra i più noti ricordiamo "JFK - Un caso ancora aperto" (1991, di Oliver Stone, con Brian Doyle-Murray nel ruolo di Jack Ruby) e "Ruby: Il terzo uomo a Dallas" (1992, di John Mackenzie, con Danny Aiello nel ruolo di Jack Ruby).




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JAson Keema HArt (Los Angeles, 29 aprile 1978) è un ex cestista e allenatore di pallacanestro statunitense.

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MArco BiaGI


Marco Biagi nasce a Bologna il 24 novembre 1950.

Si laurea in Giurisprudenza a ventidue anni, con il massimo dei voti e la lode, e comincia la sua carriera accademica nel 1974 quando diventa contrattista di materie privatistiche presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bologna. In seguito è all'Università di Pisa, poi presso l'Università di Modena. Negli anni successivi è professore nell'Università della Calabria e nell'Università di Ferrara. Nel 1984 vince il concorso a cattedra ed è chiamato come Straordinario di Diritto del Lavoro e di Diritto Sindacale italiano e Comparato dall'Università di Modena. Dal 1987 al 2002 è Ordinario presso la stessa Università.

Dal 1986 fino al 2002 è Adjunct Professor di Comparative Industrial Relations presso il Dickinson College e membro dell'Academic Council della Johns Hopkins University, Bologna Center. Dal 1988, e fino al 2000, è Direttore scientifico di SINNEA International, Istituto di ricerca e formazione della Lega delle Cooperative. Nel 1991 fonda, presso il Dipartimento di Economia Aziendale dell'Università di Modena, il Centro Studi Internazionali e Comparati inaugurando un progetto di ricerca innovativo nel campo del lavoro e delle relazioni industriali.

All'inizio degli anni '90 diviene consulente della Commissione Europea – Divisione Generale V (Relazioni Industriali, Occupazione), e componente della Commissione regionale per l'impiego dell'Emilia Romagna (1990) e del Comitato Tecnico-Scientifico dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Regione Emilia Romagna (1991). Inizia inoltre la collaborazione con la Fondazione di Dublino per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro,e assume l'incarico di corrispondente per l'Italia del Japan Labour Institute.

Nel 1993 Marco Biagi è nominato Membro della Commissione ministeriale di esperti per la riforma della normativa sull'orario di lavoro. Nello stesso anno diviene commentatore sui problemi del lavoro e relazioni industriali per i quotidiani "Il Resto del Carlino", "Il Giorno" e "La Nazione".

Dal 1994 è Presidente della AISRI, l'Associazione Italiana per lo Studio delle Relazioni Industriali e Consulente dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, per le problematiche dell'ambiente di lavoro.

Dal 1995 è Direttore della rivista Diritto delle Relazioni Industriali con Luciano Spagnuolo Vigorita e diviene commentatore sui problemi del lavoro e delle relazioni industriali anche per il quotidiano "Il Sole 24 Ore". Nel 1995 inizia l'esperienza di Consigliere del Ministro del lavoro Tiziano Treu.

Nel 1996 viene nominato Presidente della Commissione di esperti per la predisposizione di un testo unico in materia di sicurezza e salute sul lavoro, costituita presso il Ministero del lavoro ed è coordinatore del gruppo di lavoro per la trattazione dei problemi relativi ai rapporti internazionali del Ministero del lavoro.

Nel 1997 è nominato Rappresentante del Governo italiano nel Comitato per l'occupazione e il mercato del lavoro dell'Unione Europea, ed esperto designato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro per assistere il Governo della Repubblica di Bosnia-Erzegovina nella progettazione di una nuova legislazione del lavoro. Sempre nel 1997 assume l'incarico di Consigliere del Presidente del Consiglio Romano Prodi.

Nel 1998 Biagi è nominato Consigliere del Ministro del lavoro, Antonio Bassolino e Consigliere del Ministro dei trasporti, Tiziano Treu. Dallo stesso anno è Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione di Dublino per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, in rappresentanza del Governo italiano.

Dal 1999 è Vice-Presidente del Comitato per l'occupazione e il mercato del lavoro dell'Unione Europea e Membro della task force per gli scioperi durante il Giubileo presso la Presidenza del Consiglio. Nel 1999 è anche Consigliere del Ministro per la Funzione Pubblica, Angelo Piazza. Sempre nel 1999 diviene Managing Editor della rivista The International Journal of Comparative Labour Law and Industrial Relations, edita da Kluwer Law International.

Dal 2000 è Consulente del Comune di Milano e del Comune di Modena (rispettivamente dell'assessore al lavoro e di quello ai servizi sociali). Sempre nel 2000 fonda ADAPT – Associazione di studi Internazionali e Comparati sul Diritto del Lavoro e sulle Relazioni Industriali, che oggi aggrega tutte le principali associazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro e numerose aziende italiane.

Dal 2001 è Consulente del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Roberto Maroni, e del Presidente del CNEL. Viene inoltre nominato membro del Gruppo di Alto livello sul futuro delle relazioni industriali e il cambiamento nell'Unione europea e del Comitato Scientifico di Italia Lavoro spa.

Marco Biagi muore a Bologna la sera del 19 marzo 2002, all'età di 51 anni, vittima di un attentato terroristico delle Brigate Rosse.






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dany61
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GIgi RIva (Leggiuno, 7 novembre 1944), è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, campione italiano nel 1970 con la maglia del Cagliari, campione europeo nel 1968 e vice-campione del mondo nel 1970 con la Nazionale italiana di cui detiene il record di marcature con 35 gol (tutti in gare ufficiali).

Unanimemente considerato uno dei migliori giocatori italiani di ogni epoca,[3] occupa la 74ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo stilata dalla rivista World Soccer. Gianni Brera lo soprannominò "Rombo di Tuono"[4].

Dopo essere stato presidente del Cagliari per pochi mesi nel 1986-1987, ha ricoperto il ruolo di team manager della Nazionale italiana dal 1990 al 2013.
Nacque a Leggiuno, sulle rive del Lago Maggiore, da una famiglia con disponibilità esigue: la madre, Edis, era casalinga mentre il padre, Ugo, lavorava prima come parrucchiere, poi sarto. A nove anni perse il padre a seguito di un infortunio di lavoro in una fabbrica della zona il 10 febbraio 1953 a causa di un pezzo di metallo che, staccatosi da un macchinario, lo colpì allo stomaco, passandolo da parte a parte[5]. La madre trovò lavoro in filanda e arrotondava facendo le pulizie nelle case, mentre Luigi fu mandato in un collegio religioso lontano da casa. In seguitò dichiarò: «Erano molto severi, ci obbligavano a pregare e solo allora ci davano il pane per mangiare... ci umiliavano perché eravamo poveri e allora più di una volta scappai»[6]. Anche la madre però muore abbastanza presto e la sorella Fausta gli fa da madre.
Attaccante puro, mancino naturale, giocava col numero 11 partendo dalla posizione di ala sinistra accentrandosi. Ricoprì anche il ruolo di centravanti.

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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dany61 ha scritto:

GIgi RIva (Leggiuno, 7 novembre 1944), è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, campione italiano nel 1970 con la maglia del Cagliari, campione europeo nel 1968 e vice-campione del mondo nel 1970 con la Nazionale italiana di cui detiene il record di marcature con 35 gol (tutti in gare ufficiali).

Unanimemente considerato uno dei migliori giocatori italiani di ogni epoca,[3] occupa la 74ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo stilata dalla rivista World Soccer. Gianni Brera lo soprannominò "Rombo di Tuono"[4].

Dopo essere stato presidente del Cagliari per pochi mesi nel 1986-1987, ha ricoperto il ruolo di team manager della Nazionale italiana dal 1990 al 2013.
Nacque a Leggiuno, sulle rive del Lago Maggiore, da una famiglia con disponibilità esigue: la madre, Edis, era casalinga mentre il padre, Ugo, lavorava prima come parrucchiere, poi sarto. A nove anni perse il padre a seguito di un infortunio di lavoro in una fabbrica della zona il 10 febbraio 1953 a causa di un pezzo di metallo che, staccatosi da un macchinario, lo colpì allo stomaco, passandolo da parte a parte[5]. La madre trovò lavoro in filanda e arrotondava facendo le pulizie nelle case, mentre Luigi fu mandato in un collegio religioso lontano da casa. In seguitò dichiarò: «Erano molto severi, ci obbligavano a pregare e solo allora ci davano il pane per mangiare... ci umiliavano perché eravamo poveri e allora più di una volta scappai»[6]. Anche la madre però muore abbastanza presto e la sorella Fausta gli fa da madre.
Attaccante puro, mancino naturale, giocava col numero 11 partendo dalla posizione di ala sinistra accentrandosi. Ricoprì anche il ruolo di centravanti.




Dina & Dario
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GIan Carlo Caselli

Gian Carlo Caselli nasce ad Alessandria il 9 maggio 1939. Conseguita la maturità classica presso il liceo Salesiano Valsalice, ottiene una laurea in Giurisprudenza all'Università di Torino. Discute la tesi "Concubina pro uxore-Osservazioni in merito al c. 17 del primo Concilio di Toledo", che viene poi pubblicata dalla Rivista di Storia del diritto italiano. Nel 1964 lavora nella stessa università come assistente volontario di Storia del diritto italiano.

Vince il concorso in magistratura e nel dicembre 1967 è destinato al Tribunale di Torino, dove nei primi anni Settanta è giudice istruttore penale. Dalla metà degli anni Settanta e fino alla metà degli anni Ottanta, tratta reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea.

Nel 1984 entra a far parte della commissione per l'analisi del testo di delega del nuovo codice di procedura penale; nel 1991 Gian Carlo Caselli è anche consulente della Commissione Stragi. Dal 1986 al 1990 è componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Nel 1991 è inoltre nominato magistrato di Cassazione e diviene Presidente della Prima Sezione della Corte di Assise di Torino.

Dal 15 gennaio 1993 è Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. Dal 30 luglio 1999 è Direttore generale del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Dal marzo 2001 è rappresentante italiano a Bruxelles nell'organizzazione comunitaria Eurojust contro la criminalità organizzata.

Nel 2005 appare probabile la nomina di Caselli a procuratore nazionale antimafia; viene però quindi presentato un emendamento dal senatore Luigi Bobbio (Alleanza Nazionale) alla legge delega di riforma dell'ordinamento giudiziario (la cosiddetta "Riforma Castelli"): con questo emendamento Caselli non può più essere nominato per quel ruolo per superamento del limite di età. La Corte Costituzionale, successivamente alla nomina di Piero Grasso quale nuovo Procuratore Nazionale Antimafia, dichiara illegittimo il provvedimento che ha escluso il giudice Gian Carlo Caselli dal concorso.

Dopo aver ricoperto il ruolo di Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Torino, il 30 aprile 2008 viene nominato Procuratore Capo della Repubblica di Torino con voto unanime del Consiglio Superiore della Magistratura.




MI

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dany61
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MIchael "Mike" Henderson Spence (Croydon, 30 dicembre 1936 – Indianapolis, 7 maggio 1968) è stato un pilota di Formula 1 britannico, morto nel 1968 durante le prove della 500 Miglia di Indianapolis, alla guida di una Lotus 56 a turbina.
ST

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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STefano RoDOtà

Stefano Rodotà nasce il 30 maggio 1933 a Cosenza, da una famiglia originaria di San Benedetto Ullano, località delle montagne della Catena Costiera. Dopo aver studiato al liceo classico "Bernardino Telesio", si iscrive all'Università "La Sapienza" di Roma, dove si laurea in Giurisprudenza nel 1955, discutendo la tesi con Emilio Betti.

Prosegue, quindi, la carriera accademica dopo essere stato allievo di Rosario Nicolò, e ha modo di insegnare Diritto Civile negli atenei di Macerata e Genova, oltre che alla Sapienza. Sin dai primi anni Sessanta, inoltre, si rivela molto produttivo a livello di pubblicazioni: tra le altre si segnalano "Il problema della responsabilità civile" e "Le fonti di integrazione del contratto", per Giuffrè, e "Il diritto privato nella società moderna" e "Il controllo sociale delle attività private", per Il Mulino.

Dopo aver fatto parte del Partito Radicale ai tempi di Mario Pannunzio, nel 1976 e nel 1979 rifiuta la candidatura in Parlamento offertagli da Marco Pannella. Nello stesso 1979, comunque, viene eletto deputato, ma come indipendente nelle liste del Pci. In occasione della sua prima legislatura fa parte della Commissione Affari Costituzionali, ma soprattutto della Commissione Parlamentare d'Inchiesta che deve indagare sul sequestro di Aldo Moro, sul suo assassinio e sulla strage di via Fani, mentre dopo il 1983 (rieletto in Parlamento) diviene presidente del Gruppo Parlamentare della Sinistra Indipendente e membro dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa.

Nel 1987 Stefano Rodotà viene eletto nuovamente: fa ancora parte della Commissione Affari Costituzionali, ma anche della prima Commissione Bicamerale per le Riforme Istituzionali. Nominato dal Partito Comunista Italiano Ministro della Giustizia nel governo ombra voluto da Occhetto nel 1989 (anno in cui viene eletto al Parlamento Europeo), sceglie in seguito di aderire al Pds, il Partito Democratico della Sinistra, di cui è il primo presidente.

Tra le file del Pds, dunque, torna in Parlamento nell'aprile del 1992: in questa occasione entra a far parte della Commissione Bicamerale e viene scelto come vice-presidente della Camera. Il "suo" presidente, invece, è Oscar Luigi Scalfaro, che nel maggio di quell'anno viene eletto Presidente della Repubblica: è proprio Rodotà a leggere i voti che proclamano Scalfaro nuovo titolare del Quirinale.

Nello stesso anno pubblica, tra l'altro, "Repertorio di fine secolo", per Laterza, mentre per lo stesso editore l'anno successivo dà alle stampe "Questioni di bioetica". Il politico calabrese sceglie di non ricandidarsi al termine della legislatura, conclusasi dopo soli due anni, e torna a insegnare all'università. Nel 1997 Stefano Rodotà diventa il primo presidente dell'Authority per la Privacy (Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali), mentre l'anno successivo prende in carico la presidenza del Gruppo di Coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza della Ue: la abbandonerà nel 2002.

Nel frattempo, ha modo di proseguire i suoi studi: scrive "Tecnologie e diritti", per Il Mulino, mentre con Donzelli pubblica "Libertà e diritti in Italia. Dall'Unità ai giorni nostri".

Divenuto direttore, nel 2008, del Festival del diritto di Piacenza, e insignito nello stesso anno della cittadinanza onoraria di Rossano, riceve l'International Privacy Champion Award nel 2009, assegnatogli dall'Electronic Privacy Information Center di Washington, negli Stati Uniti. L'anno seguente Rodotà propone all'Internet Governance Forum di portare l'adozione dell'articolo 21bis in Commissione Affari Costituzionali: tale articolo sancisce il diritto di tutti i cittadini ad avere accesso alla rete Internet con modalità adeguate dal punto di vista tecnologico, senza differenze sociali ed economiche.

Sempre nel 2010, pubblica per Sossella "Che cos'è il corpo", e nel "Trattato di biodiritto" di Giuffré l'intervento "Il nuovo habeas corpus: la persona costituzionalizzata e la sua autodeterminazione".

L'anno successivo, invece, dà alle stampe per Donzelli "Diritti e libertà nella storia d'Italia. Conquiste e conflitti 1861-2011", e per Laterza "Elogio del moralismo". Dopo aver pubblicato, ancora con Laterza, "Il diritto di avere diritti" nel 2012, Stefano Rodotà nel 2013 viene considerato uno dei candidati più seri alla successione di Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica.

Fratello dell'ingegnere Antonio Rodotà e padre di Maria Luisa Rodotà, giornalista del "Corriere della Sera", Stefano Rodotà fa parte del Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino, ed è presidente del consiglio d'amministrazione dell'International University College del capoluogo piemontese. Titolare di lauree honoris causa assegnategli dall'Università di Macerata e dall'Université "Michel de Montaigne" di Bordeaux, è stato, tra l'altro, insegnante in India, Australia, Canada, America Latina e Francia, e attualmente è uno dei membri del comitato dei garanti di Biennale Democrazia.







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lampaDINA
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Inserito il - 02/03/2015 : 21:20:20  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di lampaDINA Invia a lampaDINA un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Enza ha scritto:

STefano RoDOtà

Stefano Rodotà nasce il 30 maggio 1933 a Cosenza, da una famiglia originaria di San Benedetto Ullano, località delle montagne della Catena Costiera. Dopo aver studiato al liceo classico "Bernardino Telesio", si iscrive all'Università "La Sapienza" di Roma, dove si laurea in Giurisprudenza nel 1955, discutendo la tesi con Emilio Betti.

Prosegue, quindi, la carriera accademica dopo essere stato allievo di Rosario Nicolò, e ha modo di insegnare Diritto Civile negli atenei di Macerata e Genova, oltre che alla Sapienza. Sin dai primi anni Sessanta, inoltre, si rivela molto produttivo a livello di pubblicazioni: tra le altre si segnalano "Il problema della responsabilità civile" e "Le fonti di integrazione del contratto", per Giuffrè, e "Il diritto privato nella società moderna" e "Il controllo sociale delle attività private", per Il Mulino.

Dopo aver fatto parte del Partito Radicale ai tempi di Mario Pannunzio, nel 1976 e nel 1979 rifiuta la candidatura in Parlamento offertagli da Marco Pannella. Nello stesso 1979, comunque, viene eletto deputato, ma come indipendente nelle liste del Pci. In occasione della sua prima legislatura fa parte della Commissione Affari Costituzionali, ma soprattutto della Commissione Parlamentare d'Inchiesta che deve indagare sul sequestro di Aldo Moro, sul suo assassinio e sulla strage di via Fani, mentre dopo il 1983 (rieletto in Parlamento) diviene presidente del Gruppo Parlamentare della Sinistra Indipendente e membro dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa.

Nel 1987 Stefano Rodotà viene eletto nuovamente: fa ancora parte della Commissione Affari Costituzionali, ma anche della prima Commissione Bicamerale per le Riforme Istituzionali. Nominato dal Partito Comunista Italiano Ministro della Giustizia nel governo ombra voluto da Occhetto nel 1989 (anno in cui viene eletto al Parlamento Europeo), sceglie in seguito di aderire al Pds, il Partito Democratico della Sinistra, di cui è il primo presidente.

Tra le file del Pds, dunque, torna in Parlamento nell'aprile del 1992: in questa occasione entra a far parte della Commissione Bicamerale e viene scelto come vice-presidente della Camera. Il "suo" presidente, invece, è Oscar Luigi Scalfaro, che nel maggio di quell'anno viene eletto Presidente della Repubblica: è proprio Rodotà a leggere i voti che proclamano Scalfaro nuovo titolare del Quirinale.

Nello stesso anno pubblica, tra l'altro, "Repertorio di fine secolo", per Laterza, mentre per lo stesso editore l'anno successivo dà alle stampe "Questioni di bioetica". Il politico calabrese sceglie di non ricandidarsi al termine della legislatura, conclusasi dopo soli due anni, e torna a insegnare all'università. Nel 1997 Stefano Rodotà diventa il primo presidente dell'Authority per la Privacy (Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali), mentre l'anno successivo prende in carico la presidenza del Gruppo di Coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza della Ue: la abbandonerà nel 2002.

Nel frattempo, ha modo di proseguire i suoi studi: scrive "Tecnologie e diritti", per Il Mulino, mentre con Donzelli pubblica "Libertà e diritti in Italia. Dall'Unità ai giorni nostri".

Divenuto direttore, nel 2008, del Festival del diritto di Piacenza, e insignito nello stesso anno della cittadinanza onoraria di Rossano, riceve l'International Privacy Champion Award nel 2009, assegnatogli dall'Electronic Privacy Information Center di Washington, negli Stati Uniti. L'anno seguente Rodotà propone all'Internet Governance Forum di portare l'adozione dell'articolo 21bis in Commissione Affari Costituzionali: tale articolo sancisce il diritto di tutti i cittadini ad avere accesso alla rete Internet con modalità adeguate dal punto di vista tecnologico, senza differenze sociali ed economiche.

Sempre nel 2010, pubblica per Sossella "Che cos'è il corpo", e nel "Trattato di biodiritto" di Giuffré l'intervento "Il nuovo habeas corpus: la persona costituzionalizzata e la sua autodeterminazione".

L'anno successivo, invece, dà alle stampe per Donzelli "Diritti e libertà nella storia d'Italia. Conquiste e conflitti 1861-2011", e per Laterza "Elogio del moralismo". Dopo aver pubblicato, ancora con Laterza, "Il diritto di avere diritti" nel 2012, Stefano Rodotà nel 2013 viene considerato uno dei candidati più seri alla successione di Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica.

Fratello dell'ingegnere Antonio Rodotà e padre di Maria Luisa Rodotà, giornalista del "Corriere della Sera", Stefano Rodotà fa parte del Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino, ed è presidente del consiglio d'amministrazione dell'International University College del capoluogo piemontese. Titolare di lauree honoris causa assegnategli dall'Università di Macerata e dall'Université "Michel de Montaigne" di Bordeaux, è stato, tra l'altro, insegnante in India, Australia, Canada, America Latina e Francia, e attualmente è uno dei membri del comitato dei garanti di Biennale Democrazia.














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dany61
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STeven FRayne (Bradford, 17 dicembre 1982) è un illusionista britannico, noto come Dynamo.
rimo di quattro figli, a quindici anni va a vivere con suo nonno Kenneth Walsh. Preda del bullismo, impara dal nonno una tecnica per sfuggire alle angherie dei compagni: i giochi di magia. Stupito del risultato Frayne continua a seguire i consigli del nonno, dal quale impara l'arte della prestidigitazione. Legge molti libri a riguardo e, successivamente, sviluppa e affina la sua tecnica a New Orleans.

Comincia la sua carriera caricando alcuni video dal 2005 su YouTube per poi finire in televisione. Nelle proprie magie combina elementi di danza e hip hop.

Le sue prime apparizioni nella televisione inglese avvengono allo show Richard & Judy, seguito poi da "Dynamo's Estate Of Mind" su Channel 4. Successivamente pubblica un DVD.

Dopo il suo primo DVD Frayne appare in Friday Night with Jonathan Ross. È quindi protagonista di alcuni spot per Adidas e Nokia e apparso sulla passerella di Naomi Campbell "Fashion For Relief".

Nel maggio 2009 Dynamo partecipa a Little Britain con il comico inglese Matt Lucas, esibendosi a quattro metri da terra davanti a una folla all'Emirates Stadium di Londra. Il 25 dicembre 2009 appare nello spettacolo Socpoooocer AM Christmas Special con una serie di numeri di magia.

Il 19 marzo 2010 Dynamo è ospite di Sport Relief su BBC1.

Il 25 giugno 2011 Dynamo promuove la propria nuova serie, Dynamo - Magie impossibili (Dynamo: Magician Impossible), camminando davanti a centinaia di persone sulle acque del Tamigi, di fronte al Palazzo di Westminster.

Il 23 ottobre 2011 Dynamo annuncia su Twitter che è un nuovo membro di una società di maghi, The Magic Circle. Il giorno dopo compare su Never Mind The Buzzcocks per il team di Noel.

Durante il novembre 2011 Dynamo è apparso sulla BBC in Young Apprentice, con uno spettacolo di magia.

Frayne soffre della malattia di Crohn, diagnosticatogli all'età di 5 anni.

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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FRncesco Nuti

Francesco Nuti nasce a Prato il 17 maggio 1955. E' studente quando inizia a esibirsi come attore dilettante, scrivendo da sè i propri testi, cosa che prosegue fino al 1978. Viene notato da Alessandro Benvenuti ed Athina Cenci, coppia già attiva nel panorama cabarettistico con il nome di Giancattivi. Nuti si unisce a loro: in un primo periodo i successi sembrano arrivare copiosi anche grazie a trasmissioni televisive come "Non stop" e "Black Out".

I Giancattivi approdano al cinema nel 1981 con "Ad ovest di Paperino" (regia di Alessandro Benvenuti): nel film viene riproposto parte del repertorio cabarettistico.

Nel 1982 Francesco Nuti sceglie di separarsi dai compagni: interpreta tre titoli per la regia di Maurizio Ponzi: "Madonna, che silenzio c'è stasera" (1982), "Io, Chiara e lo Scuro" (1983), "Son contento" (1983). Le pellicole ottengono notevoli incassi e procurano a Francesco Nuti una straordinaria notorietà; in particolare grazie a "Io, Chiara e lo Scuro", una parodia de "Lo spaccone" (1961, con Paul Newman).

Dal 1985 passa dietro la telecamera: "Casablanca, Casablanca" (1985) è il suo esordio registico dove ammicca garbatamente al mitico film di Bogart-Curtiz e nel quale ripropone i personaggi di "Io, Chiara e lo Scuro"; in seguito scrive, gira e interpreta storie intrise di bizzarro romanticismo come "Tutta colpa del paradiso" (1985) e "Stregati" (1986). Anche i lavori successivi "Caruso Pascoski di padre polacco" (1988), "Donne con le gonne" (1991), "Willi Signori e vengo da lontano" (1989), sembrano ottenere un buon riscontro.

Nel 1988 partecipa come cantante al Festival di Sanremo con "Sarà per te", canzone che verrà poi incisa da Mina. Quattro anni più tardi, nel 1992, duetta con Mietta nel brano "Lasciamoci Respirare".

Del 1995 è la travagliata lavorazione di "OcchioPinocchio", costosa pellicola dalle grandi e mal riposte ambizioni, che purtroppo riscuoterà un bassissimo successo.

Nuti torna nel 1998 con "Il signor Quindicipalle", un bel film (con Sabrina Ferilli) che riesce a recuperare almeno in parte il pubblico di Francesco Nuti.

Dirige "Io amo Andrea" nel 1999, una commedia simpatica e allo stesso tempo delicata, con Francesca Neri; del 2000 è "Caruso, zero in condotta".

Poi il declino. In questo periodo avanza la depressione e la cattiva scelta per l'artista di rifugiarsi nell'alcol.

Nel mese di maggio del 2006 Nuti è protagonista di un intervista per Radio 24 durante quale si sono palesati in lui problemi psico-fisici di cui ormai da tempo si parlava.

All'inizio di settembre dello stesso anno viene ricoverato d'urgenza al Policlinico Umberto I di Roma in prognosi riservata, a causa di un grave ematoma cranico provocato da un incidente domestico.

Ai primi di giugno del 2008, l'ex moglie Annamaria Malipiero da cui ha avuto la figlia Ginevra nel 1999, comunica che l'attore è uscito dall'ospedale e continua la riabilitazione.

Costretto su una sedia a rotelle e muto dal giorno dell'incidente, a Nuti viene dedicato un documentario dal titolo "Francesco Nuti... e vengo da lontano", presentato al Roma Film Festival del 2010.




RO

buongiorno

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dany61
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ROger Meddows-TAylor, meglio noto come Roger Taylor (King's Lynn, 26 luglio 1949), è un cantautore, musicista e compositore britannico. È soprattutto noto per essere il batterista della band rock dei Queen. Fu grande amico del suo compagno di gruppo Freddie Mercury, conosciuto fin dai tempi della scuola.
Laureatosi in biologia, si avvicinò al mondo della musica durante l'adolescenza trascorsa a Truro, cantando nel coro della chiesa. Poi un giorno vede un suo cugino fare alcuni accordi con una chitarra e decide di voler imparare a suonare questo strumento musicale. Inizialmente impara alcuni accordi di base con un ukulele, poi forma una sorta di gruppo a soli otto anni chiamato Cousin Jack dove suona la chitarra, ma questo gruppo dura pochissimo e Roger capisce di essere molto più adatto a suonare la batteria, così nel Natale dello stesso anno riceve in regalo da suo padre la sua prima batteria e inizia a suonare in alcuni gruppi del luogo. Nel 1967 un amico di Taylor legge su una bacheca un annuncio che diceva - all'incirca - che si cercava un batterista stile Ginger Baker/Mitch Mitchell. L'amico avvisò Roger che trovò il numero da chiamare sopra l'annuncio e alla chiamata rispose Brian May. Si unì così (come batterista) a Brian May e Tim Staffell per creare il gruppo Smile. Nella primavera del 1970, Tim Staffell lasciò il gruppo decretandone la fine. Nello stesso anno, Brian e Roger trovarono in Freddie Mercury il partner adatto per sfondare nel mondo del rock e fondarono il gruppo dei Queen (nome scelto dallo stesso Mercury), al quale nel febbraio del 1971 si unì anche il bassista John Deacon.

Oltre alla sua parte di batterista, Roger ha scritto e interpretato svariate canzoni come I'm in Love with My Car (cantata da lui), Radio Ga Ga, A Kind of Magic, These Are the Days of Our Lives, The Loser in the End provengono dal suo notevole estro.

Come solista esordisce con un singolo, nel 1977, riproponendo una vecchia canzone dei the Parliaments, I Wanna Testify, con arrangiamento e parte del testo originale. Taylor accredita la canzone a Clinton / Taylor". È probabile che egli intendesse George Clinton e Daron Taylor. Le royalties della sua versione verranno comunque accreditate allo stesso Roger Taylor per via delle forti differenze dell'arrangiamento e della lirica. Il lato B invece è una canzone rock totalmente di propria concezione dal titolo Turn on the TV.

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Enza
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TAbucchi ANtonio

Nato a Pisa il 24 settembre 1943, Antonio Tabucchi è stato considerato per tutta la sua lunga carriera come uno dei più profondi conoscitori della lingua e della cultura del Portogallo. La sua passione per questi argomenti fu chiara fin dalla sua giovinezza: non è un caso che si laureò in Lettere con una tesi sul surrealismo portoghese.

Nella sua lunga carriera di insegnante di letteratura portoghese (insegna dal 1973), Antonio Tabucchi si è occupato soprattutto di Fernando Pessoa, colui che diede alla letteratura del suo paese rilevanza europea. Tabucchi tradusse molte opere del Pessoa e rimase colpito ed affascinato dal personaggio.

Iniziò l'attività di scrittore nel 1975 con il romanzo "Piazza d'Italia", cui fecero seguito varie raccolte di racconti (da citare, per il grande valore artistico, "Il gioco del rovescio" del 1981 e "Piccoli equivoci senza importanza" del 1985); ma è con i romanzi brevi che Tabucchi ottiene successo e fama a livello internazionale.

In particolare, due avranno molta fortuna, ed entrambi testimoniano l'amore che lo scrittore ha per il Portogallo e per Lisbona: "Requiem" del 1992 e soprattutto "Sostiene Pereira" del 1994, con cui vinse anche il premio Campiello. Il romanzo, pubblicato in Italia dalla Feltrinelli, è ambientato a Lisbona durante la dittatura di Salazar e narra le vicende appunto di Pereira, obeso e cattolico giornalista del quotidiano "Lisboa" che, dopo le avventure avute con il rivoluzionario di origini italiane Monteiro Rossi, diventa antifascista.

L'impegno civile e l'alone di mistero che pervadono lo stile letterario di Tabucchi sono stati confermati nelle sue ultime opere importanti: "La testa perduta di Damasceno Monteiro" del 1996 e soprattutto il romanzo epistolare "Si sta facendo sempre più tardi" del 2001.

Nel 2003 appare in libreria "Autobiografie altrui. Poetiche a posteriori", sette testi di poetica, per la maggior parte inediti o inediti in Italia, che illuminano un pensiero, una parola, una suggestione presente nei romanzi dello scrittore.

Ha collaborato con le redazioni culturali del «Corriere della Sera» e del «País» ed è stato professore ordinario presso l'Università di Siena. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo "L'oca al passo" (2006) e "Il tempo invecchia in fretta" (2009).

Malato da lungo tempo, Antonio Tabucchi è morto a Lisbona all'età di 68 anni il 25 marzo 2012.







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dany61
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ANthony Asquith (Londra, 9 novembre 1902 – Londra, 20 febbraio 1968) è stato un regista britannico.
Figlio del Primo Ministro del Regno Unito Herbert Henry Asquith, studia all'Università di Winchester e successivamente tra il 1921 e il 1925 ad Oxford.

Diviene membro della London Film Society: sorto nel 1925, per iniziativa dello scrittore Ivor Montagu e dell'attore Hugh Miller, questo club privato si proponeva di far conoscere importanti opere cinematografiche, cui, per motivi di ordine commerciale o politico, era stata negata la circolazione nei circuiti normali. Fu qui, ad esempio, che si proiettarono le opere di Sergej M. Ejzenštejn e di Vsevolod Illarionovi#269; Pudovkin, la cui circolazione era stata vietata dal British Board of Film Censors, per il loro contenuto propagandistico. In questo ambiente, frequentato da eminenti personalità dell'epoca - quali Virginia Woolf, George Bernard Shaw, Maynard Keynes e il regista Victor Saville - Anthony Asquith sviluppò una profonda conoscenza delle avanguardie cinematografiche sovietiche e tedesche.[1] In una postilla ai corsi di regia tenuti tra il 1933 e il 1934, Ejzenštejn scriveva: "...solo un giovane regista (al tempo anche critico), Anthony Asquith, ha indicato che il finale di Potëmkin è stato costruito secondo il principio dell'ultimo atto dei film western."[2]

Tali influenze possono essere individuate già in alcune fresche e originali scelte stilistiche del suo primo film Shooting Stars (1928), sul quale, per quanto accreditato solo come aiuto regista di H.V. Bramble, Asquith assunse il pieno controllo produttivo.[3] I successivi film muti Underground (1928) e A Cottage on Dartmoor' (1930) sono ricchi di omaggi all'espressionismo tedesco. Nel frattempo, nel 1926, si era recato ad Hollywood, stringendo una stretta amicizia con gli attori Douglas Fairbanks e Mary Pickford.

Anni trenta[modifica | modifica wikitesto]
Anche con l'avvento del sonoro, Asquith conferma il suo talento "nell'uso contrappuntistico del rapporto tra sonoro e visivo"[4] con Tell England, (1931), film sulla tragica spedizione inglese di Gallipoli del 1915. Dopo alcune produzioni per la British International Pictures, passa alla neonata Rank Corporation, per cui, nel 1938, dirige insieme a Leslie Howard Pigmalione, tratto dalla commedia di George Bernard Shaw, con la collaborazione al montaggio di David Lean; "...uno dei migliori e più prestigiosi film inglesi prima della guerra".[5] Segue un'altra commedia, French without Tears, che avvia il sodalizio con lo scrittore Terence Rattigan. Negli anni successivi, il regista contribuisce allo sforzo bellico inglese con alcuni film di intento propagandistico: Cottage to Let, Uncensored, The Demi-Paradise e il documentario Welcome to Britain.

Questa eccentrica figura di origini aristocratiche, che sul " set vestiva come un elettricista e, se è possibile, anche peggio",[6] era stato il primo regista britannico ad iscriversi ad un sindacato industriale. Durante la seconda guerra mondiale, nella qualità di presidente della Association of Cinematograph and Television Technicians (ACTT), carica che avrebbe rivestito per 30 anni, condusse una determinata ed incisiva battaglia contro la smobilitazione degli studi cinematografici.[7]

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]
Mentre conduce un'altra dura lotta personale contro l'alcolismo, che "già all'inizio del decennio aveva cominciato a costituire una seria preoccupazione per amici e collaboratori" dirige alcune tra le sue più raffinate e popolari opere, anch'esse tratte da drammi di Rattigan: in particolare Tutto mi accusa del 1948 e Addio Mr. Harris del 1951. Prima di "iniziare una fase sostanzialmente declinante",[9] Asquith adatta per lo schermo L'importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, opera di "confezione squisita, recitato con eleganza infallibile".[10] Merita ancora di essere segnalato il film "più noto del decennio sul tema dello spionaggio a sfondo bellico",[11] Ordine di uccidere del 1958.

Il suo ruolo di primo piano nell'establishment cinematografico britannico e la classica eleganza formale dei suoi film lo rendono il bersaglio ideale, insieme al francese Claude Autant-Lara, degli attacchi portati dai giovani cineasti dei Cahiers du cinema (François Truffaut, Eric Rohmer) al "cinema di papà".[12] Negli anni sessanta conclude la sua attività dirigendo alcune produzioni internazionali ad elevato budget, popolate di grosse star (Shirley MacLaine, Ingrid Bergman, Richard Burton, Omar Sharif, Elizabeth Taylor, Jeanne Moreau, Alain Delon, Orson Welles) quali International Hotel del 1963 e Una Rolls-Royce gialla del 1965. Asquith, un alcoolizzato, era un elegante e riservato omosessuale che non si sposò mai. Alla sua morte, nel 1968, il Primo Ministro britannico Harold Wilson ebbe a definirlo "una figura unica ed insostituibile per tutto il cinema britannico"

LO

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LOu Rawls

Dotato di una voce di quattro ottave, Lou Rawls è stato il primo cantante in assoluto ad iniziare le sue canzoni parlando (per 2 - 3 minuti) con la sue voce calda, seducente e baritonale e cominciando a cantarle in seguito. Molti esperti di musica indicano Rawls come il precursore della musica rap. La sua straordinaria carriera ha attraversato 40 anni di musica Soul, R & B, Confidenziale, Pre-Disco (Pre-Discomusic), Blues e Jazz, meritandosi l'appellativo di "Leggendario", facendosi notare anche come ottimo caratterista nel mondo cinematografico.

Cantante, attore e filantropo, Louis Allen Rawls nasce il giorno 1 dicembre 1933 a Chicago, nello stato dell'Illinois (USA). Cresciuto nel quartiere del South Side di Chicago con la sua nonna paterna, inizia a cantare musica gospel nel coro della chiesa all'età di sette anni. In seguito canta con gruppi locali attraverso il quale incontra Sam Cooke e Curtis Mayfield, altre future stelle della musica mondiale. Nel 1950 si trasferisce a Los Angeles, entrando a far parte nel gruppo gospel dei "Chosen Gospel Singers" registrando con loro alcune canzoni. In seguito diviene membro nella band musicale, chiamata "Pilgrim Travelers" che comprende la presenza di Sam Cooke.

Nel 1955 mette la musica da parte, arruolandosi per tre anni come paracadutista nell'esercito degli Stati Uniti D'America. Nel 1958, finita la parentesi militare, ritorna con i "Pilgrim Travelers". In quel periodo il suo amico Sam Cooke, diventato un cantante di successo, decide ugualmente di andare in tour con la band. Lou e Sam, mentre viaggiano in un veicolo, vengono coinvolti in un grave incidente automobilistico. In Televisone viene data la notizia che Lou Rawls è deceduto, ma fortunatamente viene portato all'ospedale più vicino e gli viene salvata la vita, rimanendo in coma per diversi giorni. Rimane in riabilitazione e passa diversi mesi in ospedale per recuperare dall'incidente. L'autista del veicolo di Cooke muore nello schianto e lo stesso Sam rimane ferito gravemente all'occhio da un pezzo di vetro. Come conseguenza della tragedia, Lou Rawls dice spesso che ha trovato una nuova via per sua vita, dichiarando le testuali parole "Ho cominciato ad imparare l'accettazione, la direzione, la comprensione e la percezione, tutti elementi che purtroppo mancano nella mia vita".

Lou Rawls si rimette fisicamente e psicologicamente dal grave incidente e dai lunghi giorni passati in ospedale, e decide di cantare come solista in vari locali, dove viene riscoperto da un produttore (estasiato dalla sua bellissima voce) mentre nel 1960 canta in un club di Los Angeles. Firma in seguito un contratto con la Capitol Records. Nel 1962 pubblica il suo primo album, che viene chiamato con due titoli, inzialmente "I'd Rather Drink Muddy Water" e in seguito "Stormy Monday". La sua carriera da cantante solista è bene avviata, nel fratempo scrive e canta alcuni brani singoli intitolati "God Bless the Child" e "See See Rider". Ma è nel 1966 che ottiene la sua consacrazione mondiale con il singolo "Love Is A Hurtin Thing" tratto dal suo album (con inflessioni blues) dal titolo "Soulin" che raggiungono entrambi il primo posto nella classifica musicale del genere Jazz-Soul-Blues e R & B.

Con questo album, Rawls viene premiato con il suo primo disco d'oro. Nello nello stesso anno (1966) incide un'altro album di grande successo, intitolato "Lou Rawls Live". Nel 1963 sposa Lana Jean Taylor per divorziare nel 1973, e diventare padre di tre bambini chiamati Louanna, Kendra e Lou Rawls Jr. In questo periodo attua un cambiamento (naturale) nel proporre le sue melodie, iniziando a dialogare con sottofondo musicale le sue canzoni, prima di cantarle. Nel 1967, riceve il suo primo Grammy Award per la canzone "Dead End Street" per la migliore performance vocale maschile del genere R & B, grazie alla sua introduzione parlata che si fonde in maniera perfetta alla canzone molto bella. Sempre nello stesso anno (1967), mostra la sua voce straordinaria, morbida e ricca di qualità, esibendosi al grande evento musicale del "Festival internazionale di Monterrey Pop", con eccezzionali artisti musicali (pari al suo livello) da Otis Redding a Jimi Hendrix e Marvin Gaye.

Gli anni '70 iniziano in modo promettente: vince un altro Grammy Award. Nel 1971 cambia casa discografica lasciando la Capitol Record per passare alla MGM. Il suo primo album con la MGM, si intitola "A Natural Man" che gli vale il suo secondo Grammy Award per la migliore performance vocale maschile del genere musicale R & B. La canzone "A Natural Man" và molto bene ed è un grande successo sia nella classifica dei dischi più venduti nel genere pop, che in quella del R & B.

Lou Rawls viene nominato cantante maschile dell'anno dalla rivista Downbeat, arrivando davanti a Frank Sinatra e venendo premiato con il premio "The Voice". Dopo un inizio sensazionale, Rawls per quattro anni non riesce a ripetersi ad altissimi livelli (anche se i suoi album sono sempre molto belli e ricercati). Decide che per la sua voce e la sua musica è meglio cambiare nuovamente Casa Discografica passando dalla MGM a Philadelphia International. Gestita da Kenny Gamble e Leon Huff, la nuova etichetta è famosa per il suo suono soul e per la sua grande orchestra. Gamble & Huff scrivono il suo più grande successo di tutti i tempi del genere Confidenziale, R & B e Pre-Disco, dal titolo "You'll Never Find Another Love Like Mine", il singolo uscito nel 1976 vende più di un milione di copie e viene premiato con un disco di platino; nello stesso anno incide un'altro magnifico album intitolato "Groovy People".

L'album successivo di Rawls dal titolo "Unmistakably Lou" del 1977, viene premiato con il disco d'oro e con il suo terzo e ultimo Grammy Award. Nel pieno del suo successo incide altri Album di qualità: "See You When I Git There" del 1977, il bellissimo "Lady Love" del 1978 che merita di vincere il suo quarto Grammy Award, ma il premio non gli viene conferito, portando per quasi un'anno una serie di polemiche e "Let Me Be Good To You" del 1979. Nella sua prestigiosa carriera riceve 13 nomination al Grammy Award, in un periodo dove cantano mostri sacri della musica del calibro di Marvin Gaye, James Brown, Nat King Cole, Frank Sinatra, Dean Martin, Elvis Presley, Barry White, Otis Redding, Isaac Hayes, Sam Cooke, Luther Vandross, Teddy Pendergrass, Michael Jackson e Gerald Levert, e grandi geni come George Benson, AL Jarreau, Tom Jones, Johnny Gill, Stevie Wonder, B.B. King e Prince.

Negli anni '80 Lou Rawls incide molti Album di R & B che meritano un successo maggiore per la sua qualità vocale e musicale intitolati "Now Is Time", "Close Company", "Learn to Love again", "I Wish You Belonged To Me" e "At Last" che si spinge nel genere Blues (il suo vero credo musicale), riprendendolo in maniera totale negli anni '90 con il sufficiente "It's Suppose Fun" del 1990, e con l'album geniale e ricercato, dal titolo "Potraits Of The Blues" del 1993. Nel 2003 Lou Rawls incide il suo ultimo e bellissimo disco dal titolo "Rawls Sings Sinatra".

Negli anni l'artista viene richiesto per concerti e apparizioni in programmi televisivi come Dinah!, The Mike Douglas Show, The Muppet Show, e molti altri. Diventa anche un portavoce per l'azienda di birra "Anheuser Busch". La stessa azienda è diventata sponsor di due delle attività caritative di Lou Rawls: la prima riguarda una serie di concerti per i membri delle forze armate, e la seconda è una maratona televisiva annuale del United Negro College Fund (UNCF), originariamente conosciuta come il "Lou Rawls Parade of Stars Telethon": l'evento dal 1979 ha raccolto più di 200 milioni di dollari per scuole Afro-Americane. E' uno dei primi artisti a comprendere che il potere della celebrità può fare del bene.

Nel 1980 entra nel mondo della recitazione cinematografica, e si fa notare in serie televisive come "The Fall Guy" conosciuta in Italia con il titolo di "Professione Pericolo"; la più famosa è "Fantasy Island" (in Italia trasmessa come "Fantasilandia"). Dal 1995 al 1997 Rawls ottiene un ruolo da caratterista in 22 episodi nella serie televisiva "Baywatch Nights". Sul grande schermo appare in due cameo-role per film molto importanti come "Via da Las Vegas" del 1995 e "Blues Brothers - il mito continua" (del 1998). La sua lunga carriera conta oltre 40 milioni di dischi venduti.

Nel 1989 sposa la bellissima Ceci, ma dopo quattordici anni nel 2003 divorziano. Nel 2004 si risposa nuovamente: la moglie è Nina Malek Inman (di 37 anni più giovane) che lo rende papà per la quarta volta di un maschietto chiamato Aiden Allen Rawls. Low Rawls muore di cancro il 6 gennaio 2006 all'età di 72 anni, a Los Angeles.

Lascia agli amanti della bella musica, un'eredità inestimabile di canzoni fantastiche e leggendarie come la sua persona. Ai funerali Stevie Wonder e Joan Baez cantano per lui.





https://www.youtube.com/watch?v=XCW1i5HQ0o0

You'll Never Find Another Love Like Mine

GL

buondì


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GLenn STrange (Weed, 16 agosto 1899 – Los Angeles, 20 settembre 1973) è stato un attore cinematografico statunitense.

È apparso in numerosi film western, ma è celebre principalmente per aver interpretato il personaggio del mostro di Frankenstein in ben tre film della saga Universal.

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china46
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STella Stevens, nata Estelle Caro Eggleston (Yazoo City, 1º ottobre 1938), è un'attrice statunitense.
Figlia di Dovey Estelle e di Thomas Ellett Eggleston, sposò Noble Herman Stephens il 1º dicembre 1954. Ebbe da lui un figlio, Andrew Stevens. Tre anni dopo la coppia divorziò.
Firmò il suo primo contratto con la 20th Century Fox ma esso fu di breve durata. In seguito firmò contratti con la Paramount Pictures (1959-1963) e successivamente con la Columbia Pictures (1964-1968).
Fu Playmate nel mese di gennaio del 1960[2]
Il primo film a cui partecipò fu Dinne una per me (titolo originale Say One for Me) del 1959, dove ebbe una piccola parte (interpretava Chorine). Fu anche attrice televisiva nota nella serie Flamingo Road 1981 -1982. Lavorò anche come regista in due occasioni, The American Heroine (1979) e The Ranch (1989).

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dany61
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STewart Imlach (Lossiemouth, 6 gennaio 1932 – 7 ottobre 2001) è stato un calciatore scozzese, di ruolo attaccante.

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TIm RoTH

Figlio di un giornalista e di una pittrice di paesaggi, Timothy Simon Smith (userà poi il nome d'arte Tim Roth) nasce a Londra il 14 maggio 1961. I genitori hanno divorziato quando Tim era ancora molto giovane, ma si sono sempre occupati di lui e hanno cercato di offrirgli le migliori opportunità, compresa quella di frequentare un'ottima scuola privata. Tim però non è mai riuscito a superare gli esami d'ammissione e ha così frequentato la scuola pubblica, dove ha preso contatto con una realtà molto diversa da quella della sua illuminata famiglia della middle-class.

A sedici anni, quasi per scherzo, partecipa all'audizione per uno spettacolo della scuola, un musical ispirato al "Dracula" di Bram Stoker, ottenendo il ruolo del conte. In seguito, l'allora artista in erba, ancora indeciso su che strada intraprendere di preciso, si iscrive ai corsi di scultura della Camberwell School of Art. Dopo diciotto mesi lascia l'istituto per iniziare a recitare nei pub e nei piccoli teatri di Londra.

Nel 1981 Tim Roth debutta sul piccolo schermo insieme all'amico Gary Oldman nel film di Mike Leigh "Meantime", mentre l'anno successivo è Trevor nel TV movie della BBC "Made in Britain" (1982). Due anni dopo fa il suo esordio cinematografico nel film di Stephen Frears "Il colpo" (1984), a fianco di Terence Stamp e John Hurt. Consolidata la reputazione con film come "Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante" (1989) di Peter Greenaway, "Rosencrantz e Guildenstern sono morti" (1990) di Tom Stoppard e "Vincent e Théo" (1990) di Robert Altman, Roth si trasferisce in California, dove conosce l'allora aspirante regista Quentin Tarantino.

Dopo un provino alimentato dall'alcool in un bar di Los Angeles, Tarantino affida a Roth il ruolo di Mr. Orange (il poliziotto infiltrato) nel suo film d'esordio: "Le iene" (1992). Nel 1994 l'attore inglese è ancora con Tarantino, che lo vuole nel ruolo di Pumpkin nel capolavoro assoluto degli anni '90, il celebrato "Pulp Fiction". Ma dopo il boom di quel film, Tim Roth non riposa certo sugli allori. E' lo straordinario protagonista del film di James Gray "Little Odessa", con Vanessa Redgrave e Edward Furlong e, non contento, si esprime al massimo sul set di "Rob Roy", pellicola che gli vale una candidatura all'Oscar.

In seguito, arrivano il più leggero "Tutti dicono I love you" di Woody Allen, il teso "Libertà vigilata" e il drammatico "L'impostore", con Chris Penn e Renèe Zellweger.

Nel 1999 è protagonista del poetico "La leggenda del pianista sull'oceano", di Giuseppe Tornatore, e partecipa a "The Million Dollar Hotel", di Wim Wenders (con Mel Gibson, Milla Jovovich).

Dopo avere interpretato il marchese di Lauzun nel film di Roland Joffé "Vatel", con Gérard Depardieu e Uma Thurman, nel 2000 Tim Roth è apparso in "Bread and Roses" di Ken Loach, ed è stato a fianco di John Travolta e Lisa Kudrow in "Lucky Numbers" di Nora Ephron; ha impersonato l'anno dopo il generale Thade nel remake de "Il pianeta delle scimmie" diretto da Tim Burton.

Al Festival di Venezia del 2001 è stato protagonista del concorso, nella sezione Cinema del presente, con il film "Invincibile", diretto dal sempre visionario Werner Herzog.

Tim Roth è sposato dal 1993 con la disegnatrice di moda Nicki Butler. Tim e Nicki si sono conosciuti al Sundance Film Festival del 1992 e hanno due bambini: Timothy e Cormac. Roth ha un altro figlio, già diciottenne, nato dalla relazione con Lori Baker.

Tra i suoi ultimi film "Dark Water" (2005, con Jennifer Connelly), "Un'altra giovinezza" (2007, di Francis Ford Coppola), "Funny Games" (2007, con Naomi Watts), "L'incredibile Hulk" (2008, con Edward Norton).

Nel 1999 aveva debuttato alla regia con "Zona di guerra". Rifiuta di ricoprire il ruolo di Severus Piton nella fortunata serie cinematografica di Harry Potter, poi si rilancia nel 2009 interpretando il protagonista della serie tv "Lie to Me".








buon venerdì

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THayer DAvid, nato David Thayer Hersey (Medford, 4 marzo 1927 – New York, 17 luglio 1978),
è stato un attore statunitense.
Nato in un piccolo centro del Massachusetts, David Thayer dovette combattere ed affrontare la profonda avversione che la sua famiglia provava per la recitazione. Questo sentimento era radicato a tal punto che, dopo che Thayer ebbe lasciato Harvard per dedicarsi al teatro, i familiari gli chiesero di modificare in qualche modo il nome perché non fosse ricollegabile direttamente a loro. Per accontentarli, Thayer decise di elidere il proprio secondo cognome, Hersey, e di scambiare il proprio nome con il cognome.

La sua fisionomia, con sopracciglia sporgenti e labbra prominenti, non gli avrebbe facilmente permesso di farsi strada come attore di primo piano, cosicché egli si specializzò in ruoli di caratterista, restando in questo registro per tutta la sua carriera. Negli anni cinquanta lavorò a Broadway e, sul finire del decennio, con l'avvento della televisione si avvicinò al piccolo schermo. Partecipò anche ad alcuni film come Faccia d'angelo (1957), Tempo di vivere (1958), e Viaggio al centro della Terra (1959), rivestendo spesso, come nell'ultimo caso, il ruolo del cattivo.

Negli anni sessanta e settanta lavorò molto anche sul piccolo schermo, prendendo parte a serial televisivi come Charlie's Angels, Colombo, Ellery Queen e Starsky & Hutch, e recitando in vari film per la televisione. Nel 1978 girò un pilot per una serie tv dedicata al detective Nero Wolfe, dove avrebbe dovuto interpretare il famoso investigatore, ma morì subito dopo, all'età di 51 anni, per un attacco di cuore.

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DAvid CAmeron

David William Donald Cameron nasce a Londra, nel Regno Unito, il 9 ottobre del 1966. Nuovo interprete del centrodestra britannico, politico tra i più giovani d'Europa, diviene Primo Ministro del Regno Unito il giorno 11 maggio del 2010.

Ricostruire le origini della sua famiglia e raccontare i suoi legami con l'aristocrazia britannica e, soprattutto, con la stessa corona inglese, non è un'impresa facile, dati i secoli trascorsi e i vari intrecci familiari. Tuttavia di David Cameron occorre sapere che di certo non è di umili origini, come si suole dire in alcuni casi. Suo padre è Ian Donald Cameron, morto nel 2010, e per anni stock-broker nella City londinese, affarista non di poco conto e che ha permesso ai suoi quattro figli di vivere in maniera più che benestante. Inoltre, egli stesso discende da una famiglia di grossi commercianti, capeggiata dal bisnonno, il quale dopo aver fatto fortuna con la vendita del grano negli Stati Uniti, sul finire dell'Ottocento aveva fatto ritorno in Scozia, terra d'origine dei Cameron, costruendo lì la propria residenza. La moglie, madre di David, si chiama Mary Fleur Mount ed è anche lei una professionista rispettabile, giudice di pace e a propria volta figlia di Sir William Mount, noto come "II baronetto Mount".

Ma non è tutto. Secondo le fonti, David Cameron discende direttamente dal re Guglielmo IV d'Inghilterra, per via della sua amante Dorothea Jordan, la quale getta un ulteriore legame tra lui e la stessa regina Elisabetta II, seppur in modo illegittimo, cosa che non gli dà, ovviamente, alcun diritto di successione a livello dinastico. Anche tra i nonni materni e paterni, vanta diversi legami sia con l'aristocrazia inglese che con l'ala più conservatrice del Parlamento, area politica da cui proviene tutta quanta la sua famiglia, sino agli antenati più lontani.

Il giovane David trascorre le propria infanzia e giovinezza nel quartiere di Peasemore, nel Berkshire, insieme al fratello Alexander, avvocato di tre anni più grande di lui, e le due sorelle, Tania e Clare. Dopo Heatherdown e Winkfield, i due istituti altolocati nei quali comincia la sua educazione, David studia nella prestigiosa scuola privata dell'Eton College, sempre nel Berkshire, facendosi notare per i brillanti risultati. Tuttavia in questo periodo l'adolescente Cameron viene anche multato per un episodio legato alla cannabis, di cui avrebbe fatto uso in quegli anni, insieme con altri compagni di scuola. Le materie nelle quali eccelle sono l'arte, l'economia e, soprattutto, la politica. Grazie all'abilità che dimostra in questi ultimi due campi, si guadagna l'esame di ammissione ad Oxford, che supera brillantemente.

Si diploma nel 1984, scegliendo di prendersi poi quasi un anno sabbatico, prima di cominciare la sua carriera universitaria nella più rinomata università britannica. Durante questo lasso di tempo, il giovane studente si guadagna una sorta di apprendistato al seguito del deputato Tim Rathbone, ottenendo l'accesso ad alcuni lavori nella Camera dei Comuni. Segue a questa esperienza una breve permanenza ad Hong Kong, questa volta al seguito della collega del padre, Jardine Matheson.

Di ritorno dall'Oriente, si ferma a Mosca e a Jalta, durante il periodo sovietico. Ad Oxford poi studia al collegio di Brasenose, sotto la guida del liberale Vernon Bogdanor, il quale descrive i suoi anni di apprendistato accademico come brillanti e al contempo turbolenti. Durante il periodo universitario infatti David Cameron si lega all'esclusivo club di Bullingdon, figurando, insieme con il futuro sindaco di Londra Boris Johnson come uno dei protagonisti di certi episodi di violenza e devastazione cittadina, denunciato e arrestato per danneggiamento di proprietà privata.

Nel 1988, nonostante questi atti non proprio pacifici, Cameron si laurea con il massimo dei voti e con la lode. Subito dopo il conseguimento della laurea, lavora per il Dipartimento di ricerca conservatore, fino al 1993. È tra i giovani strateghi politici al seguito del partito vincitore alle elezioni del 1992, ma vive anche diverse vicissitudini non proprio limpide, con alcuni dissapori interni dei quali si rende suo malgrado protagonista. Anche per queste ragioni, l'anno dopo la sua uscita dal dipartimento, nel 1994, accetta un lavoro come Direttore degli affari della Carlton Comunication. L'esperienza dura fino al 2001, e vede il futuro Primo Ministro inglese portare una giovane e rampante società mediatica tra i primi posti nell'ambito delle comunicazioni digitali, tra i fondatori del Digital Broadcasting britannico.

Il richiamo della politica però, unito ad un bisogno di svecchiamento dei programmi e di ricambio generazionale nell'ala conservatrice, lo porta a "ritornare in campo". Sono questi gli anni della supremazia del partito laburista inglese, con Tony Blair a fare da padrone della politica britannica. Intanto sposa Samantha Gwendoline Sheffield, il giorno 1 giugno 1996, al Ginge Manor, nell'Oxfordshire. Dalla propria moglie il futuro Capo di Governo inglese avrà quattro figli.

Il 6 dicembre del 2005 David Cameron viene eletto come nuovo leader dei Tory, a seguito delle dimissioni rassegnate dal proprio antecedente, Michael Howard. Dopo cinque anni, alle elezioni generali britanniche del 6 maggio del 2010, Cameron porta il suo partito al miglior risultato dal 1992, l'ultimo anno che valse ai Tory il Parlamento inglese. Il suo lavoro porta i conservatori ad una maggioranza relativa, con 306 seggi ottenuti: molti sì, ma non sufficienti per avere la maggioranza assoluta. All'appello infatti mancano 20 seggi e per questa ragione Cameron decide di accordarsi per un governo di coalizione, che in Inghilterra viene definito "Parlamento appeso", o "hung Parliament". L'accordo viene stipulato dal Primo Ministro con il partito dei Liberal-Democratici guidato da Nick Clegg.

Il giorno 11 maggio 2010 pertanto, a seguito delle dimissioni di Gordon Brown da Primo Ministro, la Regina Elisabetta II invita formalmente David Cameron a formare un nuovo governo.

Ad appena 43 anni, Cameron è il più giovane Primo Ministro del Regno Unito dai tempi di Lord Liverpool, risalente al 1812.

A conferma della sua intenzione di rispettare gli accordi post-elettorali, che di fatto gli sono valsi la nomina a Capo di Governo inglese, il Primo Ministro nomina, come una delle sue primi iniziative governative, il capo dei liberal-democratici Nick Clegg come suo vice ufficiale.

Durante i disordini nei quartieri londinesi dell'estate del 2011, l'esponente dei Tory si conferma come un leader autoritario, determinato a non scendere a compromessi con le sacche criminali della città, impegnate ad incendiare abitazioni e negozi di Londra nel periodo di luglio e agosto.







buon sabato

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china46
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Inserito il - 07/03/2015 : 15:08:37  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di china46 Invia a china46 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
CArla Signoris (Genova, 10 ottobre 1960) è un'attrice, comica, conduttrice televisiva, doppiatrice ed editorialista italiana.
Nata nel 1960, dopo gli studi liceali presso il liceo scientifico "Martin Luther King" di Genova, alla fine degli anni settanta, si iscrive alla Facoltà di Architettura e, contemporaneamente, alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova, dove ottiene, dopo alcuni anni, il diploma. Dal 1992 è sposata con il comico Maurizio Crozza, con cui ha avuto due figli, Giovanni e Pietro. È nota per aver doppiato Dory in Alla ricerca di Nemo e per aver ottenuto una candidatura ai David di Donatello per il film Ex come miglior attrice non protagonista, così come ai Nastri d'Argento.
Sul mensile Velvet di Repubblica ha firmato, dal 2006 al 2010, una rubrica dal titolo Ho sposato un deficiente (da cui ha tratto un libro, pubblicato nel 2008); da aprile 2010, sullo stesso giornale, firma la rubrica Push-up.

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china46 ha scritto:

CArla Signoris (Genova, 10 ottobre 1960) è un'attrice, comica, conduttrice televisiva, doppiatrice ed editorialista italiana.
Nata nel 1960, dopo gli studi liceali presso il liceo scientifico "Martin Luther King" di Genova, alla fine degli anni settanta, si iscrive alla Facoltà di Architettura e, contemporaneamente, alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova, dove ottiene, dopo alcuni anni, il diploma. Dal 1992 è sposata con il comico Maurizio Crozza, con cui ha avuto due figli, Giovanni e Pietro. È nota per aver doppiato Dory in Alla ricerca di Nemo e per aver ottenuto una candidatura ai David di Donatello per il film Ex come miglior attrice non protagonista, così come ai Nastri d'Argento.
Sul mensile Velvet di Repubblica ha firmato, dal 2006 al 2010, una rubrica dal titolo Ho sposato un deficiente (da cui ha tratto un libro, pubblicato nel 2008); da aprile 2010, sullo stesso giornale, firma la rubrica Push-up.

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CArlo FRuttero

Lo scrittore Carlo Fruttero nasce a Torino il giorno 19 settembre 1926.

Ha svolto per molti anni attività di traduttore prima di incontrare nel 1952 Franco Lucentini e costruire con lui un team di scrittura destinato ad un grande successo di critica e di vendite.

Con la sigla Fruttero & Lucentini, i due hanno firmato collaborazioni giornalistiche, traduzioni e romanzi, soprattutto di genere poliziesco, che hanno riscosso molto successo e pubblico.

Sempre con Lucentini, si è occupato anche di fantascienza, dirigendo dal 1961 al 1986 la collana Urania (Mondadori). Nel 2007 riceve il Premio Chiara alla carriera.

Carlo Fruttero muore a Castiglione della Pescaia il 15 gennaio 2012.



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lampaDINA e lampaDario
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FRanceSCo Rosi
(SC)



Francesco Rosi
Napoli, 15 novembre 1922
– Roma, 10 gennaio 2015
è stato un regista e sceneggiatore italiano.

Premi cinematografici
Festival di Cannes

1972: Palma d'oro - Il caso Mattei
Mostra del cinema di Venezia
1963: Leone d'Oro - Le mani sulla città
2012: Leone d'Oro alla carriera
David di Donatello
1965: miglior regista - Il momento della verità
1976: miglior regista - Cadaveri eccellenti
1979: miglior regista - Cristo si è fermato a Eboli
1979: miglior film - Cristo si è fermato a Eboli
1981: miglior regista - Tre fratelli
1981: miglior sceneggiatura - Tre fratelli
1985: miglior regista - Carmen
1985: miglior film - Carmen
1997: miglior film - La tregua
1997: miglior regista - La tregua
Festival cinematografico internazionale di Mosca
1979: Gran Premio - Cristo si è fermato a Eboli
Nastri d'argento
1959: miglior soggetto originale - La sfida
1963: miglior regista - Salvatore Giuliano
1981: miglior regista - Tre fratelli
Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema di Agrigento
1987: Efebo d'Oro per il film Cronaca di una morte annunciata,
tratto dal romanzo di Gabriel García Márquez
nomination Oscar al miglior film straniero 1981 - Tre fratelli
Festival di Berlino
1962: Orso d'argento per il miglior regista - Salvatore Giuliano
2008: Orso d'Oro alla carriera
Bif&st (Bari International Film Festival)
2010: Premio Federico Fellini 8 1/2 per l'eccellenza artistica

Durante la seconda guerra mondiale fu compagno di liceo di
Giorgio Napolitano, in seguito studiò Giurisprudenza
per intraprendere poi una carriera come illustratore di
libri per bambini;
contemporaneamente iniziò a lavorare per Radio Napoli,
dove intrecciò amicizia con Raffaele La Capria, Aldo Giuffré e
Giuseppe Patroni Griffi, con i quali in seguito avrebbe
collaborato spesso.

Nel 1946 iniziò la sua carriera nel mondo dello spettacolo come
assistente di Ettore Giannini per l'allestimento teatrale di 'O voto
di Salvatore Di Giacomo. Fu aiuto regista di Luchino Visconti per
i film La terra trema (1948) e Senso (1953), e dopo varie
sceneggiature (Bellissima, 1951, Processo alla città, 1952)
girò alcune scene del film Camicie rosse (1952) di Goffredo Alessandrini.
Nel 1956 co-diresse con Vittorio Gassman
il film Kean - Genio e sregolatezza.

Solo nel 1958 poté dirigere il suo primo lungometraggio, La sfida,
che ottenne consenso di critica e pubblico. L'anno successivo
diresse Alberto Sordi in I magliari (1959),
nel quale l'attore romano è un immigrato in Germania,
che fa la spola tra Amburgo e Hannover e che si scontra
con un boss napoletano per il controllo del mercato delle stoffe.

Il film-inchiesta

Inaugurò il florido filone dei film-inchiesta ripercorrendo,
attraverso una serie di lunghi flashback, la vita di un malavitoso
siciliano in Salvatore Giuliano (1962); l'anno successivo diresse
Rod Steiger ne Le mani sulla città (1963),
nel quale denunciava con coraggio le collusioni esistenti tra i diversi
organi dello Stato e lo sfruttamento edilizio a Napoli.
La pellicola fu premiata con il Leone d'Oro al Festival di Venezia.
Questi due film sono generalmente considerati i capostipiti
del cinema ad argomento politico, che vide spesso,
successivamente, la recitazione duttile e spontanea
di Gian Maria Volontè.

Dopo Il momento della verità (1965),
Rosi si concesse una migrazione
in un film favolistico C'era una volta... (1967),
con Sophia Loren e Omar Sharif, fresco del successo
ottenuto dal film Il dottor Zivago (1966),
anche se Rosi aveva inizialmente richiesto per la
parte Marcello Mastroianni.

Negli anni settanta tornò ai temi di sempre rappresentando
l'assurdità della guerra con Uomini contro (1970),
e parlò della scottante morte di Enrico Mattei
ne Il caso Mattei (1972); durante la preparazione del film
ebbe contatti con Mauro De Mauro, giornalista del quotidiano
siciliano L'Ora, assassinato in circostanze mai chiarite per
motivi fra i quali si ipotizzano le indagini che andava
svolgendo per incarico di Rosi appunto sulla
morte del presidente dell'Eni.

In seguito girò Lucky Luciano (1973),
tutti con Gian Maria Volontè.
Riscosse un notevole successo Cadaveri eccellenti (1976,
tratto dal romanzo Il contesto di Sciascia), con Lino Ventura.
Realizzò poi la versione cinematografica di
Cristo si è fermato a Eboli (1979),
tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Levi,
sempre con Volonté protagonista.

Dagli anni '80
Dopo un altro successo come Tre fratelli (1981),
con Philippe Noiret, Michele Placido e Vittorio Mezzogiorno,
avrebbe voluto trasportare sul grande schermo il romanzo
La tregua di Primo Levi, ma il suicidio dello scrittore (11 aprile 1987)
lo costrinse a rinunciare (avrebbe realizzato la pellicola solo nel 1997),
e diresse un adattamento cinematografico della Carmen (1984)
con Plácido Domingo. Successivamente lavorò a
Cronaca di una morte annunciata (1987),
tratto dal romanzo di Gabriel García Márquez,
che riuniva un grande cast alla corte di Rosi,
Gian Maria Volontè, Ornella Muti, Rupert Everett,
Anthony Delon e Lucia Bosè; il film fu girato in
Venezuela ed in Colombia (Mompox)

Girò poi Dimenticare Palermo (1990), con James Belushi,
Mimi Rogers, Vittorio Gassman, Philippe Noiret e Giancarlo Giannini.

Tornò alla regia teatrale con le commedie di Eduardo De Filippo:
Napoli milionaria, Le voci di dentro e Filumena Marturano,
tutte interpretate da Luca De Filippo.

Nel 2005, per il film Le mani sulla città, gli fu conferita la laurea
ad honorem in "Pianificazione territoriale urbanistica ed ambientale"
presso l'università Mediterranea di Reggio Calabria.

Nel 2008 gli è stato assegnato l'Orso d'Oro alla carriera
al Festival di Berlino,
nel 2009 la Legione d'Onore, nel 2010 l'Alabarda d'oro alla carriera
e il 10 maggio 2012, il Cda della Biennale di Venezia approvò
all'unanimità la proposta del suo direttore, Alberto Barbera,
di conferire il Leone d'oro alla carriera al regista in occasione
della 69ª edizione della mostra.

Il 27 ottobre dello stesso anno divenne cittadino onorario di Matelica,
città in cui crebbe Enrico Mattei, mentre nel 2013,
alla presenza del Ministro dei beni culturali Massimo Bray,
gli fu consegnata la cittadinanza onoraria di Matera,
ove aveva girato tre film.

Nel 2014 ha preso parte al film Born in the U.S.E.,
co-prodotto da Renzo Rossellini e diretto dal regista Michele Diomà.

Nell'ultima fase della sua vita abitava a Roma,
in via Gregoriana, vicino a Piazza di Spagna,
dove la mattina dell'8 aprile 2010 morì la moglie Giancarla
Mandelli - sorella della celebre stilista Krizia - deceduta
all'Ospedale Sant'Eugenio di Roma in seguito ad ustioni
di 3º grado sul 100% del corpo, dovute ad un incendio
divampato nella propria abitazione a seguito di una sigaretta
che ne avrebbe incendiato l'abito.

Rosi è morto a 92 anni il 10 gennaio 2015.
Nel necrologio la figlia Carolina scrive:
"Non fiori ma solidarietà per gli immigrati",
come da richiesta nelle ultime volontà del regista.


Dina & Dario
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dany61
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Inserito il - 08/03/2015 : 06:57:14  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
SCipione MAffei (Verona, 1º giugno 1675 – Verona, 11 febbraio 1755) è stato uno storico,
drammaturgo ed erudito italiano.
Scipione Francesco Maffei nasce il 1º giugno 1675 a Verona dal padre, il marchese Giovanni Francesco Maffei, e la madre Silvia Pellegrini.

Formatosi presso i collegi gesuiti di Parma e di Roma, abbracciò da giovane la carriera delle armi, divenendo ufficiale nell'esercito bavarese. Tornato in Italia dopo la battaglia di Donauwörth (1705), cui partecipò, iniziò a scrivere, pubblicando trattati su vari argomenti e rilanciando il teatro italiano della prima metà del Settecento. Contribuì alla riforma dell'Università di Torino per conto del re Vittorio Amedeo II e il suo ideale fondato sul cattolicesimo illuminato, fu per tutto il Settecento un punto di riferimento per intellettuali italiani e governanti riformatori.

Al marchese Scipione Maffei si deve l'istituzione del Museo Lapidario di Verona, avvenuta nel 1714 (alcune fonti danno date diverse), che risulta essere il primo del genere in Europa. Il Museo, oggi intitolato a suo nome, venne da lui stesso riorganizzato tra il 1744 e il 1749.

Dal punto di vista scientifico si deve al Marchese Scipione Maffei il merito di aver compreso per primo che i fulmini che il nostro occhio può osservare si formano dal basso e poi ascendono verso le nubi, l'opposto di quanto asserito dal pensiero comune della sua epoca. Il suo ruolo di promotore delle scienze è inoltre testimoniato dalla Lettera di un matematico italiano indirizzatagli da Gaetano Marzagaglia

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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MArgaret Mazzantini

• Dublino (Irlanda) 27 ottobre 1961. Attrice. Scrittrice. Nel 2002 vinse lo Strega con Non ti muovere (Mondadori). Con Il catino di zinco (Marsilio 1994) vinse il Campiello. Da ultimo Splendore (Mondadori 2013).
• «Attrice fra le migliori del nostro teatro, che se fosse fatto funzionare a regime si avvantaggerebbe non poco dal suo talento» (Enzo Siciliano), «volitiva e poliedrica, passa indifferentemente dal palcoscenico alla narrativa agli affetti familiari. Legatissima al marito Sergio Castellitto e ai figli (quattro), è la terza di quattro sorelle. Nata a Dublino, da subito si trasferisce a Tivoli. Dal padre Carlo (1925-2006) eredita la passione per la scrittura, dalla madre, Anne Donnelly, pittrice irlandese, il talento artistico. Che si rivela fin da giovanissima quando s’iscrive all’Accademia d’Arte drammatica (Camilleri, che le fu maestro: “Margaret per due anni non ha spiccicato parola”). Nell’82, l’anno stesso del diploma, con il debutto nell’Ifigenia di Goethe viene definita dalla critica la rivelazione del teatro italiano. Nell’85, a Genova, interpreta con Sergio Castellitto le Tre sorelle di Cechov. Lei è già affermata, lui non ancora. Si sposano. “Niente mi fermerà”, dichiarava in quel periodo. E da allora nulla l’ha davvero più fermata. Cinema, tv e, quindi, la narrativa» (Giuseppina Rocca).
• «Mi piace scavare, togliere via sedimenti e terricci, dare luce a chi non ne ha. Perciò ho adorato Dostoevskij e poi Faulkner, Heinrich Böll, Marguerite Duras. E senz’altro Elsa Morante, soprattutto L’isola di Arturo e poi La storia e Aracoeli. Mi innamora la sua capacità di raccontare la storia attraverso le microstorie dei semplici esseri umani».
• Ha adattato il testo de Il dubbio nel quale il marito ha diretto Stefano Accorsi (vedi).
• Ha una brutta calligrafia: «Una scrittura orrenda che non capisco nemmeno io». Prima scriveva a macchina, un’Olivetti classica poi «un giorno sono scesa sotto casa a cercare una di quelle dattilografe che ora sono in via d’estinzione. C’era questa vecchina che batteva a macchina, e le ho dettato Il catino di zinco. Montagne di fogli. Ho capito grazie a lei che c’era qualcosa di buono nei miei libri» (a Laura Fiengo) [Vanity Fair 22/1/2013].
• Carlo Mazzantini (ex combattente Rsi) e la Donnelly hanno avuto quattro figlie: oltre a Margaret, Moira (agente cinematografica), Giselda (attrice, nome d’arte Giselda Volodi) e Cristina (giornalista): «Eravamo quattro figlie, non avevamo tanti soldi. Sono cresciuta fuori Roma, vicino a Tivoli, avevamo una sola macchina e mio padre se la prendeva per andare a lavorare alla Treccani. Noi stavamo là, isolate e facevamo i lavori della campagna. Per questo io sono un fenomeno nelle cose pratiche. Ho una manualità pazzesca». Margaret ha poi quattro figli con Castellitto, ognuno dei quali ha per secondo nome Contento: Pietro Contento, Maria Contenta, Anna Contenta, Cesare Contento.
• «Ogni sera cucino per sei, più amici, fidanzate eccetera. Ho passato le vacanza in cucina. Sono una bestia da soma».




GI



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china46
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GiIuseppina Strepponi, all'anagrafe Clelia Maria Josepha Strepponi (Lodi, 8 settembre 1815 – Sant'Agata di Villanova sull'Arda, 14 novembre 1897), è stata un soprano italiano. È soprattutto conosciuta per essere stata la seconda moglie di Giuseppe Verdi nonché sua grande amica, confidente e consigliera, avendone curato per molto tempo gli affari. I suoi carteggi sono tra i documenti più importanti per ricostruire la biografia verdiana

ST...

Buona domenica
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Enza
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STefania GIannini

Stefania Giannini nasce il 18 novembre del 1960 a Lucca. Studia a Roma e intraprende la carriera universitaria: nel 1989 pubblica per l'editore Giardini "Tra grammatica e pragmatica: la geminazione consonantica in latino".

Divenuta docente associato di Glottologia e Linguistica nel 1991, dall'anno successivo ricopre la cattedra di Fonetica e Fonologia presso l'Università per Stranieri di Perugia fino al 1994, quando le viene assegnata la cattedra di Sociolinguistica (in questo periodo dà alle stampe per Franco Angeli "Percorsi metalinguistici. Giuliano di Toledo e la teoria della grammatica"). Mantiene tale incarico fino al 1998, e dall'anno seguente è titolare della cattedra di Linguistica generale, oltre che ordinario di Glottologia e Linguistica; nel frattempo, pubblica - ancora con Franco Angeli - "La pubblicità comparativa. Una via europea".

Gli anni 2000

Dal 2000, dirige il Dipartimento di Scienze del Linguaggio dell'Università di Perugia (tre anni più tardi pubblicherà con Carocci "Il cambiamento linguistico. Suoni, forme, costrutti, parole" e con Franco Angeli "La fonologia dell'interlingua. Principi e metodi di analisi").

Abbandona il ruolo nel 2004, anno in cui viene nominata rettrice dell'Università per stranieri del capoluogo umbro. Poco dopo, Stefania Giannini viene scelta per rappresentare l'Italia nel Comitato di Selezione relativo al programma Erasmus Mundus che fa capo alla Commissione Europea e diventa membro del Tavolo Interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, realtà che dipende dalla Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina.

Nel 2006 entra a far parte del Comitato di presidenza della conferenza dei rettori delle università italiane; nel 2009 lascia il Comitato di Selezione di Erasmus e entra nel Comitato di orientamento strategico per le relazioni delle università italiane. L'anno successivo, invece, viene eletta presidente della Società Italiana di Glottologia.

Gli anni 2010

Nel 2011 viene nominata, su iniziativa del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

La carriera politica

Nel 2013 intraprende la carriera politica: viene, infatti, candidata per il Senato della Repubblica nella lista Con Monti per l'Italia (gruppo che appoggia Mario Monti) in Toscana in occasione delle elezioni del 24 e 25 febbraio. Eletta, diventa senatrice della XVII Legislatura, e al tempo stesso segretario al Senato per Scelta Civica.

Diventa, inoltre, membro del Comitato per le questioni degli italiani all'estero, membro della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza e membro della 7° Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali). Il 16 novembre del 2013 l'assemblea di Scelta Civica la nomina coordinatrice politica e segretaria, al posto di Andrea Olivero.

Al Ministero dell'Istruzione

Il 22 febbraio del 2014, in seguito alle dimissioni di Enrico Letta da Presidente del Consiglio e all'affidamento dell'incarico di formare il nuovo governo a Matteo Renzi, Stefania Giannini viene scelta dall'ex sindaco di Firenze come Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.

Già il giorno successivo, tuttavia, deve fare i conti con un'inchiesta condotta dal quotidiano romano "Il Tempo", nel quale viene svelato che il revisore dei conti dell'Università di Perugia qualche mese prima aveva reso noto un caso di introiti mancati che sarebbero dovuti provenire da una locazione immobiliare, per una somma complessiva superiore al mezzo milione di euro di danno erariale ipotizzato.

Sempre "Il Tempo", nei giorni successivi, solleva un'altra polemica riguardante la decisione adottata dal ministro di noleggiare un aereo da Ciampino a Bruxelles e da Bruxelles a Ciampino, per un costo totale di più di 16mila euro, insieme con l'attore Roberto Benigni, impegnato al Parlamento Europeo per una serie di letture dantesche: in questo caso, però, non viene aperta alcuna inchiesta giudiziaria.

A marzo, Stefania Giannini lascia la 7° Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali), venendo sostituita da Gianpiero Dalla Zuanna. Il 17 aprile del 2014 viene candidata alle elezioni europee in qualità di capolista per Scelta Europea, la versione continentale di Scelta Civica, nella Circoscrizione Italia Centrale che comprende i voti provenienti dal Lazio, dalle Marche, dall'Umbria e dalla Toscana.

Le elezioni di maggio, tuttavia, si rivelano un flop clamoroso sia a livello generale, con il partito che non è in grado di ottenere nemmeno un seggio al Parlamento Europeo, sia a livello personale, visto che Stefania Giannini riesce a raccogliere solo 3mila voti.

Nell'estate del 2014, il suo nome sale agli onori delle cronache rosa in seguito ad alcune foto pubblicate su un settimanale che la ritraggono mentre prende il sole in topless: Stefania Giannini diventa, così, il primo ministro della storia della Repubblica Italiana a mostrare il seno. L'evento assume una rilevanza tale che, nell'autunno successivo, nel corso della trasmissione comica di Raidue "Quelli che il calcio" l'attrice Lucia Ocone propone un'imitazione di Stefania Giannini imperniata su quell'episodio.




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dany61
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GIovanni Rubbiani (...) è un musicista e chitarrista italiano
Inizia la sua carriera musicale nel 1988 nei "Lontano Da Dove". Nel 1990 insieme ad Alberto Cottica ed Alberto Morselli dei "Lontano da dove" si interessa al folk irlandese e contribuisce a fondare il gruppo che prenderà il nome di Modena City Ramblers il 17 marzo 1991, il giorno di San Patrizio, patrono d'Irlanda, gruppo in cui suona la chitarra acustica, oltre a dare un contributo importante nella stesura dei testi e delle musiche. Con i Ramblers incide 6 album tra il 1993 e il 1999. Il giorno dell’uscita dell’album Fuori campo nel 1999 Rubbiani annuncia la sua intenzione di lasciare il gruppo. L'ultimo concerto di Giovanni come membro effettivo dei Modena City Ramblers è quello del capodanno del 2000 in Piazza Grande a Modena, insieme a Goran Bregovi#263;.

Giovanni Rubbiani andrà a fondare i Caravane de Ville. Dal 2000 in poi continuerà comunque a collaborare con i Ramblers in numerose occasioni, oltre a partecipare all'interno tour invernale dell'annata 2002/2003. Recentemente si registrano partecipazioni di Rubbiani sia nei concerti di Cisco (da quando ha lasciato i Modena nel 2005) che nei concerti dei Ramblers stessi.Sostituisce Kaba,che si era fratturato cinque costole cadendo dal palco, nell'Onda Libera tour dell'estate 2009.

Dal dicembre 2009 è in tour con Cisco e Alberto Cottica con il tour '40 anni, storie di Ramblers, d'innocenza, d'esperienza. Attualmente vive a Correggio (RE)

RE

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Enza
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RE Luigi XIV

Luigi Deodato di Borbone, meglio noto come Re Luigi XIV, nasce a Saint-Germain-en-Laye, in Francia, il 5 settembre del 1638. Terzo re di Francia e di Navarra, appartenente alla casata dei Borbone, è considerato il vero fondatore di quello che si dice assolutismo monarchico, consistente nel far dipendere ogni decisione riguardante il popolo solo ed esclusivamente dal proprio sovrano. Per tale ragione e per l'immagine, sfarzosa e imponente, che è riuscito a dare di sé, è passato alla storia anche con i nomi di Re Sole e di Re Luigi il Grande.

Figlio di Luigi XIII di Francia ed Anna d'Austria, la sua nascita è già degna d'esser raccontata, giunta dopo ventitré anni di matrimonio trascorsi senza figli. Il secondo nome, Deodato, deriva proprio da questa straordinarietà, a parere paterno di matrice divina.

Formalmente, Luigi Deodato diventa re di Francia all'età di cinque anni, nel 1643, ossia alla morte del padre. Ma per quasi i vent'anni successivi all'evento, è il cardinale italiano Mazzarino, famoso per la sua biblioteca, a governare il Paese, grazie alla sua grande influenza sulla madre del futuro Re Sole. Alla morte dell'alto prelato, nel 1661, i cortigiani si ritrovano spaesati e, non sapendo a chi altro, si rivolgono al primo e unico figlio dei reali francesi, Luigi, chiedendo lui da chi avrebbero dovuto prendere gli ordini da quel momento in poi. Il futuro regnante aveva solo ventidue anni allora, ma risponde recisamente che sarebbe stato lui, da quel momento esatto, l'unico depositario del potere sovrano.

Vissuto durante la Fronda, epoca turbolenta per la Francia, piena di minacce e congiure continue, caratterizzata da attentati da parte dell'alta nobiltà al potere dei reali francesi, Luigi XIV vuole evitare ad ogni costo di rivivere quei momenti inquieti e capisce che deve mettersi alla testa di un popolo numeroso, rappresentandone il vertice assoluto. Accoglie e trasforma, rendendo concrete, le idee di Hobbes, risalenti a qualche trentennio precedente, ponendosi a capo del Leviatano, come scrive lo stesso filosofo inglese, ossia in cima alle innumerevoli braccia rappresentate dalle persone, le quali tutte, avrebbero formato la forza dello Stato.

La cura dell'immagine, del potere centrale, delle finanze e della guerra, anche per fini di propaganda, sono le sue risorse. Oltre ad una corte da alimentare allo scopo di ottenere i consensi di letterati e poeti, spesso abusando del potere ferreo della censura, con il fine ultimo di apparire come qualcosa di ben al di là dal terreno. Questa, in sostanza, la formula che trasforma Luigi nel Re Sole.

Dopo poco tempo dal suo insediamento, il re di Francia nomina Jean-Baptiste Colbert come "Controllore generale", ossia ministro delle finanze. Sceglie il figlio di un mercante, evitando di pescare nei poteri forti, onde evitare che un potente dell'alta aristocrazia potesse mettere in ombra la sua figura. Stessa cosa fa per il ministro della Guerra, preferendo il Marchese di Luvois, figlio di un cancelliere reale. Si circonda di funzionari ed intendenti, sfruttando anche gli insegnamenti del Cardinale Richelieu, il quale aveva preceduto sia lui che il Mazzarino. Ogni singolo distretto, o dipartimento come viene chiamato, deve fare a capo ad un messo statale nominato dal Re, secondo un sistema amministrativo moderno ed efficace, in cui è evidente il potere del sovrano e il suo controllo su ogni aspetto dello Stato.

Fa di una vecchia tenuta di caccia poi, Versailles, l'unica grande corte d'Europa, sede della famigerata reggia. Dal 1682 infatti, la città, lontano dai tumulti di Parigi, diventa l'unica vera abitazione reale. Qui, già prima, nel 1668 e nel 1672, Luigi XIV organizza due grandi feste, passate alla storia della Francia "dell'ancien regime". Teatro, ballo, fuochi d'artificio e giochi di luce e d'acqua sul canale, attirano i nobili a corte e costruiscono il mito del Re Sole e della reggia di Versailles. Ben presto, grandi artisti del palcoscenico come Racine e Moliere, prendono a frequentarla. Con loro, pittori, scultori, cantori d'ogni sorta. Senza contare la musica di un grande compositore come l'italiano Giovanni Battista Lulli.

Negli anni ottanta del Seicento pertanto, Luigi XIV raggiunge l'apice della sua fama, nota ormai in tutto il mondo. Celebre, la frase "L'état, c'est moi", che significa "lo Stato sono io", attribuitagli dai suoi biografi e sintomatica del suo modo di governare, il quale accentra ogni potere dello Stato in un'unica persona.

Per manifestare la propria forza e ottenere fedeltà poi, il Re di Francia si serve anche della guerra, quando non proprio di persecuzioni religiose, come quella contro gli Ugonotti, che reputa una setta in grado di poter dare grattacapi al proprio potere. Il 17 ottobre del 1685 pertanto, emana l'editto di Fontainebleau, il quale decreta ufficialmente che la Francia è cattolica, senza divisioni o differenze religiose. Contro il potere papale invece, per relegarlo ai confini romani, propone la Chiesa Gallicana i cui quattro punti portanti, sono diretta conseguenza del primo ed unico ordinamento, il quale afferma che il potere del Papa è da intendersi in chiave unicamente spirituale.

Con l'arrivo del XVIII secolo, arrivano anche le guerre, forse troppe e troppo dispendiose durante il regno di Luigi Deodato. In verità, già prima del '700 c'erano state diverse guerre, nelle quali la corona francese s'era inserita, come quella di Devoluzione del 1667 o quelle combattute tra i Paesi Bassi e l'Inghilterra. Tuttavia, la Guerra di Successione Spagnola, come viene chiamata dagli storiografi perché scoppiata per vicende dinastiche riguardanti il trono di Spagna, di sicuro è la più sanguinolenta affrontata da Luigi XIV.

Il Re di Francia infatti, dal 1660 è sposato con Maria Teresa d'Asburgo, detta anche Maria Teresa d'Austria, figlia del Re di Spagna Filippo IV e designata quale erede al trono spagnolo. L'eredità iberica è enorme, comprendente anche il Regno di Napoli, il Regno di Sicilia, il Ducato di Milano, i Paesi Bassi spagnoli ed il vastissimo impero coloniale del Sudamerica. Quando muore senza eredi l'interdetto Re spagnolo Carlo II, Francia e Austria si ritrovano nuovamente l'una contro l'altra per la successione al trono, perché entrambe imparentate con la corona spagnola. Luigi propone il Duca d'Angiò, pronipote della figlia maggiore di Filippo III di Spagna, Anna d'Austria, e nipote della figlia di Filippo IV di Spagna, Maria Teresa, moglie di Luigi XIV. L'Austria invece ha in Carlo, Arciduca d'Austria e figlio dell'Imperatore Leopoldo I del Sacro Romano Impero, il suo pretendente, in quanto sua nonna Maria Anna, è una delle figlie del Re di Spagna.

Il vincolo però lasciato da Carlo nel suo testamento per chi avrebbe regnato dopo di lui è piuttosto pesante: il pretendente avrebbe dovuto rinunciare al proprio titolo nobiliare con la promessa di mantenere intatti i confini spagnoli.

La guerra scoppia dopo la nomina di Filippo d'Angiò, nominato Filippo V, il quale troppo presto, nel 1701 promulga "l'Asiento", ossia la legge che dà l'esclusiva alla Francia da parte della Spagna sulla vendita degli schiavi nelle colonie del Nuovo Mondo. Si crea una nuova Grande Alleanza, comprendente l'Inghilterra, e la guerra diventa inevitabile e volta ad evitare che la Francia di Luigi assuma un dominio troppo grande sugli altri Stati europei.

La Guerra di Successione Spagnola occupa in pratica tutta l'ultima parte della vita di Luigi, segnando anche la fine del suo regno e compromettendo la sua grandezza, a causa delle enormi spese economiche e militari. Dopo le iniziali vittorie, la macchina da guerra del Re Sole tracolla. Il Duca di Marlborough e il principe di Savoia ottengono diverse vittorie sulla Francia, il Portogallo si schiera con l'Alleanza e le battaglie di Ramillies e di Oudenaarde fanno perdere alle forze franco-spagnole i Paesi Bassi spagnoli, così come la battaglia di Torino costringe il Re Sole ad abbandonare il fronte italiano.

Nel 1709 Luigi XIV, indebolito, deve cedere tutti i territori conquistati, mantenendo alla Francia i territori del Trattato di Westfalia, siglato più di sessant'anni prima. È, in pratica, la fine del suo regno e della sua grandezza. Compromessa definitivamente da un uso smisurato della forza, a scapito di una popolazione sempre più vessata dalla fame e dagli stenti di guerra, oltre che dalle tasse.

Luigi XIV muore di cancrena ad una gamba, il giorno 1 settembre del 1715, qualche giorno prima del suo settantasettesimo compleanno e dopo 72 anni 3 mesi e 18 giorni di regno. Gli succede il pronipote Luigi, Duca d'Angiò, con il nome di Luigi XV.





AN


buona settimana

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china46
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ANtonella INterlenghi conosciuta anche come Antonellina (Roma, 6 agosto 1961) è un'attrice italiana.

Secondogenita degli attori Franco Interlenghi e Antonella Lualdi, si è avvicinata al cinema negli anni ottanta ottenendo il successo con i film Vacanze di Natale e Vacanze in America, entrambi diretti da Carlo Vanzina. Ha partecipato da protagonista allo spot pubblicitario della Invernizzi Mozary nel 1982.
Ritiratasi dalle scene nel 1989, tornerà alla recitazione in alcune serie televisive negli anni 2000 Nando dell'Andromeda e Valeria medico legale, Ho sposato un calciatore, Un posto al sole.
È madre della ex presentatrice televisiva Virginia Sanjust di Teulada, nata dal matrimonio con Giovanni Sanjust di Teulada, rampollo di una nobile famiglia sarda, che le ha dato un nipote nel 1998[1]. Nell'ottobre 2014 il barone è morto nell'azienda agricola di famiglia a Capalbio (GR), in un incidente col trattore, mentre lavorava nei campi.
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dany61
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INna VOlodymyrivna Osypenko-Radomska Novorosiysko, 20 settembre 1982) è una canoista ucraina, vincitrice della medaglia d'oro ai Giochi olimpici di Pechino 2008 nel K1 500 m.

Nella precedente edizione di Atene 2004, aveva vinto la medaglia di bronzo nel K4 500 m

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Enza
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VOlpini Domenico

Domenico Volpini (Gradoli, 10 marzo 1938) è un docente e politico italiano.

Socio dell'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria, è stato parlamentare eletto alla Camera dei deputati dal 1996 al 2008, nelle legislature XIII, XIV e XV.

Nella XV Legislatura ha ricoperto la carica di Vice Presidente della VII Commissione permanente "Cultura, Scienza, Istruzione".





SE


sera

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dany61
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SEan Morgan DEnison (Trail, 6 agosto 1985) è un cestista canadese.

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lampaDINA e lampaDario
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DEmis RoussOS



Artemios Ventouris "Demis" Roussos
Alessandria d'Egitto, 15 giugno 1946
– Atene, 25 gennaio 2015
è stato un cantante e bassista greco.


Demis Roussos ha saputo esprimere il passato
ellenico e la bellezza delle terre in cui ha vissuto
attraverso un canto poetico e soave, prestato a generi
diversissimi, dal rock progressivo, alla disco music,
alle tante varianti del pop. Come bassista ha uno stile
che ricorda le sonorità e la tecnica di Paul McCartney
e di Brian Wilson.

Nato in Egitto da genitori di origini greche,
tornò nel paese di origine dopo la perdita di tutti gli
averi familiari, in seguito alla Crisi di Suez del 1956.

In gioventù Roussos aveva appreso il solfeggio e aveva imparato
a suonare la chitarra e la tromba, divenendo inoltre cantante solista
nel coro della chiesa bizantina di Alessandria d'Egitto.

In Grecia Demis Roussos entrò in diversi gruppi musicali
(The Idols, We Five e soprattutto Aphrodite's Child),
prima di iniziare la carriera da solista.

Il gruppo degli Aphrodite's Child, del quale ha fatto parte
dalla loro origine fino allo scioglimento, ha prodotto singoli
di successo planetario come It's Five O'clock, Rain And Tears,
Spring, Summer, Winter And Fall, I Want To Live, etc,
e un album, 666, considerato dal pubblico e dalla critica
come un capolavoro.

Il tastierista degli Aphrodite's Child, Vangelis Papathanassiou,
diventerà famoso compositore di colonne sonore con il nome
di Vangelis (notevoli fra le altre: Momenti di gloria,
Blade Runner, Alexander.

Demis Roussos è apparso anche in album solisti di Vangelis.
Un suo grande successo è stato Race to the End, adattamento
vocale del tema portante della colonna sonora di Momenti di Gloria
(Chariots of Fire). La sua carriera solistica ha toccato l'apice negli
anni settanta: vinse il Festivalbar 1971 con We shall dance che
arriva quarta in Austria. Il singolo Forever and Ever fu primo nelle
classifiche di molti Paesi (anche nella UK Singles Chart con
l'Extended play The Roussos Phenomenon nel 1976), secondo nei
Paesi Bassi e quarto in Austria nel 1973.
Altri successi furono My Friend the Wind prima nei Paesi Bassi per
due settimane e settima in Germania nel 1973,
My Reason prima nei Paesi Bassi per tre settimane nel 1972,
Lovely Lady of Arcadia che nella versione Schönes Mädchen
aus Arcadia arriva prima per tre settimane nei Paesi Bassi,
seconda in Svizzera, sesta in Germania e settima in Austria
nel 1973 e Goodbye My Love, Goodbye prima in Svizzera per
12 settimane ed in Germania, seconda in Austria e terza in Norvegia.
Molto note furono Someday Somewhere che nel 1974 arriva seconda
nei Paesi Bassi, Auf Wiederseh'n sesta nei Paesi Bassi nel 1974,
Perdoname sesta nei Paesi Bassi nel 1975, Happy to Be on an Island
in the Sun quinta nella UK Singles Chart nel 1975,
When Forever Has Gone seconda nel Regno Unito nel 1976
ed anche una sua versione di Lost in Love degli Air Supply che arriva
quarta nei Paesi Bassi nel 1980.

Fu tra i passeggeri del volo TWA 847 dirottato il 14 giugno del 1985.
Percependo una svolta nella sua vita, Demis Roussos si imbarcò
in un'operazione di rilancio della sua immagine con l'LP Time,
che riscosse un discreto successo e con il singolo da
discoteca Dance of Love. Nel 1988 il singolo
Quand je t'aime arriva terzo in Francia e nel 1990
On écrit sur les murs quarto in Francia.

Gli anni novanta videro ulteriori sostanziali uscite:
si accordò con la BR Music nei Paesi Bassi per produrre Immortal,
Serenade e In Holland, utilizzando una gran varietà di strumenti
etnici e stili elettronici.

Demis Roussos ha continuato a registrare e ad esibirsi dal vivo fino
a poco prima della sua scomparsa.
Nella primavera del 2002 fece un tour del Regno Unito.
Nello stesso anno ha duellato con Ivana Spagna nel
brano Tears of Love, inserito nell'album della cantante Woman.

Il 19 settembre 2008 è stato tra gli ospiti della trasmissione
della RAI I migliori anni ed ha ringraziato il pubblico italiano
perché proprio in Italia iniziò con successo la sua carriera
come solista. Grande ritorno a I migliori anni nella serata
del 31 ottobre ed in quella finale del 5 dicembre 2008;
nelle edizioni successive è riapparso nelle puntate del
5 novembre e del 17 dicembre 2010: in quest'ultima ha
riproposto il suo grande successo Forever and ever.

È morto in una clinica di Atene il 25 gennaio 2015
all’età di 68 anni.
Il cantante era malato da tempo.

http://demisroussos.net

Dina & Dario
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china46
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OScar de la Renta

Oscar de la Renta (Santo Domingo, 22 giugno 1932 – Kent, 20 ottobre 2014) è stato uno stilista dominicano.
La sua cifra stilistica è quella di non far passare inosservate e non di rado esagerare, con strutture e colori molto inusuali.

Oscar de la Renta nasce nella Repubblica Dominicana da madre dominicana e padre portoricano. Compiuti i diciotto anni si trasferisce in Spagna dove studia e dipinge all'Accademia di San Fernando di Madrid. Vivendo in Spagna inizia ad interessarsi al mondo della moda e lavora presso case di moda spagnole. Dopo breve tempo lascia la penisola iberica e si reca a Parigi, in Francia, presso Lanvin, come assistente di Antonio Castillo.
Dal 1963 disegna vestiti per Elizabeth Arden, scarpe e accessori per Brittany Rosano. In questi anni si avvicina a Anna Wintour, direttrice di Vogue.
§Il successo[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2001, Oscar de la Renta presenta la sua collezione di accessori, che include tra le altre cose scarpe e borse. Si dedica anche alla produzione di gioielli, occhiali, profumi e cosmetici. Dopo aver presentato una collezione di abiti sportivi da uomo, nel 2002 propone una linea di profumi.
Nel 1981 ha disegnato vestiti per i Boy Scout americani. Oggi, Oscar de la Renta possiede negozi a New York, Bal Harbour, Las Vegas, Los Angeles, Dallas e Manhassat tutti prodotti dai Meyer Davis Studio Inc ed è inoltre uno degli stilisti favoriti nonché amico della potentissima direttrice di Vogue America Anna Wintour.
De la Renta ha ricevuto numerosi riconoscimenti importanti dalla Repubblica Dominicana, che lo ha insignito di varie onorificenze per il suo impegno negli aiuti umanitari. Grazie alla sua generosità, per esempio, sorgono scuole a Punta Cana.
Ad Oscar de la Renta si deve la coniazione del neologismo "fashion victim".[1]
Nel 2006 gli viene diagnosticato un cancro che, curato e trascinato sino all'Ottobre 2014 all'età di 82 anni, ha messo la parola fine su uno dei più importanti stilisti che la storia possa raccontare.



LU

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Enza
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LUcia ANnunziata

Lucia Annunziata nasce a Sarno, in provincia di Salerno, il giorno 8 agosto del 1950. Autrice e conduttrice, è soprattutto un'importante giornalista, volto noto della Rai da ormai oltre vent'anni. Cresciuta nelle fila dei giornali di sinistra e, poi, di centro-sinistra, è entrata nella storia dell'azienda televisiva pubblica quando, nel 2003, ha assunto la carica di Presidente della Rai, unica donna dopo l'ex sindaco di Milano e ministra della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti.

Dopo tredici anni nella cittadina campana, la piccola Lucia, con la sua famiglia, si trasferisce a Salerno, dove si iscrive al Liceo Torquato Tasso. Già in questi anni rivela la sua brillantezza intellettuale, facendosi notare per la sua bravura e dedizione scolastica. Ad ogni modo, la giovane Annunziata risente del trasferimento nella grande città di Napoli, dove inizialmente si iscrive all'Università, alla facoltà di Storia e Filosofia. Si laurea infatti a Salerno, città nella quale fa ritorno, discutendo una tesi sui contributi statali per il Sud e il movimento operaio.

Sono i primi anni '70, molto movimentati, e la futura giornalista paga il dazio della sua giovinezza, sposandosi troppo precocemente e senza la giusta convinzione. Tuttavia, a questo periodo si lega anche l'esperienza, esaltante e rivoluzionaria per larghi tratti, con il quotidiano "Il Manifesto". Nel 1972 sposa Attilio Wanderlingh, intellettuale napoletano, leader politico, con il quale condivide già da alcuni anni le principali lotte a livello studentesco prima, e universitario poi. Precoce, senza dubbio, il trasferimento insieme in Sardegna, nella bellissima Sant'Antioco. La loro abitazione diventa anche uno dei quartier generali del "Manifesto", composto da studenti, professionisti e non, operai ed insegnanti, tra i quali figurerebbe, almeno al principio della sua carriera professionale, la bella Lucia.

Nel frattempo insegna presso le Scuole Medie di Teulada, esattamente dal 1972 al 1974. Due anni dopo arriva l'idoneità da giornalista professionista, cosa che le dischiude non poche opportunità, soprattutto all'estero. Intanto termina il matrimonio con Wanderlingh, il quale fa ritorno a Napoli, per prendere parte all'avventura di un altro quotidiano molto importante: "L'Unità". Lucia Annunziata allora si trasferisce a Roma, dove entra sempre di più nel vivo dell'esperienza con il "suo" quotidiano, un tempo vicino, e anzi nato, come giornale legato alle esperienze extra-parlamentari di quei turbolenti anni '70. Fa la conoscenza di Gad Lerner, all'epoca una delle menti del noto giornale "Lotta Continua", e prende parte a non poche manifestazioni legate al mondo operaio e alla sinistra anche più estrema.

La svolta, per lei, sono soprattutto gli States. Diventa, infatti, prima per "Il Manifesto" e poi per "La Repubblica", un'inviata all'estero. Per il quotidiano "rosso" è corrispondente dall'America, soprattutto da New York e da Washington, dove si occupa di affari americani internazionali. Per il giornale di Eugenio Scalfari invece, dal 1981, l'anno in cui arriva la "chiamata" alla sua corte, segue fino al 1988 gli avvenimenti dell'America centrale e latina. Nono sono poche le situazioni al limite nelle quali si trova a lavorare, come la rivoluzione in Nicaragua, la guerra civile salvadoriana, l'invasione di Grenada e la caduta del dittatore Duvalier, ad Haiti, oltre ad un altro evento sconcertante e drammatico come il terremoto messicano.

Per Repubblica inoltre, dopo alcuni rimbrotti ricevuti da Scalfari, a causa della sua "partecipazione" ad alcuni avvenimenti rivoluzionari, soprattutto nel modo di raccontare ricco di enfasi e talvolta ammiccante, diventa anche corrispondente dal Medio Oriente, con base a Gerusalemme.

Da sempre appassionata alla cultura nordamericana, nel 1988 la giornalista campana sposa un suo "simile", il reporter Daniel Williams, giornalista del "Washington Post". Stando alle cronache, la festa matrimoniale si svolge in un club newyorchese al completo di 250 invitati. Inoltre qualcuno racconta di un mazzo di fiori alto tre metri inviato alla sposa e firmato dal senatore Giulio Andreotti. Nasce Antonia, con nazionalità americana, ovviamente, ma campana verace, proprio come vuole sua madre.

Il 1991 è un anno altrettanto importante per la Annunziata. È lei, infatti, l'unica giornalista europea ad entrare nel Kuwait occupato, durante la Prima Guerra del Golfo. In quell'occasione, per i suoi servizi ma anche e soprattutto per l'impegno precedentemente profuso in Medio-Oriente, la professionista di Sarno si aggiudica l'ambizioso premio giornalistico "Max David" per gli inviati speciali. È la prima donna a riceverlo, ma la motivazione del premio non lascia ombre sull'imparzialità della scelta: "per le corrispondenze dal Medio Oriente, dai territori occupati e dal Libano. Articoli esemplari per sobrietà e mancanza di pregiudizi".

Due anni dopo la giornalista riceve anche la prestigiosa borsa di studio Niemann dall'Università di Harvard per un master di un anno sulla politica estera statunitense. Nel 1993, diventa fissa la sua collaborazione per il Corriere della Sera e fa ritorno negli States. L'esperienza si rivela importante per aprirle le porte della televisione pubblica. Comincia a dare il proprio contributo alla Rai nel 1995, con il programma "Linea tre" per Raitre, rete che per sempre le resterà incollata, benevolmente, come un marchio distintivo.

L'8 agosto del 1996 (nel giorno del suo compleanno) diventa direttore del Tg3, ma l'esperienza si conclude nel giro di pochi mesi, con una lettera di dimissioni all'allora presidente Enzo Siciliano, grande autore e direttore della storica rivista "Nuovi Argomenti", che tra l'altro poco o nulla durerà ai vertici della rete e dell'azienda televisiva pubblica.

Intanto, pubblica un libro molto discusso, dal titolo "La crepa". L'inchiesta è incentrata sulla tragedia dell'alluvione che ha colpito anche Sarno, la sua cittadina di nascita e, nel libro, sono contenute non poche accuse contro le istituzioni, colpevoli, a suo dire, di conniventi ritardi sia nei soccorsi che nella ricostruzione. Con "La crepa" inoltre, la giornalista vince il Premio Cimitile nel 1999.

Un momento importante, anche dal punto di vista imprenditoriale, è il 2000, quando Lucia Annunziata fonda e dirige l'agenzia di stampa APBiscom, società che fonde Associated Press ed Ebiscom. Il 13 marzo del 2003 invece, seconda donna dopo Letizia Moratti, viene nominata Presidente della RAI. Inizialmente, i presidenti di Camera e Senato, Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini, caldeggiano il nome di Paolo Mieli, allora ai vertici di via Solferino. Questi però, mal digerisce le scritte antisemite sui muri della Rai di Milano, e si fa da parte. Così la palla passa alla ex leader sessantottina: è un momento di sicuro storico, per l'azienda Rai.

Ad ogni modo, il mandato dura molto poco. Il 4 maggio del 2004, non prima di essersi attirata le antipatie di Sabina Guzzanti, che le rifila un'indimenticabile imitazione, la giornalista dà le proprie dimissioni dall'incarico. La morsa berlusconiana sembra averla portata al capolinea.

Passa al quotidiano "La Stampa", di cui diventa editorialista. L'anno dopo però, nel 2006, torna in RAI, per condurre il format "In ½ h" (in mezz'ora), fortunato e seguito programma in onda sul terzo canale, nel quale la conduttrice chiama in causa personalità della politica e della vita pubblica italiana, incalzandoli con una serie di domande dirette e legate all'attualità. Si tiene ogni domenica pomeriggio.

Il 15 gennaio del 2009, invitata come opinionista alla nota trasmissione "AnnoZero" condotta da Michele Santoro, non si trattiene dall'accusare l'amico e collega per aver incentrato il tema della serata eccessivamente in chiave filo-palestinese, abbandonando la trasmissione.

Dal 28 marzo del 2011 inoltre, conduce su Rai3 la trasmissione "Potere". Nello stesso periodo viene arrestato e poi rilasciato dopo alcuni giorni, il marito e giornalista Daniel Williams, inviato in Egitto durante le cosiddetta "Primavera Araba". È sempre del 2011 il suo libro "Il potere in Italia".





buona giornata

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dany61
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ANson CArter (Scarborough, 6 giugno 1974) è un ex hockeista su ghiaccio canadese.
D'origine barbadiana, è stato soprannominato Dancin' Anson, Chocolate Rocket. Nella stagione 2007/2008 ha giocato nel campionato svizzero con la maglia del Hockey Club Lugano, dove ha collezionato 15 presenze, 3 reti e 5 assist. Ha un passato nella NHL dove ha giocato per: Washington Capitals, Boston Bruins, Edmonton Oilers, New York Rangers, Los Angeles Kings, Vancouver Canucks, Columbus Blue Jackets e Carolina Hurricanes.

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china46
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CArmen María MOrales de las Heras, in arte Carmen Morales (Madrid, 12 dicembre 1970), è una cantante e attrice spagnola.

È la maggiore dei tre figli del cantante Antonio Morales "Junior" e dell'attrice e cantante Rocío Dúrcal. Lola Flores e Luis Sanz furono i suoi padrini al battesimo, e di fatto, il nome Dolores le venne dato da Lola Flores, che durante il battesimo stesso disse: "Questa bimba deve avere il mio nome". Carmen e Maria invece le vengono dai nonni materni e paterni, mentre Guadalupe dalla Vergine di Guadalupe in Messico.
Sua sorella Shaila Dúrcal è una cantante, diventata molto famosa sia in America latina che in Spagna, posizionandosi al primo posto delle classifiche svariate volte. Sin da piccola ha mostrato grandi doti artistiche, di cui un esempio furono gli anni anni ottanta, quando formó assieme a suo fratello il baby gruppo Antonio e Carmen, con i singoli "Sopa de Amor" e "Entre cocodrilos".
Nel 1996 ebbe un figlio, di nome Christian, con l'impresario Óscar Lozano. Il 30 aprile del 2011 si sposó con Luis Guerra in San Juan Bautiste (Ibiza).



buona sera
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dany61
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MOrton DACosta (Philadelphia, 7 marzo 1914 – Redding Ridge, 29 gennaio 1989) è stato un regista, sceneggiatore e attore statunitense.

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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DAn BRown

Autore di romanzi thriller Dan Brown è conosciuto soprattutto per la sua quarta opera, quello strepitoso record di incassi che tra la fine del 2003 e per tutto il 2004 ha scosso l'intero settore editoriale del pianeta: "Il Codice Da Vinci" (titolo originale: The Da Vinci Code).

I numeri delle vendite parlano chiaro e fanno di questo libro uno dei più grandi fenomeni editoriali di sempre: oltre 82 milioni sono le copie vendute nel mondo, più di quattro milioni e mezzo solo negli Stati Uniti, dove ha superato anche J.K. Rowling e il suo Harry Potter. All'inizio del 2004, tutti i romanzi di Dan Brown erano presenti nella classsifica settimanale dei bestseller del New York Times.

Nato a Exeter, nel sud del New Hampshire, il 22 giugno 1964, Dan Brown dopo i suoi studi all'Amherst College e la laurea conseguita presso la Phillips Exeter Academy si trasferisce in California per tentare la carriera di pianista, autore e cantante. Torna però nel New Hampshire nel 1993 e diventa docente universitario di inglese nella sua vecchia scuola, la Phillips Exeter, dove anche il padre insegnava, continuando nel frattempo ad approfondire i suoi studi di storico dell'arte.

Dal 1996 si dedica a tempo pieno alla scrittura: da sempre appassionato di codici segreti, i suoi interessi su questo tema e la sua passione per lo spionaggio in ambito governativo (un po' alla Robert Ludlum, per citare un guru del genere) lo portano a scrivere il suo primo romanzo "Digital Fortress" (1998, uscito in Italia nel luglio 2006 con il titolo "Crypto"), che, forse anche grazie alla sua ambientazione informatico-tecnologica, diventerà l'eBook più venduto negli USA. La trama si svolge nell'agenzia clandestina NSA (National Security Agency), ed esplora la linea sottile che c'è fra la privacy civile e la sicurezza nazionale; è una cospirazione techno-thriller che tocca tasti delicati quali la moralità in politica, lo sviluppo indiscriminato della tecnologia e la sicurezza nazionale.

Figlio di un professore di matematica (vincitore di un prestigioso Presidential Award) e di una professionista musicista esecutrice di musica sacra, Dan Brown è cresciuto circondato dai paradossi filosofici che scienza e religione da sempre includono. Queste prospettive in qualche modo complementari sono servite allo scrittore come fonte di ispirazione per il suo secondo romanzo "Angels and Demons" (2000), la cui traduzione italiana ("Angeli e Demoni") è uscita nel dicembre 2004. La storia vede contrapposti scienza e religione, un laboratorio fisico svizzero e la Città del Vaticano: chiamato a sbrogliare l'intricata matassa che si crea è Robert Langdon (lo stesso protagonista de "Il Codice Da Vinci"), professore di iconografia e arte religiosa, ad Harvard. Pare che Dan Brown per il futuro abbia in serbo una lunga serie di thriller che affronteranno il tema della simbologia, e che avranno tutti per protagonista Robert Langdon. Il prossimo capitolo è atteso per il 2008.

Nel 2001 esce il suo terzo lavoro "Deception Point": quando un satellite della NASA scopre un oggetto raro sepolto in profondità nel ghiaccio artico, l'agenzia spaziale utilizza la scoperta per promuovere la politica della NASA e l'elezione presidenziale imminente. Per verificare l'autenticità del ritrovamento la Casa Bianca si affida all'analista Rachel Sexton. Accompagnato da una squadra di esperti, compreso l'erudito Michael Tolland, Rachel scopre l'impensabile. Ma prima che possano avvertire il presidente, una squadra di assassini si fa viva sulla loro strada. Per sopravvivere dovranno scoprire chi c'è dietro questa cospirazione. La verità sarà l'inganno più scioccante. In Italia "La verità del ghiaccio" (traduzione italiana di Deception Point), è stato pubblicato l'11 ottobre 2005.

"Angeli e Demoni" (Angels and Demons) è sicuramente il romanzo che ha fatto conoscere Dan Brown al grande pubblico americano ma è con "Il Codice Da Vinci" che l'autore si è imposto a livello mondiale. Il libro è uscito per la prima volta negli USA nel mese di marzo 2003. Questa è la trama, per chi ancora non la conoscesse: al museo del Louvre di Parigi avviene l'inspiegabile assassinio del suo direttore, Sauniere. Si intreccia un labirinto dentro il quale i protagonisti, lo studioso di simbologia Robert Langdon e la criptologa Sophie Neveu, in uno scenario intriso di suspence, districandosi in numerose analisi crittografico-artistiche (con particolare attenzione all'opera di Leonardo Da Vinci), si muovono all'interno di teorie rivoluzionarie rispetto alle attuali conoscenze fondamenti del mondo cristiano.

Proprio per queste teorie che hanno dato una scossa notevole al mondo religioso (nel romanzo viene tirato in ballo l'Opus Dei in modo significativo) in tutto il mondo non sono mancate le polemiche, talvolta feroci, e le tesi di smentita, concrettizatesi in numerose pubblicazioni editoriali che hanno iniziato una sorta di crociata "anti-Codice Da Vinci".

Dan Brown è apparso su tutte le più importanti reti televisive e radiofoniche americane e su tutte le più importanti riviste: "Il Codice Da Vinci" è stato tradotto in più di 50 lingue.

Dan Brown vive nel New England, è sposato con Blythe, pittrice e studiosa di storia dell'arte, che collabora al fianco del marito per le sue ricerche iconografiche e storiche, e lo accompagna spesso nei suoi viaggi di ricerca e approfondimento; la coppia ha passato molto tempo a Parigi e presso il museo del Louvre, proprio per mettere a punto "Il Codice Da Vinci"; non vi erano dubbi che il romanzo-record diventasse un film: la Columbia Pictures ha affidato le riprese alla pregeveole mano del maestro Ron Howard. Il protagonista - Robert Langdon - è interpretato da Tom Hanks). Il film-evento è uscito in contemporanea mondiale il 19 maggio 2006.

Robert Langdon torna (ancora una volta interpretato da Tom Hanks, diretto da Ron Howard) nei cinema con "Angeli e demoni" nel maggio del 2009; ma nello stesso anno ritorna anche sulla carta, nelle pagine del nuovo lavoro di Dan Brown, dal titolo "Il simbolo perduto" (The Lost Symbol) in cui viene affrontato il tema della massoneria.





buon venerdì

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lampaDINA e lampaDario
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BRitney SPears



Britney Jean Spears
McComb- in Louisiana, 2 dicembre 1981
è una cantante, ballerina, attrice,
stilista, cantautrice e personaggio
televisivo statunitense.
In dieci anni di carriera musicale, è diventata una figura di grande
importanza per la musica e la cultura pop, tanto da guadagnarsi
il soprannome di "Principessa del pop", grazie anche a una vita
personale molto pubblicizzata.
La Spears è la sesta artista femminile
ad aver venduto di più nella storia con circa 200 milioni di copie
in tutto il mondo tra album e singoli.
Ha una sorella, Jamie Lynn Spears, che interpreta il ruolo di
protagonista nella serie Zoey 101.

Secondo Billboard ha rivoluzionato la musica pop.
I suoi primi due album l'hanno consacrata come icona e detengono
diversi record, mentre i singoli ...Baby One
More Time e Oops!... I Did It Again divennero hit internazionali.
La Spears viene spesso ricordata per aver influenzato la rinascita
del teen pop alla fine degli anni novanta.
Nel 2001 ha realizzato il suo terzo album, Britney, ed ha debuttato
nel mondo del cinema con il film Crossroads.
Ha assunto maggior controllo creativo con il suo quarto album,
In the Zone, pubblicato nel 2003, contenente i singoli di successo
Me Against the Music, che vede la partecipazione di Madonna,
Toxic e Everytime.
Il suo quinto album in studio, Blackout, è stato pubblicato nel 2007
ed è stato definito da Rolling Stone "uno dei lavori più influenti
degli ultimi cinque anni". Nonostante la scarsa promozione,
da esso sono state estratte le hit mondiali Gimme More e Piece of Me.
Nel 2008 è stato pubblicato il suo sesto album in studio, Circus.
Dopo aver sostenuto il tour mondiale The Circus: Starring Britney Spears,
ha pubblicato il suo secondo Greatest Hits, The Singles Collection,
contenente l'inedito 3.
Nel 2011 pubblica il suo settimo album di inediti, Femme Fatale.
L'album ha debuttato alla numero uno della Billboard 200.
Questo fatto ha reso la Spears una delle poche artiste femminili
ad avere sei album d'esordio alla numero uno della già citata classifica,
e la prima ad averne sette ai primi due posti nella loro prima settimana
di rilascio.
Questo record le ha inoltre permesso di essere inserita
nel Guinness World Records.
Nel 2011, dopo aver tenuto una performance pubblica e gratuita
di Till the World Ends per lo show televisivo Good Morning A
merica a San Francisco, per la città è stato ufficialmente indetto
il 29 marzo come Britney Spears Day.
Per sostenere l'album la Spears ha intrapreso il Femme Fatale
Tour toccando il Nord America, l'Europa e il Sud America.
Nel 2013 la Spears ha pubblicato il suo ottavo album in studio
Britney Jean definito come "il più personale della sua carriera"
ed ha firmato un contratto milionario per una serie di concerti,
Britney: Piece of Me, da dicembre 2013 al 2017 presso
il Planet Hollywood di Las Vegas, un'opportunità concessa solo
ad artisti leggendari come Céline Dion ed Elvis Presley.
Il 5 novembre 2014 viene indetto il Britney Day a Las Vegas,
con una cerimonia vengono consegnate le chiavi della città alla star.

Premi e riconoscimenti
In tutta la sua carriera Britney ha vinto 422 premi ed è stata nominata
più di 560 volte.
Dal 1998 ad oggi i premi ed i riconoscimenti più importanti che ha ricevuto sono:
Grammy Awards, American Music Awards, Billboard Music Award,
Guinness dei primati, MTV Europe Music Awards,
MTV Video Music Awards, World Music Awards.


Dina & Dario
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china46
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SPencer THomas Boldman (Dallas, 28 luglio 1992) è un attore statunitense, conosciuto per il ruolo di Adam Davenport nella serie Disney XD Lab Rats e per aver interpretato Jackson Kale nel Disney Channel Original Movie Zapped - La nuova vita di Zoey.

Spencer è nato a Dallas in Texas, all'età di 12 anni, dopo che un'insegnante l'aveva visto esibirsi nella classe di teatro, è stato persuaso a fare un provino per la rappresentazione scolastica di Sogno di una notte di mezza estate dove ebbe il ruolo da protagonista. Da lì nacque la sua passione per la recitazione. Dopo aver incontrato un talent manager di Los Angeles ebbe ruoli in serie come iCarly e I'm in the Band. Prese poi parte in due serie disney, Jack in Jack e Janet salvano il pianeta e Adam in Lab Rats. Ha preso parte anche al film 21 Jump Street.



notte
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dany61
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Inserito il - 14/03/2015 : 06:45:23  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
THeresa ANdrews (25 agosto 1962) è una ex nuotatrice statunitense.

Specializzata nel dorso ha vinto due medaglie d'oro ai Giochi olimpici di Los Angeles 1984: nei 100 m dorso e nella staffetta 4x100 m misti.

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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lampaDINA e lampaDario
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ANita EkbERg



Kerstin Anita Marianne Ekberg
Malmö, 29 settembre 1931
– Rocca di Papa, 11 gennaio 2015
è stata un'attrice svedese naturalizzata italiana,
famosa per la sua interpretazione nel film La dolce vita (1960)
di Federico Fellini, nel quale compare la leggendaria
scena in cui entra nella Fontana di Trevi.

Dopo aver vinto il titolo di Miss Svezia nel 1950,
si trasferisce negli Stati Uniti dove il produttore Howard Hughes
la introduce nel mondo del cinema e ottiene un ruolo minore in Viaggio
sul pianeta Venere del 1953 con Gianni e Pinotto.
Più importante è la parte accanto a Jerry Lewis e Dean Martin
in Artisti e modelle del 1955.
Nel 1956 è finalmente protagonista nell'ultimo
film della coppia Lewis-Martin,
Hollywood o morte! diretto da Frank Tashlin;
per questo ruolo vince un Golden Globe come miglior attrice emergente.

Sempre nello stesso anno King Vidor le affida una parte nel kolossal
Guerra e pace.
Dopo aver girato nel 1959 Nel segno di Roma,
diretto da Guido Brignone, e dove vesti i panni della regina Zenobia
che si ribella all'Impero Romano, la Ekberg è Sylvia nel film
che l'ha resa un'icona, La dolce vita di Federico Fellini (1960):
la scena del bagno nella Fontana di Trevi diventerà un classico
che entrerà per sempre nella storia del cinema mondiale.
Nel 1961 appare nei Mongoli di André De Toth e in A porte
chiuse di Dino Risi, con il quale fu brevemente fidanzata.

Fellini tornerà a dirigerla nello straordinario episodio Le tentazioni
del dottor Antonio in Boccaccio '70 (1962),
dove la sua provocante bellezza diventa un vero incubo per
le notti del Dottor Antonio, un petulante moralista interpretato
da Peppino De Filippo, e nella parte di se stessa in I clowns (1970)
e Intervista (1987).
Nel 1963 torna a Hollywood dove recita in I 4 del Texas per
la regia di Robert Aldrich e accanto a Dean Martin, Frank Sinatra
e Ursula Andress; lo stesso anno è accanto a Bob Hope in Chiamami Buana.
Dalla seconda metà degli anni sessanta sposta la residenza in Italia
e lavora in svariate produzioni europee, ma poche degne di nota,
per esempio: Poirot e il caso Amanda (1965) di Frank Tashlin,
Scusi, lei è favorevole o contrario? (1966) di e con Alberto Sordi
e Sette volte donna (1967) di Vittorio De Sica.

I film degli anni settanta sono da circoscrivere nella categoria
dei film di genere, come la commedia sexy Casa d'appuntamento (1972)
con Barbara Bouchet, lo spaghetti western La lunga cavalcata della
vendetta (1972) con Richard Harrison e il thriller Suor Omicidi (1979)
di Giulio Berruti.
Nello stesso anno posa per una copertina di Playmen dove appare
visibilmente ingrassata.

Passata dai ruoli di sex symbol a quelli di caratterista,
la ritroviamo in Cicciabomba (1982) con Donatella Rettore,
Il conte Max (1991) di e con Christian De Sica,
Cattive ragazze (1992) di Marina Ripa di Meana,
Bambola (1996) di Juan José Bigas Luna con Valeria Marini,
Il nano rosso (1998) di Yvan Le Moine e nel 2002 in due episodi
della serie tv di Canale 5 Il bello delle donne.
Il 5 novembre 2010 è stata ospite nella trasmissione televisiva
I migliori anni condotta da Carlo Conti per il cinquantesimo
anniversario de La dolce vita (1960).

Dal 1956 al 1959 è stata sposata con l'attore inglese
Anthony Steel; dal 1963 al 1975 con l'attore statunitense
Rik Van Nutter (Felix Leiter in Agente 007 - Thunderball:
Operazione tuono).

Negli anni sessanta le sono stati attribuiti flirt con Frank Sinatra,
Gianni Agnelli e Dino Risi.
Durante la puntata del 5 novembre 2010 de I migliori anni
la Ekberg ha più che confermato il flirt con Sinatra,
avendo detto che le venne fatta da quest'ultimo
una proposta di matrimonio.
Solo dopo la morte di Agnelli, all'età di 80 anni,
ha parlato dell'avvocato come l'uomo più importante
della sua vita sentimentale.

L'attrice svedese si è spenta a 83 anni la mattina
dell'11 gennaio 2015 alle ore 10:30 circa.
Era ricoverata da tempo nella clinica San Raffaele
di Rocca di Papa, ai Castelli Romani.

Buon Sabato

Dina & Dario
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Enza
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EKlund Dicky

Richard Eklund - noto come Dicky - nasce il giorno 9 Maggio 1957 a Lowell, nello stato del Massachusetts (USA). Pugile, conosciuto anche come "The Pride of Lowell" (l'orgoglio di Lowell), Dicky Eklund è anche fratellastro di Micky Ward, ex pugile Campione del Mondo della categoria WBU.

La carriera di pugile di Dicky Eklund dura dieci anni, dal 1975 al 1985, durante la quale accumula 19 vittorie, di cui 4 per Knock Out, e dieci sconfitte. Il suo combattimento pugilistico più importante avviene il 18 luglio 1978, quando incrocia i guantoni con Sugar Ray Leonard al Memorial Hynes Auditorium di Boston: perde ai punti per una decisione unanime della giuria.

Finita la carriera agonistica diventa allenatore a tempo pieno di Micky Ward. La biografia di Ward, scritta da Bob Halloran, dal titolo "Irish Thunder: The Hard Life and Times of Micky Ward" per molta parte parla della vita e della carriera di Dicky Eklund.

La carriera di Eklund viene fermata anche a causa della sua dipendenza dalla droga. La vicenda della droga porta Eklund a scontare una pena di reclusione di quindici anni per aver commesso molti crimini.

Un documentario dell'emittente americana HBO (della serie "American Undercover") racconta la vita di Eklund: per girare questo documento filmato, intitolato "High on Crack Street: Lost Lives in Lowell", Eklund è stato seguito per un periodo di diciotto mesi.

La storia ha portato anche alla produzione di un film hollywoodiano, dal titolo "The Fighter" (2010, diretto da David O. Russell) in cui i protagonisti sono interpretati da Christian Bale (nel ruolo di Dicky Eklund) e Mark Wahlberg (nel ruolo di Micky Ward).

Come allenatore Dicky è noto per la sua intuizione formidabile nello sport della boxe, per la sua capacità di motivare gli atleti e il suo regime di allenamento impegnativo. Con queste caratteristiche ha contribuito a spingere il fratello Mickey verso la vittoria del suo titolo mondiale.




PE

buon sabato

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lampaDINA e lampaDario
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Enza ha scritto:

EKlund Dicky




ma era con ER


Dina & Dario
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lampaDINA e lampaDario
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lampaDINA e lampaDario ha scritto:

Enza ha scritto:

EKlund Dicky




ma era con ER



ERich AuerBAch
(BA)



Erich Auerbach
Berlino, 9 novembre 1892
– Wallingford-Usa, 13 ottobre 1957
è stato un filologo, ricercatore, critico
ebreo americano d'origine tedesco .

Dopo una laurea in giurisprudenza ad Heidelberg nel 1913,
al termine della prima guerra mondiale riprende gli studi
universitari conseguendo un dottorato con Eduard Norden
nel 1921, in filologia romanza, discutendo una tesi sulla
novella del primo Rinascimento in Italia e in Francia.
Dal 1923 al 1929 è bibliotecario presso
la Staatsbibliothek di Berlino.
Nel 1929, prima di iniziare la carriera universitaria,
pubblica un fondamentale studio sulla poesia di Dante e traduce
in tedesco la Scienza Nova di Giambattista Vico.
Il lavoro su Dante gli consente di ottenere la cattedra di filologia
romanza a Marburgo, dove succede all'altro grande critico stilistico
, passato nel frattempo
all'Università di Colonia.
La sua indicazione critica più rilevante sulla Divina Commedia
è legata alla sua interpretazione figurale dei personaggi
del poema dantesco, indicazione seguita in parallelo dallo studioso
americano Singleton.

Di origini ebraiche, Auerbach è costretto dai nazisti a lasciare
la Germania nel 1936 per rifugiarsi prima a Istanbul,
dove insegna fino al 1947 e scrive gli articoli raccolti nel
suo capolavoro, Mimesis (1946), poi negli Stati Uniti,
dove diventa professore all'Università Yale.
È morto negli Stati Uniti nel 1957.

Pensiero
Erich Auerbach, assieme agli altri due grandi filologi tedeschi
Ernst Robert Curtius
e Leo Spitzer, è considerato uno dei maestri
della moderna stilistica, fondamentale corrente della critica
letteraria del secondo Novecento.
Numerose sue opere sono state tradotte in italiano.
La sua opera più celebre, cioè Mimesis, è anche considerata,
a causa della sua visione transnazionale, una pietra miliare della
letteratura comparata.
L'influsso di Auerbach continua ancora oggi, dato che è stato uno degli
ispiratori del critico post-coloniale Edward Said.
La sua importanza si basa anche sul ricorso a di termini e categorie
di concetti critici opposti; ad esempio, sono significativi i suoi studi
sul concetto di figura, che sfocia in una sua visione critica denominata
usualmente "interpretazione figurale";
in apertura di Mimesis indica un'allegoria come appare
dal punto di vista del pensiero cristiano legato all'ermeneutica agostiniana,
e che risulta centrale nell'interpretazione offerta da Auerbach dei personaggi
del poema di Dante, visto come grande unificatore dello stile
"semplice" e "sublime" (Sacrae Scripturae sermo humilis);
quest'approccio analitico deriva peraltro da un attento studio dell'esegesi
medievale delle Scritture, secondo l'"allegoria dei teologi".

Egli vede inoltre in Dante il primo autore che, alla fine del Medioevo cristiano,
anticipa un elemento che egli ritiene una costante della moderna cultura europea,
ovvero la centralità della persona umana frutto della convinzione che la sorte
personale dell'uomo sia necessariamente tragica e rivelatrice della sua
connessione con l'universale.
Secondo Auerbach, Dante ritrovò nell'uomo quella unità di spirito e corpo,
di realtà individuale e realtà storica,
che avrebbe caratterizzato la coscienza moderna dell'Occidente.

Dina & Dario
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Enza
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BArbie

La prima Barbie, la prima bambola con le curve di una giovane donna, il cui nome per esteso è Barbara Stefania Roberts, viene presentata ufficialmente alla fiera American Toy Fair di New York nel 1959.

La bambola nasce dall'estro della coppia fondatrice della Mattel, gli americani Ruth e Elliot Handler.

L'antenata di Barbie e la versione con la coda di cavallo

Tutto ha inizio quando Ruth decide di lanciare sul mercato un giocattolo che apra ai bambini le porte della vita adulta. La vulcanica creatrice di giochi si mette così alla ricerca di un'idea per una nuova bambola che non abbia i tratti infantili, ma sia caratterizzata dalle forme di una giovane donna con lunghe gambe e seno formoso.

Durante un viaggio in Svizzera, Ruth si imbatte in Lilli, l'antenata ufficiale della Barbie. Si tratta di una bambola in plastica che riprende le fattezze di un'eroina dei fumetti piuttosto allegra e birichina. La prima Barbie si ispira proprio alla gemella tedesca ed ha la vita stretta e le gambe sottili. La Mattel decide di produrla in vinile con i capelli sia biondi che bruni raccolti nella classica pettinatura raccolta detta Ponytail, coda di cavallo, da cui deriverà il nome della prima serie.

La bambola indossa un semplice body zebrato e i piedini hanno al centro un piccolo buco che permette di innalzarla sul piedistallo con cui viene venduta. Il successo è immediato: solo nel 1959 (il primo esemplare in commercio risale al 9 marzo) se ne vendono ben 350 mila esemplari al prezzo di 3 dollari ciascuno.

La biografia di Barbie

Per colpire ancora di più l'immaginario degli acquirenti, la Mattel decide di fornire alla Barbie una biografia ricca e articolata. Nasce così il fidanzato Ken, battezzato con il nome, Kenneth, del figlio maschio della famiglia Handler, così come Barbie deriva da Barbara, il nome della figlia femmina della coppia.

La lunghissima storia d'amore tra Barbie e Ken, ben 43 anni di appassionato fidanzamento, non sfocia però in un romantico matrimonio. La coppia si divide nel 2004, e i biografi della Mattel provvedono ad attribuire immediatamente alla bambola un'avventura con il surfista Blaine.

Nel corso degli anni, la famiglia di Barbie si accresce di nuovi personaggi: dalla sorella Skipper, in vendita nel 1964, ai gemelli Tutti e Todd, lanciati sul mercato nel 1966, fino alla piccola Krissy, comparsa nel 1999. La migliore amica della bambola è Midge, un personaggio che, scomparso per anni, e stato poi recuperato dalla Mattel. Midge stessa ha la sua personalissima biografia: è, infatti, sposata con Alan ed ha due figli.

Nel 2004, Barbie lancia addirittura la sua prima campagna elettorale per le presidenziali americane con un programma politico in piena regola stilato dalla Mattel.

Al 1963 risale l'introduzione sul mercato dei primi accessori, tra cui scarpe, abiti, magliette e poi case, macchine, cavalli, camper e mobili. Barbie ha anche diviso la propria vita di bambola con ben quattordici cani, sette cavalli, due gatti, un pappagallo, un panda e un delfino. Il numero di accessori realizzati è vastissimo e comprende ben 4800 diversi esemplari. Il successo di vendite è tale che la produzione comincia a differenziarsi in base alla tipologia di acquirenti: nascono cioè le bambole destinate al gioco e contenute nella famosa Pin Box, e quelle rivolte unicamente ai collezionisti. Molti stilisti di fama internazionale hanno messo a disposizione la propria abilità sartoriale per dar vita ai più begli abiti di Barbie, da Dior a Moschino, da Yves Saint Laurent all'italiano Versace.

Critiche sul ruolo della Barbie nel mondo dei giochi per bambini

Nel corso degli anni, la bambola si è attirata molte critiche a causa della rivoluzione che ha imposto nel mondo dei giochi per l'infanzia. Se le bambole tradizionali rappresentano per le bambine una sorta di figlie con cui sperimentare il proprio futuro ruolo materno, la Barbie diventa un mezzo per scimmiottare la vita adulta, eliminando la fase filiale e genitoriale.

Tra i tanti personaggi che ne compongono il mondo, non c'è spazio, infatti, per i genitori. A tutt'oggi, Barbie non ha né padre né madre. In realtà, l'idea stessa della bambola viene suggerita a Ruth dai giochi di sua figlia, che tentava continuamente di imitare gli adulti. Ed è proprio con questo intento che nasce la Barbie: assecondare il desiderio dei bambini di comportarsi come i grandi che li circondano.




CL

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dany61
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CLaudia Squizzato (Bassano del Grappa, 1 luglio 1986) è una calciatrice italiana, difensore dell'AGSM Verona e già della Nazionale italiana

FI

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china46
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FIbra FAbri
Fabri Fibra, nome d'arte di Fabrizio Tarducci (Senigallia, 17 ottobre 1976), è un rapper, produttore discografico e scrittore italiano, fratello maggiore del cantautore Nesli.
L'esordio nell'ambiente del rap underground avviene a metà degli anni novanta, con il nome Fabbri Fil, facendo parte per diversi anni di differenti gruppi musicali come gli Uomini di mare, i Qustodi del tempo, il collettivo Teste Mobili e il supergruppo Piante Grasse.
Debutta come solista con il nome d'arte di Fabri Fibra nel 2002 con l'album Turbe giovanili, con il quale ottiene un discreto successo. Significativo per la svolta della sua carriera è invece l'album Mr. Simpatia, pubblicato nel 2004, album con cui lascia il suo marchio indelebile nella scena musicale di allora e con cui spiana il terreno al contratto, nel 2006, con la major discografica Universal Music, con la quale pubblica nello stesso anno l'album Tradimento, il passo decisivo verso la notorietà di critica e di pubblico.
Nella sua carriera ha venduto oltre 695.000 copie certificate dei suoi dischi, guadagnando numerosi dischi d'oro, di platino e multiplatino, e ha vinto diversi riconoscimenti inclusi tre Wind Music Awards, un TRL Awards, la competizione di freestyle Mortal Kombat nel 2001, e diverse candidature per altri premi, compresi gli MTV Awards, MTV Europe Music Awards e i World Music Awards.

ZE

sera
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dany61
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ZEynep Kübra SEver Demirel (Istanbul, 9 luglio 1989) è una modella belga di origini turche, incoronata Miss Belgio 2009. Il 23 agosto 2009 ha partecipato a Miss Universo 2009 a Nassau in veste di rappresentante ufficiale del Belgio in the Miss Universe 2009, ed è riuscita a classificarsi fra le prime quindici finaliste del concorso di bellezza.[1] Nello stesso anno ha anche partecipato a Miss Mondo 2009, ma non è riuscita a classificarsi.

Ex giocatrice di pallavolo per il Fenerbahçe Ac#305;badem[2], il 21 settembre 2010 Zeynep Sever ha sposato il calciatore del Fenerbahçe S.K. Volkan Demirel

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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SErgio MAttarella


• Palermo 23 luglio 1941. Politico. Avvocato. Presidente della Repubblica (eletto il 31 gennaio 2015, con 665 voti al quarto scrutinio). Dall’ottobre 2011 giudice della Corte Costituzionale (eletto dal Parlamento in seduta comune al quarto scrutinio con 572 voti). Eletto alla Camera nel 1983, 1987, 1992, 1996, 2001, 2006 (Dc, Ppi, Ulivo, Margherita). Ministro per i Rapporti col Parlamento nel governo De Mita (1988-1989), dell’Istruzione nell’Andreotti VI (1989-1990), vicepresidente del Consiglio nel D’Alema I (1998-1999), ministro della Difesa nel D’Alema II (1999-2000). «In confronto a Mattarella, Forlani è un movimentista» (Ciriaco De Mita).
• «Pio, schivo, incapace di sorriso» (Giancarlo Perna); «Grigio, invisibile» (Massimiliano Scafi); «Dolente e creativo» (Francesco Merlo); «Mite fino a quasi ad apparire fragile» (Fabrizio Roncone); «Mediatore per natura e vocazione politica» (Dino Pesole); «Sembra uno in bianco e nero degli anni ’60» (Mario Ajello); «Un monaco» (Silvio Berlusconi).
• Quando fu eletto presidente della Repubblica l’Ansa dovette risalire al 2008 per ritrovare negli archivi una dichiarazione di Sergio Mattarella e negli ultimi dieci anni risultano solo 29 titoli con parole pronunciate dal nuovo presidente della Repubblica.
• «Al confronto Monti era il carnevale di Rio. Ho guardato e riguardato l’unica intervista a Sergio Mattarella disponibile su YouTube, ambientata su un divano a fiori non vivacissimi. In quattro anni ha ricevuto zero commenti. Parla per sei minuti senza mai variare il tono della voce né muovere un muscolo del volto. A metà, per alleggerire, racconta una storiella del quarto secolo avanti Cristo» (Massimo Gramellini) [Sta 30/1/2015].
• «Avete presente Renzi? Bene, Mattarella è il suo esatto contrario. È uno che ama il grigio, evita le telecamere, parla a bassa voce e coltiva le virtù della pacatezza, dell’equilibrio e della prudenza. Ma sotto quel vestito grigio e dietro quei modi felpati c’è un uomo con la schiena dritta» (Sebastiano Messina) [Rep 29/1/2015].
• Soprannominato Sergiuzzu.
Figlio di Bernardo Mattarella (Castellammare del Golfo 15 settembre 1905 – Roma 1 marzo 1971), politico democristiano che tra gli anni ’50 e ’60 è stato più volte ministro.
• Bernardo Mattarella, che si vantava di essere stato il primo a entrare in contatto con don Luigi Sturzo, esule in America, dopo lo sbarco degli Alleati [Sebastiano Messina, Rep 30/1/2015].
• «Papà, chi è quel signore che cammina con il rosario in mano come un prete, ma non ha il saio?» domandò una volta la figlia maggiore, Marinella. «È un mio amico, si chiama Giorgio La Pira» rispose il padre [ibidem].
• Fratello minore di Piersanti, altro politico democristiano ucciso il 6 gennaio del 1980 dalla mafia mentre era presidente della Sicilia.
• Si dice che in ogni famiglia siciliana ci sia un figlio arabo e uno normanno: così Piersanti, il maggiore, aveva il piglio di un guerriero saraceno ed era stato l’erede designato della tradizione politica paterna. Mentre Sergio aveva scelto gli studi e l’università, dov’era andato in cattedra presto come costituzionalista. Per molti anni i due fratelli, che avevano sposato due sorelle, Irma e Marisa (scomparsa di recente), figlie del grande romanista Lauro Chiazzese, si erano dedicati a difendere nelle aule di giustizia l’onore del padre dalle accuse, mai dimostrate, di legami con la mafia» (Marcello Sorgi) [Sta 30/1].
• Attilio Bolzoni: «Era ancora vivo, respirava ancora il Presidente della Regione Piersanti Mattarella quando suo fratello Sergio lo stava tirando fuori dalla berlina scura dove era rimasto schiacciato qualche istante prima da otto pallottole. Era ancora vivo quando lui cercava di prenderlo per le spalle e gli sorreggeva il capo mentre la moglie Irma gli spingeva le gambe, spingeva e spingeva senza sentire più il dolore per quelle dita spezzate da uno dei proiettili. È l’attimo in cui cambia per sempre l’esistenza di un tranquillo professore universitario che ha fra le braccia il fratello morente e raccoglie l’eredità di una stirpe politica che con orme assai diverse ha profondamente segnato la vicenda siciliana fin dal dopoguerra. Proprio in qualche secondo è cambiato tutto per il professore Sergio Mattarella, fra le 12,30 e le 13 del giorno dell’Epifania del 1980. Strade quasi deserte dalla Statua fino al teatro Politeama, sole, chiese, campane e spari. Spari nella città dove si faceva politica con la pistola» (Attilio Bolzoni) [Rep 31/1/2015].
• Nei giorni dell’elezione al Quirinale il Fatto Quotidiano con una serie di articoli i problemi giudiziari della famiglia Mattarella: «Di Sergio Mattarella abbiamo ricordato la fama di persona perbene (come quella del fratello Piersanti, assassinato da Cosa Nostra) e l’assoluzione per finanziamento illecito, ma anche la confessione di aver accettato un contributo elettorale da Filippo Salamone, universalmente noto in Sicilia come il costruttore di Cosa Nostra. Siccome poi, per il capo dello Stato, conta anche la reputazione della famiglia (ne sa qualcosa la buonanima di Leone), non si possono dimenticare le ombre sul defunto padre Bernardo, ras della Dc siciliana nel Dopoguerra; e neppure quelle più recenti che hanno coinvolto il fratello Antonino, indagato negli anni ’90 a Venezia per riciclaggio di denaro sporco e associazione mafiosa col cassiere della banda della Magliana Enrico Nicoletti, per una speculazione su una decina di alberghi a Cortina: inchiesta poi archiviata nel 1996 per mancanza di prove sulla provenienza illecita del denaro, con coda di polemiche anche in Parlamento. Completano il quadretto famigliare il nipote Bernardo, figlio di Piersanti, deputato regionale in Sicilia, ora indagato per peculato sui rimborsi regionali; e il figlio di Sergio, Bernardo Giorgio, allievo di Sabino Cassese, docente di Diritto amministrativo a Siena e alla Luiss nonché capo dell’ufficio legislativo della Funzione pubblica al ministero della Pa, accanto a Marianna Madia: il suo compenso di 125 mila euro l’anno ha sollevato qualche malignità» (Marco Travaglio) [il Fatto Quotidiano 29/1/2015].
• Liceo al San Leone Magno di Roma, da ragazzo Sergio Mattarella ha fatto parte della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica e della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, insegnando anche Diritto parlamentare all’Università di Palermo.
• Vito Riggio, che negli anni ’70 lo convinse ad accettare la sua prima candidatura: presidente dell’Opera universitaria. Una volta eletto, si pentì prestissimo: «Un giorno – racconta Riggio – si ritrovò assediato da una folla di studenti urlanti, uno di loro brandiva minacciosamente un grosso mestolo, e Sergio era lì in mezzo, serafico. E più quelli urlavano e più lui abbassava la voce. A un certo punto disse al più scalmanato: “Scusi, ma perché urla? Siamo qui per discutere, no?”. E quelli si calmarono di colpo» [Sebastiano Messina, Rep 30/1/2015].
• Alle elezioni politiche del 1983 venne eletto alla Camera dei Deputati con la Dc: faceva parte della corrente dei morotei, quella di Aldo Moro e di Benigno Zaccagnini (quella più a sinistra). Fu incaricato dall’allora segretario della Dc, Ciriaco De Mita, di occuparsi in quelli anni del partito in Sicilia e appoggiò la candidatura di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo. «Ce l’avrà per sempre sulla coscienza. Leoluca era ancora un placido dc ma la promozione gli dette al cervello. Divenne un compulsivo antimafioso e il prototipo di chi su questo imbastisce la carriera, finendo per accusare di connivenza perfino Giovanni Falcone» (Giancarlo Perna) [Lib 27/1].
• Rieletto alla Camera nel 1987, continuò a collaborare politicamente con De Mita e fu nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento (governo Goria), confermato anche l’anno dopo nel governo De Mita.
• «Non esiste il mattarellismo perché Sergio fu la Dc che in nome della Dc avvelenò i pozzi di casa. “Sergio diceva anche nei comizi – racconta oggi Vito Riggio – che la sua, la nostra, era la Dc come doveva essere, e non com’era”. Da vicesegretario di Forlani apertamente criticava Forlani che reagiva così: “Sospetto che il mio vice faccia in realtà le veci di qualcun altro, ma non ho capito di chi”. E Andreotti, di cui fu ministro della Pubblica istruzione: “Quel Mattarella che rilascia dichiarazioni contro il governo dev’essere un omonimo del ministro che sta nel mio governo”» (Francesco Merlo) [Rep 31/1/2015].
• «Sergio il Tenace, il Calmo, l’Anti-eroe, come lo descriveva Giampaolo Pansa in un lungo ritratto su Repubblica del 7 febbraio 1989. All’epoca Mattarella era ministro dei Rapporti con il Parlamento del governo De Mita. Uno dei colonnelli della sinistra Dc, l’ultimo dei morotei, lo raccontavano i giornali. “Viso da ragazzo sotto i capelli bianchi. Pacato, tenace, senza ansie da potere né sbandamenti faziosi. In politica è tenacissimo e insistente, come la goccia che cade”, scriveva Pansa. “Lui sorride, e nel sorriso si legge la risposta: talvolta la goccia è più efficace del torrente in piena. “I piccoli passi sono importanti almeno quanto i grandi movimenti che suscitano clamore…”. Diceva tante cose Mattarella in quella lontana intervista: “I partiti sono sempre più asfittici e lontani dal loro retroterra sociale. I quadri selezionati spesso risultano mediocri. O riusciamo a rompere il sistema, inserendo nei partiti energie nuove, raccolte dalla società, oppure i partiti moriranno”. Osservo il limpido fervore di Mattarella e mi vien da pensare: mio Dio, che illuso”, concludeva Pansa. “Mi chiedo come reggerà fra i carriaggi, le truppe, le grandi armate, i compromessi di potere, i pateracchi, i cinismi, le piccole viltà. Poi, di colpo, mi ricordo di suo fratello Piersanti: si fece uccidere, a Palermo, per dar sostanza a tante giuste illusioni. E allora concludo: sì, meglio aspettare, meglio sperare”» (Marco Damilano) [espresso.it 26/1].
• Alle 9 di sera del 26 luglio 1990 si dimise da ministro dell’Istruzione del governo Andreotti, assieme a Carlo Fracanzani (Partecipazioni Statali), Riccardo Misasi (Mezzogiorno) e Mino Martinazzoli (Difesa) quando fu approvata la legge Mammì sulle tv che favorì Silvio Berlusconi. Fu lui a spiegare quel gesto di rottura: «Riteniamo che porre la fiducia per violare una direttiva comunitaria sia, in linea di principio, inammissibile…». Poi, quella sera, incrociò Martinazzoli e gli chiese: «Hai consegnato la lettera di dimissioni?». «Certo, l’ho appena fatto». «E hai fatto una fotocopia?». «No, perché?». «Perché Andreotti è capace di mangiarsela, la tua lettera, pur di farla scomparire…» [Sebastiano Messina, Rep 29/1/2015].
• Dopo l’inchiesta Mani Pulite, è stato uno dei principali rappresentanti del rinnovamento della Dc, su cui ha influito anche come direttore del quotidiano del partito, Il Popolo, dal 1992 al 1994. Lo sbocco del processo fu la nascita del Partito Popolare.
• Famoso per la vecchia legge elettorale (Mattarellum) che, adottata dal 1994 al 2001, prevedeva collegi uninominali e un sistema maggioritario per il 75 per cento degli eletti: «La gente rimpiange sempre di più quelle norme. Consentivano un rapporto diretto con i candidati, selezionavano meglio la classe politica, mettevano i cittadini nella condizione di scegliere veramente» (a Marco Galluzzo) [Cds 7/4/2007].
• «Il meccanismo fu paragonato all’ornitorinco, mammifero australiano col becco d’anatra, mani di scimmia, coda di foca. Col Mattarellum si votò tre volte, nel 1994, 1996 e 2001, con vittorie ripartite tra destra (due) e sinistra. Messo alla prova, il sistema se la cavò. Tanto che oggi, paragonato al Porcellum di Roberto Calderoli che lo sostituì, è perfino rimpianto» (Giancarlo Perna) [Lib 27/1/2015].
• «Ironia della sorte, quel sistema studiato a tavolino da uno che a trent’anni costruiva scientificamente, insieme al fratello, strategie e candidature per le elezioni regionali siciliane, invece di garantire il traghettamento di quel po’ ch’era rimasto della classe dirigente, dall’epoca della dannazione al nuovo mondo, aprì la strada a Berlusconi e a un centrodestra imbastito in fretta e furia, arrivato assai acerbo nella stanza dei bottoni» (Marcello Sorgi) [Sta 30/1/2015].
• «Fu proprio quella legge, sotto il ciclone di Tangentopoli, a far crollare il partito di Mattarella, la Dc. Ma lui fu uno dei pochi che sopravvissero alla Prima Repubblica, perché l’unica macchia che erano riusciti a trovargli era una vecchia storia di buoni benzina regalatigli da un costruttore siciliano (assoluzione piena, “il fatto non sussiste”) (Sebastiano Messina) [Rep 29/1/2015].
• Un gesto, di solito, avverte che sta per perdere la pazienza: quando si porta le mani agli occhialini e cerca di aggiustarseli sul naso. Ma capita di rado [Fabrizio Roncone, Cds 30/1/2015].
• «Eppure in quell’incredibile ’94 in cui il Cavaliere in soli tre mesi spiccò il balzo da Arcore a Palazzo Chigi, Sergio Mattarella una volta perse la calma. Sarà stato il 20 di giugno, in un sotterraneo dell’hotel Ergife. In una saletta dalla luce incerta, non distante da quella in cui qualche mese prima Craxi aveva gettato la spugna, il Partito popolare erede della vecchia Dc rifletteva sulla peggiore sconfitta della sua storia. Il fondatore, Martinazzoli, s’era dimesso. Tra risentimenti e divisioni interne, era arrivato inaspettatamente a succedergli il professor Rocco Buttiglione, teorico di una inevitabile svolta a destra del partito che aveva nel suo Dna il “centro che guarda a sinistra”. Tensione, proteste, inutili discussioni regolamentari, come succede spesso quando la politica non ha più argomenti, e però i numeri sono numeri e Buttiglione ce la fa. A quel punto, un pezzo di sinistra dc, che fino a quel momento aveva governato il partito, si alza e se ne va. Escono gridando, sotto gli occhi increduli di chi rimane: “Fascisti, fascisti, fascisti!”. A guidare il piccolo corteo dei resistenti ci sono Rosi Bindi e Mattarella» (Marcello Sorgi) [Sta 30/1].
• Definì l’ingresso di Forza Italia nel partito popolare europeo «un incubo irrazionale».
• «Ma l’attacco più duro a Silvio Berlusconi resta quello lanciato assieme a Nicola Mancino, quando ammonirono l’allora leader di Forza Italia a “non strumentalizzare l’eredità di Alcide De Gaspari”, in occasione della commemorazione per il 45 anniversario della morte dello statista». Era il 1999. (Sara Bianchi) [S24 4/10/2011].
• Quando, ai tempi della Bicamerale, lo avevano visto uscire dalla casa di Gianni Letta dove aveva cenato con Berlusconi e Fini, così Mattarella si giustificò con l’allora cronista dell’Unità Rosanna Lampugnani: «Davvero credete che nel 1947 non ci fossero cene e incontri riservati? L’articolo 7, per esempio. Pensate che si sarebbe potuto scrivere senza contatti riservati tra Togliatti, De Gasperi e il Vaticano?» [Francesco Merlo, Rep 31/1/2015].
• «“Mi fa vedere come ha scritto ‘centrosinistra’?” fa Mattarella al giornalista di Repubblica che lo intervista nel 1999. “Senza trattino? No, guardi, così non va bene: così perdiamo... Scriva “centro-trattino-sinistra”: rende meglio l’idea di un’alleanza tra due soggetti diversi”. (Ovviamente le elezioni le vinse Berlusconi)» (Fausto Carioti) [Lib 31/1/2015].
• Sua la riforma che ha abolito il servizio militare obbligatorio, quand’era ministro della Difesa.
• Giuditta Pini, deputata Pd classe ’84: «Conobbi il nome di Mattarella perché il mio moroso non fece il militare. Lui è nato nell’86 e la sua classe anagrafica fu la prima a essere graziata dalla naja. Perciò sapemmo della legge e quindi di Mattarella. Ma la curiosità finì lì» (Antonello Caporale) [Fat 31/1/2015].
• «È spesso ricordato lo scandalo che suscitò in lui, obbligandolo al grido di dolore, un Tour di Madonna arrivato in Italia nel 1990, il Blond Ambition Tour; Mattarella era ministro dell’Istruzione e gli corse l’obbligo di dichiarare “eretico” lo spettacolo della popstar. Una nota ufficiale diffuse l’opinione del titolare del ministero sull’“offesa al buongusto” meritevole della “condanna nei confronti di miss Luisa Veronica Ciccone, colpevole di usare e abusare in scena di simboli ed emblemi religiosi”» (Mattia Feltri) [Sta 31/1/2015].
• Sul fronte dell’economia, la sua biografia mette in luce «un solido ancoraggio agli ideali europeisti e al tempo stesso una grande attenzione alle tematiche relative all’equità sociale e al conflitto tra generazioni, al ruolo delle autonomie locali e al tempo stesso alle questioni connesse alla concorrenza e al libero mercato» (Dino Pesole) [S24 30/1/2015].
• «Più a suo agio quando deve scrivere leggi e ragionare in politichese che nel fare polemica, malgrado i tantissimi incarichi pubblici ricoperti Sergio Mattarella non ha lasciato grandi tracce nel dibattito quotidiano dal 1983 (anno in cui entrò in Parlamento) ad oggi» (Fausto Carioti) [Lib 31/1/2015].
• Lasciato il Parlamento, è entrato nel Cpga, il Csm dei giudici amministrativi. Poi la Corte Costituzionale. Ricorda Perna che la sua nomina non fu semplicissima. «Candidato dal Pd, fu eletto il 6 ottobre 2011 dal Parlamento in seduta comune. Avrebbe dovuta farcela alla prima votazione perché c’era l’accordo col Berlusca. Ma si misero di traverso, radicali, Idv e un pezzo del Pd che voleva Luciano Violante, cioè un comunista vero invece di un ex dc. Bisognò così attendere la quarta votazione, in cui basta la maggioranza semplice. Essendo però incerti i numeri, il Pd, per sicurezza, precettò perfino una puerpera di appena due giorni, ordinandole la tassativa presenza in Aula. La ragazza, allora ancora ignota ai più, era Marianna Madia. La scheda della fatina fu quella decisiva per l’elezione. Mattarella ebbe giusto 572 voti, uno più del quorum» (Giancarlo Perna) [Libero 27/1/2015].
• Da giudice costituzionale, oltre ad avere redatto il parere con cui la Consulta ha dichiarato lo scorso 14 gennaio inammissibili i quesiti referendari sull’abolizione dei tribunali, è nel collegio che ha respinto il referendum proposto dalla Lega nord per abrogare la legge Fornero [Dino Pesole, S24 30/1/2015].
• Fa parte del gruppo che ha scritto il manifesto fondativo del Partito democratico (con Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo, Michele Salvati, Pietro Scoppola e Roberto Gualtieri), poi coordinato dello stesso Pd per il codice etico.
• «Da anni il buon Sergio s’è inabissato in un mutismo impenetrabile, ai confini dell’invisibilità, che non autorizza nessuno a considerarlo né amico né nemico del Nazareno. Quel che si sa è che, pur essendo un ex Dc, non appartiene al giglio magico renziano, ma è molto ben visto dall’ex re Giorgio e dalla sottostante lobby di Sabino Cassese, di cui fanno parte i rispettivi rampolli Giulio Napolitano e Bernardo Mattarella (capufficio legislativo della ministra Madia, ex fidanzata di Giulio). La solita parrocchietta di establishment romano» (Marco Travaglio) [Fat 30/1/2015].
• «Sono stati gli eredi della Dc a lanciarne la candidatura già due settimane fa, capitanati da Giuseppe Fioroni nel ristorante Scusate il ritardo di piazza della Rotonda, a due passi dal Pantheon. Ed è stato ancora una volta Fioroni a tessere la trattativa ieri fra Matteo Renzi e Angelino Alfano che ha riportato su Sergio Mattarella quei voti Ncd che morivano dalla voglia di finire su quella scheda» (Franco Bechis) [Lib 31/1/2015].
• «Oggi tutti “mattarelliani”, tutti per Sergiuzzo, soprattutto i balenotteri invecchiati e superstiti della grande Balena bianca. Ha i lucciconi agli occhi Rocco Buttiglione, “Sergio è amico mio”, si commuove Clemente Mastella, fa battute carine Pino Pisicchio, ma quante botte si sono dati ai tempi d’oro della Dc. Ai congressi, certo, ma ancora di più nei convegni che le varie correnti del partitone organizzavano in ovattati conventi, lontano da occhi e orecchie indiscreti» (Enrico Fierro) [Fat 31/1/2015].
• Vedovo di Marisa Chiazzese. Tre figli: Laura, Bernardo Giorgio e Francesco. Sei nipoti.
• Dopo la morte della moglie Marisa ha lasciato la casa di via della Mercede e si è trasferito nella foresteria della Corte Costituzionale in via Cordonata, accanto al palazzo del Quirinale. «Ha scelto di fare una vita monacale, andando da casa al lavoro senza neanche uscire in strada. Del resto, un viveur lui non lo è mai stato. A cena, da sempre, va con gli amici di una vita. Come il magistrato Pietro Sirena, presidente della IV sezione penale della Cassazione. Come il ginecologo Michele Ermini, suo compagno di scuola al San Leone Magno. O come l’ex presidente del Monte dei Paschi (ed ex ministro del Tesoro) Piero Barucci, che conobbe quando suo fratello Piersanti frequentava la Svimez di Pasquale Saraceno. Qualche volta accetta gli inviti di Giuliano Amato o di Sabino Cassese, suoi colleghi alla Corte Costituzionale» (Sebastiano Messina) [Rep 30/1/2015].
• Al bar all’angolo dicono che è di poche parole anche quando si ferma per prendere un toast (di solito, prosciutto cotto e formaggio: poi saluta, ringrazia, lascia la mancia. «Un vero signore d’altri tempi») [Fabrizio Roncone, Cds 31/1/2015].
• Leandra, la sua segretaria storica.
• «Assai freddoloso» (Fabrizio Roncone) [ibidem].
• «Ha alle spalle una storia di cattolico praticante a ventiquattro carati, ma è distante anni luce dall’archetipo del politico habituè delle gerarchie, di cui in anni recenti è sorta una nuova genìa. Insomma, un credente in privato ma laico nel pubblico. Non si conoscono sue amicizie particolari in Segreteria di Stato o nella Curia Romana» (Cardo Marroni) [S24 30/1/2015].
• «I vecchi amici raccontano di un rapporto molto stretto con l’ex segretario generale della Camera, Ugo Zampetti, che ha accompagnato le presidenze di Violante, Casini, Bertinotti, Fini e anche di Boldrini fino a un paio di settimane fa. Si conoscevano i padri di Zampetti e di Mattarella, sono divenuti amici anche i loro figli. Tanto che le famiglie riunite ogni domenica andavano a messa insieme nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Un rapporto che non è solo curiosità: a questo punto Zampetti è in pole position per sostituire l’attuale segretario generale del Quirinale, Donato Marra» (Franco Bechis) [Lib 31/1/2015].
• Non sa nuotare. Una volta – quand’era direttore del Popolo – accettò di giocare con i suoi redattori a Risiko
• Tifoso del Palermo e in maniera più pacata dell’Inter (della Roma, stando a Sebastiano Messina).




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china46
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Inserito il - 16/03/2015 : 20:38:31  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di china46 Invia a china46 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
MAtt BOmer, nome completo Matthew Staton Bomer (Spring, 11 ottobre 1977), è un attore statunitense.Figlio di Sissi e John Bomer, ex giocatore dei Dallas Cowboys,[Bomer nasce a Spring, un sobborgo di Houston. Effettua gli studi presso la Klein High School, dove prende parte a varie rappresentazioni teatrali con l'Alley Theatre, una compagnia teatrale no profit. Nel 2001 si laurea in arti visive e dello spettacolo presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania. Si trasferisce a New York in cerca di fortuna, ottenendo ben presto un piccolo ruolo nella soap opera La valle dei pini. Successivamente ottiene una parte in un'altra soap opera, Sentieri, dove tra il 2001 e il 2003 ricopre il ruolo di Ben Reade.oap opera La valle dei pini. Successivamente ottiene una parte in un'altra soap opera, Sentieri, dove tra il 2001 e il 2003 ricopre il ruolo di Ben Reade.
§Carriera[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2003 acquista notorietà grazie al ruolo di Luc Johnston nella prima stagione della serie televisiva Tru Calling. Dopo aver recitato, con un piccolo ruolo, in Flightplan - Mistero in volo con Jodie Foster, Bomer diventa uno dei candidati ad interpretare Clark Kent/Superman in Superman Returns, ma dopo il cambio di regia da Brett Ratner a Bryan Singer la parte fu assegnata a Brandon Routh.

Bomer (a destra) nel 2011 assieme a Tim DeKay (a sinistra), durante le riprese della serie TV White Collar.
Nel 2006 ottiene una parte di rilievo nell'horror Non aprite quella porta: L'inizio, prequel di Non aprite quella porta del 1974. Dopo l'esperienza cinematografica, Bomer torna alla televisione e diviene uno dei protagonisti della serie televisiva Traveler, la serie però non ottiene il successo sperato e viene cancellata dopo solo 8 episodi. Successivamente prende parte ad alcuni episodi della serie Chuck interpretando il personaggio ricorrente dell'agente Bryce Larkin, amico e collega del protagonista Chuck Bartowski. Bomer prende parte anche alla seconda stagione della serie[5], fino a quando gli viene data la parte da protagonista, al fianco di Tim DeKay, nella serie televisiva White Collar.Nella serie, Bomer è Neal Caffrey, un affascinante ladro, esperto in truffe, che collabora come consulente per l'FBI.[7]
Nel 2012 è apparso nell'episodio Il fratellone di Glee interpretando Cooper Anderson, fratello di Blaine (Darren Criss). Nell'episodio Bomer si esibisce anche come cantante in due duetti con Criss: Hungry Like the Wolf/Rio dei Duran Duran e Somebody That I Used to Know di Gotye.
Nel 2014 è protagonista del film per la tv The Normal Heart diretto da Ryan Murphy e accanto a Julia Roberts; ambientato a New York negli anni ’80, durante la prima grande diffusione dell’AIDS, ed è incentrato sulle vicende di alcune persone che hanno contratto la malattia.
Nello stesso anno, partecipa ad un episodio dello stesso Ryan Murphy nella quarta stagione della serie antologica American Horror Story: Freak Show.
Nel 2015 vince il People's Choice Awards come miglior attore in una serie televisiva per il ruolo di Neal Caffrey e un Golden Globe per il ruolo di Felix Turner in The Normal Heart.
A gennaio del 2015 viene annunciato che interpreterà l'attore Montgomery Clift in un film biografico per la HBO.
§Vita privata[modifica | modifica wikitesto]
Il 24 febbraio 2012, durante la cerimonia degli Steve Chase Humanitarian Awards, ha dichiarato la sua omosessualità, ringraziando la sua famiglia e il suo compagno.
È legato sentimentalmente al pubblicitario Simon Halls, sposato nel 2011e con il quale ha avuto tre figli tramite due gravidanze in surrogato.



Chissa perche quelli bellocci sono spesso gay

buona sera
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dany61
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Inserito il - 17/03/2015 : 05:59:30  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di dany61 Invia a dany61 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
BOb HEwitt (Dubbo, 12 gennaio 1940) è un ex tennista australiano, naturalizzato sudafricano.
Nato e formato tennisticamente in Australia, assunse la cittadinanza sudafricana dopo essersi sposato con Dalaille di Johannesburg.

Durante la sua carriera ha vinto quattro tornei nel singolare ma senza mai conquistare un torneo del Grande Slam, pur giungendo tre volte in semifinale all'Australian Open. Nel 1960 venne eliminato da Neale Fraser in tre set (8-6 6-4 11-9). Nel 1962 venne eliminato da Rod Laver in quattro set (6-1, 4-6, 6-4, 7-5); Laver poi vinse la competizione. Nel 1963 perse nuovamente contro colui che avrebbe vinto il torneo, Roy Emerson, in 4 combattuti set (8-6, 6-4, 3-6, 9-7).

È considerato uno dei più forti tennisti di tutti i tempi nel doppio, avendo vinto tutti i tornei del Grande Slam e un totale di 54 tornei[1].

Ha conquistato cinque volte il Torneo di Wimbledon: nel 1962 in coppia con Fred Stolle, battendo in finale gli jugoslavi Boro Jovanovi#263; e Niki Pilic per 6-2, 5-7, 6-2, 6-4. Nel 1964, sempre con Stolle, sconfisse gli australiani Roy Emerson e Ken Fletcher per 7-5, 11-9, 6-4. Nel 1967 cambiò partner e con Frew McMillan batté nuovamente in finale la coppia Emerson-Fletcher in tre set: 6–2, 6–3, 6–4. McMillan gli farà da partner anche nei successivi titoli vinti a Wimbledon, nel 1972 e nel 1978; in quest'ultimae occasione sconfissero gli statunitensi Peter Fleming e John McEnroe per 6-1, 6-4, 6-2.

Hewitt-McMillan hanno vinto il torneo di doppio anche all'US Open 1977, battendo in finale Brian Gottfried e Raúl Ramírez

“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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HEnry MIller


Scrittore, nato a New York da genitori di origine tedesca (il giovane Henry parlò prevalentemente tedesco fino all'età scolare), frequentò per un breve periodo il City College di NY per poi impiegarsi in una gran varietà di lavori, incluso un impiego alla Western Union (una grande banca americana).

Si sposa relativamente giovane, ossia all'età di 27 anni, ha una figlia due anni dopo il matrimoni ma divorzia nel 1924, dopo sette anni, per risposarsi immediatamente con la sua seconda moglie, la ballerina June Smith. Per molto tempo vive con il sogno e l'ambizione di diventare uno scrittore e così, a partire dal 1919, inizia a scrivere su riviste letterarie, prima di cominciare a stendere il suo primo romanzo (le bozze del quale non furono mai pubblicate).

Lascia il suo lavoro in quegli anni e, precisamente nel 1924, si inventa per sopravvivere espedienti i più diversi, fra i quali è rimasto famoso il suo proporsi come scrittore "porta a porta", ovvero cercando di vendere i suoi pezzi esattamente come un piazzista, oppure pubblicizzando il suo lavoro al Greenwich Village. Per un po' tira avanti in questo modo incerto fino a che non sbarca in Europa (nel 1928) nella speranza di veder finalmente pubblicate le sue fatiche da una casa editrice seria. Torna comunque poco dopo a New York, scrive un altro romanzo (mai pubblicato anch'esso) e, fallito anche il secondo matrimonio, parte per Parigi nel 1930 dove troverà effettivamente notorietà per i decenni successivi. Ad ogni modo, inizialmente Miller sopravvive prevalentemente con elemosine o scrivendo qualcosa per vari giornali, fino a che incontra la focosa scrittrice Anais Nin. Scoppia una grande passione che lo coinvolge anima e corpo. Anais, comunque, lo aiuta anche a pubblicare a Parigi il suo maggior lavoro, l'ormai celeberrimo "Tropico del Cancro" (1934), un'autobiografia torrida e sensuale, con numerosi riferimenti assai espliciti, tanto da essere bandito in numerosi paesi di lingua inglese (e, a questo proposito, basti pensare che la prima edizione americana non usci prima del 1961).

Romanzo travolgente e dalle tinte forti, è capace di coinvolgere da subito il lettore, uno dei motivi fondamentali del suo duraturo successo. Famoso è rimasto l'incipit, uno dei più folgoranti della letteratura: "Sono senza denaro, senza risorse, senza speranze. Sono l'uomo più felice del mondo. Un anno fa, sei mesi fa, pensavo di essere un artista. Ora non lo penso più, lo sono. Tutto ciò che era letteratura mi è caduto di dosso... Questo non è un libro... lo canterò per voi, un po' stonato forse, ma canterò. Canterò mentre voi gracchiate".

Il romanzo successivo è "Primavera Nera", del 1936, seguito nel 1939 da "Tropico del Capricorno". All'avvento della Seconda Guerra Mondiale, parte per la Grecia con lo scopo di andare a trovare un giovane ammiratore, lo scrittore Lawrence Durrell, esperienza dalla quale nacque un altro celebre romanzo "Il colosso di Maroussi" (1941), un originale "guida alla Grecia", in cui la genuina esperienza ellenica è sentita come recupero del divino nell'uomo. Tornato nuovamente negli Usa, inizia a girare il paese in lungo e in largo, descrivendo le sue esperienze in "Un incubo ad aria condizionata" (45), prima di stabilirsi definitivamente a Big Sur, in California. I suoi libri ormai vendevano senza problemi e Miller poteva godersi un'esistenza serena (si fa per dire, vista la vitalità e l'irrequietezza dello scrittore).

Infatti, Miller continua a scrivere ferocemente ancora per lungo tempo. Il suo "Sexus" (1949) è solo la prima parte di una trilogia sulla sua vita, ma solo il successivo "Nexus" vide le stampe, ormai già nel 1960. A proposito di questo testo, a chi gli chiedeva qualche notizia biografica Miller rispondeva, già nel 1953: "Darti tutte le informazioni che desideri è impossibile; ma se leggi con cura i miei libri riuscirai a trovarle da te. Ho cercato di svelare fino in fondo la mia vita senza riserve. Nexus concluderà i romanzi autobiografici. Forse poi serberò il silenzio, praticherò lo Zen e mi ritirerò ancora più in alto nei monti". L'anno dopo confermava: "Il mio fine - forse sciocco - è stato di dire la verità, di rivelare me stesso il più a nudo possibile. Naturalmente ho messo il mio aspetto peggiore a tinte fosche... Ricordati, la vita è sempre più strana dell'immaginazione. Più vera, più reale, più fantastica, più poetica, più terribile, crudele e affascinante..." (da: Fernanda Pivano, Beat Hippie Hyppie, Roma, Arcana, 1972).

Alla fine degli anni '50, lo scrittore era ormai riconosciuto dal mondo letterario come uno dei più grandi scrittori apparsi in America e quando passò la decisione legale che il suo Tropico del Cancro non era osceno, le sue opere cominciarono ad essere ristampate e pubblicate nella loro integrità.

Stabilitosi definitivamente, come detto, a Big Sur in California, Miller fa in tempo a sposarsi un altro paio di volte, prima di incontrare l'ultima moglie, Eve McClure. Una brutta vecchiaia, segnata da un impietoso e vorace decadimento del corpo (ironia della sorta: il centro della letteratura milleriana), attende lo scrittore a Pacific Palisades, dove muore il 7 giugno 1980.





buona giornata

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china46
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MIriam Mafai (Firenze, 2 febbraio 1926 – Roma, 9 aprile 2012), è stata una giornalista, scrittrice e politica italiana, tra i fondatori de la Repubblica e per trent'anni compagna di Giancarlo Pajetta, storico esponente del PCI.

FA

buona serata

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dany61
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FAbrizio FRizzi (Roma, 5 febbraio 1958) è un conduttore televisivo e doppiatore italiano.

Dagli anni ottanta ad oggi è uno dei principali conduttori della RAI. Tra i programmi più celebri e di maggior successo da lui condotti ci sono I fatti vostri, Scommettiamo che...?, Luna Park, Per tutta la vita, Cominciamo bene, Soliti ignoti - Identità nascoste e L'eredità[1], tutti in onda sulle reti RAI. Inoltre è il volto storico del concorso di bellezza Miss Italia, avendone condotte ben 18 edizioni. Dal 2005 è il padrone di casa della maratona benefica Telethon.

Insieme a Carlo Conti, Amadeus e Flavio Insinna è considerato uno dei volti maschili più noti di Rai 1.
Figlio di un noto distributore cinematografico già presidente dell'International Film, frequenta le scuole elementari a Roma alla Cesare Nobili nel quartiere Balduina. Si diploma all'Istituto San Giuseppe Calasanzio a Napoli. Nel giugno 1992 si è sposato con la collega Rita Dalla Chiesa; i due si sono separati nel 1998 e hanno divorziato ufficialmente nel 2002. Dal 2002 è legato alla giornalista di Sky TG 24 Carlotta Mantovan, dalla quale, il 3 maggio 2013, ha avuto la figlia Stella, e con la quale è convolato a nozze il 4 ottobre 2014[2]. Inoltre, come lui stesso ha rivelato nella puntata del 14 settembre 2014 di L'eredità, nel 1977 ebbe una relazione con la figlia di Catherine Spaak, Sabrina[3]. Fabrizio ha un fratello, Fabio Frizzi, di professione musicista, che ha lavorato alla colonna sonora di numerosi film e alla sigla di vari programmi televisivi.

Fabrizio Frizzi è simpatizzante della squadra di calcio del Bologna e ha presentato la serata di gala allo Stadio Renato Dall'Ara per la festa del centenario della squadra, il 2 ottobre 2009. Ciò nondimeno, per sua ammissione avvenuta durante uno speciale de L'eredità, su Rai 1, è prima di tutto tifoso della Roma; in onore però del padre scomparso, che tifava Bologna[4], ha preso le parti anche della squadra emiliana. Ha dichiarato il suo secondo nome nella trasmissione Soliti Ignoti del 29 settembre 2011. Sempre per sua stessa ammissione, Corrado Mantoni è il suo conduttore preferito nonché suo modello nelle trasmissioni che conduce[3].

Affermato conduttore televisivo, Fabrizio nella sua carriera ultra-trentennale ha condotto quiz, varietà, talent show, ma ha anche partecipato in qualità di concorrente in programmi di successo, come Ballando con le stelle; ha avuto anche esperienze come attore in alcune fiction. È considerato uno dei volti più noti della RAI, e l'azienda di Viale Mazzini lo ritiene un suo personaggio di punta e uno dei più importanti, richiamandolo spesso in occasioni di crisi d'ascolto o insuccessi di trasmissioni. Insieme a Pippo Baudo è il conduttore che ha più trasmissioni all'attivo[5][6]. Tra le altre attività, ha svolto anche il ruolo di doppiatore; è sua la voce di Woody, lo sceriffo protagonista della saga di film Toy Story. Nel 2012 interpreta sé stesso nel film Buona giornata diretto da Carlo Vanzina.

Le origini e il debutto in RAI[modifica | modifica wikitesto]
Ha cominciato la sua carriera da giovanissimo nelle radio e nelle televisioni private, per approdare poi alla Rai dove partecipa prima alla trasmissione per ragazzi Il barattolo, su Rai 2 nel 1980, prima come inviato e poi come conduttore fisso insieme a Roberta Manfredi[7]. Nel 1982 partecipa alla trasmissione pomeridiana per ragazzi Tandem sempre in onda su Rai 2 e condotta da Enza Sampò; fa parte del programma sino al 1987 per un totale di cinque edizioni. All'interno del programma Frizzi, che inizialmente era uno dei giovani comprimari incaricati di dar vita a giochi con scolaresche (insieme a Emanuela Giordano, Lino Fontis, Marco Dané), si ritaglia uno spazio sempre più ampio; quando Tandem fu sostituita dalla trasmissione Pane e marmellata, indirizzata allo stesso pubblico di giovani, a Frizzi ne fu assegnata la conduzione insieme alla conduttrice Rita Dalla Chiesa, sua futura moglie.

Nel marzo 1988 Frizzi sbarca su Rai 1 dove conduce il varietà Europa Europa, ideato da Michele Guardì, affiancato da Elisabetta Gardini, fino al giugno 1990. Sempre nel 1988 conduce l'evento Una notte d'estate, mentre in autunno presenta la terza edizione di Donna sotto le stelle. Da quel momento diventa uno dei conduttori di punta della televisione di stato. Dal 1988 è il conduttore del concorso di bellezza Miss Italia, esperienza che gli darà enorme popolarità e che ripete per ben quindici edizioni consecutive sino al 2002, e nuovamente nel 2011 e nel 2012.

Nel 1989 conduce numerosi eventi come il Festival di Castrocaro e quello di Saint Vincent, quest'ultima replicata l'anno successivo. Conduce inoltre le prime tre edizioni del concorso di bellezza Miss Italia nel mondo, comprese tra il 1991 e il 1993, e la serata speciale Uno, due, tre Vela d'oro (1990).

Nel 1990 da i natali a I fatti vostri, una delle trasmissioni più longeve di Rai 2 anch'essa ideata da Michele Guardì, che conduce per due edizioni fino al 1992, e brevemente anche nella successiva stagione nel 1993[9]. Nella conduzione è stato affiancato, tra gli altri, da Alberto Castagna e Marcello Cirillo.

Il successo in RAI: Scommettiamo che...? e Luna Park[modifica | modifica wikitesto]
« Dai teleschermi di Rai Uno, ecco il vostro Luna Park! »
(Fabrizio Frizzi, Luna Park)
Nel 1991 è ancora una volta fondamentale per Frizzi la collaborazione con Michele Guardì: l'autore e regista siciliano gli affida, infatti, lo vuole con sé nel programma Scommettiamo che...? varietà di prima serata del sabato, che ha un grande successo e che conduce assieme a Milly Carlucci[10]. L'anno successivo ripresenta nuovamente lo show, e anche stavolta gli ascolti furono eclatanti: la trasmissione chiude con una media di 10 milioni di spettatori e il 37% di share. In questi anni ha condotto altre due vincenti edizioni di Miss Italia, ed anche una striscia speciale di Scommettiamo che dal titolo Prove e provini.

Sempre nel 1992 conduce lo specialissimo evento EuroDisney '92, mentre il 5 maggio presenta insieme a Corrado Mantoni la notte dei telegatti su Canale 5, suo esordio sulle reti Fininvest[11]. Sempre nello stesso anno, in diretta dallo Stadio Olimpico, presenta la Partita del cuore, mentre in autunno conduce la terza edizione di Scommettiamo che? con la quale otterrà un successo strepitoso: la media di ascolti sfiora i 12 milioni di spettatori[12].

Nell'autunno 1993 presenta nuovamente Scommettiamo che?, Miss Italia e Miss Italia nel mondo, e con altrettanti buoni ascolti La partita del cuore a maggio. Dall'autunno 1994 fa parte del cast dei conduttori del quiz Luna Park, ideato da Pippo Baudo, e in onda nella fascia oraria che precede il TG1. Insieme a Frizzi, che guida la puntata del lunedì, conducono a rotazione Milly Carlucci, Mara Venier, Rosanna Lambertucci e Pippo Baudo, rispettivamente dal martedì al venerdì. Dal 1º ottobre conduce la quinta edizione di Scommettiamo che...?, fino al 6 gennaio 1995, per 14 sabati consecutivi, bissando i buoni risultati delle edizioni precedenti. Dal 1994 al 1996 ha inoltre condotto la maratona benefica Telethon. A marzo 1995 conduce il Festival Disney, mentre il 24 aprile vince l'Oscar della Tv per il successo di Luna Park[13].

Nel settembre 1995 conduce la seconda edizione di Luna Park, con il cast di conduttori, al quale a dicembre si aggiunse Paolo Bonolis. Il 30 novembre 1995 ha condotto una puntata speciale della trasmissione dal titolo Buon Compleanno Luna Park. Visto il successo ottenuto, la trasmissione ha conquistato anche la puntata del sabato, affidata a Pippo Baudo, sostituito poi dallo stesso Frizzi nelle ultime settimane della stagione televisiva. Il confermato successo della trasmissione l'ha portata alla vittoria di un Telegatto nel 1996. Dal 7 ottobre conduce la sesta edizione di Scommettiamo che...? trasmesso per 14 puntate al sabato sera; a differenza degli anni precedenti, quest'edizione riscuote minor successo e così la RAI decide di mettere a riposo il programma per un po' di tempo. Presenta nuovamente Miss Italia, quest'ultima andata in onda con grandi ascolti per tre serata il 1° e 2 settembre.

Il varietà Per tutta la vita e il debutto nelle fiction[modifica | modifica wikitesto]
Nella primavera 1996 conduce lo sfortunato show Atlantam tam, durato solo poche puntate, mentre in autunno conduce la terza ed ultima edizione di Luna Park, che riscontra meno successo delle precedenti, a causa dei confusionari cambi di conduzione che si susseguirono durante la stagione. A settembre conduce nuovamente Miss Italia, più la sezione notturna Miss Italia notte.

Nella primavera 1997 presenta il varietà Tutti in una notte, durato solo poche puntate, mentre conduce con grande successo l'edizione 1997/1998 dello storico contenitore domenicale Domenica In, affiancato da Antonella Clerici e Donatella Raffai. Nello stesso anno, in prima serata al giovedì, conduce lo show Per tutta la vita...? insieme a Natasha Stefanenko: il programma riscuote molto successo. Nel 1998 ne conduce la seconda edizione, affiancato stavolta da Romina Power, e ripresenta diversi eventi come La partita del cuore, Miss Italia.

Nel 1999 ha preso parte nel cast di La vedova allegra con Andrea Bocelli e Cecilia Gasdia all'Arena di Verona. In autunno, dopo tre anni di pausa, torna al timone di Scommettiamo che...?, affiancato stavolta dalla modella Afef Jnifen, tutti i giovedì per 14 puntate, mentre in primavera conduce nuovamente La partita del cuore: l'evento sarà condotto da Frizzi fino al 2013. Sempre nel 1999 viene trasmessa la fiction Non lasciamoci più, dove Fabrizio recita con Debora Caprioglio. A partire dall'11 marzo 2000 conduce la quarta edizione di Per tutta la vita...?, per tredici puntata il sabato sera.

A gennaio 2001 viene trasmessa la seconda edizione di Non lasciamoci più, per otto puntate su Rai 1. Nello stesso anno conduce il breve programma Sogno di mezza estate. Dopo l'insuccesso de Il gladiatore condotto da Carlo Conti[14], a novembre viene chiamato in anticipo a riprendere la conduzione di Scommettiamo che...? insieme alla modella Valeria Mazza, mentre dal 2 maggio 2002 per dieci puntate conduce la quinta edizione di Per tutta la vita...?, insieme a Roberta Lanfranchi.

Nel settembre 2002 il neo-direttore di Rai 1 Fabrizio Del Noce sceglie Frizzi per condurre un altro evento della RAI, Tutti a scuola che inaugura l'inizio dell'anno scolastico alla presenza anche di esponenti politici, guidando la trasmissione ancora oggi. Dal 5 al 9 settembre conduce la 63ª edizione di Miss Italia: dopo l'ultima serata il direttore Fabrizio Del Noce dichiarerà di essersi annoiato durante la manifestazione; Frizzi non gradirà la cosa e abbandonerà così la RAI a dicembre[15].

Gli anni duemila: il successo di Cominciamo bene e Soliti Ignoti[modifica | modifica wikitesto]
« A volte l'apparenza inganna »
(Fabrizio Frizzi, Soliti Ignoti)
Dopo una breve parentesi nella primavera 2003 a Mediaset con il programma Come sorelle, in onda su Canale 5, è tornato alla televisione di Stato, che aveva lasciato temporaneamente a causa di alcune incomprensioni. Nella stagione 2003/2004 conduce Piazza Grande su Rai 2, programma mattutino che sostituì I fatti vostri (precedentemente condotto dallo stesso Frizzi) con buon successo in termini di ascolto. Dopo un periodo di riposo, nel gennaio 2005 partecipa come concorrente alla prima edizione Ballando con le stelle condotto da Milly Carlucci, in coppia con la ballerina Samanta Togni classificandosi quarto, ed è presentatore di Assolutamente (entrambi in onda su Rai 1) quest'ultimo show di poca fortuna[16].

Dalla stagione 2005/2006, è alla guida di Cominciamo bene, programma mattutino di Rai 3, al fianco di Elsa Di Gati. In estate conduce il poco fortunato Mister Archimede in prima serata al venerdì su Rai 1. In autunno riprende il timone de La partita del cuore, che condurrà fino al 2013. Da dicembre è nuovamente al timone della maratona Telethon, al fianco Milly Carlucci, per poi tornare in TV dopo 9 mesi conducendo la nuova edizione di Cominciamo bene in onda a partire da metà settembre.

Nell'autunno 2006 conduce nuovamente Cominciamo bene con Elisa Di Gati, mentre a dicembre conduce nuovamente Telethon sempre con Milly Carlucci. Dopo l'insuccesso dello show Mi fido di te, in onda nella primavera 2007, dall'11 giugno 2007 al 16 settembre 2007, sempre su Rai 1, conduce il gioco a premi Soliti ignoti - Identità nascoste subito dopo il TG1, che ottiene un grande successo di ascolti, superando quasi sempre l'altro concorrente Cultura moderna condotto da Teo Mammucari su Canale 5[17]. Ancora nell'estate del 2007 conduce su Rai 3, con l'esordiente Belén Rodríguez il Circo Massimo Show su Rai 3. Nell'autunno 2007 torna a condurre Cominciamo bene, mentre giovedì 16 dicembre propone 4 puntate speciali di Soliti ignoti - Identità nascoste in prima serata, per poi condurlo dal 1º gennaio 2008 nuovamente in access prime time, per due mesi al posto di Affari tuoi fino a marzo. Nello stesso periodo conduce nuovamente Telethon insieme a Milly Carlucci, Paolo Belli e Alessia Mancini.

A giugno 2008 conduce il Premio Barocco, mentre dal 30 giugno conduce il nuovo programma La botola, nell'access prime time di Rai Uno, fino a metà settembre. Il 3 luglio ha condotto Una notte a Sirmione su Rai 1. In autunno torna su Rai 3 con Cominciamo bene, mentre a dicembre torna a condurre Telethon con Paolo Belli e Arianna Ciampoli, al posto di Alessia Mancini. Nel gennaio 2009 ricopre il ruolo di giurato nel programma di Rai Uno Ciak... si canta!, condotto da Eleonora Daniele. Il 3 agosto 2009 conduce la puntata pilota dello show Mettiamoci all'opera. Nello stesso anno ha cantato nell'ultimo disco di Claudio Baglioni "Q.P.G.A.", nella canzone "Tortadinonna o gonnacorta".

A partire dal settembre 2009 ritorna a condurre Tutti a scuola, programma trasmesso da Rai 1 in diretta dal Quirinale per l'augurio di buon inizio dell'anno scolastico da parte del Presidente della Repubblica Italiana, e nello stesso mese conduce l'ultima edizione di Cominciamo bene. Sempre nel 2009 ha cantato nell'ultimo disco di Claudio Baglioni "Q.P.G.A.", nella canzone "Tortadinonna o gonnacorta". Dal 12 dicembre conduce nuovamente Telethon. Dal 26 dicembre conduce nuovamente lo show Mettiamoci all'opera, per due puntate. Il 31 dicembre 2009 dello stesso anno conduce la trasmissione L'anno che verrà, in diretta da Rimini per celebrare l'arrivo del nuovo anno. Dal 12 marzo 2010 è nuovamente giurato nella seconda edizione di Ciak... si canta! fino a maggio. Il 15 marzo torna su Rai 1 alle 20.40 con Soliti ignoti - Identità nascoste, sostituendo nuovamente Affari tuoi a causa del crollo di ascolti del programma guidato da Max Giusti. Il 27 aprile 2010 è stato ospite del programma Ti lascio una canzone, condotto da Antonella Clerici.

Il 20 maggio ha condotto nuovamente il Premio Barocco, sempre in prima serata su Rai 1[18]. Dopo aver terminato Soliti ignoti, il 12 giugno ha condotto con grande successo la puntata pilota di Attenti a quei due - La sfida insieme a Max Giusti[19]. Dal 18 al 20 giugno 2010 e dal 17 al 19 giugno 2011 ha presentato Musicultura, festival che si svolge annualmente allo Sferisterio di Macerata. Il 16 luglio ha condotto il Festival di Castrocaro in prima serata su Rai 1.

Il ritorno di Miss Italia, concorrente a Tale e Quale Show e un nuovo successo: L'eredità[modifica | modifica wikitesto]
Dall'8 settembre 2010 conduce nuovamente Soliti ignoti - Identità nascoste, in onda per quasi tutta la stagione, fino al 12 febbraio 2011, ottenendo grandi ascolti, riuscendo a battere in numerose occasione il concorrente di Canale 5 Striscia la notizia. Nella stessa stagione il programma è andato in onda anche in prima serata con puntate speciali dal titolo Speciale e confermo, per 11 settimane, ma che avranno meno fortuna di quelle normali. Dal 16 al 19 dicembre 2010 ha presentato Telethon 2010, affiancato da Paolo Belli e Arianna Ciampoli. Il 28 dicembre 2010 ha condotto la puntata pilota del programma Adamo & Eva; gli ascolti registrati non sono però soddisfacenti e al numero zero non seguirà nessun'altra puntata. A partire dall'8 gennaio 2011 conduce la prima edizione di Attenti a quei due - La sfida insieme a Max Giusti, programma prodotto dalla Toro Produzioni, terminata il 12 febbraio con buoni riscontri d'ascolto. Il 20 marzo ha condotto il Premio Regia Televisiva insieme a Daniele Piombi e Hoara Borselli, in prima serata su Rai 1. Il 6 giugno ha condotto per la terza volta il Premio Barocco, mentre il 17 giugno seguente conduce la terza edizione di Mettiamoci all'opera, durata solo una puntata per i bassi ascolti riscontrati. Sempre in estate ha condotto nuovamente il Festival di Castrocaro.

Il 10 settembre 2011 conduce la nuova edizione di Soliti ignoti - Identità nascoste fino a febbraio 2012; al termine di questa edizione la RAI deciderà di mettere a riposo il format, e al suo posto torna in onda Affari tuoi per tutta la stagione. Dopo 9 anni di assenza, il 18 e 19 settembre 2011 ha condotto la nuova edizione di Miss Italia, per la prima volta tenutasi non più a Salsomaggiore, ma a Montecatini Terme; gli ascolti sono buoni ma lontani dalle precedenti edizioni da lui stesso condotte. Dal 16 al 18 dicembre è di nuovo il padrone di casa di Telethon, insieme a Giancarlo Magalli, Marco Liorni, Carlo Conti e Max Giusti, e nello stesso periodo ha condotto la puntata pilota dello show Vengo anch'io, sempre su Rai 1. Il 10 febbraio 2012 è stato ospite della quinta puntata della seconda edizione di Attenti a quei due - La sfida, ora condotto da Paola Perego. Dal 9 marzo 2012 ha condotto la prima edizione di Non sparate sul pianista nuovo show prodotto dalla Toro Produzioni, per quattro puntate, il venerdì sera, su Rai 1, con ascolti soddisfacenti e di gran lunga migliori della puntata pilota condotta due anni prima da Carlo Conti. Il 25 giugno ha condotto il Concerto per l'Emilia, iniziativa di beneficenza dedicata alle popolazioni colpite dal terremoto.

Il 9 e 10 settembre 2012 conduce per l'ultima volta Miss Italia, passata l'anno dopo dalla Rai su LA7, bissando il successo dell'edizione precedente. Il 19 settembre è stato impegnato nella riproposizione di uno storico programma RAI, Per tutta la vita...?, a dieci anni dall'ultima edizione; il programma, però, stavolta non ha ottenuto buoni ascolti, venendo soppresso dopo due puntate, sulle sei inizialmente previste. A dicembre oltre alla consueta maratona Telethon, il 19 dicembre conduce l'evento Buon Natale con Frate Indovino in prima serata su Rai 1. Dal 22 febbraio 2013 conduce il nuovo show Red or black? - Tutto o niente con Gabriele Cirilli, ridotto da otto a sei puntate a causa dei bassi ascolti ottenuti. Il 27 marzo ha condotto nuovamente il Premio Regia Televisiva, in diretta da Sanremo. Il 28 maggio conduce per l'ultima volta La partita del cuore su Rai 1.

La stagione 2013-2014 vede Frizzi come concorrente alla terza edizione del programma Tale e Quale Show condotto da Carlo Conti, ottenendo parecchi consensi da parte del pubblico, arrivando al quarto posto nella classifica finale. Dal 15 dicembre 2013 conduce nuovamente Telethon: sono per la prima volta insieme i volti più noti della RAI, come Carlo Conti, Antonella Clerici, Flavio Insinna, Mara Venier, Arianna Ciampoli e Paolo Belli. A partire dal 1º febbraio 2014 partecipa in qualità di giurato nella settima edizione del talent show Ti lascio una canzone condotto da Antonella Clerici. Il 9 marzo 2014 conduce per il terzo anno il Premio Regia Televisiva, in prima serata su Rai 1.

Il 10 marzo 2014 viene scelto per condurre una delle più importanti e discusse trasmissioni di Rai 1, L'eredità[1] subentrando a Carlo Conti[20]. Si tratta di un ritorno alla conduzione di un preserale dopo esattamente vent'anni da Luna Park. Frizzi conduce il programma dal 13 aprile fino al 31 maggio 2014, ottenendo un enorme successo e venendo promosso dalla critica specializzata.

Nella stagione 2014/2015 conduce nuovamente L'eredità a paritre dal 1º novembre 2014: questo impegno è terminato l'8 marzo 2015 ottenendo un enorme successo (quasi 6 milioni di spettatori), bissando anche i risultati ottenuti da Carlo Conti[21]. L'11 ottobre 2014 è stato ospite della seconda puntata di Ballando con le stelle. Dal 14 novembre 2014 torna come concorrente alla terza edizione del torneo di Tale e Quale Show, posizionandosi nono nella classifica finale. Il 7 dicembre 2014 torna per il 13º anno a guidare la maratona benefica Telethon, affiancato da Paolo Belli, Arianna Ciampoli, Flavio Insinna, Massimo Giletti e Cristina Parodi. Sempre su Rai Uno il 6 marzo 2015 ricopre il ruolo di giurato speciale nella semifinale di Forte forte forte[22]. Fabrizio il 14 marzo 2015 è stato ospite a Notti sul ghiaccio da Milly Carlucci. Subito dopo aver lasciato L'eredità, insieme a Annalisa Minetti inaugura i Motodays per i diversamente abili

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FRanco Basaglia

Franco Basaglia, celebre psichiatra e neurologo veneziano, nacque l'11 marzo del 1924. E' considerato il fondatore della moderna concezione della salute mentale. Di sicuro, la disciplina psichiatrica in Italia subì con lui dei rivoluzionamenti tali da essere ancora influenzata dai suoi studi. A lui si deve la Legge 180, anche detta "Legge Basaglia", che trasformò il vecchio ordinamento degli ospedali psichiatrici in Italia, promuovendo notevoli passi avanti nel trattamento del malato di mente, nella cura dei suoi disagi, e nel rispetto per la sua persona.

Si dice che i migliori psichiatri (come i migliori psicologi) siano in genere persone affette loro stesse da turbe intellettive e morali, tormentati da traumi infantili o stress nervosi dell'età adulta, come pare sia stato Freud, e molti altri famosissimi luminari del settore. Questo almeno è quel che il pregiudizio popolare o la leggenda metropolitana ci hanno impartito. In ogni caso, per Franco Basaglia non fu così.

Mezzano di tre figli in una famiglia piuttosto agiata, Franco Basaglia si laureò all'età di 25 anni, nel 1949, presso l'Università di Padova, dopo aver frequentato il liceo classico della sua città. Nel 1953 si specializzò in "Malattie nervose e mentali" presso la facoltà della clinica neuropsichiatrica di Padova. Quello fu anche l'anno fortunato del suo matrimonio: sposa Franca Ongaro, madre dei suoi due figli, con cui avrà un legame non solo sentimentale ma anche intellettuale. Infatti sua moglie è coautrice con lui di vari libri sulla psichiatria moderna. Politicamente di tendenza liberale, militò con il partito Sinistra Indipendente, tra i cui membri sedette in Parlamento sempre a partire dal 1953: davvero un anno di svolta nella sua già piuttosto serena vita.

Divenne docente in psichiatria dal 1958, e questa fu l'unica nota, se non dolente, un po' più marcatamente difficile della sua vita: tra i colleghi non fu universalmente apprezzato, ed anzi le sue tesi innovative che oggi definiremmo dettate da una mentalità "sempre dalla parte del paziente" furono giudicate spudoratamente rivoluzionarie e perfino assurde da molti accademici. Sia politicamente che scientificamente troppo progressista per l'ambito nel quale si muoveva, e soprattutto per il periodo, decise dunque nel 1961 di lasciare l'insegnamento e si trasferì con la famiglia a Gorizia, dove aveva ottenuto la direzione dell'ospedale psichiatrico.

Vero e proprio manicomio vecchio stile, la clinica psichiatrica di Gorizia non gli diede vita facile. Ma la tenacia con cui si dedicò all'ambita trasformazione dei metodi di cura riuscì a portarlo all'eliminazione della pratica dell'elettroshock sui pazienti (terapia elettroconvulsivante). Inoltre promosse un nuovo tipo di approccio tra malato e personale ospedaliero: più vicino, ed anzi più attento allo scambio umano dato dal dialogo e dal sostegno morale, piuttosto che alla mera cura farmacologica e professionale. Dall'esperienza in quel manicomio scaturì l'idea per uno dei suoi più celebri libri: "L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico", edito nel 1967.

Dopo esser stato per alcuni anni direttore anche dell'ospedale di Colorno ed in seguito di quello di Trieste, Basaglia fondò un movimento chiamato Psichiatria Democratica, che prende spunto dalla corrente di pensiero dell'"antipsichiatria", già diffusa in Gran Bretagna. Infatti il movimento, che diffuse questa tendenza in Italia per la prima volta, nacque nel 1973, mentre nel Regno Unito era dai moti del 1968 che si era fatta strada questa linea interpretativa dal sapore rivoluzionario rispetto a tutta la medicina psichiatrica degli anni precedenti.

Franco Basaglia morì nella sua amata città sull'acqua, Venezia, il 29 agosto del 1980 all'età di 56 anni a causa di un tumore al cervello.

Il suo approccio alla cura della malattia mentale è correttamente definito fenomenologico - esistenziale, in netta contrapposizione a quello positivistico della medicina tradizionale. All'epoca non andavano certo per la maggiore le idee portate avanti da Franco Basaglia e pochi altri precursori del suo tempo, ma proprio per questo oggi lo ricordiamo come uno dei più importanti pionieri della psichiatria moderna.




AL



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china46
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ALberto Bilà (Roma, 1º luglio 1964) è un giornalista e conduttore televisivo italiano.
Laureato in Giurisprudenza, inizia la carriera televisiva alla Rai. Dal 1985 è programmista regista a Raiuno nei programmi Italia mia (con Diego Abatantuono e Maria Teresa Ruta) e Parola mia (con Luciano Rispoli), e diventa curatore di Atlante (programma di geopolitica con Anna Carlucci e Brando Quilici).
Carriera giornalistica[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1991 approda come giornalista a TMC News, il telegiornale di Telemontecarlo di cui conduce le principali edizioni, realizzando servizi e speciali nelle redazioni di cronaca ed esteri.
L'approdo al Tg5[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1995 avviene il passaggio al Tg5 come caposervizio esteri e poi vicecaporedattore della cronaca. Inviato in Medio Oriente, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, India, Nepal, copre alcuni dei principali avvenimenti di cronaca e politica internazionale, dall'assalto all'ambasciata giapponese a Lima ai funerali di Lady Diana.
In Albania è vittima di un sequestro-lampo nel 1999 da parte dei ribelli dell'UCK teso a ottenere il trasporto urgente in Italia di alcuni feriti in un conflitto a fuoco.
Inaugura come conduttore l'edizione del Tg5 di Mezzasera, e nel 1997 conduce il TG5 Mattina. Diviene volto popolare dell'edizione del Tg5 delle 13 in coppia con Paola Rivetta, prima di approdare all'edizione delle 20. Nell'estate del 2001 conduce Verissimo vacanze su Canale 5 con Rosa Teruzzi.
Attualmente è caporedattore all'ufficio centrale del Tg5, conduce l'edizione delle 20 del telegiornale delle rete ammiraglia Mediaset.
Italia domanda[modifica | modifica wikitesto]
Dal 16 gennaio 2013 conduce Italia domanda . Nelle prime due puntate la trasmissione ha avuto come ospiti Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi in prima serata su Canale 5.



LI

buona sera
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dany61
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LIbero MAncone (Roma, 18 gennaio 1949 – Roma, 1993) è stato un criminale italiano, ed esponente dell'organizzazione malavitosa romana Banda della Magliana.
Primo arresto nel 1970 per furto aggravato, sin da giovane Mancone era operativo all'interno del gruppo criminale di Nicolino Selis che agiva nelle zone di Ostia e Acilia, a sud della capitale. Introdotto dallo stesso Selis, entrò poi a far parte del nucleo originario della nascente Banda della Magliana, con compiti di controllo dello spaccio delle sostanze stupefacenti nella zona di Acilia.[1]

È deceduto nel 1993 in un incidente stradale sulla Strada statale 8 (Via del Mare), che collega Roma ad Ostia.

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Enza
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MArio Draghi

Mario Draghi nasce a Roma nel 1947. Consegue la laurea in Economia con 110 e lode presso l'Università La Sapienza di Roma, nel 1970. Perfeziona i suoi studi presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) ottenendo il PhD nel 1976.

Dal 1975 al 1978 insegna in qualità di professore incaricato nelle università di Trento, Padova, Ca' Foscari di Venezia e presso la Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze; in quest'ultima, dal 1981 al 1991, è professore ordinario di Economia e politica monetaria.

A livello internazionale, dal 1985 al 1990, è direttore esecutivo della Banca Mondiale.

Nel 1991 è nominato Direttore generale del Tesoro, incarico che mantiene fino al 2001.

Durante gli anni '90 ricopre diversi incarichi al Ministero del Tesoro italiano, dove cura le più importanti privatizzazioni delle aziende statali italiane (dal 1993 al 2001 è Presidente del Comitato Privatizzazioni).

Durante la sua carriera fa parte dei consigli d'amministrazione di diverse banche ed aziende tra le quali vi sono ENI, IRI, Banca Nazionale del Lavoro e IMI.

Nel 1998 firma il testo unico sulla finanza - noto anche come "Legge Draghi" (Decreto Legge del 24 febbraio 1998 n. 58, entrato in vigore nel luglio 1998) - che introduce la normativa per l'OPA (Offerta Pubblica di Acquisto) e la scalata delle società quotate in borsa. Telecom Italia sarà la prima società oggetto di OPA, da parte di Olivetti di Roberto Colaninno, a iniziare l'epoca delle grandi privatizzazioni. A questa seguiranno la liquidazione dell'IRI e le privatizzazioni di ENI, ENEL, Credito Italiano e Banca Commerciale Italiana.

Dal 2002 al 2005 Mario Draghi è vicepresidente per l'Europa di Goldman Sachs, quarta banca d'affari al mondo. Alla fine del 2005 viene nominato Governatore della Banca d'Italia, il primo con un mandato a termine di sei anni, rinnovabile una sola volta.

Il 16 maggio 2011, l'Eurogruppo ha ufficializzato la sua candidatura alla presidenza della BCE (Banca centrale europea). L'accordo è stato preso fra i ministri della zona euro: la nomina definitiva arriverà il 24 giugno successivo. Il suo successore alla guida della Banca d'Italia è Ignazio Visco, nominato nel mese di ottobre 2011.






JO

buondì

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dany61
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JOsphat Bett KIpkoech (Kericho, 12 giugno 1990) è un atleta keniano specialista nelle gare di mezzofondo.
Dopo aver vinto la gara dei 10000 metri ai Campionati nazionali juniores nel 2008, ha iniziato a partecipare a gare all'estero alternando la partecipazione a gare su pista a quelle su strada.

Il suo miglior risultato è la medaglia d'oro al Campionato mondiale juniores sui 10000 metri a Bydgoszcz nel 2008[1].

Nelle gare su strada spicca la vittoria al Trofeo Sant'Agata nel 2011

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KIng Larry


Larry King nasce il 19 novembre 1933 a New York. È il giornalista più famoso e amato degli Stati Uniti. Il vero nome di battesimo è Lawrence Harvey Zeiger, ma Larry decide di cambiare il suo cognome, troppo difficile da ricordare e troppo poco americano, nel 1957 quando prende il via la sua carriera radiofonica, come dj in una stazione di Miami Beach in Florida.

King passa i primi anni della sua vita a Brooklyn, con la sua famiglia. Il papà è un immigrato austriaco Edward Zeiger, proprietario di un ristorante, mentre la mamma è di origine bielorussa. I suoi genitori sono entrambi ebrei, ma Larry una volta adulto si allontana dalla fede per diventare totalmente agnostico. La sua è un'infanzia serena, fino alla morte del padre, stroncato da un infarto a soli 44 anni. Quest'evento segna profondamente la sua famiglia: la mamma, infatti, affronta un periodo economicamente duro e si dà un gran da fare per mantenere entrambi i suoi figli.

È per questo motivo che Larry, dopo il diploma, decide di non proseguire con gli studi e si mette a lavorare per contribuire al sostenimento della madre. Il suo sogno nel cassetto però è la radio e a quello non vuole rinunciare.

Ostinato e convinto delle sue ambizioni, a poco più di 20 anni riesce a debuttare ai microfoni di un emittente locale. Inizia come dj e nel 1978 diventa commentatore delle partite di football americano. La sua prima trasmissione va in onda il primo maggio 1957 e la paga è di 55 dollari la settimana. Durante lo show inizia a prendere confidenza con le interviste face-to-face: sportivi, ma anche gente dello spettacolo si lascia intervistare dal giovane conduttore. Dalla radio passa a una televisione (sempre locale) e il successo è notevole, grazie anche alla partecipazione del comico Jackie Gleason, spalla davvero fondamentale.

La sua è una carriera verticale fin dai primi anni, che tocca l'olimpo della televisione quando a giugno del 1985 la CNN fa un regalo al Re: il talk show "The Larry King Live". Diventa immediatamente lo show più seguito d'America e tutti i personaggi di Hollywood, ma anche della politica fanno la coda per essere ospitati da King. Nel 1998 "The Larry King Show" raggiunge il suo milione e 640 mila spettatori, un vero record. Il segreto? Le domande sono brevi, pungenti e non c'è mai nulla di preparato, questo metodo lascia il posto alla notizia, all'intrattenimento e a volte anche alle gaffes.

I primi episodi sono girati a Washington e questa location dà alla trasmissione autorevolezza, perché dallo studio alla Casa Bianca ci vogliono davvero pochi minuti e Larry riesce a ospitare tutti i presidenti degli Usa.

La musica cambia nel 1997 quando lo studio viene trasferito a Los Angeles e il taglio della trasmissione diventa meno politico e un po' più leggero. Per molti appassionati, il declino della trasmissione inizia proprio qui: il suo pubblico non riconosce più il carattere graffiante del giornalista. Sta di fatto che Larry resta in onda per 25 anni e il suo show, ancora oggi, detiene il record di trasmissione più longeva degli Usa. L'addio alle scene risale al 16 dicembre 2010.

Larry King resta comunque in CNN, in veste di conduttore per eventi speciali fino al 17 febbraio 2012, quando la Rete annuncia la fine del rapporto di lavoro. In 25 anni, Larry ha condiviso tutto con i suoi telespettatori: un infarto nel 1987, quasi in diretta, oltre 50 mila interviste e una storia sentimentale alquanto burrascosa. Il giornalista newyorchese si sposa ben 8 volte e con 7 donne diverse. I suoi matrimoni durano in media tre anni.




GR


buon venerdì

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dany61
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GRaciano "Rocky" ROcchigiani (Duisburg, 29 dicembre 1963) è un pugile tedesco di origini italiane.

Nel 1982, fra i dilettanti, fu campione tedesco dei pesi medi. Esordì tra i professionisti l'anno successivo, battendo l'austriaco Esperno Postl per KO al 2º round.

Nel 1988 si aggiudicò il vacante titolo mondiale dei supermedi International Boxing Federation (IBF) battendo per KO Vincent Boulware, difendendo poi per tre volte la cintura contro (Nicky Walker, Chris Reid e Thulani Malinga), prima di lasciarla vacante e passare nei massimi leggeri.

Nella categoria superiore però, pur vincendo sempre, non riscosse risultati esaltanti, così ripassò nuovamente fra i supermedi, dove ebbe una chance mondiale per la WBO, ma venne sconfitto da Chris Eubank ai punti il 5 febbraio 1994.

Rocchigiani tornò allora a combattere tra i massimi leggeri e nel 1995 sfidò Henry Maske per il mondiale IBF; venne però sconfitto ai punti, conseguendo lo stesso risultato anche nella rivincita, disputata qualche mese più tardi.

Nella stessa categoria ottenne un'altra possibilità dalla WBO e nel 1996 affrontò per il titolo mondiale Dariusz Michalczewski, ma venne squalificato alla 7º round. Ritornò campione il 31 marzo 1998 quando sconfisse Michael Nunn ai punti nell'incontro per il vacante titolo WBC dei massimi leggeri.

Fu destituito dopo poco dal titolo per non averlo rimesso in palio, su decisione dello stesso WBC. Ne conseguì una causa legale da cui Rocchigiani ottenne un risarcimento di $ 31 milioni.

L'incontro successivo fu la rivincita con Michalczewski, in cui Rocchigiani, due anni più tardi, venne atterrato al 10º round. Ad una vittoria ai punti con Willard Lewis seguì un lungo periodo di inattività.

Ritornò sul ring nel 2003 per sfidare Thomas Ulrich per il vacante mondiale WBC dei massimi leggeri. Rocchigiani venne sconfitto ai punti e confermò l'intenzione, espressa già prima dell'incontro, di ritirarsi.

Nel 2006 è stato condannato a 5 mesi di reclusione per aver assalito un tassista.

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china46
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ROberto CHevalier Di Miceli (Roma, 14 maggio 1952) è un attore, doppiatore, dialoghista, e direttore del doppiaggio italiano.
Attivo sin da bambino nel cinema e soprattutto in televisione, a 9 anni diede la voce a Lucky nel lungometraggio della Walt Disney La carica dei 101 e a 13 anni divenne noto al grande pubblico impersonando il giovane David Copperfield nell'omonimo sceneggiato televisivo della RAI.
Dotato di una voce calda e virile ha doppiato molti attori internazionali, tra cui Tom Cruise (in Top Gun, Rain Man - L'uomo della pioggia e molti altri; per due brevi periodi venne sostituito rispettivamente da Mauro Gravina e Riccardo Rossi), Tom Hanks (in Philadelphia, Apollo 13, C'è posta per te, John Travolta (in Senti chi parla, Senti chi parla 2 e Senti chi parla adesso!), Andy Garcia (in Il padrino - Parte III, Eroe per caso, Prove apparenti), Dennis Quaid (in Suspect - Presunto colpevole, Salto nel buio, Qualcosa di cui... sparlare, Traffic), Greg Kinnear (in Qualcosa è cambiato), Tony Goldwyn, David Bowie, Michael Keaton, Bill Pullman, Jeff Daniels, James Woods, Jeff Goldblum, Tom Berenger, Kurt Russell (in Tango & Cash), Philip Seymour Hoffman, Eric Stoltz, Owen Wilson, Christopher Reeve (in Ovunque nel tempo), Tom Hulce, Paul Bettany, Aaron Eckhart, Ray Liotta, Matt Dillon, Richard Dreyfuss, Ben Stiller, Tim Robbins, Bill Paxton.


buona notte
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dany61
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CHantal FErnández Andere (Città del Messico, 25 gennaio 1972) è un'attrice e cantante messicana.
Figlia d'arte (dell'attrice Jacqueline Andere e del regista e sceneggiatore José María Fernández Unsáin)[1][2][3], come attrice, è attiva a partire dalla fine degli anni ottanta[4], specialmente in campo televisivo[2][4], dove ha partecipato ad oltre una ventina di differenti produzioni[4]. Tra i suoi ruoli principali, figurano quelli in telenovelas quali Acapulco, cuerpo y alma (1995), Sentimientos ajenos (1996), Destilando amor (2007), Rafaela (2011), La mujer del Vendaval (2012-2013), ecc.[2][4][5]

Come cantante, ha invece pubblicato quattro album tra il 1990 e il 1995.

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china46
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FEderico SOldati


Federico nasce a Lugano (Svizzera) nel 1988 e fin da bambino dimostra un grande interesse per il mondo dello spettacolo. In particolare lo appassionano le arti circensi con le quali si esibisce regolarmente nella cerchia famigliare. Il suo incontro con la magia avviene pochi anni dopo, quando appena dodicenne trova nel solaio alcuni vecchi libri sui giochi Biografia-1di prestigio appartenuti al padre. È amore a prima vista e Federico si lancia a pieno regime nel mondo della prestidigitazione dedicando anima e corpo allo studio delle tecniche illusorie. La sua passione e il suo entusiasmo nell’ampliare sempre di più il proprio repertorio lo portano a proporre i suoi primi spettacoli per privati e aziende già all’età di quattordici anni.

Il suo picco di popolarità giunge però a ventitré anni, su un palco molto più grande: quello dello show televisivo ‘Italia’s got talent’. Le sue esibizioni di mentalismo gli permettono di aggiudicarsi il terzo posto tra più di 3’000 concorrenti e davanti a 8 milioni di telespettatori in diretta.
Sulla scia di questo importante riconoscimento partecipa in seguito a numerosi programmi televisivi su Mediaset, Rai, Sky e altre emittenti italiane e svizzere le quali aumentano notevolmente la sua popolarità e la frequenza dei suoi spettacoli.

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Enza
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SOnia GAndhi


Sonia Gandhi, all'anagrafe italiana Edvige Antonia Albina Maino, nasce a Lusiana, in provincia di Vicenza, il 9 dicembre del 1946. Donna influente della politica indiana, Presidente del Partito del Congresso Indiano, secondo la rivista Forbes nel 2007 inserita tra le dieci donne più potenti del mondo, Sonia Gandhi è nata e cresciuta in Italia, da genitori veneti: Stefano e Paola Maino.

Nel 1949, quando Sonia ha appena tre anni, la sua famiglia deve trasferirsi per motivi di lavoro ad Orbassano, nei pressi di Torino. In questi primi anni, a segnare profondamente la sua educazione è la scuola cattolica romana a cui la iscrivono i genitori: un istituto gestito dall'Ordine dei Salesiani.

Negli anni della gioventù, Sonia Gandhi ben presto si appassiona alle lingue e comincia a studiare presso una scuola per interpreti, imparando l'inglese, il francese e il russo.

La svolta della sua vita si ha intorno agli anni '60, in Inghilterra. Qui la giovane Sonia conosce Rajiv Gandhi, il futuro primo ministro dell'India, figlio di Indira Gandhi e nipote di Jawaharlal Nehru. Il rampollo di questa antica famiglia così importante per la storia del paese del Mahatma Gandhi, in quegli anni frequenta l'Università di Cambridge, mentre la sua futura moglie studia inglese alla Lennox School, scuola di lingue per stranieri.

Il 28 febbraio del 1968, Rajiv Gandhi sposa Sonia. Il matrimonio è di rito aconfessionale semplice e si tiene nel giardino di Safdarjang Road, a Cambridge. Secondo le cronache, la giovane moglie di origini venete sceglie di indossare un "sari rosa" di cotone che Nehru avrebbe filato in carcere: lo stesso capo indossato da Indira Gandhi per il suo matrimonio. Trasferitasi in India con il marito Rajiv, continua a studiare, stando al fianco del proprio uomo il quale si prepara a fare il suo ingresso ufficiale nella politica indiana. Nel frattempo, consegue un diploma in conservazione dei dipinti a olio del Museo Nazionale di Nuova Delhi.

Il 1983 è un anno importante per Sonia Gandhi. Per assecondare la carriera politica di Rajiv e mettere a tacere l'opposizione, che non vede di buon occhio il matrimonio di un Gandhi con una donna occidentale, Sonia rinuncia alla cittadinanza italiana, il 27 aprile del 1983, circa quindici anni dopo la sua unione con Rajiv. Tre giorni dopo, il 30 aprile del 1983, diventa a tutti gli effetti una cittadina dell'India.

L'anno dopo, il marito diventa primo ministro indiano, per il Partito del Congresso, nel 1984. Nello stesso anno, la madre Indira, viene assassinata da una delle sue guardie del corpo, di etnia Sikh. Rajiv Gandhi guida lo stato indiano fino al 1989. Il 21 maggio del 1991, a Sriperumbudur, pochi giorni prima delle nuove elezioni generali che avrebbero potuto sancire il suo riscatto politico, il marito di Sonia Gandhi viene ucciso. Secondo le ipotesi più accreditate, l'attentatore è anche lui appartenente alla setta dei Sikh. Altre considerazioni invece, portano ad un commando delle Tigri Tamil, l'organizzazione militare clandestina che lotta per l'indipendenza dei tamil dello Sri Lanka.

A questo punto il partito comincia a fare il nome di Sonia Gandhi perché sia lei a prendere in mano la guida politica del paese, per continuare la tradizione "dinastica" del Partito del Congresso che ha sempre visto alla sua guida un membro della famiglia Nehru-Gandhi. Tuttavia lei rifiuta, ritirandosi a vita privata. Questo almeno fino al 1998, quando finalmente decide di varcare la soglia della politica indiana, assumendo la guida dell'Indian National Congress. Lo stile e il temperamento è quello della tradizione politica della famiglia Gandhi-Nehru: Sonia sa come guidare grandi folle e conquista la fiducia dei suoi elettori.

Per le elezioni del maggio del 2004 si fa il suo nome per una possibile candidatura alla carica di primo ministro, a seguito della vittoria del partito per il rinnovo della Lok Sabha, la camera bassa del parlamento indiano. Sonia Gandhi viene votata all'unanimità per condurre un governo di coalizione composto da diciannove partiti. Pochi giorni dopo l'esito elettorale però, la Gandhi declina la sua candidatura: gran parte della classe politica indiana non la vede di buon occhio, soprattutto gli oppositori, per il fatto di non essere una nativa dell'India e per non parlare in modo fluente la lingua hindi. È lei stessa a proporre Manmohan Singh al suo posto, ex ministro delle finanze del governo uscente di Narasimha Rao.

Accettato dalla coalizione, Singh diventa il primo ministro indiano, il 22 maggio del 2004. Nella stessa consultazione, viene eletto al parlamento indiano anche il figlio di Sonia, Rahul Gandhi, di cui la sorella Priyanka aveva curato la campagna elettorale.

Il 28 maggio 2005 Sonia Gandhi diventa presidente del Partito del Congresso Indiano, la prima forza politica del paese. È la terza donna non indiana ad ottenere questa carica, dopo Annie Beasant e Nelli Sengupta. Inoltre, è anche il quinto membro della famiglia Nehru a guidare il partito.

Nel 2009, alle elezioni generali la coalizione guidata dal suo partito, che si chiama UPA (United Progressive Alliance), vince ancora e ottiene il mandato per formare un nuovo governo, sempre sotto la guida del ministro uscente, Manmohan Singh.







buona domenica

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china46
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Inserito il - 22/03/2015 : 14:39:00  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di china46 Invia a china46 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
GAetano ORlando detto Gates (Montréal, 13 novembre 1962) è un allenatore di hockey su ghiaccio ed ex hockeista su ghiaccio canadese naturalizzato italiano.

Orlando inizia a giocare a hockey nella squadra della sua scuola a Montréal. L'ultimo anno di liceo (1979-80) mette a segno 72 punti in 70 incontri, facendosi notare dai talent scout dei college. Quello di Providence gli offre una borsa di studio, e così Orlando si trasferisce negli Stati Uniti.
I Providence Friars disputano il campionato NCAA. Viene selezionato dalla NHL già nel 1981, come ottava scelta (164ma assoluta) dei Buffalo Sabres, tuttavia preferisce dedicarsi agli studi prima di passare al professionismo.
Conseguita la laurea in economia d'impresa, Orlando comincia a giocare per il farm team AHL dei Sabres, i Rochester Americans. Con 15 punti in 11 gare si guadagna la riconferma per l'anno successivo (1984-85). In quella stagione fu anche richiamato in prima squadra, facendo così l'esordio in NHL (9 punti in 11 gare). Nonostante un infortunio al ginocchio subito nel mese di febbraio, i Sabres lo convocano per i play-off.
La stagione 1985-86 diventa un titolare a Buffalo, ma la stagione successiva la cosa non si ripete: e Orlando gioca 44 incontri con gli Americans e 27 coi Sabres.
Diventa ormai chiaro che coi Sabres non c'è futuro, e Orlando (1987-88) si trasferisce oltreoceano con la casacca dell'Hockey Club Merano (salvo il breve ritorno a Rochester per i play-off).
Orlando disputerà sette stagioni nel campionato italiano di hockey su ghiaccio, con - oltre a Merano - HC Bolzano e HC Devils Milano, vincendo quattro titoli, oltre che un Alpenliga.
Al termine della stagione 1993-94 Orlando si trasferisce in Svizzera, dove giocò per quattro anni (1994-98) tra le file del SC Bern e uno con l'HC Lugano (con cui vinse il titolo 1998-99), nella Lega Nazionale A. Nel 1997-98 ha disputato i play-off in Italia con l'SG Cortina.
Con la Nazionale italiana cominciò a giocare nel 1990. Col Blue Team ha disputato i campionati del mondo 1992, 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998 e 1999, i mondiali di seconda divisione del 1990 e 1991, e i Giochi olimpici di Lillehammer 1994 e Nagano 1998.
Al termine della stagione 1998-99 si ritira dall'hockey giocato ed inizia ad allenare. Già aveva ricoperto il ruolo di allenatore in seconda/giocatore in nazionale, ma il suo primo incarico saranno le giovanili del Rochester Americans, a cui seguirono gli Adirondack IceHawks (UHL) e - da allenatore in seconda - gli Albany River Rats (AHL), coi quali nel 2003 è sceso un'ultima volta sul ghiaccio.
Si allontanò poi dal mondo dell'hockey, anche a causa di una rara malformazione cardiaca, che nel 2013 lo ha costretto ad un trapianto di cuore.

buon pomeriggio
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dany61
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ORfeo BEllesini (Villafranca di Verona, 25 gennaio 1920 – Villafranca, 15 giugno 2004) è stato un calciatore italiano, di ruolo terzino.
Nasce calcisticamente nella sua Villafranca Veronese ed a 16 anni si mette in luce nell'amichevole giocata contro il Verona del mister ungherese Vanicech che lo fa acquistare. A 18 anni il debutto in serie B con gli scaligeri, dove rimane fino alla stagione 1945-46, quando viene trasferito e gioca in Serie A con il Venezia. Nel 1951-52 gioca in Promozione con il Cerea contribuendo alla promozione della squadra in IV Serie. Calcisticamente chiude nella Libertas Caldiero prima nella doppia veste di Allenatore-giocatore e successivamente solo come allenatore all'inizio degli anni '60.

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Enza
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BEnny HIll

Alfred Hawthorn Hill - universalmente conosciuto come Benny Hill - nasce a Southampton (Inghilterra) il 21 gennaio 1924. Il suo programma televisivo "The Benny Hill Show" debutta nel 1955 in Inghilterra e viene poi esportato in oltre 140 paesi di tutto il mondo, facendo conoscere il volto di Hill a milioni e milioni di telespettatori.

Il giovane Alfred Hill frequenta la Taunton School insieme al fratello. Durante la Seconda guerra mondiale è uno degli allievi evacuati presso la Bournemouth School. Terminati gli studi si impiega a Londra in diversi lavori come ad esempio il lattaio, l'operatore di ponte, il conducente ed il musicista percussionista; all'età di 16 anni lascia Londra per approdare nel mondo dell'intrattenimento divenendo assistente di scena.

Il desiderio di esibirsi e far divertire gli altri matura in lui sin dalla più tenera età, ma è il nonno ad introdurlo nel mondo del teatro, dove il giovane Alfred dimostra subito uno spiccato talento di attore comico.

Ispirato dalle star della commedia, secondo il genere teatrale della "music hall" (una forma di intrattenimento tipicamente britannica, in voga tra il 1850 ed il 1960), inizialmente l'idea di "Alfie" è quella di farsi strada nello show business. Cambia il proprio nome in Benny in omaggio a Jack Benny, suo attore preferito . Lavora quindi nei circoli e presso le cene di massoni, poi nei night club e nei teatri.

La prima notorietà arriva dalle sue partecipazioni radiofoniche ("Hi There", 1949). E' sul piccolo schermo però che Benny Hill porta tutta la sua ineguagliabile vena comica e la sua capacità di farsi amico il pubblico, coinvolgendolo nelle sue gag e nelle sue frizzanti trovate. In breve il suo diventa uno dei volti più popolari e amati nel mondo della comicità. Il debutto in televisione risale ai primi anni '50 ed è da considerarsi un vero e proprio pioniere in questo settore.

Appare per la prima volta sul grande schermo nel 1956 nella commedia "Who Done It?" (Occhio di lince) di Basil Dearden; il suo ruolo è quello di uno strampalato detective.

Negli anni 1962 e 1963 recita in uno show tutto suo, che porta il suo nome "Benny Hill". Il vero trionfo arriva però nel 1969, con la già citata serie "The Benny Hill Show", nella quale il comico fa sfoggio di uno straordinario senso dell'umorismo, sofisticato, esilarante, malizioso e pungente. Interpreta una serie infinita di bizzarri personaggi, strampalati e stolti, continuamente contornati da formose e ragazze che vestono abiti succinti, vittime dei suo sfacciati e audaci corteggiamenti.

Nello stesso periodo il cinema lo chiama e prende parte a film quali "Those Magnificent Men in Their Flying Machines" (Quei temerari sulle macchine volanti, 1965) di Ken Annakin, e "The Italian Job" (Un colpo all'italiana, 1969) di Peter Collinson.

Benny Hill si ritira dalle scene nel 1989 dopo la fine del suo fortunatissimo show. Nel 1992 fa la sua ultima apparizione in pubblico in uno speciale dal titolo "Benny Hill: A Tribute", dedicatogli dalla tv statunitense. Poco tempo dopo, all'età di sessantotto anni, muore il giorno 20 aprile 1992 a Londra.




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china46
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HIlary Erhard DUff[2] (Houston, 28 settembre 1987) è un'attrice, cantante, scrittrice e stilista statunitense.
Dopo essere diventata famosa recitando nella serie televisiva Lizzie McGuire, è passata al grande schermo con ruoli da co-protagonista in film come Una scatenata dozzina (con Steve Martin, Bonnie Hunt) e War, Inc. (con John Cusack, Marisa Tomei, Ben Kingsley) e pellicole da protagonista come Material Girls (con Anjelica Huston, Lukas Haas, Haylie Duff) e Nata per vincere (con David Keith, Rita Wilson, John Corbett). Inoltre ha intrapreso una carriera come cantante pop, vendendo 20 milioni di album. Ha anche realizzato due profumi in collaborazione con Elizabeth Arden e ha disegnato due linee d'abbigliamento, collaborando con la stilista Donna Karan e il marchio DNKY Jeans. Nel 2009, è entrata ufficialmente nel cast della terza stagione di Gossip Girl. Ha scritto una trilogia di romanzi, composta dai libri Elixir (diventato un best seller[6]), Devoted e True. Attualmente Hilary Duff sta lavorando al nuovo album, la cui uscita è prevista per l'inizio del 2015. I primi due brani estratti dall'album sono Chasing the Sun e All About You.

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dany61
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DUstin Joseph WAtten (Long Beach, 27 ottobre 1986) è un pallavolista statunitense.

Gioca nel ruolo di libero nel Gazélec Football Club Ajaccio Volley-Ball.
La carriera di Dustin Watten inizia a livello giovanile col la Woodrow Wilson Classical High School e la Riptides Volleyball Club, prima di continuare a livello con universitario con la California State University, Long Beach, prendendo parte al campionato NCAA, ma saltando la sua prima stagione nel 2005. Nel 2009 viene convocato per la prima volta nella nazionale statunitense, con la quale vince la medaglia d'oro alla Coppa Panamericana e resta in collegiale per tutta la stagione.

Inizia la carriera professionistica nel campionato 2010-11 nella SM-Liiga finlandese, con la squadra del Raision Loimu, nella quale resta anche per il campionato successivo; con la nazionale vince un altro oro alla Coppa Panamericana del 2010 e del 2012, ricevendo anche il premio di miglior difesa del torneo, mentre si aggiudica l'argento nell'edizione 2012.

Nella stagione 2012-13 gioca nel campionato cadetto francese per l'Association Sportive Orange Nassau, venendo premiato come miglior libero del campionato; nella stagione successiva viene ingaggiato nella Superliga Série A brasiliana dal Vôlei Brasil Centro de Excelência di Maringá[1].

Nel campionato 2014-15 gioca nella Ligue A francese per il Gazélec Football Club Ajaccio Volley-Ball

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lampaDINA e lampaDario
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china46 ha scritto:

HIlary Erhard DUff[2] (Houston, 28 settembre 1987) è un'attrice, cantante, scrittrice e stilista statunitense.
Dopo essere diventata famosa recitando nella serie televisiva Lizzie McGuire, è passata al grande schermo con ruoli da co-protagonista in film come Una scatenata dozzina (con Steve Martin, Bonnie Hunt) e War, Inc. (con John Cusack, Marisa Tomei, Ben Kingsley) e pellicole da protagonista come Material Girls (con Anjelica Huston, Lukas Haas, Haylie Duff) e Nata per vincere (con David Keith, Rita Wilson, John Corbett). Inoltre ha intrapreso una carriera come cantante pop, vendendo 20 milioni di album. Ha anche realizzato due profumi in collaborazione con Elizabeth Arden e ha disegnato due linee d'abbigliamento, collaborando con la stilista Donna Karan e il marchio DNKY Jeans. Nel 2009, è entrata ufficialmente nel cast della terza stagione di Gossip Girl. Ha scritto una trilogia di romanzi, composta dai libri Elixir (diventato un best seller[6]), Devoted e True. Attualmente Hilary Duff sta lavorando al nuovo album, la cui uscita è prevista per l'inizio del 2015. I primi due brani estratti dall'album sono Chasing the Sun e All About You.









Dina & Dario
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WAnda OsirIS

Il vero nome di Wanda Osiris è Anna Menzio, nata il 3 giugno del 1905 a Roma, figlia di un palafreniere del Re. Sin da bambina, la piccola Anna mostra un talento notevole nella musica e nel canto; dopo aver studiato violino, lascia la famiglia per assecondare la passione per il teatro e si trasferisce a Milano, dove nel 1923 esordisce al cinema Eden.

Durante il periodo fascista, il nome d'arte che nel frattempo ha acquisito, Wanda Osiris, viene italianizzato in Vanda Osiri secondo le direttive di Achille Starace. Scritturata da Macario nel 1937 per portare in scena "Piroscafo giallo", una delle prime commedie musicali del nostro Paese, appare in una gabbia d'oro l'anno successivo in "Aria di festa".

In "Tutte donne", del 1940, esce da un astuccio di profumo; quattro anni dopo a Roma, viene affiancata da Carlo Dapporto in "Che succede a Copacabana". Lo ritroverà anche ne "L'isola delle sirene", "La donna e il diavolo" e - a Milano dopo la Liberazione - nel Gran Varietà. Nel 1946, per la compagnia teatrale di Garinei e Giovannini appare in "Si stava meglio domani" e soprattutto in "Domani è sempre domenica": è, questa, la prima rivista italiana, in cui Wanda si mostra uscendo da una conchiglia come una Venere. Tra le sue canzoni più celebri di quel periodo si ricordano "Donna di cuori", "L'ultimo fiore", "Il mio saluto", "Prima luna" e "Ti porterò fortuna": le sue interpretazioni sono decisamente personali, complice il birignao a vocali estese.

Dopo aver conosciuto Gianni Agus, con il quale intraprende una relazione d'amore, diviene la regina assoluta dei salotti. Personaggio sorprendente, tra piume, capelli ossigenati, paillettes, tacchi, lusso e trucco rigorosamente ocra, Wanda odia gli uccelli e non sopporta il colore viola. A dispetto della sua eccentricità, è però una donna molto generosa, sia nella vita che sul palco. Fervente cattolica, diventa - senza volerlo - la prima icona gay in un'epoca in cui l'omosessualità va tenuta nascosta. Nei suoi spettacoli (in cui lavorano, tra gli altri, giovani alle prime armi come Alberto Lionello, Nino Manfredi ed Elio Pandolfi), la costante ricerca dello sfarzo e del bello si combina con un sapore hollywoodiano.

La Osiris non disdegna apparizioni cinematografiche (i lungometraggi più celebri sono "I pompieri di Viggiù", di Mario Mattoli, e "Carosello del varietà", di Aldo Bonaldi) e lavora, tra l'altro, con Alberto Sordi, Dorian Gray e il Quartetto Cetra in "Gran Baraonda", prima di tornare con Macario, nel 1954, in "Made in Italy". L'accoppiata con Luchino Visconti per "Festival", del 1955, non si rivela fortunata: nello stesso anno, la Wandissima inciampa nel vestito di crinoline durante "La granduchessa e i camerieri", rivista in cui compare anche Gino Bramieri. Sempre con Bramieri, e con Raimondo Vianello, è interprete di "Okay fortuna".

Gli anni Sessanta sono quelli dell'oblio: dopo aver vestito i panni di una suocera in "Buonanotte Bettina", del 1963, al fianco di Alida Chelli e Walter Chiari, vede il proprio prestigio svanire a fronte della concorrenza della televisione, che fa sì che il varietà e la rivista finiscano progressivamente nel dimenticatoio.

Negli anni Settanta, dopo un'apparizione cinematografica in "Polvere di stelle", con Alberto Sordi e Monica Vitti, in cui interpreta sé stessa, recita in prosa, tra l'altro in "Nerone è morto?", per la regia di Aldo Trionfo, e prende parte alla serie tv di Eros Macchi "Il superspia".

Wanda muore all'età di 89 anni l'11 novembre nel 1994 a Milano, dove vive con la figlia Cicci.







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lampaDINA e lampaDario
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lampaDINA e lampaDario ha scritto:

china46 ha scritto:

HIlary Erhard DUff[2] (Houston, 28 settembre 1987) è un'attrice, cantante, scrittrice e stilista statunitense.
Dopo essere diventata famosa recitando nella serie televisiva Lizzie McGuire, è passata al grande schermo con ruoli da co-protagonista in film come Una scatenata dozzina (con Steve Martin, Bonnie Hunt) e War, Inc. (con John Cusack, Marisa Tomei, Ben Kingsley) e pellicole da protagonista come Material Girls (con Anjelica Huston, Lukas Haas, Haylie Duff) e Nata per vincere (con David Keith, Rita Wilson, John Corbett). Inoltre ha intrapreso una carriera come cantante pop, vendendo 20 milioni di album. Ha anche realizzato due profumi in collaborazione con Elizabeth Arden e ha disegnato due linee d'abbigliamento, collaborando con la stilista Donna Karan e il marchio DNKY Jeans. Nel 2009, è entrata ufficialmente nel cast della terza stagione di Gossip Girl. Ha scritto una trilogia di romanzi, composta dai libri Elixir (diventato un best seller[6]), Devoted e True. Attualmente Hilary Duff sta lavorando al nuovo album, la cui uscita è prevista per l'inizio del 2015. I primi due brani estratti dall'album sono Chasing the Sun e All About You.











HIller Arthur
(IS)



Arthur Hiller
nato 22 novembre 1923
è un regista televisivo e cinematografico
ebreo canadese,
dopo aver diretto più di 33 film più importanti durante la sua
carriera 50 anni ha iniziato la sua carriera come regista televisivo
in Canada e poi negli Stati Uniti dalla fine del 1950 ha iniziato a dirigere film,
più spesso commedie.
Ha anche diretto premiati drammi e soggetti romantici,
come Love Story , che è stato candidato a sette Oscar.
Hiller collaborato a una serie di film con premiati sceneggiatori
Paddy Chayefsky e Neil Simon .
Tra gli altri film di rilievo erano Tempo di guerra,
tempo d'amore (1964), Tobruk (1967), The Hospital (1971),
Sperduti a Manhattan (1970), Plaza Suite (1971),
L'uomo dalla cabina di vetro (1975) e di suoceri (1979).

Hiller è stato presidente della Directors Guild of America 1989-1993
e presidente della Academy of Motion Picture Arts and Sciences
dal 1993 al 1997.
È stato il destinatario del Premio umanitario Jean Hersholt nel 2002.
Un festival cinematografico annuale in onore di Hiller si è svolto
dal 2006 al 2009 presso la sua alma mater,
Victoria School of Performing Arts e visive .

Hiller è nato a Edmonton, Alberta ad una famiglia ebraica
che era emigrata dalla Polonia nel 1912.
Aveva due sorelle, una di tredici anni più grande
e una di undici anni più grande di lui.
Suo padre gestiva un negozio di strumenti musicali
di seconda mano in Edmonton. Hiller ricorda che,
quando di tanto in tanto viaggiato a casa mentre era ancora al college,
i neri si è incontrato con "mi hanno trattato come un re. Perché?
Perché amato mio padre. Mi hanno detto che a differenza
di altri negozianti, li trattava come la gente normale quando
sono andati al suo negozio. Non sembrava su di loro. "
Anche se i suoi genitori non erano professionisti in teatro
note Hiller, godevano di mettere su uno spettacolo ebraico
una o due volte l'anno per gli ebrei comunità di 450 persone,
soprattutto per tenersi in contatto con il loro patrimonio.
Hiller ricorda il teatro yiddish che hanno iniziato:

Quando avevo sette o otto anni, stavo aiutando la costruzione
dell'uomo e decorare i set.
Con il tempo avevo undici anni,
mi comportavo con la barba lunga e la Payot .
Non sapevo che l'amore per il teatro e la musica
e la letteratura miei genitori instillato in me sarebbe
un giorno portare a una carriera dirigere film.


Dopo essersi diplomato, si unì al Royal Canadian Air Force
all'inizio della seconda guerra mondiale e navigato bombardieri
oltre territorio nemico in Europa.
Dopo il suo ritorno dal servizio militare, Hiller iscrive e poi laureato presso
l'University College, Università di Toronto , con un Bachelor of Arts
nel 1947, seguita da un Master of Arts laurea in psicologia nel 1950.
Uno dei suoi primi lavori dopo la laurea era con la radio canadese
dirigere vari programmi di affari pubblici.

Hiller si ricorda che era ancora al college, quando lo stato di Israele
è stato dichiarato 'ufficiale' "per la prima volta da quando i Romani li espulsi:"

Israele è stata subito attaccata da cinque eserciti arabi
…. mi sono offerto volontario ma mi hanno rifiutato perché dovevo sposarmi.
Ho guidato fino a Seattle per cercare di volontariati da parte degli Stati Uniti,
ma ancora una volta sono stato rifiutato perché mi sono sposato.
Mia moglie ha accettato di volontariato troppo, ma ancora una volta,
"No." . . . Ammiro la loro determinazione e la dignità
di intenti con elevati standard etici che cercano di fare il loro paese sicuro
per la democrazia, mentre i paesi intorno a loro cercare di rendere
il mondo arabo al sicuro dalla democrazia.


E 'stato il destinatario del cnel 2002 Academy Awards
cerimonia in riconoscimento del suo sforzi umanitari,
caritatevoli e filantropici.
Nel 2002, è stato onorato con una stella sulla Walk of Fame canadese a Toronto.
Nel 2006, è stato reso ad un ufficiale del Ordine del Canada.
sceneggiatore e produttore William Froug scrive:

Hiller è quel raro signore e di grande successo,
che è rimasto umile tutta la sua vita…


Nel 1995 ha ricevuto un onorario dottore in giurisprudenza nel 1995.

Vita personale
Lui e sua moglie Gwen sono stati sposati dal 1948.
Hanno due figli e due nipoti.


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Enza
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ISabella ROssellini

Isabella Fiorella Elettra Giovanna Rossellini nasce a Roma il giorno 18 giugno 1952, dal matrimonio dell'attrice svedese Ingrid Bergman con il regista italiano Roberto Rossellini. Isabella ha una sorella gemella, Isotta Ingrid Rossellini (professoressa di letteratura italiana); un fratello, Roberto Ingmar Rossellini, che lavora nel mondo della finanza.

Cresciuta tra Roma e Parigi, all'età di 14 anni viene sottoposta a un delicato intervento chirurgico per la correzione di una scoliosi. A 19 anni si trasferisce a New York, dove comincia a lavorare come traduttrice e giornalista per la Rai. Esordisce sul teleschermo come "corrispondente da New York" nel programma di Renzo Arbore "L'altra domenica".

Sposa il regista italo-americano Martin Scorsese nel 1979 e si stabilisce definitivamente a New York. La relazione termina pochi anni dopo, nel 1982, dopodiché sposa nel 1983 il modello tedesco Jon Wiedemann (in seguito diverrà manager per Microsoft). Dà alla luce la figlia Elettra. La relazione con Wiedemann finisce nel 1986.

Negli anni seguenti Isabella Rossellini intreccia brevi relazioni d'amore con diversi nomi noti tra cui David Lynch, Gary Oldman, Christian De Sica e Gregory Mosher.

La carriera di modella inizia quando ha 28 anni, grazie ai lavori del fotografo Bruce Weber per l'edizione inglese di "Vogue", e di Bill King per l'edizione americana. Nel corso della sua carriera Isabella Rossellini collabora con molti famosi fotografi, tra cui Richard Avedon, Steven Meisel, Helmut Newton, Peter Lindbergh, Norman Parkinson, Eve Arnold, Francesco Scavullo, Annie Leibovitz e Robert Mapplethorpe.

La sua immagine appare sulle copertine di giornali come Marie Claire, Harper's Bazaar, Vanity Fair ed ELLE.

Nel mese di marzo del 1988 presso il Museo d'arte moderna di Parigi, a Isabella Rossellini viene dedicata una mostra fotografica dal titolo "Ritratto di donna".

L'attività di modella la fa avvicinare al mondo dei cosmetici così nel 1982 diviene testimonial esclusiva della casa di bellezza internazionale Lancôme, rimpiazzando Nancy Duteil negli Stati Uniti e Carol Alt in Europa. Nel 1990 prende parte allo sviluppo del nuovo profumo di Lancôme, Trésor. In seguito, nel 1995, collabora con il Coty Group e lancia una sua linea personale di cosmetici, "Manifesto di Isabella Rossellini". Nel 1996, dopo 14 anni al servizio della compagnia, ormai più che quarantenne, viene rimpiazzata come donna-immagine Lancôme perché "troppo anziana".

L'esordio al cinema avviene nel 1976, accanto alla madre, con una breve apparizione nelle vesti di una suora in "Nina" (di Vincente Minnelli). Il suo vero e proprio debutto professionale risale però al 1979 con "Il prato". Nel 1985 recita ne "Il sole a mezzanotte", il suo primo film americano. La notorietà cinematografica arriva quando interpreta il personaggio di Dorothy Vallens - la cantante di nightclub - nel film di David Lynch "Velluto blu".

Altri ruoli importanti da ricordare sono quelli nei film "Cugini", "La morte ti fa bella" e "Fearless - Senza paura". Altra notevole interpretazione è quella della dea Minerva nel film "The Odyssey" (1997).

A partire dal 2003 Isabella Rossellini partecipa come guest star in alcuni episodi della serie "Alias" (di J.J. Abrams), nella parte della diabolica Katya Derevko. Nello stesso anno appare nel film canadese "The Saddest Music in the World" diretto da Guy Maddin. Nel 2004 impersona il ruolo della Suprema sacerdotessa Thar nella miniserie "The Legend of Earthsea".

Nel 2006 appare in televisione per alcuni documentari: per uno special televisivo sull'Italia a cura di Discovery Channel e per un episodio della serie Iconoclasti di Sundance Channel a fianco di Dean Kamen, l'inventore del Segway, in cui racconta la sua storia e le sue vicende personali.

Oltre al cinema, alla moda e ai cosmetici, Isabella Rossellini è consigliere del Wildlife Conservation Network e direttrice della Howard Gilman Foundation, un'istituzione impegnata nella salvaguardia della natura e nella conservazione dell'arte, della fotografia e della danza. Grazie a lei entrambe le associazioni hanno ottenuto importanti finanziamento dal gruppo Disney.

Ha pubblicato tre libri: l'autobiografico "Some of me" (1997), "Looking at Me (on pictures and photographers)" (2002) e "In the name of the Father, the Daughter and the Holy Spirits: Remembering Roberto Rossellini" (2006, tradotto in italiano come "Nel nome del padre, della figlia e degli spiriti santi"). Assieme a quest'ultimo libro ha girato il cortometraggio "My Dad is 100 years old" da lei definito come "una lettera d#146;amore di 15 minuti per mio padre".

Nel 2008 si inventa una nuova avventura artistica dai connotati bizzarri: gira una serie di cortometraggi dedicati alla vita sessuale degli insetti, in cui lei stessa, in brevi episodi da un minuto ciascuno, interpreta le piccole creature. Il titolo è "Green Porno" e a dispetto del nome è un'opera ironica e giocosa, coloratissima e non volgare.



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china46
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ROssano Rubicondi (Roma, 14 marzo 1972) è un modello, attore e personaggio televisivo italiano, noto per essere stato il quarto marito della miliardaria americana Ivana Trump.

Trasferitosi a Londra all'età di 23 anni inizia a lavorare prima come modello e in seguito come attore, ricoprendo piccoli ruoli in pellicole come The Eighteenth Angel e The Golden Bowl[2]. Il 12 aprile 2008 diventa il quarto marito di Ivana Trump e nello stesso anno viene scelto come concorrente per la sesta edizione del reality show italiano L'isola dei famosi su Rai 2 condotta da Simona Ventura, venendo eliminato nel corso dell'ottava puntata con il 62% dei voti. In seguito all'esperienza al reality, Rubicondi nel 2009 conduce la trasmissione televisiva Cupido insieme a Federica Panicucci e recita nel film Natale a Beverly Hills, interpretando un ruolo che rappresenta una parodia di se stesso (un uomo attratto dalle donne più anziane).

Nel 2010 viene chiamato a fare l'inviato per la settima edizione dell'isola dei famosi, mentre nel 2011 per la manifestazione di Rete 4 Sfilata d'amore e moda. Nel 2012 ritorna in qualità di concorrente alla nona edizione de L'isola dei famosi (condotta da Nicola Savino e Vladimir Luxuria), dalla quale si ritira durante la seconda puntata per motivi personali.

Nel corso della settima puntata gli viene data la possibilità di ritornare in gara grazie a un televoto che vede protagonisti i quattro ritirati di questa edizione. Vince il televoto contro Cristiano Malgioglio, Flavia Vento ed Eliana Cartella (i ritirati della nona edizione) con il 55% dei voti e ritorna in gioco durante l'ottava puntata sostituendo Enzo Paolo Turchi. La sua permanenza sull' isola tuttavia sarebbe dovuta essere confermata dagli altri concorrenti, cosa non avvenuta, e per questo motivo Rubicondi viene eliminato dopo una settimana passata in prova.


BR

buon pomeriggio
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dany61
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ROd William STreater (Burlington, 9 febbraio 1988) è un giocatore di football americano statunitense che gioca nel ruolo di wide receiver per gli Oakland Raiders della National Football League (NFL). Al college giocò a football alla Temple University
Streater firmò il 10 maggio 2012 un contratto di 3 anni per 1,44 milioni di dollari, inclusi 10.000$ di bonus alla firma con gli Oakland Raiders, dopo non esser stato scelto nel draft NFL 2012. Debuttò come professionista contro i San Diego Chargers il 10 settembre realizzando il suo primo touchdown su ricezione in carriera. Nella stessa partita nella metà campo avversaria subì e perse il suo primo fumble. Contro i Tampa Bay Buccaneers realizzò il suo secondo TD stagionale su una ricezione di 25 yard. Il 2 dicembre contro i Cleveland Browns realizzò il suo terzo TD su una ricezione di 64 yard. Il 6 contro i Denver Broncos, disputò la prima gara da 100 yard ricevute in carriera. A fine stagione si classificò quarto tra i Raiders per yard su ricezione: 584. Chiuse giocando 16 partite di cui 2 da titolare, 39 ricezioni per 584 yard con 3 TD.

L'8 settembre 2013, nella prima partita della stagione contro gli Indianapolis Colts, Streater stabilì un nuovo primato personale con 5 ricezioni, per un totale di 70 yard[1]. Nella settimana successiva contro i Jacksonville Jaguars recuperò un importante onside kick nel 4° quarto. Nella settimana 5 contro i San Diego Chargers segnò il suo primo touchdown stagionale su una ricezione da 44 yard[2]. Nella settimana 11 contro gli Houston Texans fece il suo secondo TD stagionale su una ricezione da 16 yard[3]. Nella settimana 12 contro i Tennessee Titans subì e perse il suo secondo fumble in carriera. Nella settimana 14 contro i New York Jets fece un TD su 48 yard di ricezione. Nella settimana 17 contro i Denver Broncos realizzò il suo 4° TD stagionale. Chiuse la stagione giocando 16 partite di cui 14 da titolare, 60 ricezioni per 888 yard con 4 TD.

Nella prima gara della stagione 2014, Streater andò subito a segno su passaggio del nuovo quarterback Derek Carr ma la sua squadra fu sconfitta dai Jets

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lampaDINA e lampaDario
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dany61 ha scritto:

ROd William STreater (Burlington, 9 febbraio 1988) è un giocatore di football americano statunitense che gioca nel ruolo di wide receiver per gli Oakland Raiders della National Football League (NFL).

ma era con BR

Bruno LAUzi
(AU)


http://www.brunolauzi.it



Premio Tenco alla carriera, 2006
Bruno Lauzi
Asmara, 8 agosto 1937
– Peschiera Borromeo, 24 ottobre 2006
è stato un cantautore, compositore,
poeta, scrittore e cabarettista
ebreo italiano.

Artista poliedrico, interpretò e scrisse molte canzoni di successo,
soprattutto per celebri interpreti femminili della musica italiana,
come Mia Martini e Ornella Vanoni, oltre a cimentarsi nella poesia
e nella letteratura.

Biografia
Nato sul suolo italiano dell'Eritrea, ma cresciuto a Genova,
è considerato - insieme con Fabrizio De André, Umberto Bindi,
Luigi Tenco, Sergio Endrigo e Gino Paoli - tra i fondatori
e maggiori esponenti della cosiddetta scuola genovese dei cantautori.
Nel libro Il caso del pompelmo levigato e nella sua autobiografia,
Lauzi narra che la propria madre, Laura Nahum,
era di origine ebraica - anche se sposò un cattolico, convertendosi,
e occultò poi le proprie origini per sfuggire alle successive
leggi razziali fasciste - e di conseguenza,
secondo la legge ebraica, lo era, non culturalmente ma etnicamente,
anche lui.
Dal padre, liberale e antifascista ligure,
ereditò un sentimento di tolleranza e il desiderio di libertà.

Il gruppo con Tenco e l'esordio solista
L'inclinazione artistica di Lauzi si manifesta piuttosto precocemente.
Sono gli anni cinquanta quando, insieme all'amico Luigi Tenco,
compagno di banco al ginnasio con il quale condivide la passione
per le pellicole musicali e per il jazz, forma un gruppo musicale
e inizia a scrivere i primi brani.
Appassionato di poesia e letteratura, legge, tra gli altri,
Federico García Lorca ed Ezra Pound, e si iscrive alla facoltà
di giurisprudenza all'Università statale di Milano,
dedicandosi contemporaneamente al jazz e all'ascolto dei cantautori
francesi, come Jacques Brel, Georges Brassens e Charles Aznavour.
Per dedicarsi interamente alla musica, lascia gli studi a due esami dalla laurea.

Nel 1960 Giorgio Gaber incide su 45 giri una sua canzone
(con il testo di Mogol), Bella, che è il debutto, seppur solo come autore, di Lauzi.

L'inizio della carriera come cantautore avviene nel 1962:
con lo pseudonimo di Miguel e i Caravana incide due canzoni
in lingua genovese, dalle sonorità brasiliane (a causa della notevole
somiglianza ad orecchio fra genovese e portoghese),
A Bertuela e O frigideiru ("Il frigorifero"), che oltre ad ottenere
un discreto successo, gli apre le porte del cabaret: viene infatti
chiamato al Derby Club di Milano per effettuare alcuni spettacoli.

Il successo

Il successo con il suo vero nome avviene con una serie di canzoni:
Ritornerai, Ti ruberò, Margherita, Viva la libertà, e Il poeta
(scritta nel 1963 e considerata dalla critica uno dei manifesti
della scuola genovese), che verrà incisa anche da Gino Paoli.
La canzone rimase qualche anno nel cassetto (Lauzi la interpreterà
dopo Paoli), poiché non aveva avuto il "visto" della censura,
a causa del rifiuto di togliere il verso che si riferisce al suicidio del protagonista.

È del 1965 la sua unica partecipazione al Festival di Sanremo con
il brano Il tuo amore, un valzer che riecheggia atmosfere francesi,
che viene ignorato dalle giurie e non viene ammesso alla finale.
Con i colleghi della scuola genovese avrà sempre, come tutto il
mondo dello spettacolo, un rapporto particolare,
a causa di un carattere poco incline ai compromessi, anche se generoso.

Lauzi rimase molto scosso dal suicidio dell'amico Tenco,
avvenuto durante il festival di Sanremo 1967,
tanto che ne parlerà esplicitamente solo molti anni dopo,
e ne criticherà anche la celebrazione postuma fattane da
Fabrizio De André in Preghiera in gennaio, che egli vedeva
quasi come un'apologia dell'estremo gesto.
Il cantante smentirà anche, infatti, che la canzone Il poeta
fosse dedicata all'amico suicida, in quanto scritta anni prima;
probabilmente venne invece ispirata dai romanzi di Piero Chiara.


Nel 1968 sposò Giovanna Coprani (1948-2010),
la compagna e collaboratrice di una vita.
Lauzi e la moglie si dedicheranno anche alla viticoltura,
producendo un vino barbera denominato "La Celeste",
che sarà lodato da Luigi Veronelli.
Al filone romantico Lauzi alterna spesso canzoni umoristiche,
come la già citata O frigidario e Garibaldi blues
(cover con testo in italiano di Fever).
Questo aspetto del suo talento creativo lo porterà successivamente
a collaborare con comici e cabarettisti quali Lino Toffolo ed Enzo Jannacci,
per i quali scrive diverse canzoni, tra cui Il metrò e Ragazzo padre,
oltre a dedicarsi anche alle canzoni per bambini,
come le celebri Johnny Bassotto e La tartaruga…


Dina & Dario
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Enza
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Inserito il - 23/03/2015 : 18:51:53  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Enza Invia a Enza un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
AUdra Mae

Audra Mae è una cantante e cantautore di Oklahoma City, Oklahoma , nato il 20 febbraio 1984. E 'il bis-bis-nipote di Judy Garland , e un grande nipote della sorella di Garland Jimmie. Da quando è arrivato in California nel 2007, ha firmato un contratto di pubblicazione con la Warner / Chappell , e cantava Bob Dylan di "Forever Young" nella serie televisiva Sons of Anarchy . Nel 2009 ha firmato per l'etichetta indie basato LA SideOneDummy Records .




GU

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china46
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GUillaume Canet (Boulogne-Billancourt, 10 aprile 1973) è un attore, regista e sceneggiatore francese.
Guillaume Canet nasce a Boulogne-Billancourt da una famiglia di allevatori di cavalli. Intraprende una carriera sportiva nell'equitazione ma l'abbandona a 18 anni dopo una brutta caduta. In seguito sceglie di seguire un'altra sua passione, la recitazione, frequentando il prestigioso Cours Florent a Parigi. Nei primi anni novanta inizia a lavorare in teatro e ad apparire in alcuni spot e serie televisive, prima di approdare sul grande schermo nel 1995 con il cortometraggio Le Fils unique e nel 1997 con il film Barracuda, dove la sua interpretazione viene premiata al Festival di Saint-Jean-de-Luz.

Guillaume Canet ai Premi César 2012.
Nel 1999 al Festival del film di Cabourg vince il premio di miglior rivelazione per Je règle mon pas sur le pas de mon père e viene nominato ai César come migliore promessa maschile per La cliente. Nel 2000 partecipa ad una grande produzione come The Beach di Danny Boyle, per lui è anche la prima esperienza all'estero, lo stesso anno riceve il Premio Jean Gabin, nel 2001 è in Vidocq - La maschera senza volto insieme a Gérard Depardieu.
Dopo aver diretto alcuni cortometraggi e spot televisivi, nel 2002 Canet realizza il suo primo lungometraggio Mon idole, del quale è anche sceneggiatore e attore protagonista, che viene candidato come migliore opera prima ai premi César e come miglior rivelazione agli European Film Awards. Nel 2003 è al fianco di Marion Cotillard nel film romantico Amami se hai coraggio, seguono altre interpretazioni in film come Joyeux Noël e L'Enfer. Nel 2006 dà la sua voce al personaggio di Saetta McQueen nella versione francese di Cars - Motori ruggenti. Sempre nel 2006 dirige il suo secondo lungometraggio Non dirlo a nessuno, basato sull'omonimo romanzo di Harlan Coben, il quale raggiunge un notevole successo sia in patria che all'estero; il film vince 4 premi César (su 9 candidature), tra cui il premio per la miglior regia diventando così il più giovane regista a vincere in tale categoria,[2] il Premio Jacques Deray e il Premio Lumière per il miglior film.
Negli anni seguenti lavora principalmente come attore. Al Festival di Cabourg del 2007 vince il premio per la sua interpretazione in Semplicemente insieme. Appare in Les Liens du sang, L'ultimo volo, Espion(s) e L'Affaire Farewell dove recita insieme ad Emir Kusturica. Nel 2010 è nelle sale come attore con Last Night e come regista con il suo terzo film Piccole bugie tra amici. Al Festival di Roma 2011 vince il Marc'Aurelio d'Argento per la sua interpretazione in Une vie meilleure di Cédric Kahn[3] e nel 2012 presiede la 37ª edizione dei Premi César.[4]
Nel 2013 partecipa a Le Débarquement, versione francese del Saturday Night Live, e interpreta il cavaliere Pierre Durand in Jappeloup. Al Festival di Cannes 2013 viene presentato fuori concorso il suo quarto film da regista Blood Ties,[5] remake con cast internazionale del film Les Liens du sang del 2008 nel quale era stato protagonista, co-sceneggiato da James Gray.

È stato sposato dal 2001 al 2006 con l'attrice tedesca Diane Kruger.[6] La Kruger ha affermato che il matrimonio è fallito a causa delle loro carriere, che li tenevano separati a lungo.
Nel 2007 inizia una relazione con Marion Cotillard, il 19 maggio 2011 l'attrice dà alla luce loro figlio Marcel, nome scelto in onore




BU

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dany61
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BUrton Leon REynolds Jr. (Lansing, 11 febbraio 1936) è un attore, regista e sceneggiatore statunitense.
Di origini irlandesi e cherokee da parte di padre, Reynolds debutta in televisione dove, tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, interpreta diverse serie, divenendo poi popolare grazie a Hawk l'indiano (Hawk). Il suo lavoro più conosciuto di questo periodo è lo spaghetti western Navajo Joe di Sergio Corbucci, che lo stesso Reynolds definì un film orribile.[1]

Il grande successo arriva nel 1972, con Un tranquillo week-end di paura (Deliverance), nel quale interpreta un tizio che, con alcuni amici, partecipa a un'escursione in canoa sulle rapide di un'amena regione americana dove diviene bersaglio di alcuni balordi che trasformano la breve vacanza in un incubo.

Nel 1974 è protagonista di Quella sporca ultima meta (The Longest Yard) di Aldrich, nel ruolo di un giocatore di football, sport del quale era stato realmente un buon giocatore nel ruolo di halfback fino al periodo universitario alla Florida State University.

Durante gli anni ottanta partecipa a film di discreto successo come La corsa più pazza d'America (The Cannonball Run). Nel 1997 recita in Boogie Nights - L'altra Hollywood (Boogie Nights), per il quale viene candidato al premio Oscar come migliore attore non protagonista. Nel 2002 recita come guest-star in un episodio della serie televisiva X-Files.

Dal 1976 al 2000 ha collezionato anche 5 esperienze da regia ma senza ottenere grande successo. L'attività di attore prosegue invece sia sul grande come sul piccolo schermo senza soste.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]
Reynolds si è sposato due volte: la prima con Judy Carne dal 1963 al 1965, la seconda con Loni Anderson dal 1988 al 1995. Con quest'ultima ha adottato nel 1988 un figlio, Quinton. Ha avuto poi diversi flirt, con la cantante Dinah Shore, le attrici Inger Stevens e Sally Field.
Negli anni settanta le cronache rosa parlarono di un suo flirt con Chris Evert, una delle più grandi campionesse della storia del tennis.

Dal 1998 è fidanzato con la cameriera Pam Seals.


“La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti” John Lennon
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Enza
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REnzo PIano

Renzo Piano nasce a Genova il 14 Settembre del 1937, da una famiglia di imprenditori edili. Laureatosi al Politecnico di Milano nel 1964, dopo aver effettuato le esperienze presso architetti assai affermati all'epoca (come Franco Albini, Marco Zanuso, Louis Kahn e Makowskj), e pur continuando ad aiutare il padre nel suo lavoro, inizia in proprio un lavoro di sperimentazione che lo porterà ad esiti del tutto originali. In particolare, si dedica allo sviluppo di strutture spaziali a guscio, realizzate con sistemi costruttivi innovativi (dato che innovativa è la sua concezione spaziale), avendo come riferimento l'amico e maestro francese Jean Prouvé.

La risonanza internazionale di questi lavori, a cui si aggiunge una commissione importante come il padiglione per la XIV Triennale del 1966, è enorme. Il suo nome si impone nell'ambiente e presso gli esperti tanto che alcune riviste specializzate gli dedicano ampi servizi (è il caso di "Domus", che in un suo numero dell'epoca illustra i primi progetti di Piano). Ma il sintomo del vero successo è la citazione del suo nome su riviste sempre del ramo ma non rivolte esclusivamente ad addetti ai lavori od appassionati, come ad esempio "Casabella". Grazie a questa affermazione internazionale ormai consolidata, ottiene possibilità di realizzare il padiglione dell'industria italiana all'Expo di Osaka nel 1969.

Dal 1971 inizia la collaborazione con Richard Rogers, nella società Piano&Rogers, e dal 1977 con Peter Rice, con la Piano&Rice Associates.

Proprio in questo periodo gli viene affidato uno dei progetti più discussi della sua carriera. Parigi, infatti, disponeva di una piazza non molto grande e del tutto anonima, che l'amministrazione cittadina (e il Presidente francese Pompidou in primo luogo), aveva deciso di riqualificare, istituendo un centro per l'arte contemporanea. Dopo aver valutato il progetto di Piano, ecco allora che nasce il celeberrimo, Centre Georges Pompidou, detto anche "Beaubourg", cento mila metri quadrati nel cuore della capitale francese, una costruzione dall'impianto architettonico ardito, costruito con materiali inusuali. Il Centro era così innovativo che non ha mancato di suscitare un vero fiume in piena di commenti, sia a favore che contro.

Ad ogni modo, Renzo Piano, a dispetto delle critiche che talvolta si sono abbattute sul suo lavoro, è sempre andato avanti sulla sua strada. A proposito della sua inclinazione per questa professione ha avuto modo di dichiarare: "Quello dell'architetto è un mestiere antico come cacciare, pescare, coltivare ed esplorare. Dopo la ricerca del cibo viene la ricerca della dimora. Ad un certo punto, l'uomo, insoddisfatto dei rifugi offerti dalla natura, è diventato architetto".

Dal 1981 ha dato vita al Renzo Piano Building Workshop, mirato all'uso di materiali e tecnologie all'avanguardia, con l'intento di progredire sempre di più nella capacità di realizzare edifici e complessi urbani in tutto il mondo. Grazie alla straordinaria mole del suo lavoro e ai concetti innovativi che esso ha prodotto, su di lui sono stati spesi fiumi di inchiostro, un universo critico facilmente reperibile attraverso gli innumerevoli testi che sono stati pubblicati sulla sua intera opera. Inoltre, nelle principali città dell'Europa e degli Stati Uniti d'America (oltre che in Giappone e in Australia), gli sono state dedicate innumerevoli mostre. Tra i principali riconoscimenti internazionali si ricordano: l'Honorary Fellowship Riba a Londra (1986), la Legione d'Onore a Parigi (1985), la Riba Royal Gold Medal for Architecture (1989), il titolo di "Cavaliere di Gran Croce", il premio Imperiale a Tokio (1995) e il premio Pritzker (1998). Dal 1994 è ambasciatore dell'UNESCO per l'architettura.

Numerosi sono anche i riconoscimenti universitari (visiting professor alla Columbia University di New York, alla Architectural Association di Londra, laurea honoris causa ricevuta dalle Università di Stoccarda e Delft) e quelli in concorsi nazionali ed internazionali.

Infine, pochi forse conoscono l'attività di Renzo Piano come scrittore e saggista. In libreria, infatti, è possibile reperire scritti non necessariamente tecnici sul mestiere dell'architetto, come ad esempio i pregevoli "Dialoghi di cantiere" e "Giornale di Bordo".

A questo proposito, ha confessato in un'intervista: "Personalmente trovo che la mia voglia di esplorare sentieri non battuti vada perfettamente d'accordo con la mia riconoscenza nei confronti della tradizione. Forse questo è un tratto europeo, forse è specificatamente italiano. Certamente è l'eredità di una cultura umanista". E ancora: "Quando mi chiedono come sarà la città del futuro, io rispondo: spero come quella del passato."

Architetto ormai noto in tutto il mondo, è tornato alla ribalta dopo il 2000 grazie all'inaugurazione dell'Auditorium della Musica di Roma, un vero e proprio paradiso per tutti gli amanti della grande musica.

Tra le sue ultime opere disseminate in tutto il mondo c'è lo Shard London Bridge, il grattacielo più alto d'Europa, inaugurato a Londra all'inizio del mese di luglio 2012 in occasione dei Giochi Olimpici.

Alla fine del mese di agosto 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nominato Renzo Piano senatore a vita.

Principali progetti completati:

Centro culturale Georges Pompidou, Paris, Francia, (Piano & Rogers)

Museo per la Collezione de Menil, Houston, U.S.A.

Stadio di calcio S.Nicola, Bari, Italia

Ristrutturazione del Lingotto, Torino, Italia

Aeroporto internazionale del Kansai, Osaka, Giappone

Risistemazione dell¹area del Porto Antico, Genova, Italia

Risistemazione della Potsdamer Platz, Berlino, Germania

Centro Culturale Jean Marie Tjibaou, Nouméa, Nuova Caledonia

Le Torri, Aurora Place, Sydney, Australia

Torre Hermès, Tokyo, Giappone

Shard London Bridge, Londra, Inghilterra









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china46
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Pisanello
Antonio di Puccio Pisano, meglio noto come Pisanello (Verona ?, ante 1395 – Napoli ?, 1455 circa), è stato un pittore e medaglista italiano, tra i maggiori esponenti del gotico internazionale in Italia


Pisanello era noto soprattutto per splendidi affreschi di grandi dimensioni, sospesi tra realismo e mondo fantastico, popolati da innumerevoli figure, con colori brillanti e tratti precisi; essi furono in larghissima parte distrutti, a causa di incidenti, dell'incuria o di distruzioni volontarie, per via del mutare del gusto, soprattutto nei secoli del Rinascimento e del Barocco[2]. Nell'arco della sua carriera artistica si dedicò con successo anche all'attività di medaglista, raggiungendo vertici che, secondo alcuni[3], sono in questo campo insuperati.

Venne acclamato da molti poeti, su tutti Guarino da Verona, e dai letterati e umanisti del tempo, come il Porcellio. Verso la metà del XV secolo la sua celebrità declinò però rapidamente, per via del diffondersi del linguaggio rinascimentale. Pisanello non fu comunque immune alla novità dell'Umanesimo, come si vede bene nelle sue opere di medaglista, ma la sua visione stilistica non riuscì mai ad adottare una spazialità razionale prospettica. Nessuno prima di lui era giunto a un'analisi del mondo naturale così accurata, come testimonia la sua vastissima produzione grafica[4]. Famosi sono infatti i suoi studi dal vero di personaggi e animali su disegno, tra i migliori dell'epoca, superati solo sul finire del XV secolo dall'occhio indagatore di Leonardo da Vinci[5].

Lavorò per il Doge di Venezia, per il Papa, per le corti di Verona, Ferrara, Mantova, Milano, Rimini e negli ultimi anni per il Re di Napoli.

Si stima che solo il 5-8% della produzione pittorica di Pisanello ci sia pervenuta[3]: sebbene si tratti in maggioranza di disegni e medaglie, l'artista si considerò sempre, come traspare dalle sue firme, solo e soprattutto un "pictor"

CI

buon giorno
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